Alla fine il Kaka ce l’ha fatta. Dopo anni di peregrinazioni tra l’Italia e l’India, vincendo il suo riserbo soprattutto in tema di riconoscimenti esterni, ha accettato il più antico e prestigioso premio d’India che il sindaco di Calcutta gli ha voluto dare. Un riconsocimento al suo amore per questo paese, per la sua gente, scevro dai sentimenti pietisti che animano la gran parte dei cooperanti, dei volontari di quelli che vengono qui a portare sollievo.
Sergio con Kallol e i bambini dell’ospedale per malati di AIDS
L’amore per l’India di Sergio, è incondizionato, totale, ma non cieco ai problemi, alle difficoltà. Non è uno di quelli che per amore del paese o per effetto del suo fascino perdona tutto all’India, anzi, ne è sempre molto critico. Si è saputo circondare di tanti amici, ti ottime persone che con lui hanno condiviso i suoi percorsi artistico e di cooperazione. E questo premio è solo un piccolo segnale di questa vita dedicata all’India.
Di seguito, un articolo sulla premiazione e su Sergio.
E’ stata la Council Chamber di Calcutta, la sala udienze del sindaco della città indiana, ad ospitare la cerimonia per la consegna della Civic Reception, la più antica onorificenza indiana, all’ingegnere italiano Sergio Scapagnini, da oltre 30 anni impegnato in progetti di cooperazione e solidarietà in India oltre che nel campo del cinema.
Proprio su questi due temi si sviluppa la motivazione con la quale il sindaco di Calcutta, Bikash Ranjan Bhattacharyya consegnerà l’onorificenza a Calcutta che nella sua prima edizione, nel 1924, fu data al Mahatma Gandhi. Nel motivare il premio, Bhattacharyya ha detto che “Scapagnini ha dato un profondo contributo alla nostra città e al nostro stato, particolarmente nel settore sociale e in quello della produzione cinematografica. Saremo onorati noi stessi onorando lui”.
Scapagnini è il primo italiano a ricevere la Civic Reception di Calcutta. Prima di lui, diversi premi Nobel come Rabindranath Tagore, Gunter Grass, Madre Teresa, Amartya Sen, Nelson Mandela e diversi capi di stato e di governo.
Sergio Scapagnini, sessantunenne ingegnere chimico napoletano, 30 anni fa decise di abbandonare una promettente carriera ai vertici di una multinazionale per dedicarsi alle sue due passioni, l’India e il cinema. Insieme a don Gennaro Matino dà vita nel 1988 all’Associazione Mondo Amico la quale, con un nutrito gruppo di volontari napoletani, ha realizzato e realizza diverse opere per il sollievo degli ultimi nelle aree più disagiate del paese di Gandhi, come ospedali per i bambini handicappati e per bambini malati di AIDS a Calcutta, oltre al progetto di riabilitazione territoriale dei Bhils dell’India centrale. Eleva l’India a sua seconda patria e Calcutta a sua seconda casa, favorendo anche il gemellaggio culturale tra Napoli e la capitale del West Bengala.
E’ esperto per la Cooperazione Italiana allo sviluppo del Ministero degli Esteri italiano, per la quale contribuisce a realizzare a New Delhi lo Spinal Injury Center, il più grande ospedale asiatico di malattie e problemi spinali. A Calcutta dirige, per la Cooperazione Italiana, la realizzazione del centro per l’audiovisivo Roopkala Kendro, la prima università al mondo per la comunicazione dello sviluppo.
Nel frattempo produce in India il lungometraggio Vrindavan Film Studios (1995) per la regia di Lamberto Lambertini e definito dalla critica indiana “il più bel film straniero sull’India”. Si fa promotore di far conoscere in Europa il cinema bengalese.
Nel 2004 produce il documentario Impermanence, diretto dal bengalese Gautam Ghose, sulla vita del XIV Dalai Lama, film-documentario che viene presentato a New Delhi dallo stesso capo del buddismo. Nel 1996 pubblica La Storia di Lala nel quale riporta il racconto che di se stesso gli ha fatto un bambino indiano. Il libro viene pubblicato anche in inglese (per Penguin), in francese (Hachette) e in bengalese e sarà presto un film.
Nel 2005 produce, per la regia di Lamberto Lambertini, Fuoco su di Me, con Omar Sharif, che vince, tra gli altri, il premio “Cinema per la Clutura dle Dialogo” alla mostra del cinema di Venezia di quell’anno e il premio Rossellini del centenario .
“La cosa che più mi ha colpito di questa onorificenza – ha detto Scapagnini – è che tra i tanti titoli di produttore, ingegnere, esperto della cooperazione, a Calcutta mi abbiano identificato come amico della città”.
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