Il governo dello stato indiano dell’Arunachal Pradesh ha proibito lo svolgimento di manifestazioni filo-tibetane a Tawang, il distretto che si trova al confine con la Cina. Confermando la notizia, S.N. Mosobi, sovrintendente di polizia del distretto di Tawang, ha detto che la decisione e’ stata presa per motivi di ordine pubblico, per evitare disordini in caso di manifestazioni di protesta. L’Arunachal Pradesh, nell’India nord-orientale, si trova al confine con la Cina ed e’ lo stato di cui Pechino rivendica il possesso. Il divieto e’ stato imposto nonostante la decisione contraria del governo di New Delhi che ha chiarito di non aver intenzione di imporre restrizioni contro le proteste tibetane nel Paese. Il diverso atteggiamento del governo dell’Arunachal Pradesh potrebbe derivare, secondo gli analisti, proprio dalla vicinanza di questo stato con la Cina, che risentirebbe quindi, piu’ degli altri, delle pressioni di Pechino. Sabato scorso 500 monaci del monastero di Tawang, il piu’ vecchio esistente al di fuori del Tibet, hanno organizzato una protesta pacifica. Rivolgendosi in particolare contro il ministro degli esteri indiano, Pranab Mukherjee, che lo scorso primo aprile aveva invitato il Dalai Lama a evitare di ingerirsi in affari politici, i monaci hanno detto che ”se questo e’ vero, si tratta di un colpo di frusta nei confronti della gente della regione dell’Hymalaya”. ”L’India finora e’ stata molto cauta sulla questione tibetana – ha detto Nawang Borbu, uno dei monaci – ma non paghera’ alla fine rimanere in una posizione difensiva su una situazione che riguarda anche l’India”.
Lo stato indiano dell’Arunachal Pradesh vieta le manifestazioni pro Tibet
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