‘The Millionaire’ ha una trama assurda ed il libro da cui è tratto, ‘Le 12 domande’ di Vikas Swarup, è alla base della sua incoerenza: è questo il giudizio impietoso espresso dallo scrittore indiano Salman Rushdie sulla pellicola del regista scozzese Danny Boyle, ambientata in India, che ha trionfato agli ultimi oscar. In un intervento presso la Emory University di Atlanta riportato dal quotidiano britannico The Guardian, l’autore ha contestato che i due protagonisti del film possano finire al Taj Mahal, a mille miglia da dove si trovavano nella scena precedente, e la maniera in cui riescono a procurarsi una pistola. Riguardo al libro di Swarup, ha commentato: “Il problema di questo adattamento inizia con il volume dal quale è adattato”. Lo scrittore non ha avuto parole gentili nemmeno per gli altri film protagonisti della notte degli Oscar tratti da libri. ‘The Reader’, nato da un romanzo di Bernard Schlink, è, secondo lui, “una pellicola pesante e priva di vita, uccisa dalla rispettabilità”, mentre ‘The Curious case of Benjamin Button’, basato su un racconto di F. Scott Fitzgerald “alla fine non ha niente da dire”. Un adattamento per il grande schermo di Midnight’s Children di Rushdie è comunque attualmente in fase di realizzazione per la regia di Deepa Mehta, il quale sta lavorando alla sceneggiatura insieme allo scrittore.
2 marzo, 2009 · 1:35 am
Per Salman Rushdie, Il Milionario è una cagata pazzesca!
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Ha ragione! Terzomondismo da cartolina.
Nello, come avevi detto tu … o sbaglio?
Diciamo che Slumdog millionaire è un’operazione furba ma non del tutto falsa (e tecnicamente non è realizzata affatto male). Millionaire sta all’India come Gomorra sta all’Italia. Non è un quadro del Paese, è una minuscola tessera in un mosaico infinamente molto più grande. Non si può fare “pars pro toto”. Ma ignorarlo, nemmeno. Indignarsi per il cartolinismo? E perché? Non è mica un saggio accademico, è fiction!
post scriptum:
quanto a Rushdie che s’indigna perché dice che la trama è troppo fantasiosa e inverosimile…..beh, questa è davvero da sbellicarsi dalle risate. Il cieco che sgrida il miope perché ci vede poco.
Rushdie, quand’era un genio (e vent’anni fa lo era) ha scritto libri con trame molto più inverosimili! Ce lo ricordiamo “La vergogna”? O l’incipit de “I versi satanici”? Ma all’epoca lui era, appunto, un genio letterario (e lo dico senza ironia) che poteva permettersi di usare questa cifra stilistica. Da molti anni, invece, p diventato solo un funambolo della parola che non ha più nulla da dire.
E critica gli altri scrittori indiani con argomenti spesso risibili.
Mi piacerebbe sentire su questo il parere tuo, Nello, ma anche quello di Silvia (indianwords). Le letterature dell’India sono un argomento inesauribile….e ne parliamo spesso sui vari blog.
ciao a tutti
Marco
Caro Marco, il pezzo che ho messo di Rushdie, mi aveva colpito perchè, pur condividendo le opinioni di fondo sul film, mi sembrava troppo. Ma ho letto poi ieri sul corriere l’interezza dell’intervento di Rushdie su cosa sia l’adattamento, e devo dire che mi ha convinto, i modi non sono così accesi come nel brano che ho riportato ma, pur essendo perentori, sono comunque molto ben motivate le asserzioni. A me il film non è piaciuto per le troppe incongruenze, una su tutte. Il conduttore guidava una trasmissione di successo che, grazie all’arrivo di un eroe buono, è diventata una trasmissione cult. Nessuno può fare a meno di vederla. Qualsiasi conduttore avrebbe tenuto sotto la campana di vetro questa miniera d’oro, ed invece lui che fa? lo denuncia. Bho. Rushdie non ha tutti i torti. Inoltre la differenza con Gomorra, che pure ho criticato, c’è. Gomorra rappresenta, almeno il film, una realtà circoscritta, ma una realtà nella sua interezza. Slumdog ha la presunzione di rappresentare una realtà circoscritta, ma in realtà è una favola perchè, come dice giustamente Rushdie, i bambini degli slum di Mumbai sono anni luce lontani e diversi da quelli del film. Bene la fiction, basta che sia fiction, non paventata da realtà.
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