Bollywood sembra non essere piu’ la patria dell’industria cinematografica per famiglie, dal momento che nel 2009 la maggior parte dei film prodotti erano riservati agli adulti. Su 248 film prodotti a Mumbai, solo 93 sono stati dichiarati dall’organo di censura indiano, visibili a tutti bambini compresi; 92 sono stati bollati come visibili da maggiori di 12 anni con supervisione di adulti; 63 sono stati invece dichiarati film per adulti. Ma l’inversione di tendenza rispetto al passato, quando i film per adulti si contavano sulle dita di una mano, non interessa solo Bollywood ma anche le altre industrie cinematografiche indiane. Nel cinema Telugu, dal nome dell’omonima lingua parlata nello stato centro-meridionale dell’Andra Pradesh, il film per adulti sono stati 62 su 286 (140 film per famiglie e 84 vietati ai minori di 12 anni). I tamil hanno prodotto 37 film per adulti, il cinema Kannada (dello stato meridionale del Karnataka) ne ha prodotti 21 mentre il cinema Malayalam (dello stato meridionale del Kerala) quest’anno ne ha prodotti 13. In tutti e quattro i casi, pero’, a differenza di Bollywood, la percentuale dei film per adulti e’ di molto inferiore a al totale del film prodotti e visibili da tutti. Il Censor Board of Film, l’organo governativo che decide la censura per i film indiani, ha riscontrato un aumento considerevole dei film per adulti fra quelli di Bollywood. A far aumentare il loro numero, la presenza nei film di maggiori scene di sesso e di violenza, oltre all’uso di un linguaggio forte. Ma le polemiche intorno alla certificazione montano in maniera forte. Secondo i produttori e i registi l’organo di censura esagera con i suoi giudizi, non considerando i cambi e l’evoluzione della societa’. Per i registi e produttori, e’ necessaria una revisione del regolamento di censura che tenga conto dei cambiamenti della societa’. Questa revisione dovrebbe infatti considerare il fatto che quasi 6 milioni di indiani sono sotto i 25 anni e sono molto diversi da quelli per i quali venne scritto il regolamento del Censor Board. E, il vecchio regolamento, non permette al cinema indiano di mettersi al pari con quello straniero. In quello di Bollywood, infatti, anche un bacio puo’ far propendere il Board per decretare il film come ”per adulti”, mentre in nessun film, anche quelli vietati ai minori, c’e’ un nudo anche parziale di qualcuno. Per questi, esiste il sottobosco dei film Blue Movie, venduti illegalmente nei mercati indiani. Le critiche dei registi nascono soprattutto dal fatto che, tramite internet, i ragazzi oggi possono accedere a siti porno senza problemi e, secondo le ultime statistiche, proprio gli indiani sono fra i maggiori fruitori al mondo di pornografia su internet a tutte le eta’, ma sopratutto fra adolescenti. Secondo i dati dell’industria cinematografica indiana, il 70% dei film stranieri riceve una ”A”, simbolo di film destinato ad un pubblico adulto. Emblematico il caso del film vincitore di otto premi Oscar ”Slumdog Millionnaire” (Il Milionario), la cui versione inglese e’ stata bollata con una A dal Censor Board mentre la versione in hindi e’ stata giudicata con una ”U”, simbolo dei film per tutti senza restrizioni.
Archivi tag: abishek
Pessimo anno per Bollywood
Per l’industria cinematografica indiana, e quindi per la celebratissima Bollywood, il 2009 è stato un ‘Annus Horribilis’ con perdite che secondo gli esperti avrebbero abbondantemente superato i 100 milioni di euro. La crisi economica mondiale, un duro conflitto fra i produttori ed i proprietari delle sale multiplex e, se ciò non bastasse, anche una serie di clamorosi fiaschi al botteghino, hanno creato una situazione senza precedenti, che pone importanti interrogativi per gli investimenti futuri. Uno dei più attenti analisti del business cinematografico indiano, Taran Adarsh, ha detto all’agenzia di stampa Ians che a contribuire al fallimento è successo di tutto: “Il virus h1n1, moltissimi match di cricket in tv (sport nazionale che toglie spettatori), tesissime elezioni nazionali e scioperi a ripetizione”. “Purtroppo – ha aggiunto – ad aggravare il tutto hanno contribuito alcuni clamorosi flop di film come Chandni Chowk To China (la prima commedia di kung fu di Bollywood), Aladin (ispirato al film di Robin Williams del 1992) e Kurbaan, che hanno fatto perdere ai finanziatori il 75-100% degli investimenti”. D’accordo il critico cinematografico Omar Qureshi, per il quale “il 2009 è stato uno dei nostri peggiori anni. Perfino i film lanciati durante il Diwali (festa indiana del bene che prevale sul male), ossia i più importanti dell’anno, sono stati deludenti fallimenti (fra tutti Blue e Main Aurr Mrs. Khanna)”. Coprodotto dalla Warner Bros, Chandni Chowk To China è costato una cifra alta per l’India (7,5 milioni di euro) che non é rientrata dal botteghino, così come sono andati persi in gran parte i finanziamenti di Billu (3,3 milioni di euro) e Delhi 6 (6,6 milioni di euro). E sui circa 120 film prodotti finora a Bollywood, ben pochi sono riusciti a rientrare nei costi. Non possono comunque lamentarsi i produttori di importanti lavori come Love Aaj Kal, Kaminey, Wanted e All The Best, mentre a sorpresa hanno avuto una buona risposta realizzazioni ‘low cost’ come Razz-The Mistery Continues, Dev D, 13B e Phoonk. Per Adarsh, inoltre, “ha contribuito al crack finanziario l’aumento delle remunerazioni delle star che ha trasformato in un’impresa titanica per i produttori il recupero dei costi”. Adesso bisogna preparare la rivincita nel 2010, ha concluso Qureshi, per il quale “vanno reinventate le sceneggiature con buone storie e cast di livello. L’obiettivo deve essere fare un cinema intelligente”.
fonte: ANSA
Archiviato in Bollywood
Sono su Wikipedia come attore
La mia carriera sta prendendo una accelerata incredibile. Grazie al grande Andrea Filacchioni, presidente della società di accreditamento e altro After, sono stato inserito, come è giusto data la mia esperienza, nel cast di Dilli 6.
Clicca qui per vedere il documento che testimonia l’iscrizione
Archiviato in Diario indonapoletano
E’ nata una stella
Devo proprio ammetterlo. Sono nato per fare l’attore. A dire il vero me lo ha sempre detto anche mia moglie quando accampo scuse su ritardi e strane situazioni. Ma questa è un’altra storia.
Se avessi ancora qualche dubbio su quanto siano incasinati, non organizzati e fanfaroni gli indiani, l’esperienza di oggi me lo ha confermato del tutto. Davvero non capisco come riescano a fare tutti sti film ogni anno e, in maniera più generale, a mandare avanti sto paese.
Detto questo, vi racconto la giornata nella quale ho preso parte come comparsa, con il ruolo di pilota, la film di Bollywood Dilli 6. Arrivo all’aeroporto alle 8.30, vado alla prova costume. Primo problema. Non hanno mai preso in considerazione le misure che avevo mandato via mail per cui mi hanno presentato un costume da pilota che non sarebbe entrato neanche ad Anna Chiara. Un sartino si è messo ad aggiustarlo e con una pezza qui, una là, lo ha fatto della mia misura. Giacca con le mostrine gialle, cappello, cravatta, camicia e pantalone. Mi hanno scelto per fare il pilota perché avevano bisogno di un pilota occidentale. Ma non avevano nomi occidentali sulle targhette, così me ne hanno messo uno che a loro poteva sembrare tale, ma che era indianissimo. Ma chissenefrega. Ovviamente, non avevano scarpe della mia misura, una semplicissima 43. E così mi hanno messo delle scarpe da trekking. “Tanto sono nere” mi hanno detto.
Erano le 10. Vado nel terminal dove qualcuno ci doveva chiamare. Aspettate solo 5 minuti, hanno detto a me, alle due hostess che avevo (una francese particolarmente carina, alla quale avevano dato una gonna cortissima per la gioia di tutti noi e delle scarpe per Barbie), e agli altri stranieri che dovevano fare i passeggeri. Alle undici sono andato a farmi aggiustare il pantalone. Si è rotta la cerniera. Pensando di non avere tempo, ci ho messo sue spille da balia.
Alle 12 siamo andati nell’altra parte del terminal, abbiamo consegnato i passaporti per avere i permessi e abbiamo aspettato i classici cinque minuti. Alle 13.00 ci hanno detto che i permessi non erano ancora arrivati. Allora sono andato a farmi cambiare la cerniera. Alle 13.30, ci hanno detto che era arrivato il pranzo.
Dovevate vederlo, il pranzo: tre scodelle di ferro nelle quali con le mani e con una specie di cucchiaio, i “cuochi” ti servivano in piatti di plastica due qualità diverse di riso e una cosa di yogurt e cereali. Ho bisogno d’un cucchiaio. C’è un omino che li distribuisce, di plastica. Solo che sono attaccati. E questo che fa? Come se dovesse contare i soldi, mette l’indice e il pollice in bocca, li bagna con la lingua e prende il cucchiaio, ovviamente dalla parte cava. Meglio mangiare con le mani.
Dopo questo lauto pasto e dopo aver buttato il piatto di plastica per terra dietro costrizione della troupe, siamo tornati nel terminal. Alle 16 abbiamo saputo che i permessi non arrivavano, per cui hanno deciso di spostare all’esterno la scena. Alle 18 eravamo pronti. Io ero, insieme alle due hostess, il secondo della fila di persone con carrelli che dovevano passare dinanzi alla telecamera mentre il protagonista maschile, Abishek Bachachan, arrivato a Delhi, con sua madre impersonata da Waheeda Rehman (una delle storiche attrici di Bollywood), erano accolti da un altro famoso attore, Rishi Kapoor.
Dietro di me c’era uno stronzo indiano sui 50 anni, un omino che voleva per forza apparire. Mi spingeva, dando con il suo carrello botte sui miei talloni. Ha capito che doveva smetterla quando mi sono girato e in perfetto torrenunziatese l’ho mandato a quel paese. Doveva capire il torrenunziatese, forse aveva degli antenati in zona, dopotutto era fetente come i torrenunziatesi (licenza corallina). Scherzo (riferito ai torrenunziatesi he hanno avuto l’onore di avermi studente al mitico Liceo Scientifico Pitagora di Via Rovereto).
Abishek era di fianco a me. Uno stronzo. Antipatico. Non si è degnato di rivolgere la parola, uno sguardo, un sorriso. La Rehman invece era molto dolce, guardava e sorrideva a tutti. Abi è antipatico. Ho scoperto il suo lato migliore: la moglie, l’ex miss universo Aishwarya Rai. Ho saputo poi leggendo il Times of India che il povero Abi si trovava a Connaught Place poco prima dello scoppio delle bombe.
Abbiamo fatto il percorso 20 volte, avanti e indietro, non per colpa nostra, venendo ripresi da due diverse angolazioni. Un’ora e mezzo di girato, per forse 2 minuti di film.
La cosa che mi ha impressionato è la disorganizzazione. Nessuno sapeva cosa fare ed erano centinaia e centinaia di persone di troupe. Una cosa megagalattica. Tutti con un tesserino bianco (altro che badge a prova di tutto che fa l’After) con un timbro della produzione. Badge senza nessun criterio di sicurezza, senza foto, solo con un nome, che venova girato da una persona al’altra. Ad un certo punto me ne è stato offerto uno con il nome Craig, subito dopo che, davanti alla polizia, era statoi fatto l’appello e mi avevano chiamato con il mio nome. Furbi.
Nessuno ci diceva niente, tanto che qualche comparsa se ne è andata. Io no. Non tanto per le 1500 rupie (meno di 30 euro) che ci davano, ma perché avevo preso un impegno e , si sa, noi napoletani ci teniamo a queste cose.
La scena che abbiamo girato è stata cambiata, perché all’inizio dovevamo girare una scena in aereo con me alla cloche e un’altra al baggage claim. Ma i permessi non sono arrivati per entrare all’interno del terminal. Ci hanno spiegato che la cosa non è stata possibile a causa delle bombe di sabato che hanno fatto alzare il livello di sicurezza. Per cui, per noi stranieri, non c’erano le autorizzazioni del ministero degli interni indiano. In verità, l’autorizzazione non ‘era neanche per gli indiani, che avevano solo il tesserino di cui sopra, ma il pericolo eravamo noi stranieri. Forse i poliziotti non sapevano che le bombe a Delhi le hanno messe degli indiani, e non un italiano, francesi, un danese, un paio di inglesi, una belga e una brasiliana.
Inutile dire che non ci hanno permesso di riprendere immagini con i nostri telefonini. Il regista era simpatico, alcuni della troupe, composta da soli ragazzi, pure. Alla fine è stata una esperienza carina, anche se molto stancante. Ma credo di aver finito qui la mia esperienza ocn Bollywood. La lascio agi altri. Io, oramai, sono lanciato verso altri lidi.
Archiviato in Diario indonapoletano
Ciak si gira!
Domattina farò la comparsa in un film di Bollywwod. Sarò un pilota di aereo in Dilli 6, film che vede la partecipazione di Abishek Bachachan, figlio di Amithab e marito di Aishwarya Rai. Spero ci sia sua moglie domattina. Di lui, infatti, non è che mi freghi tanto. Comunque, dovrei incontrarlo domattina all’aeroporto dove gireremo.
Nel film c’è anche Om Puri, per chi l’ha visto, è il protagonista, insieme a Patrick Swayze di La Città della Gioia, tratto dal libro di Dominique Lapierre. Nel film Om Puri era quello che tirava il riscio’.
Vi farò sapere domani, Ma sappiate che è nata una stella.
Archiviato in Diario indonapoletano
La moglie non parla hindi e l’attore viene boicottato
La famiglia Bachchan al completo. Davanti a sx Amitabh, Aishwarya Rai, Jaya Bachchan e alle sue spalle il delfino Abishek
E’ incerto il futuro dell’ultimo film della piu’ grande star di Bollywood Amitabh Bachchan. Come gia’ successo in passato, attivisti del Maharashtra Navnirman Sena (MNS), un partito fondamentalista che sogna lo stato del Mahastrhra (dove e’ capitale Mumbai, l’ex Bombay) di soli cittadini originari di quella zona, senza immigrati da altri stati, ha nuovamente attaccato l’attore, denominato ”leggenda vivente”. Bachchan, originario dello stato dell’Uttar Pradesh ma residente per ragioni di lavoro a Mumbai, era stato gia’ attaccato dagli stessi fondamentalisti l’anno scorso, quando decise di aprire una scuola per bambine povere proprio nell’Uttar Pradesh e non a Mumbai, intitolandolo alla nuora Aishwarya Rai, ex miss universo e anch’essa attrice. Allora gli attivisti dell’MNS avevano lanciato bottiglie contro la casa dell’attore. Stasera i membri dello stesso partito hanno attaccato un cinema di Mumbai dove era in programma la prima del nuovo film di Bachchan, ‘L’ultimo Lear‘. Per questioni di sicurezza, l’uscita del film e’ sospesa a Mumbai e nello stato del Maharashtra, mentre e’ in dubbio se avverra’ nelle altre citta’. La scintilla contro la ”leggenda vivente” e’ scoppiata due giorni fa quando sua moglie Jaya, senatrice indiana, in un discorso pubblico si e’ rivolta in hindi scusandosi per non parlare in maharathi, la lingua dello stato di Mumbai. Il leader dell’MNS, Raj Thackeray, nipote dell’ottuagenario Bal Thackeray leader dello Shiv Sena, primo partito nazionalista in Maharashtra e dal quale Raj si e’ staccato considerandolo troppo indulgente, ha cosi’ bandito la proiezione di tutti i film della famiglia Bachchan in Maharasthra, nonostante sia Jaya sia Amithab abbiano chiesto scusa per il discorso della senatrice. I produttori de ‘L’ultimo lear’ hanno protestato con le autorita’ di Mumbai, soprattutto eprche’ essendo Bachchan un attore di grande richiamo, rischiano di perdere molti soldi. Hanno annunciato una nuova premiere a Delhi nei prossimi giorni. Thackerai non vuole pero’ sapere storie e continua a spingere i suoi per il boicottaggio di tutta la famiglia Bachchan che, in passato, ha minacciato di lasciare Mumbai. Il leader fondamentalista e’ stato anche arrestato diverse volte. L’ultima e’ stata nello scorso febbraio dopo aver incitato i suoi ad attaccare e cacciare da Mumbai gli immigrati provenienti dagli altri stati, soprattutto i poveri Bihar e Uttar Pradesh. Ci furono scontri e manifestazioni in molte citta’ del Maharashtra e a Mumbai molti negozi rimasero chiusi. A Nasik, non lontano dall’ex Bombay, oltre 10.000 indiani del nord lasciarono la citta’ per paura di ritorsioni. Non e’ la prima volta che attori e loro film vengono banditi dagli stati indiani. Prima di Bachchan era capitato anche ad Aamir Khan, attore impegnato molto in tematiche sociali, famoso fuori dall’india per essree stato il protagonista e il produttore di Lagaan, il film indiano candidato all’oscar qualche anno fa. Khan ha abbracciato la causa di Medha Paktar, attivista che si batte per i diritti dei contadini in Gujarat, nel nord dell’India, quelli che hanno perso le proprie terre a causa della costruzione di una diga. Come per Bachchan oggi, per Aamir Khan fu emesso il bando per i suoi film in Gujarat. E la famiglia di Bachchan ha dovuto subire anche altre protetse. Il film ”Jodha Akhbar”, sulla storia della moglie del dell’imperatore moghul Akbar, che ha come interprete principale Aishwarya Rai, fu attaccato alla sua uscita l’anno scorso da manifestanti in Rajasthan, furiosi perche’ nel film la figura della protagonista, che era di origine rajasthana, veniva messa in cattiva luce. Anche in quel caso, il film fu bloccata nello stato nord occidentale del Rajasthan, ma fu proiettato nel resto del paese.
Archiviato in Vita indiana