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Il Pakistan risponde ed ammette. Soldi anche dall’Italia

Il Pakistan ha risposto al dossier indiano con le investigazioni sugli attentati che a novembre scorso a Mumbai fecero 179 morti, ammettendo che ”parte della cospirazione e’ stata organizzata sul suolo pachistano”. Lo ha detto oggi in conferenza stampa, presentando a Islamabad il dossier di risposta, Rehman Malik, consigliere agli interni del primo ministro, in pratica il ministro degli interni pachistano. Malik ha spiegato che azioni legate all’organizzazione degli attentati di Mumbai sono state messe in atto in diversi altri paesi, tra i quali Italia, Spagna, Russia e Stati Uniti. In particolare in Italia, secondo le risultanze investigative pachistane, sarebbero transitati alcuni soldi. La risposta pachistana, attesa lungamente dall’India e arrivata dopo diversi rinvii, e’ stata accolta favorevolmente dal governo di New Delhi che, per bocca del ministro degli interni Chidambaram, ha parlato di ”positivo sviluppo” nelle relazioni dei due paesi. L’India aveva inviato il dossier il 5 gennaio scorso, chiedendo a Islamabad di rispondere quanto prima sulle accuse che puntavano al Pakistan e a gruppi pachistani per l’ideazione e la gestione dell’attentato di novembre. Malik ha detto che le indagini pachistane hanno portato a scoprire la colpevolezza in qualita’ di organizzatore degli attentati di Hamad Amin Sadiq, vicino al Lashkar-e-Taiba (LeT), il gruppo terrorista indicato da Delhi come il principale colpevole. Il governo pachistano ha ammesso la colpevolezza del LeT, in particolare del comandante delle operazioni Zaki-ur-Rehman Lakhvi e dell’esperto di comunicazioni Zarar Shah, che avrebbero addestrato i 10 componenti del commando che per tre giorni ha tenuto in pugno la capitale economica indiana. Malik ha comunicato ai giornalisti che il governo ha aperto un procedimento penale, tramite denuncia, nei confronti di coloro che ritiene implicati negli attentati, spiegando di aver rintracciato le comunicazioni telefoniche che portano alla rete di contatti in Pakistan e all’estero, oltre ad aver rintracciato il luogo dal quale sono partiti i gommoni alla volta di Mumbai. Il governo pachistano, nel consegnare all’India il dossier, ha chiesto a Delhi di rispondere a 30 altri quesiti lasciati irrisolti e ha chiesto l’esame del DNA di Kasab, l’unico attentatore sopravvissuto e in custodia dalla polizia di Mumbai.

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