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Clandestino si chiude nella toilette dell’aereo per tornare in India

Grazie ad una imperdonabile leggerezza dei servizi di sicurezza, un clandestino si e’ nascosto nel wc di un volo speciale fra Medina (Arabia saudita) e la citta’ indiana di Jaipur ed e’ stato scoperto solo molto dopo il decollo. Lo scrivono i media a New Delhi. L’uomo, Habib Hussein di 26 anni e di nazionalita’ indiana, era addetto alle pulizie su un aereo della compagnia Air India in partenza con 278 pellegrini che avevano compiuto un pellegrinaggio a La Mecca. Deciso a mettere fine alla sua esperienza di lavoro in terra saudita, il giovane ha avuto l’idea di chiudersi nella toilette per attendere l’avvenuto decollo. Il piano ha avuto una esecuzione perfetta e poi, come niente fosse, Hussein e’ uscito dal suo rifugio e si e’ seduto in un posto libero di classe economica, dove pero’ e’ stato scoperto. All’arrivo la polizia lo ha preso in consegna, mentre l’Aviazione civile indiana ha ordinato una inchiesta sull’accaduto e chiesto severe pene per i membri dell’equipaggio responsabili della negligenza.

fonte: Ansa

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Un tempio in aeroporto per chi ha paura di volare

Coloro che hanno paura di volare potranno presto recarsi a pregare, poco prima dell’imbarco, in un tempio, attualmente in costruzione nelle vicinanze dell’aeroporto di Delhi. La costruzione del tempio, dedicato al dio scimmia Hanuman, e’ iniziata lo scorso mese di agosto lungo la superstrada che collega Delhi a Gurgaon e che conduce anche all’aeroporto. ”Il tempio – spiega Arun Arora, portavoce della societa’ per lo sviluppo e la gestione dell’aeroporto di Delhi che ha in carico la costruzione del tempio – sara’ pronto e aperto al pubblico entro due, tre mesi al massimo. Il tempio si trovera’ nell’aeroporto ma non nel terminal, cosi’ da essere accessibile a tutti”. Nei pressi dell’aeroporto internazionale Indira Gandhi di Delhi, in corrispondenza con l’inizio della pista di atterraggio, c’e’ gia’ una statua molto alta del dio Shiva, con delle luci alla sommita’ del suo tridente. Molti piloti si sono lamentati che la statua rechi pericolo alla fase di atterraggio, perche’ troppo alta e perche’ si trova a poche centinaia di metri dall’inizio della pista. Le autorita’ indiane, per questo, anziche’ spostare la statua, hanno spostato la via aerea utilizzata per l’approccio e l’atterraggio nella nuova pista, realizzata nell’ambito del rinnovamento dell’aeroporto di Delhi.

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Ma la nebbia, non dovrebbe coprire le bruttezze?

C’è un modo di fare le cose e c’è il modo indiano di farle. Oramai è acclarato. Per due giorni sono andato all’aeroporto internazionale di Delhi, il primo per accompagnare un’amica che partiva, il secondo per prenderne altri due che arrivavano. Tutti di notte, come nella migliore tradizione indiana. Peccato che agli abituali disagi che si incontrano andando all’aeroporto di Delhi (traffico, mancanza di parcheggi, sovraffollamento di persone, mancanza di informazioni, etc.) in questi giorni ci si sia messa anche la nebbia. Così fitta che la val padana a confronto sembra la costiera sorrentina. Una cosa normale in questo periodo, una consuetudine da dicembre a febbraio. In vista dei Commonwealth Game del 2010, il governo di Delhi sta facendo diversio lavori in città, tra questi nuove strade e rimodernando l’aeroporto. Con la velocità con la quale ergono sopraelevate, conoscendo i lunghi tempi indiani, mi viene da dubitare sulla stabilità di queste strade. Ma questo è un altro discorso. Una di queste nuove strade si può dire che colleghi casa mia con l’aeroporto.  L’altra sera prendo questa strada come al solito per andare all’aeroporto. Sono con Silvia, un’amica di Venezia che deve ripartire. La nebbia è talmente fitta che non riusciamo a vedere al di là dei nostri fanali. Proseguiamo a passo d’uomo verso l’aeroporto, facendo attenzione a scansare all’ultimo momento le auto che, con i fari spenti, ci precedono. Già, perchè i fendinebbia nelle auto idiane sono un optional a richiesta, come l’abs ed altro. E fosse tutto qui. Mentre guido, devo anche scansare le auto che sull’autostrada vengono contro mano. Una cosa normale in India, come il trovarsi animali di tutti i generi sull’autostrada che attraversano o vanno in un vero e l’altro, così come i pedoni. Ma quando c’è una nebbia incredibile come in questi giorni, il fatto di trovarti di faccia all’improvviso un’auto o un camion, magari con i fari spenti, non fa venire in mente la canzone di Battisti, ma altri sentimenti, alcuni dei quali lasciano ricordi odorosi. A Dio piacente si arriva all’aeroporto. Se Dante fosse vissuto in questi giorni e in India, avrebbe usato l’Indira Gandhi International Airport per descrivere qualche sua bolgia infernale. Un casino indescrivibile è un eufemismo. Pare che tutta la poplazione indiana si dia appuntamento di notte all’aeroporto. Con la nebbia tutto diventa peggiore. Bisogna scavalcare di tutto per arrivare alla porta di ingresso dove, senza biglietto e passaporto, non entri neanche nella zona check in, non come capita in tutti gli aeroporti del mondo. In questi giorni di allarme terrorismo, non si può entrare (mentre prima si, pagando 60 rupie, circa un euro) neanche nella zona arrivi. Tutti restano fuori ammassati in pochi metri quadrati. Ma dico io: se uno ha una bomba addosso, se la fa scoppiare a due metri dalla porta di ingresso o a pochi centimentri, provoca gil stessi danni se lo facesse stando dentro. Arrivo con l’auto al parcheggio riservato per le autorità e mi bloccano. Di solito, con una macchina con targa dip0lomatica ti fanno entrare. Adesso, visto che i vip indiani sono aumentati ma lo spazio no, gli stranieri che hanno una targa diplomatica a due cifre non entrano. Mi spiego. Le targhe diplomatiche in india cominciano con la o le cifre che identificano il paese (37 per l’Italia, 77 per gli USA, etc), poi le lettere CD e un numero che da 1, normalmente dato per l’ambasciatore, va verso il basso. Gli americani arrivano anche a centinaia. La polizia mi ha bloccato, la mia macchina ha due cifre. Ma basta parlare un po’ con loro,  intortarli, dire che devi prendere l’ambasciatore oppure che aspetti tua moglie incinta o altre fesserie del genere, che ti fanno entrare. Considerando il fatto che molte delle targhe in India, anche quelle diplomatiche, non sono altro che un pezzo di plastica con numeri e lettere ritagliati da nastro adesivo, è chiaro che si potrebbero fare anche a casa. Nessuno mi chiede un documento, mi fanno passare e parcheggiare. Per ringraziarli, ho portato loro del te al cardamomo. La nebbia è fitta, molto fitta. I display sono ancora quelli ante guerra e non aggiornati. Mentre il mio amico Tuttoqua tramite il collegamento internet del suo cellulare scopre di fianco a me che il volo di sua moglie è stato dirottato ad altro aeroporto, il display indica che l’aereo è in atterraggio. C’è anche un servizio informazioni: una bancarella con due poveri sventurati senza telefono nè computer ma con una radio trasmittente, che cercano di dare informazioni ad una orda barbarica ammassata senza ordine intorno alla bancarella. Niente da fare, a causa della nebbia nessuno atterra, quindi me ne devo andare. Cosa che può succedere. Ma dico io: stanno rimodernando l’aeroporto e costruendo un nuovo terminal, così come le strade d’accesso. E’ possibile che nessuno abbia pensato di mettere attrezzature come radar di terra oppure luci antinebbia? La strada è ancora buia, è nuova, ma nessuno ci ha messo neanche una lampadina da 100 watt. Altro che speranza indiana: la speranza è di avere la luce! Vado via, riprendo al macchina e cerco di nuovo di scansare le auto, anche quelle contro senso. Arrivo a casa alle 4 del mattino. Ed ero arrivato neanche 24 ore prima arrivando sempre di mattina presto, quindi facendo la notte in aereo. Il giorno dopo di nuovo in aeroporto e di nuovo gli stessi problemi. Basta. Amici miei, sappiate, che se volete arrivare in India anche miei ospiti in questi mesi dell’anno nei quali c’è sempre nebbia, vi pigliate un ricco taxi e vi fate portare a casa.

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Falsa sparatoria all’aeroporto di Delhi

E’ tornata normale la vita all’aeroporto internazionale ‘Indira Gandhi’ di New Delhi, dove intorno all’una di notte, le 21.30 in Italia, sarebbero stati uditi colpi di arma da fuoco, circostanza poi rivelatasi falsa. La BBC aveva parlato di un attentato nel quale erano state uccise 6 persone. La notizia però è stata subito smentita. In realtà la polizia ha ricevuto una telefonata da parte di un viaggiatore in fila al terminal 4, l’ultima porta di accesso alla hall partenze dell’aeroporto di Delhi, che avrebbe sentito almeno due raffiche di spari all’esterno del terminal. I colpi sarebbero provenuti da una Toyota Qualis, un’auto simile ad un suv abbastanza comune in India, con la targa dell’Haryana, lo stato nord occidentale confinante con Delhi. Accorsa sul posto la polizia ha fatto evacuare i viaggiatori in fila ma non ha trovato nessuna prova di sparatoria, né sangue né proiettili, come ha anche dichiarato alla televisione Udayan Banerjee, responsabile della sicurezza dell’aeroporto di New Delhi. Secondo Banerjee, l’unico indizio è stata la telefonata, ma non ci sono stati testimoni sul posto che hanno confermato alla polizia di aver sentito gli spari. A causa di questo falso allarme, le partenze dei voli internazionali (il 90% dei quali parte dall’India di notte, dalle 24 alle 5 del mattino), hanno subito dei ritardi. Le autorità hanno deciso di aumentare la sicurezza nell’aeroporto di Delhi, che già ieri era stato preso sotto il controllo di un imponete cordone di sicurezza a causa di un allarme attentato scaturito da una mail di terroristi, inviando sul posto anche un reparto dell’Nsg, il National Security Guard, i reparti speciali della polizia indiana, gli stessi che hanno liberato gli ostaggi negli alberghi di Mumbai presi d’assalto dai terroristi la settimana scorsa.

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Uno zoo chiamato aeroporto

Sporco, incasinato,  improbabile, piccolo. L’aeroporto Indira Gandhi International di Delhi è un pessimo biglietto da visita per il paese. La gente ci muore a causa del caos: auto contro i pedoni, autobus contro auto, incidenti anche sulle piste per mezzi che non rispettano le regole. Di casini nell’aeroporto ne avevo già parlato in questo post. Casini anche con i piloti e con gli animali.

Animali che si sono fatti risentire anche oggi. Per oltre un’ora l’aereoporto è rimasto chiuso a causa di lucertole che hanno affollato lapista. Lucertole di tutti i tipi, seguiti da sciacalli, cani randagi e altri animali che hanno bloccato la circolazione degli aerei. Non tanto per la difficoltà di atterrare e ripartire, ma perchè in cielo, nella speranza di arraffare qualcosa, si erano affrettati ad arrivare stormi di uccelli di tutti i tipi che rendevano impossibile il volo.

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