L’India ha consegnato stamattina al Pakistan le risultanze investigative degli attentati di Mumbai del novembre scorso, dalle quali emergerebbero coinvolgimenti ”dell’establishment” pachistano. Lo ha comunicato alla stampa il sottosegretario agli esteri indiano Shiv Shankar Menon, per il quale, dalle indagini ”e’ difficile credere che qualcosa cosi’ grande e che ha richiesto tanta preparazione e’ potuta avvenire senza che qualcuno nell’establishment pachistano ne avesse conoscenza”. Menon ha anche negato la possibilita’ di una commissione di inchiesta congiunta indo-pachistana sugli attentati della fine di novembre. Il primo ministro pachistano Yosuf Raza Gilani, ricevendo i documenti indiani, ha assicurato che il suo esecutivo ”agira’ se le prove sono credibili”, ma non ha voluto commentare la nuova richiesta indiana di estradare altri responsabili degli attentati che hanno fatto 170 morti. Secondo gli indiani, i nove terroristi morti e il decimo sopravvissuto e arrestato sarebbero stati addestrati in Pakistan dal Lashkar-e-Taiba (LeT), il gruppo terrorista con base in Pakistan e da membri dell’ISI, il servizio segreto pachistano. Le prove presentate al governo di Islamabad comprendono gli interrogatori dell’unico terrorista sopravvissuto, Ajmal Amir Iman meglio noto come Mohammed Ajmal Kasab, telefonate intercettate da Mumbai verso il Pakistan, dati gps e satellitari. A Islamabad, intanto, era in visita il sottosegretario di stato americano Richard Boucher, che ha invitato i due paesi a lavorare insieme. Boucher ha detto in conferenza stampa che ”e’ chiaro che gli attentatori avevano collegamenti in Pakistan”, ma ha lodato l’impegno del Pakistan nella lotta al terrorismo, citando il bando imposto da Islamabad al gruppo terrorista Jamaat-ud-Dawa (JuD), ritenuta la facciata pulita del LeT. L’India pero’ accusa il Pakistan di aver eseguito solo una operazione di facciata, non adoperandosi contro altri gruppi e contro gli stessi membri del JuD che stanno operando in organizzazioni con nomi diversi.