Quattro anni di governo di Sonia e i suoi

Quattro anni fa, contro tutte le aspettative, Sonia vinceva le elezioni in India e dava l’incarico a Manmohan Singh, l’economista formatosi in Inghilterra, di guidare il governo. Quattro anni e tante promesse dopo, Singh ha detto che bisogna ora “stringere la cinghia e gestire in maniera oculata le nostre risorse e le nostre finanze”. E fino ad ora gli indiani, soprattutto la povera gente, che hanno fatto? E’ vero, sono aumentati i prezzi a livello mondiale; è vero, il petrolio ha raggiunto vette per molti inimmaginabili, ma la “politica dell’uomo comune” voluta da Sonia come promessa elettorale indirizzata alle classi più svantaggiate, ha fallito, non riuscendo a raggiungere i suoi scopi. I poveri sono sempre di più e più poveri, i ricchissimi si arricchiscono sempre di più. Aspettiamo il monsone, speriamo che la pioggia che dà vita e morte, ricchezza e distruzione, aiuti il 60% degli indiani, coloro che ancora lavorano in agricoltura e che se la stanno vedendo brutta. Tanto che si parla di nuovo tsunami, riferendosi ai tanti contadini che si suicidano per non poter onorare i prestiti e i mutui contratti con le banche e i priovati per sopravvivere. E in un periodo nel quale il tempo fa le bizze (in questi giorni, normalmente la stagione più secca, a Delhi piove quanto di solito in un anno intero), sul monsone non v’è certezza. Speriamo bene per loro. La notizia che oggi riempie la bocca gli indiani è che l’inflazione pare sia scesa dal 7.83% al 7.82%, sempre se le stime sono reali. Intanto la gente, e non parlo dei poverissimi, continua ad avere seri problemi. I negozietti intorno casa mia, soprattutto le bancarelle che vendono frutta e verdura, non fanno affari. Tutto è aumentato e loro, che di solito vendono ai piccoli commercianti, impiegati o alle collaboratrici domestiche, non vendono. I prodotti sono diventati troppo cari. Stringiamo la cinghia, sperando di non romperci le costole.

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