Sta leggermente migliorando la situazione nello stato indiano nor-orientale del Bihar, colpito da oltre due settimane da da una inondazione devastante del fiume Kosi. L’ondata distruttiva di piena si sta riversando nel bacino del Gange, con sollievo per le popolazioni colpite dall’ inondazione e per le operazioni di soccorso. Il Kosi non solo affluisce nel Gange attraverso il suo sbocco naturale, ma lo sta facendo anche attraverso tre brecce aperte in altrettante dighe, che hanno provocato l’allagamento di diversi villaggi. In questo modo il livello del fiume non salira’ e, almeno per ora, viene scongiurato l’innalzamento del livello dell’acqua anche nei villaggi, dal momento che i tecnici stanno registrando un abbassamento costante del livello del Kosi. Venti reparti dell’esercito, ognuno composto da 100 uomini stanno rinforzando i soccorsi in loco, per il quali si stanno utilizzando barche ed elicotteri. Le persone evacuate domenica dai propri villaggi sono oltre 400.000, 150.000 quelli ospitati in 172 tendopoli. Le barche utilizzate per i soccorsi sono 980, 806 i villaggi interessati dall’inondazione. Fino ad ora, oltre 2 milioni e mezzo di persone sono state interessate dall’esondazione del fiume Kosi e ci sono ancora piu’ di 150.000 persone intrappolate.
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Allagamenti in Bihar
Sono oltre 2 milioni le persone colpite dall’inondazione del fiume Kosi, che ha interessato 15 distretti del poverissimo stato indiano del Bihar. E piu’ di 120mila persone, che erano state colpite dalle inondazioni della settimana scorsa, sono state recuperate dai soccorritori e portate in salvo in luogo sicuro. Lo hanno detto fonti ufficiali locali. La situazione nello stato nord orientale indiano, che patisce da una settimana l’ingrossamento del fiume Kosi che e’ straripato sommergendo migliaia di case tra India e Nepal, sta molto lentamente migliorando, anche se i meteorologi hanno chiesto di mantenere alto il livello di allarme almeno per le prossime 48 ore. Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, oggi ha sorvolato le zone colpite e ha parlato di ‘calamita’ nazionale’, e ha deciso di stanziare 10 miliardi di rupie, circa 230 milioni di dollari, per le vittime dell’inondazione e la ricostruzione. Dall’inizio dell’inondazione, sono morte 55 persone, anche se il bilancio potrebbe aumentare perche’ alcune zone non sono state ancora raggiunte dai soccorritori. Sono 396 le barche messe a disposizione dalle forze armate indiane per i soccorsi, mentre altre 700 sono state recuperate dal governo locale per portare in salvo gli abitanti delle zone sommerse dalle acque del fiume.
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Anto’ fa caldo
Caspita, fa veramente caldo. Siamo al 22 aprile e abbiamo già raggiunto i 40 gradi. In Orissa sono morte 25 persone, le scuole hanno chiuso con dieci giorni di anticipo, rispetto alle tradizionali vacanze estive che cominciano a maggio. Se queste sono le premesse, mi immagino già fra qualche giorno boccheggiante. I metereologi hanno detto che oggi è stata la giornata più calda del periodo, con otto gradi oltre la media stagionale. Bella soddisfazione quella di saperlo! E con il caldo cominciano anche i blackout. Oggi la corrente è mancata due volte. Io ho comprato un nuovo inverter e pare che funzioni, i ventilatori ventilano. Ho tenuto un po’ la finestra aperta, come ho fatto nei giorni scorsi: mi dava l’impressione che qualcuno da fuori alla finestra con un mega asciugacapelli buttasse dentro casa aria calda. Sempre i metereologi hanno pronosticato un monsone imponente, che dovrebbe portarci un po’ di fresco a luglio. Speriamo. Ma tempo maggio. Se non mi sentite, è perchè mi sono squagliato.
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Intervista Radio 3 Mondo: di chi la colpa del monsone?
Stamattina sono stato intervistato, come fortunatamente mi capita spesso, nell’ambito di una interessantissima trasmissione radiofonica, Radio 3 Mondo, in questo periodo condotta dal mio amico Emauele Giordana, grande conoscitore di Sud Est Asiatico. L’intervista verteva sulla situazione dei monsoni e ho avuto la possibilità di ricordare che il problema dei monsoni è ogni anno, dovremmo ricordarcene sempre, non solo quando i nostri giornali hanno spazio e se ne ricordano. I monsoni per i giornali italiani sono come le partenze intelligenti, i fuochi d’artificio di Natale e Capodanno, ma quanto fa caldo, ma quanto fa freddo, le diete per l’estate… tutte quelle cose, cioè, che ricicciano ciclicamente. Senza pensare che basterebbe poco, l’impegno di tutti, per risolvere il problema monsonico. Innanzitutto tenere a mente che l’inquinamento che produciamo in Italia ha risvolti negativi in altre parti del mondo quindi, è possibile, che i morti per i monsoni siano anche per colpa nostra (senza voler fare terrorismo ambientalista e offendere nessuno). Secondo: se qualcuno facesse qualcosa per dare ai contadini indiani l’acqua nei loro campi, case degne di questo nome, strade, etc, questi non vivrebbero intorno ai letti dei fiumi che esondano non appena cade una goccia d’acqua. Puoi sentire qui l’intervista di stamattina.
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Vittime monsoniche
Sto ricevendo molte telefonate di amici dall’Italia preoccupati per me a causa del monsone, dopo aver visto in televisione i servizi, soprattutto in Rai, relativi al disastro di quest’anno. A prescidere che il monsone ha colpito, come sempre, la zona orientale del paese (West Bengala, Assam, Uttar Pradesh Orientale, Nepal e Bangladesh) quindi a centinaia di chilometri da Delhi, la copertura mediatica è esagerata. Partendo dal presupposto che qualsiasi vita umana è preziosa e nessuno dovrebbe morire se non per vecchiaia, i 300 morti indiani non possono far scalpore e far gridare, a ignoranti giornalisti, al “monsone più disastroso degli ultimi decenni”. Se qualcuno di questi giornalisti fosse stato qui non dico tanto, due anni fa, si sarebbe ricordato che nella sola Mumbai, nell’agosto 2005, morirono oltre 1000 persone. Senza poi contare le vittime degli stati orientali, notoriamente ingenti. Ricordo che in quella occasione i 1000 morti di Mumbai furono soppiantati da due morti per alluvioni in Svizzera e la notizia dei morti di Mumbai ebbe pochissimo risalto. In questi giorni, si vede, sui giornali e telegiornali italiani c’è molto spazio. Non così invece su quelli indiani che trattano questo “disastroso monsone” in maniera molto marginale, dedicando, alcuni, non più di un trafiletto e rari servizi televisivi.
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It’s raining day, Alleluia?
Oggi Delhi si è svegliata con la pioggia. Fitta, copiosa, ha allagato le strade, rendendo difficile la già difficile vita, soprattutto la circolazione dei commuters. Gli indiani paiono anfibi: non hanno paura dell’acqua (anche se molti non sanno nuotare), attraversano vestiti pozzanghere che assomigliano più al Gange o al lago Maggiore che a semplici pozze d’acqua.
Gli scolari, i ragazzi dell’università, gli impiegati, le donne in sari, non esitano ad attraversare le strade diventate veri e propri fiumi metropolitani, “camminando” in mezzo all’acqua di un colore improponibile, che gli arriva fino al ginocchio.
Il monsone è qui. E porta con se vita e morte. Molti contadini contano i giorni che li separano da questo importante evento atmosferico, dal cui esito dipendono i raccolti di un anno.
Gli abitanti dei villaggi, soprattutto quelli nei pressi dei fiumi, lo temono. Ogni anno sono milioni gli sfollati (oltre 5 solo in queste ultime settimane) e migliaia i morti in particolare nelle zone orientali del paese.
In grandi città come Delhi, il monsone porta altri problemi, nulla se comparati alle tragedie delle vittime, ma comunque importanti per chi, come noi, è abituato a vivere nella “normalità”. Ieri sera ad esempio la pioggia ha fatto saltare la corrente. L’acqua è penetrata nella cassetta elettrica che serve il mio palazzo e siamo ancora al buio, senza aria condizionata, soltanto con il ventilatore. Dovrebbero venire ad aggiustarla stamattina, ma i tempi sono molto dilatati (e non per la pioggia). Spero solo che l’acqua non crei problemi al mio mito indiano, la mia Ambassador a gas, che con un goccio d’acqua si blocca. Vorrà dire che sarò costretto ad aprire come al solito il filtro dell’aria e buttarci dentro qualche goccia di benzina.
Oggi si va a Connought Place per comprare il biglietto per Osaka, Mezz’ora di tragitto se mi va bene e il solito appiccico con il parcheggiatore abusivo.
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