Il metodo scientifico indiano

Ho raccontato nei giorni scorsi la prima missione lunare indiana. Un articolo del Times of India, spiega come abbiano fatto gli indiani a spendere così poco (la metà del costo di un Jumbo Jet, cinque volte in meno di una simile missione della NASA). La cosa che mi fa sorridere è questa frase attribuita a G Madhavan Nair, capo dell’Indian Space Research Organisation, che, parlando dell’ottimizzazione dei costi, ha detto:

“There are some tests the Americans would have done six times and we did only thrice. We scrutinise every parameter and optimised the tests. Yes, you may call it a calculated risk, but, touch wood, we have been successful with this approach so far.”

che, tradotto, rende più o meno così:

Ci sono dei test che gli americani devono fare sei volte e noi solo tre. Noi analizziamo ogni parametro e ottimizziamo i test. Si, si può chiamarlo un rischio calcolato ma, toccando ferro (legno nell’originale, ndr), abbiamo avuto da sempre successo con questo approccio.

Ecco spiegato il metodo scientifico all’indiana. Certo, la storia è piena di eventi fortunati legati alle scoperte scientifiche, basti pensare alla mela caduta sulla testa di Newton. Gli indiani ci spiegano che la scienza, senza superstizione, fortuna e religione, non conta. Dopotutto prima del lancio sono tutti andati al tempio. E’ questa la nuova frontiera scientifica?

1 Commento

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Una risposta a “Il metodo scientifico indiano

  1. tuttoqua

    D’altronde che li fanno a fare i test? Se pure dovessere scoprire qualcosa di guasto non sarebbero in grado di ripararlo (a meno di non andare dal tuo elettricista di fiducia!), quindi meglio affidarsi a Lord Ganesha!

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