Da tempo vado professando l’inefficienza indiana, almeno relativa a nostri canoni e nostri metri di valutazione. Fanno le cose a loro modo, un modo tutto loro, che spesso porta a risultati, ma dopo molto tempo e in maniera non soddisfacente. Ricevo per questo attacchi, qualcuno dice che non ho capito lo spirito indiano. C’è poco da capire. Sfido chiunque abbia vissuto almeno un paio di anni in India a pensarla diversamente. Navigando su internet, ho trovato una testimonianza a favore di quello che dico. L’ha scritta la mia collega Maria Grazia Coggiola, che vive a Delhi da un anno in più di me, apprezzata giornalista e fotografa. La testimonianza di seguito, è relativa alle bombe che sono esplose a Delhi sabato scorso, ed è un estratto di un suo post dove racconta come gli artificieri hanno disinnescato una bomba non esplosa. Sabato sera lei da buona cronista era sul posto. Io sono rimasto a casa perché dovevo mandare news in continuazione all’Ansa e guardavo i telegiornali. Sono rimasto anch’io colpito dall’eccitazione di tutti i giornalisti per questa buffa macchinetta. Tanta eccitazione, che hanno focalizzato l’attenzione su questa macchinetta dimenticandosi dei morti e dei feriti. Ma il modo con il quale la polizia ha utilizzato la macchinetta, mi lascia pensare che sia vero quello che credo sull’efficienza indiana.
A un certo punto a Connaught Place sono arrivate le squadre degli artificieri con un aggeggio a metà strada tra una mini betoniera e un motorino tagliaerba. Forse, io sono abituata a vedere i robot artificieri che pensavo avessero in dotazione anche gli indiani. Il “bomb defuser” è stato scaricato da un camion nell’eccitazione dei giornalisti televisivi che si cimentavano a elencarne i pregi in diretta. C’è stato un parapiglia generale in cui i militari si sono inciampati nei cavi delle telecamere. Ha fatto un po’ di metri e si è spento improvvisamente. I cameramen sudatissimi si azzuffavano per riprendere ogni particolare. Un minuto dopo è arrivato un militare con una bottiglia di plastica piena di benzina. Il motore era a secco. Ma il bello doveva ancora venire. Per salire sul marciapiede ed entrare nel giardino c’è uno scalino di circa 30 centimetri. Qualcuno ha quindi portato una plancia di metallo, ma non era abbastanza larga per far passare le ruote. Passano dieci minuti. Arrivano dei sacchi di sabbia probabilmente prelevati da un vicino posto di blocco. Ma le ruotine del bomb defuser non c’è la fanno, lacerano i sacchi e si insabbiano. C’è un momento di panico in cui anche le telecamere si spengono. Qualcuno dei giornalisti suggerisce di sollevare la macchina. E’ la soluzione. Il bomb defuser entra trionfalmente nel parco dove gli artificieri stanno aspettando con un sacchetto di plastica appeso ad una sorta di canna da pesca. Era una delle nove bombe, non esplose, piazzate dagli Indian Mujahiddin come rivendicato nella loro articolata mail di 13 pagine spedita ai mass media.
Ciao Nello! Sono perfettamente daccordo sull’inefficenza indiana… però i nepalesi li battono. Pensa che qui i lavori che richiedono un po’di testa sono tutti fatti da indiani perché i nepalesi sono peggio…..
Carissima, leggo spesso quello che scrivi e mi rivedo molto nelle vicissitudini che devi sostenere. Ma ti invidio. Ti posso garantire che si campa meglio in Nepal. Non foss’altro che per l’atmosfera che si respira, che ti fa passare e dimenticare i problemi. Qui l’aria, in tutti i sensi, si sta facendo irrespirabile. A proposito: prometto di venirmi a mangiare un panzarotto al più presto. Ma sappi che io sono mangiatore e critico esigente.
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Nello, ho vissuto circa un anno in India e sai a che conclusione sono arrivata? E’ vivere in un posto che ti fa capire quanto sia invivibile….
Il Nepal è diventato orrendo, ma lo capisci veramente solo quando devi combattere con tutte le follie nepalesi ogni giorno….
Con questo so quanto è duro vivere a Delhi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ti aspetto, sempre che i maoisti ci lascino lavorare! Se mai vieni a casa nostra!