Il paese dei famed e degli affamed

Navigando su internet, per puro caso, ho scoperto che due italiani hanno ricevuto due delle più importanti onorificenze indiane.

La professoressa Maria Offredi dell’Università di Venezia, ha ricevuto dalle mani del presidente indiano Patil, un premio per la sua alta opera di diffusione dell’Hindi.

L’ingegnere Sergio Scapagnini ha ricevuto la Civic Reception (la più antica dell’India data nella prima edizione nel ’24 al Mahatma e poia Tagore, Gunter Grass, Madre Teresa, Amartya Sen, Mandela, etc) nella Council Chamber del comune di Kolkata per il suo lavoro di cooperante e la sua opera culturale nel campo cinematografico che da oltre 30 anni svolge a Calcutta.

Mi risulta (ne sono sicuro per il secondo) che siano i primi italiani a ricevere tali onorificenze, cosa che sicuramente onora non solo loro ma la comunità italiana, e io mi sento orgoglioso di questi due premi, soprattutto per il fatto di essere italiano residente in India.

Ma questo orgoglio, non è lo stesso delle autorità italiane. NESSUNO e ribadisco NESSUNO (università, ambasciate, istituti di cultura) ha diffuso la cosa che ho scoperto sui siti indiani ma che non sono riuscito neanche a stampare.

Il disinteresse delle nostre istituzioni è assurdo, come anche la loro faccia tosta, nel continuare a presentare all’estero come eminenti personalità, individui totalmente sconosciuti in patria.

Nei giorni scorsi ho ricevuto l’invito ad una tavola rotonda a Mumbai organizzata dalla Camera di Commercio indoitaliana. La tavola rotonda, alla quale hanno partecipato il direttore generale dell’Enit e general manager di aziende italiane era moderata, come si legge nel comunicato, dal “famed italian journalist Mauro Aprile Zanetti“.

Carneade, e chi è costui? Forse manco da troppi anni dall’Italia, ma io questo “famed” non l’ho mai sentito. Eppure dovrebbe essere un collega. Eppure io lavoro per l’Ansa, dovrei conoscere i “famed”.

Su internet ho scoperto che questo giovane è un bravo (almeno quello che dice il suo curriculum) documentarista e cinematografaro, ma col giornalismo non ha molto a che vedere. Ma, guarda caso, i suoi scritti, la sua biografia, i racconti delle sue gesta, sono raccolti nel sito e nella rivista delle Camere di Commercio Italiane all’estero riunite in Assocamerestero.

Inutile dire che ho protestato con questi della Camera, soprattutto per la qualifica di “famed” (ma dde che, direbbero sotto il Colosseo).

In quei giorni tra Delhi e Mumbai, a parte i quattro soliti giornalisti italiani (io per l’Ansa, una collega per Il Giornale e Apcom, il corrispondente della Rai e quello del Sole24Ore) c’erano anche (mi hanno detto) Severgnini e Rampini (quest’ultimo non lo stimo molto professionalmente sull’India, perchè credo scriva ovvietà più che raccontare l’India vera, ma questo è un altro discorso).

Ma loro hanno fatto venire, ovviamente a spese della Camera, questo “famed”. Forse io da Delhi ero troppo “affamed” e poco “famed” per loro. Ma scherzi e delusioni a parte (non che ci tenessi ad andare, la mia è solo una critica al modus operandi), tutto ciò è dimostrazione di quanto anche se continuiamo a riempirci la bocca con “Sistema Italia” e le istituzioni a tutti i livelli continuano a parlare di India, l’unica cosa che hanno appreso da questo paese è il sistema castale che, in Italia, si basa sugli “amici degli amici”.

Noi, figli di un dio minore, senza agganci, senza sponsor, siamo orgogliosi del nostro orticello, del nostro lavoro. Ci resto male, sono amareggiato, soprattutto perchè davvero stiamo decandendo e nel mio campo tante cose interessanti non riescono ad emergere perchè siamo appiattiti verso il basso.

La gente critica i giornalisti perchè sui giornali si parla solo di morti e non di cose belle. Si critica Vespa e Mentana perchè campano sulle storie di Rignano, di Perugia, di Cogne e simili. Ma questi ci campano perchè il lettore, l’ascoltatore, le segue, le legge. Anche il giornalismo, purtroppo, è mercato. Si produce e scrive quello che si vende.

Basta filosofeggiare. Oggi mi aspetta un pranzo con un collega venuto dall’Italia a base di spaghetti alla puttanesca, un incontro con Sonali (le cui foto sono nel mio blog roll di Flickr, raggiungibili cliccando su More Photos sulla dx) oggi pomeriggio e una cena con amici stasera.

E vaffa (senza offesa per nessuno) ai vari Aprile, Maggio e Giugno. Vaffa alle istituzioni che si autolodano, che gesticono le cose a loro piacimento, che dividono la torta internamente, che non hanno rispetto verso chi davvero vale.

Che si gigionassero contenti nel loro essere “famed”. Ma fortunatamente c’è gente, come la Offredi, Scapgnini e tanti altri, che fanno davvero le cose e, proprio perchè credono in quello che di buono fanno senza nessun fine, rifuggono dall’essere “famed”.

Finisco con una citazione (dovete scoprire voi da dove viene, un regalo a chi lo scopre):

Figlio mio adorato, non rinnegare mai la tua gentilezza. Lasciatene illuminare.

Ti diranno che è un difetto del carattere, una malattia grave,

perchè quelli che ne sono affetti, sono destinati a perdere le battaglie di tutti i giorni.

E’ vero, ma tu non li ascoltare.

La gentilezza è la nostra forza.

E le nostre vittorie non appartengono a questo tempo…. a questo mondo!

9 commenti

Archiviato in Diario indonapoletano

9 risposte a “Il paese dei famed e degli affamed

  1. zimo

    La citazione è tratta da “Fuoco su di me”, troppo facile basta mettere la frase su gooooooogle. Vale?

  2. Nello

    Vale, vale, hai vinto il dvd di Fuoco su di Me. Puoi andare a ritirarlo in qualsiasi videoteca o libreria. Per ritirarlo, presenta questo messaggio insieme a 14 euro.

  3. mimmo

    Caro Nello la storia si ripete. Se ben ricordi, negli anni Ottanta, quanti “very famed” journalist abbiamo accompagnato nei consueti giri che l’Ice e altre associazioni organizzavano presso le aziende artigiane del corallo? Vedevi le testate di appartenenza e il loro modo di porre le domande, e ti accorgevi subito che alcuni erano in gita premio e che scrivevano per giornali che in realtà erano quasi dei bollettini parrocchiali. Tutto questo a spese del contribuente, senza alcun ritorno reale se non quello per gli organizzatori.

  4. donAprile

    caro Sebastiano indonapoletano—

    solo ora un amico mi fa notare un suo passaggio di blog d’oriente in cui mi tira in balletto.
    Allora eccomi a porgerle le scuse per il “famed journalist”, appiccicatomi dalla impavida di turno indo-italiana presso la camera di Mumbai, qualche mese fa, per etichettarmi-introdurmi agli altri relatori e agli invitati al seminario-talk show sul life style italiano e indiano che ho moderato.
    Alcuni amici della camera – scrivo saltuariamente in forma di bimensile per un editore che si occupa a livello mondiale di internazionalizzazione dell’Italia, pertanto ci si relaziona con il sistema camerale italiano all’estero (un bello spicchio di mandorla! come si direbbe traducendo dal siciliano, ma mai come ICE, RAI e simili), sapendo che mi sarei trovato nuovamente da quelle parti per le riprese di un altro roadmovie, mi chiesero di moderare “una cosa culturale”, probabilmente anche in ragione della mia elevata curiosità e conoscenza dell’inglese. Un bel risparmio, considerando che l’anno precedente avevano assegnato lo stesso ruolo ad un giovane apprendista come Severgnini, che si sa a causa della formazione sarà costato qualcosa in più. Ma tanto vale se si riesce a far ridere.
    Ci tengo a precisare, per chiudere, che io non solo non sono di quell’aggettivo famoso, né posso infiorarmi del pregiato sostantivo di giornalista. Me tengo altamente lontano, come il Grillo ammonisce sul riservatissimo, austero e nobile albo in questione, nonostante da quasi tre anni riporto giornalisticamente da tutto il mondo i cui metto piede. Sono semplicemente un curioso poliglotta. Declinato ormai nella più parte a cercare di essere all’altezza di fare il padre (e di questi tempi italiani!), declinato per il resto (sempre troppo poco, ahimè) nella forma del regista di film sperimentali, documentari, video clip etc. e in parte anche nella forma di saggista di cose attinenti la sfera, il triangolo e il pologono dell’arte.
    Quindi, nuovamente non se ne abbia a male per questo involontario maltortodelnulla.
    E non stia a pensare che io sia un affamato di queste minchiate (aspetto di ricevere ancora il rimborso di alcune spese). Di vita certamente!
    Quando si trovasse a passare per quella parte più africana del regno delle due Sicilie (prole inclusa), non manchi di contattarmi (aprilezanetti@gmail.com), che vi faccio mangiare il più buono pane del mondo. Mia matre, ogni domenica, dimenticandosi che è stata battezzata cattolica, onora dalla sua Magna Grecia il cielo di profumo come un’ebrea. Mi creda, non ci si capisce nulla, si può solo svenire di godimento.

    pesciolino d’Aprile

  5. donAprile

    pesciolino d’aprile

  6. Nello

    Caro pesciolino d’aprile, in primo luogo una precisazione: non mi chiamo Sebastiano, non so da dove l’abbia ricavato. Detto questo, veniamo a noi. Ribadisco, come ho già scritto, che non è mia intenzione offendere nessuno, ma dagli anni di vita e lavoro all’estero, pur essendo un suo coetaneo e quindi di così non lunga esperienza, posso dire di essere stanco della pletora di famosi che girano il mondo per agganci, per carità legittimi, con istituzioni, politica ed altro. Non sarò il caso suo, ma di questi famosi che girano il mondo presentandosi o essendo presentati come il Vangelo in terra e magari non li conosce nessuno, sono un po’ stanco. Se poi considera che qui ci sono almeno quattro professionisti che fanno egregiamente da anni il loro lavoro, facendo conoscere l’India e il sub continente all’Italia ma che spesso vengono ignorati per legami e vicende strane anche dalle stesse istituzioni italiane presenti in India, la cosa scoccia altamente. La mia non è una critica nei suoi confronti, ma una manifestazione di invidia nella sua bravura. Spero anch’io un giorno che , come è successo a lei, qualcuno mi possa chiamare “famed italian journalist”. Un’ultima cosa. Mi capita spesso che mi invitino a moderare dibattiti, presentare i libri. Mi faccio sempre dare in anticipo il testo degli inviti, prima della stampa, così da essere sicuro su quanto viene scritto di me. Consiglio anche a lei lo stesso, per evitare che le vengano “appiccicate” etichette non sue. La saluto.
    Nello

  7. Mauro

    Caro Nello (pensavo fosse il vezzeggiativo di Sebastiano, mi deve da scusare),

    io non mi sono punto offeso per quanto da lei scritto sulle pareti elettroniche di casa sua, circa il mio nome. Tenevo a precisarle da dove venisse l’inappropriato “famed”, ma tenevo anche a chiarire il suo assolutamente e ingiusto “affamed” per la mia persona, anche se uralto in un personale sfogo elettronico-casalingo in casa sua.
    Devo anzi ringraziarla per l’opportunità di fare chiarezza in casa sua. La finestra era aperta, per questo sono entrato, come l’aria di primavera.
    Ho capito anche la lezione (quella del suo consiglio a chiedere la prossima volta di previsionare quanto, dove, cosa, come si dice di me) nel caso dovessi intervenire altre volte in altri contesti. Purtroppo, come lei saprà, quando si fanno cose italiane, nella fattispecie fuori dal Belpaese, ti si dice sempre che si è in urgenza, emergenza, con l’acqua alla gola etc… senza che alla fione affoghi nessuno(ahimè!). Se poi insisti, ti si rimprovera di atteggiarti. Solo che però le cose finiscono per essere realizzate monche, devianti o anche incomplete. Il talk show fu comunque un successo di partecipazione e risate. Se mi da una mail le giro un pdf di Elle India in cui mi si è tirato in ballo. La mia – la ribadisco – è: aprilezanetti@gmail.com

    Lei ha anche ragione sul fatto che laggiù ci siete qualificati embedded per dire di India e anche forse della terra vista dalla luna, intendo l’Italia.
    E sarebbe pertanto opportuno sfruttare una risorsa simile.
    Le auguro di ottenere infine l’epiteto tanto agognato di “famed journalist” (ognuno ha i suoi sogni! pensi che io manifesterò di tutto corpo il 25 aprile la liberazione grilliana contro la casta giornalistica), ma soprattutto le auguro di poter fare il suo lavoro con la passione, l’entusiasmo, la FAME e la FOLLIA (Jobs docet!) che fanno di un gesto un sogno e un mito, di un sasso un monumento.

    donAprile

  8. mimmo

    Complimenti per la sua manifestazione di tutto corpo insieme a Beppe Grillo contro la “casta dei giornalisti, la vera casta che c’è in Italia. Ve ne siete accorti, no? Migliaia di schiavi vergognosi, messi li a pecorina, a 90°”. Bene, io non so che gente frequenti Beppe Grillo ma io, come Nello, e come tanti altri colleghi non ci siamo mai trovati in quella posizione. E poi, via, siamo seri. Se si lascia passare un discorso del genere, Beppe Grillo ci deve spiegare come faceva a uscire in una televisione dominata da una casta. Forse ha utilizzato egli stesso una posizione del genere?

  9. Nello

    Caro Mauro, innanzitutto soddisfo la tua curiosità. Nello è, nel mio caso, diminutivo di Aniello, da qui si capisce perchè indo-napoletano. Per quanto riguarda l'”affamed”, c’è una incomprensione di fondo. Ho riferito a me e agli altri amici qui in India l’essere “affamed”, in contrapposizione a coloro che vengono definiti “famed”. Ho scritto che io, a differenza dei “famed” sono “affamed” e quindi non posso rientrare in nessun “giro”. Semmai, quindi, il senso di quello che ho scritto o, meglio, la differenza tra me e te che si evidenzia nel testo è che tu appartieni (perchè ti ci hanno messo, per altre ragioni, decidi tu) nei “famed”, ed io negli “affamed”. Tutto qui. E grazie per avere ancora la pazienza di seguirmi.

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