Sul clima, no ad accordo a tutti i costi

L’India non è d’accordo sull’ipotesi che per raggiungere comunque un consenso nel Vertice di Copenaghen si possa indurre i paesi a firmare un documento politico ‘uncooked’, incompleto e non lavorato, e assicura che anche la Cina ed i paesi poveri del cosiddetto G77 la pensano allo stesso modo. Al termine di una giornata molto tesa a Copenaghen il capo degli sherpa indiani, Shyam Saran, ha dichiarato alla stampa che “dobbiamo evitare la politica del fatto compiuto”. Secondo il programma, inoltre, domani dovrebbe giungere in Danimarca il ministro dell’Ambiente Jairam Ramesh, che giorni fa aveva rivelato come durante un incontro a Pechino l’India, la Cina ed il Brasile avessero concertato “una bozza di base” comune mirante “ad incanalare il negoziato”. Da parte sua Saran, che ha preso l’aereo per New Delhi per illustrare lo stato della trattativa sulla riduzione dell’intensità delle emissioni di CO2, ha indicato che con la Cina e con i paesi più poveri del G77 “lavoriamo insieme. Su tutte le questioni principali, siamo uniti”. Tuttavia nel corso dei lavori alcune divergenze sono emerse, soprattutto da parte di alcuni paesi più piccoli che temono che l’India possa negoziare individualmente con le nazioni industrializzate l’ammorbidimento della sua posizione. Su alcuni temi specifici, ha ammesso Saran, possono esservi posizioni articolate, ma sulle questioni più ampie – appoggio all’Unfccc sulle responsabilità comuni ma differenziate e Piano di azione di Bali su maggiori risorse finanziarie e riduzioni di CO2 più intense per i paesi industrializzati – non ci sono differenze di opinione”. “L’India, il G77 e la Cina – ha proseguito – hanno detto molto chiaramente che non si immaginano neppure che un documento politico incompleto possa essere trasmesso per l’approvazione ai capi di Stato e di governo”. Saran ha insistito che “qualunque testo sottoposto all’approvazione dei capi di Stato e di governo dovrà prima essere stato analizzato a fondo e messo a punto prima del 18 dicembre. Questo è messaggio molto forte che è stato fatto pervenire a chi di dovere”. Questa posizione sembra respingere completamente l’ipotesi circolata in giornata secondo cui, se non si riuscirà a mettere a punto un accordo legalmente coercitivo durante il Vertice, allora i 100 paesi convenuti a Copenaghen potrebbero firmare, in presenza dei capi di Stato, un documento politico, la cui natura comunque è tutta da definire.

fonte: ANSA

4 commenti

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4 risposte a “Sul clima, no ad accordo a tutti i costi

  1. I soliti indiani! Sai cosa gliene frega a loro dell’ambiente, vivono nell’immondizia, non capiscono nemmeno cosa vuol dire il rispetto dell’ambiente. Come quei dementi del governo nepalese che vanno a protestare sull’Himalaya… se tutto il mondo inquinasse come il nepal saremo tutti passati a miglior vita da un pezzo!

  2. Cico

    @Niki: I problemi ecologici del subcontinente indiano non si riassumono alla gestione maldestra dell’immondizia domestica; del resto, come si sa, anche a Napoli e altrove nel Sud Italia la “questione spazzatura” è una conseguenza di fatti politici nazionali, non certo una loro origine.
    @Nello: Se i ghiacciai himalayani si sciolgono in questo ritmo, a rischio sono intere zone e città del bacino del Gange, con conseguenze sempre più disastrose, considerato l’inclemente clima indiano (molti mesi di siccità all’anno e pochi mesi di monsone) e il sovrappopolamento. Cfr. l’articolo sulla diga di Tehri, scritto da R. Bultrini e uscito oggi su Repubblica.

  3. Nello

    Caro Cico, la questione della diga p vecchia come il cucco (io stesso ne ho scritto), non per questo non è vera, anzi. Di situazioni simili ce ne sono a bizzeffe in India, ricordi Narmada? Io non credo che il problema dell’inquinamento in India sia dovuto alla spazzatura. O, almeno, non solo. L’inquinamento indiano è principalmente atmosferico, poco ambientale. Cioè è l’aria sporca non le strade, come a Napoli. Dopotutto, tu mi insegni che per millenni (e ancora oggi nei villaggi) la monnezza viene riciclata dagli animali, mucche e simili, che la mangiano, trattandosi principalmente di cose vegetali. Con l’avvento della plastica, molti animali stanno morendo e la spazzatura rimane. Non la bruciano. La lasciano li. Il problema atmosferico, invece è notevole. In India ci sono strade per portare 10 persone, ed ora ci sono auto per 10000 persone. Auto che, tra l’altro, inquinano, non essendo catalitiche. Il livello Bharat III che adottano diverse (ma non tutte) automobili moderne indiane, è inferiore all’Euro 3 che adottavamo in Europa qualche anno fa. Dopotutto l’India è stata chiara: ha detto ai paesi industrializzati: “voi vi siete divertiti per anni, avete scorrazzato sulle vostre auto per anni? ora fatecelo fare a noi”. Stesso discorso vale pe rla Cina, dove non vedi spazzatura per strada, ma l’aria è irrespirabile. La riprova di quello che dico sulle emissioni è il fatto che in sei anni, io non sono mai riuscito a vedere il cielo e il sole a Delhi. Basta che ti sposti a Jaisalmer o a Rishikesh e tutto cambia.

  4. Cico

    Certo, a Delhi come in altre metropoli del subcontinente, l’aria è irrespirabile e per vedere il sole bisogna… decollare. I Paesi occidentali, tra i quali gli Stati Uniti sono i più grandi inquinatori dell’atmosfera terrestre (CO2 e quant’altro), dovrebbero a mio avviso dare il buon esempio e fare pressioni sui governi di Paesi come India, Cina, Russia e Brasile per adoperare le energie “verdi”, la raccolta differenziata e così via. Se poi si preferisce tenere pulita l’Europa e spedirne i rifiuti tossici in Africa o chi sa dove, questo è meglio che si sappia e, soprattutto, che venga evitato. Anche perché, alla fine, i temi ambientali riguardano tutti noi e chi avrà la (s)fortuna di vivere nel 2099…

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