Di seguito il pezzo dell’Ansa da Pechino.
Quest’anno i tibetani celebreranno in silenzio la festa di Losar, il capodanno, astenendosi dai canti e dai balli che di solito caratterizzano questa festa, in segno di rispetto verso le vittime della rivolta anticinese dell’anno scorso. ”La voce si e’ sparsa in tutto il Tibet e nelle altre zone a popolazione tibetana sin dallo scorso novembre”, ha confermato in una conversazione con l’ANSA la poetessa e blogger tibetana Woeser, che vive a Pechino. La protesta sara’ difficile da impedire, secondo la poetessa, perche’ la celebrazioni consistono nell’andare nei templi – a Lhasa, la capitale della Regione Autonoma del Tibet, migliaia di persone affluiscono nel tempio di Jokang -, accendere le cantare, pregare. ”Ma la gente – prosegue – si asterra’ dalle altre attivita’ normalmente associate alle festivita”’, che sono iniziate oggi e si protrarranno per quindici giorni. Woeser non fa mistero delle sue simpatie per il Dalai Lama, il leader tibetano che vive in esilio in India, ed e’ costantemente controllata dalla polizia, che segue regolarmente anche suo marito, lo scrittore cinese Wang Lixiong. Woeser e’ in contatto con parenti amici a Lhasa: ”Dall’ anno scorso – sostiene – non e’ cambiato niente, le strade sono controllate da centinaia di poliziotti e i militari che sono stati inviati (nei giorni della rivolta) non sono mai andati via…anche se non sempre sono in divisa”. La rivolta anticinese e’ scoppiata proprio a Lhasa, il 10 marzo del 2008, l’anniversario della rivolta del 1959 che si concluse con la fuga del Dalai Lama in India. Secondo gli esuli tibetani nel corso della rivolta, che in seguito si e’ estesa ad altre zone della Regione Autonoma e alle aree di altre province a popolazione tibetana ed e’ proseguita fino alla fine di maggio, sono morte circa 200 persone. Pechino afferma che i morti sono stati in tutto una ventina e che si tratta di civili uccisi dai rivoltosi il 14 marzo a Lhasa, quando gruppi di giovani tibetani hanno attaccato e saccheggiato negozi degli immigrati cinesi. Uno studente dell’Universita’ per le Minoranze di Pechino, che ha voluto mantenere l’anonimato, ha dichiarato al giornale statunitense Los Angeles Times che gli studenti che l’anno scorso avevano chiesto l’autorizzazione a festeggiare Losar hanno rinunciato alle iniziative previste ma le autorita’ accademiche hanno detto loro che devono andare avanti con i festeggiamenti. ”Le celebrazioni sono obbligatorie”, ha sostenuto il giovane. Il portavoce del ministero degli esteri Ma Zhaoxu ha affermato oggi in una conferenza stampa che la situazione nel Tibet e’ ”normale”. ”Ora il Tibet e’ stabile e calmo, la gente ha una vita piacevole”. ”La cricca del Dalai (Lama) – ha proseguito il portavoce – sta cercando di mettere in giro voci false per sabotare la stabilita’ ma e’ destinata al fallimento”. Il Tibet e altre zone a popolazione tibetana delle province del Sichuan, Gansu e Qinghai sono di fatto chiuse dalle forze di sicurezza cinesi. L’accesso viene impedito ai giornalisti – a meno che non partecipino ad uno dei rari viaggi organizzati dal governo – e spesso anche ai gruppi turistici. La polizia cinese ha sostenuto di aver trovato ”una grande quantita’ di esplosivo” sotto ad un ponte nella prefettura di Chamdo, nel Tibet orientale ma non ne ha indicato l’origine. Due settimane fa, secondo gruppi tibetani in esilio, una ventina di tibetani sono stati arrestati a Lithang, nel Sichuan, dopo una manifestazione innescata da un monaco che ha innalzato un cartello con la scritta ”No alle celebrazioni di Losar”.