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La suprema corte conferma: l’omosessualità in India non è reato

La suprema Corte indiana, il tribunale piu’ alto nell’ordine giurisdizionale del paese, ha confermato l’ordinanza dell’alta corte di Delhi che chiedeva la legalizzazione dell’omosessualita’ nel paese. Lo riferisce la televisione indiana IBNLive. Lo scorso due luglio, con una ordinanza che fece discutere, l’alta corte di Delhi aveva chiesto al governo di adoperarsi per legalizzare l’omosessualita’ nel paese, considerato un reato in base ad un artucolo del codice penale risalente al periodo del dominio britannico. L’alta corte motivo’ la sua decisione con il fatto che la legge violava un diritto individuale, chiedendo la legalizzazione di rapporti omosessuali fra consenzienti. A questa decisione, valida per il solo stato di Delhi, si sono appellati gruppi religiosi, soprattutto islamici, contrari alla legalizzazione dell’omosessualita’. La decisione di oggi potrebbe aprire nuovi scenari, dal momento che il giudizio della Suprema Corte ha valore su tutto il paese.

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Per la corte, la legge sull’omosessualità è anticostituzionale

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Con una storica sentenza che fa breccia in una legge coloniale del 1860, l’alta corte di New Delhi ha dichiarato che l’omosessualita’ non e’ piu’ un reato. Ora spetta al governo nazionale e al parlamento riformare i codici per estendere l’efficacia della sentenza dal solo territorio della capitale federale a tutta l’India. Ci sono voluti anni di battaglie sociali, manifestazioni, parate gay pride e anche suicidi per portare a quella che dai media indiani viene vista come una sentenza epocale che ora passa la palla al parlamento, il quale fra problemi e divisioni, e’ chiamato ora a legiferare. La sentenza ha dichiarato anticostituzionale il reato di omosessualita’ perche’ discrimina una parte sociale, confermando la rilevanza penale dei rapporti non consensuali, soprattutto con minorenni. Fino a oggi una legge emanata sotto l’Impero britannico e confluita nella sezione 377 del codice penale indiano, puniva il ”sesso contro natura” fino a dieci anni. In alcuni casi, la punizione poteva anche arrivare all’ergastolo. La legge inoltre equiparava gli omosessuali a coloro che hanno rapporti con animali, e contro queste discriminazioni, il movimento omosessuale indiano aveva da sempre combattuto. Gli attivisti omosessuali nel 2004 avevano anche fatto ricorso al tribunale di Delhi, che respinse la richiesta bollandola come ”accademica”.

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Tutte le petizioni sono state rigettate dalle autorita’ indiane che, almeno finora, hanno sempre considerato i comportamenti omosessuali contrari alla morale. I gruppi per la tutela dei diritti di gay e lesbiche da qualche anno stanno suffragando la loro lotta una nuova importante argomentazione: la lotta all’Aids. In India infatti vi sarebbero milioni di omosessuali a rischio Aids che, per paura del carcere, non denunciando la loro condizione e non hanno percio’ accesso alle cure mediche. Gia’ il ministro della salute – l’omosessualita’ in India e’ ritenuta infatti da molti una malattia – del passato governo, Ramadoss, si era impegnato a lavorare per depenalizzare il reato. Ma Ramadoss non riusci’ nel suo intento:: Palanippan Chidambaran, ministro degli interni alla fine del passato governo e in questo attuale, la settimana scorsa annuncio’ l’intento di voler riunire i suoi colleghi di gabinetto per analizzare il problema e arrivare alla depenalizzazione. Il giorno dopo il ministro della giustizia, pero’, dopo feroci critiche della comunita’ musulmana, freno’ dicendo che l’argomento non era in agenda. In base alla legge indiana, la sentenza di oggi vale solo per il territorio di Delhi e non per tutto il Paese, e dovra’ essere il governo a esprimersi sulla modifica del codice penale. Un mandato non facile: la sentenza e’ stata commentata da Shakeel Ahmed, portavoce del Partito del Congresso di Sonia Gandhi, con un laconico ”e’ una questione tra governo e tribunale”. La sentenza e’ stata salutata con slogan e canti in aula da un centinaio di attivisti dei diritti degli omosessuali, i quali hanno dichiarato la loro felicita’ per la depenalizzazione del loro status. Ma la stessa sentenza e’ stata subito condannata da alcuni leader religiosi indiani, soprattutto musulmani. ”E’ assolutamente sbagliato legalizzare l’omosessualita’, non accetteremo mai una legge del genere”, ha dichiarato alla tv l’ Imam della Jama Masjid di Delhi, la piu’ grande moschea dell’ India, Ahmed Bukhari. Anche il segretario dell’All India Muslim Peronsal Law Board, organismo che riunisce tutte le associazioni musulmane del Paese, il maulana Khalid Rashid Firangi Mahali, s’e’ dichiarato contrario alla sentenza: ”l’omosessulita’ e’ contro la religione e la sharia (la legge islamica, ndr)”. La Chiesa cattolica indiana, attraverso il Dominic Immanuel, pur ribadendo la sua contrarieta’ alle relazioni omosessualita’, e favorevole a rimuovere le discriminazioni contro gli omosessuali, che non rischiano piu’ l’arresto.

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Giustizia lenta e costosa: 466 anni per smaltire l’arretrato

La giustizia indiana e’ una delle piu’ lente e care al mondo. Lo dice un dossier presentato dal capo dell’Alta Corte indiana, AP Shah, e reso noto dalla stampa del paese. La sola Alta Corte di Delhi, ha bisogno di 466 anni per smaltire tutto l’arretrato che ha, 332141 casi, nonostante nel 2007-08 il tribunale abbia deciso su 56612 casi, con una media di meno di cinque minuti a caso, 4,55 minuti. Una delle ragioni di questo ingolfamento, risiede nel fatto che la corte non dispone di tutti i giudici necessari, solo 32 su 48. Si invoca una semplificazione giudiziaria per risolvere molte questioni che ingolfano le aule dei tribunali, molto spesso pieni di casi duplicati, in particolare di questioni su atti parlamentari, che invece dovrebbero essere di sola competenza della Suprema Corte. Un caso su tutti: un procedimento del 1950 e’ stato concluso nella corte suprema solo nel 1995. Tra le cause dell’ingolfamento, secondo il presidente dell’Alta Corte, l’inefficienza, ma anche la corruzione e la mancanza di voglia di fare. Ma la giustizia e’ anche molto costosa. Secondo il dossier del presidente del tribunale, ogni minuto per esaminare i casi e altro, l’AlTa Corte spende in media circa 110 euro, 6327 rupie, davvero tante se si pensa che e’ la stessa dello stipendio medio mensile del cameriere di un grande albergo.

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Marito e moglie indiani, potete finalmente baciarvi in pubblico

I coniugi indiani non rischiano più una multa se si baciano in pubblico. Lo ha deciso una sentenza dell’Alta Corte della capitale New Delhi, secondo la quale non si ricorre nel reato di atti osceni, come prescrive il codice penale indiano, se si è sposati. Una sentenza che stravolge quanto fino ad ora si credeva e che poteva portare la coppia in carcere fino a tre mesi. I due ragazzi, 28 e 23 anni, si erano sposati da poco. Mentre aspettavano l’avvocato che doveva registrare il loro matrimonio, si appartarono dietro una colonna della metropolitana e si scambiarono un bacio. Un ispettore di polizia li vide e li arrestò, specificando nel verbale che “erano seduti in una posizione sconveniente nei pressi di un palo della metropolitana e si baciavano”. Dinanzi al giudice, i due sposi hanno negato di essersi baciati, ma il loro avvocato ha cercato di dimostrare come la cosa non rientrasse nel reato di atti osceni. Ed ha avuto ragione. Il giudice, infatti ha motivato l’assoluzione scrivendo che “è inconcepibile ai giorni nostri che l’espressione di amore di una giovane coppia sposata possa essere ritenuto un atto osceno che porti ad un coercitivo processo di legge”. La sentenza non farà certo piacere a quanti in India ritengono una offesa qualsiasi atto d’affetto tra persone per strada. Mentre gli uomini camminano mano nella mano in segno di amicizia, a uomo e donna è vietato mostrare i propri sentimenti. Marito e moglie camminano per strada uno davanti e uno dietro, i fidanzati si nascondono nei giardini pubblici o nei monumenti, spesso sotto foulard, per scambiarsi tenerezze. Gli omosessuali non si mostrano in pubblico, rischiano fino all’ergastolo per sodomia. Ma la polizia morale non fa sconti ed eleva diverse multe. Anche nei film e in televisione la censura taglia le scene dove ci si bacia. E per un bacio ad una attrice indiana, due anni fa fu denunciato Richard Gere, mentre una coppia israeliana è stata multata per essersi baciata dopo aver celebrato il loro matrimonio con rito induista. Alcuni gruppi nazionalisti hindù, che si battono per evitare la deriva occidentale dell’India che, secondo loro, porta alla depravazione dei costumi, già in questi giorni stanno cominciando una battaglia contro San Valentino.

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L’alta Corte chiede al governo di Delhi di non discriminare gli omosessuali

L’alta corte indiana ha inviato una richiesta al governo centrale di non continuare la discriminazione nei confronti degli omosessuali che, secondo la legge indiana, sono punibili con la galera fino all’ergastolo. L’alta corte si chiede ”cosa spinga lo stato ad avere ancora interesse a continuare con queste leggi contro gli omosessuali dal momento che queste persone soffrono di discriminazione e vengono visti non degni dalla societa”’. La richiesta dell’alta corte nasce dall’esigenza di poter assicurare agli omosessuali che sono malati di AIDS, di poter fare ricorso alle cure. Questi, infatti, per paura di essere scoperti e di andare in galera, non dichiarano ne’ la loro omessualita’ ne’ tanto meno la loro malattia. Secondo il governo, invece, non e’ questione di legge ma semplicemente di inculcare una educazione diversa sulle cure per l’HIV. ”Legalizzare questi atti – ha risposto l’avvocato generale dello stato PP Malhotra – non e’ la risposta. Coloro che indugiano in questi atti non si fanno avanti non per timidezza, ma per incolpare il governo”. Malhotra, mentre giustifica le misure penali contro gli omosessuali, ha spiegato che l’India non puo’ seguire il trend delle societa’ occidentali che considerano l’omosessualita’ normale. Per l’avvocato, che ribadisce che ”non c’e’ il concetto di orientamento sessuale nella costituzione indiana”, il diritto alla privacy degli omosessuali non e’ assoluto mentre deve essere preso in considerazione l’interesse di larga parte della societa’. ”Il sesso tra gay – ha detto Malhotra all’agenzia PTI – e’ contro l’ordine naturale. Noi andremmo contro la natura se gli permettessimo di agire. E’ uno dei casi, questo, nel quale lo stato deve chiedere l’aiuto della legge per mantenere la moralita’ pubblica”. La richiesta della corte e’ arrivata dopo la presentazione di una istanza da parte di un gruppo di attivisti per i diritti degli omosessuali che chiede la cancellazione della legge penale contro di loro. Secondo le associazioni per i diritti dei gay, le leggi che giudicano penalmente l’omossessualita’ in India, portando fino alla pena dell’ergastolo per i gay, violano i diritti fondamentali di di uguaglianza, discriminando gli atti omosessuali sul terreno della moralita’. Nel governo, il solo ministro della salute, Ramadoss, si è da tempo espresso a favore della depenalizzazione dell’omoessualità nel paese.

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