Nessun giocatore di cricket pachistano giochera’ nel prossimo campionato indiano. E’ quanto hanno deciso i proprietari delle squadre che partecipano all’Indian Premier League (Ipl), il campionato di cricket professionistico indiano giunto alla sua terza edizione e che comincera’ il prossimo 12 marzo. Qualcosa si era gia’ capito due giorni fa, quando si e’ tenuta l’asta dei proprietari delle squadre per l’acquisto dei giocatori. Erano rimasti senza ingaggio tutti i giocatori pachistani, nonostante qualcuno di loro aveva giocato nelle due passate e dizioni e il loro valore sportivo indiscusso. Anche una bassa base d’asta, non aveva contribuito al loro ingaggio nelle quadre indiane. La loro esclusione, aveva destato qualche sospetto in India e nel mondo del cricket internazionale, ma soprattutto veementi reazioni in Pakistan. Il ministro degli interni di Islamabad, Rehman Malik, aveva parlato di ”umiliazione pesante” alla quale erano stati sottoposti i giocatori pachistani, accusando l’India di non voler fare nulla per rinverdire il processo di pace fra i due paesi. A Malik hanno risposto sia il ministro dello sport che quello degli estri indiano, Gill e Krishna. Entrambi hanno respinto le accuse spiegando che la Ipl e’ un affare tutto privato nel quale il governo non ha nessun potere. Ma le scuse indiane non hanno convinto i pachistani, tanto che il presidente del parlamento di Islamabad, Fehmida Mirza, ha annunciato che sono state cancellate le visite di una delegazione del parlamento pachistano in India, dopo la questione dei giocatori. I vertici dell’Ipl, si legge sulla stampa pachistana, avrebbero giustificato, in maniera non ufficiale, la non scelta dei giocatori pachistani con la paura di attentati e ritorsioni dopo i fatti di Mumbai. L’anno scorso, proprio per timori di attentati, dopo quello di Mumbai, il campionato indiano di cricket fu disputato in Sud Africa. Quest’anno, i presidenti delle squadre temono ritorsioni per le partite che si disputeranno a Mumbai. Da qui la scelta di non prendere giocatori pachistani. Ma il problema ora si sta ponendo anche per i giocatori australiani. Da qualche mese nel paese dei canguri, diversi indiani sono stati aggrediti e alcuni uccisi. Ci sono state le proteste ufficiali del governo indiano e le rassicurazioni di quello australiano. I vertici dell’Ipl temono che i gruppi nazionalisti induisti, come lo Shiv Sena di Mumbai, possano organizzare azioni contro le squadre che ingaggiano giocatori australiani oltre che pachistani. La ‘diplomazia del cricket’, che in tempi di guerra aveva avvicinato i due ‘cugini nucleari’, pare essere oramai solo un ricordo.
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Mumbai, anniversario tra commozione e polemiche
La commozione, le emozioni ancora vivide legate al ricordo delle vittime della strage di Mumbai che esattamente un anno fa provoco’ la morte di oltre 170 persone, hanno oggi presto lasciato il posto alle polemiche e alle proteste. L’emozione scaturita dalla parata della polizia che ha aperto la giornata di manifestazioni, seguita da incontri di preghiera interconfessionali e ricordo dei caduti, ha lasciato il posto a numerose polemiche e proteste che hanno riguardato la gente comune, scesa in piazza per partecipare a questo giorno di commemorazioni, ma anche la classe politica. Molte delle famiglie delle vittime degli attentati dello scorso 26 novembre lamentano di non aver ancora ricevuto le somme stanziate a titolo di risarcimento dal Ministero dell’Interno. Secondo fonti ufficiali, dei 107 aventi diritto solo 50 sarebbero stati esaminati e avrebbero ottenuto quanto loro spettante.
Il Ministero dell’Interno indiano ha stanziato 3 lakh (circa seimila euro) di risarcimento per ciascuna delle famiglie delle vittime e 50000 rupie (circa mille euro) per ciascuno dei feriti.
E le questioni relative al risarcimento hanno scatenato le discussioni anche all’interno del parlamento, soprattutto tra il leader dell’opposizione, L K Advani, e il Ministro delle Finanze, Pranab Mukherjee arrivando alla rissa fra i parlamentari.
Advani ha accusato il governo di compiere ”passi lenti” nel dare sollievo e il giusto risarcimento alle famiglie delle vittime, provocando l’ira del Ministro delle Finanze che ha vigorosamente affermato che il partito de BJP (che sta all’opposizione in India) in questo modo strumentalizza la tragedia del 26 novembre scorso per fini politici.
Le manifestazioni di oggi sono state anche segnate dalle proteste per la scarsa sicurezza che avvertono i cittadini, oggi come l’anno scorso. Un ex ufficiale di polizia di Mumbai, Hasan Gafoor, in una intervista ad un settimanale indiano, ha detto che una intera sezione di agenti di polizia si rifiuto’ di recarsi sul luogo degli attentati. Sono poi ancora veementi le polemiche sui ritardi sia dell’intervento della polizia, ma soprattutto di quello delle teste di cuoio, arrivati con oltre 10 ore di ritardo. Molti indiani sono spaventati che un simile attacco possa nuovamente ripetersi in futuro, timore avvalorato da dichiarazioni dei vertici militari e della polizia. Il popolo di Mumbai, insieme anche a tanta altra gente giunta da ogni parte del paese, si e’ riunito dinanzi al Gate of India, il monumento simbolo della citta’ che si trova a pochi passi dall’Hotel Taj )e nei pressi del quale approdo’ il barchino dei dieci assalitori), pregando, piangendo e rendendo omaggio ai caduti. Ma tra loro anche la rabbia e’ apparsa palpabile. ”Vogliamo che Kasab sia impiccato” hanno urlato in molti, invocando cosi’ una punizione esemplare per l’unico terrorista pachistano catturato vivo, al momento sotto processo. ”Proteggono i ministri, i politici, ma alla nostra sicurezza chi ci pensa?” ha detto un altro cittadino. E ci sono state polemiche anche contro la polizia, i cui membri, secondo la popolazione, sono scarsamente addestrati e inidonei a gestire le emergenze. Polemiche anche contro la marcia organizzata dalla polizia, accusata di strumentalizzare l’anniversario per fare bella mostra del suo moderno armamentario. Il tutto, ottenuto grazie ad un nuovo stanziamento per la sicurezza annunciato dal ministro degli interni dello stato del Maharashtra, R.R. Patil. Lo stesso che era in carica durante gli attentati e che si dimise subito dopo, per poi riprendere la sua carica con la nuova amministrazione.
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Fumetti, libri e film nel giorno dell’anniversario di Mumbai
Anche film, libri, mostre d’arte e fumetti nel primo anniversario degli attentati di Mumbai. Gia’ poche ore dopo la liberazione degli ostaggi nel Taj Mahal hotel da parte delle teste di cuoio indiane, un famoso regista di Bollywood, Gopal Varma, fece un sopralluogo nell’albergo, accompagnato dal primo ministro di allora dello stato, per riprendere le location per un film sugli attentati. La cosa indigno’ gli indiani tanto da convincere il primo ministro del Maharashtra, Vilasrao Deshmuk, a dimettersi e a Varma di abbandonare l’idea del film. Cosa che pero’ non e’ avvenuto per altri registi. Una serie di film sono in uscita in India, tutti coll’unico filo conduttore del sentimento di unita’ del paese, della vittoria sui terroristi pachistani, con esplosioni, sangue e corpi straziati in bella vista. Il richiamo di Bollywood non poteva non essere raccolto dagli altri media che stanno avendo sempre piu’ successo nel paese. E’ ad esempio il caso di ”Operation Mumbai”, un gioco on line nel quale il giocatore deve uccidere, in un tempo determinato, i terroristi. Libri e opere d’arte sono in esplosione a Mumbai e in altre citta’ indiane, mentre e’ stato da poco diffuso anche un fumetto, intitolato ’26/11′, nel quale 15 terroristi entrano via mare ed un super eroe, Doga, viene preso dai terroristi e poi liberato dalle forze speciali della polizia. In un altro fumetto, ‘Halla Bol’, il super eroe Nagraj entra nello stato vicino ‘Ghuspetistaan’ per distruggere i campi terroristi dopo che questi hanno attaccato i luoghi di Mumbai, che nel fumetto conservano i loro nomi originali. Entrambi i fumetti, venduti a poco meno di un euro, sono andati a ruba ed hanno esaurito le copie stampate, tanto che gli editori stanno pensando di metterli a disposizione su internet o attraverso i cellulari.
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Nessuno vuole i cadaveri dei terroristi di Mumbai
Quasi un anno dopo gli attentati di Mumbai agli alberghi del lungomare, che costarono la vita a piu’ di 170 persone, i corpi dei nove terroristi uccisi durante i giorni di assedio giacciono ancora nella camera mortuaria dell’ospedale di Mumbai, rifiutati da tutti. L’obitorio del J.J. Hospital e’ presidiato 24 ore su 24 e la sala ha la temperatura molto bassa, cosi’ da non permettere la decomposizione dei corpi. Sono li dal 29 novembre dell’anno scorso, quando fini’, dopo tre giorni, l’assedio alla citta’ che convolse due alberghi di lusso, la maggiore stazione ferroviaria, un ospedale e il centro culturale ebraico. In quella occasione, un solo terrorista su dieci sopravvisse ed ora e’ sotto processo, mentre gli altri, dopo gli esami autoptici, furono portati nell’obitorio dell’ospedale dove si trovano ancora oggi. Il governo locale ha inviato diverse richieste a quello pachistano tramite l’ambasciata di Islamabad in India, ma nessuno dal Pakistan ne ha reclamato i corpi, anche se gli indiani avevano indicato con precisione gli indirizzi dei nove. Inutile pensare di inumarli. Il consiglio dei musulmani indiani, ha vietato l’inumazione dei corpi dei nove terroristi nei cimiteri di tutto il paese, dopo aver bollato come ”non musulmani” i terroristi perch’ avrebbero dimostrato di non essere stati veri seguaci dell’Islam. Nessun cimitero musulmano del paese ha accettato i corpi tanto che qualcuno ha avanzato l’ipotesi di gettarli dinanzi al cancello dell’ambasciata pachistana o di gettarli nel mare Arabico. La soluzione e’ difficile, perche’ nessuno vuole urtare i sentimenti degli induisti ne’ quelli dei musulmani e tantomeno creare un incidente con il Pakistan. Da pochi giorni e’ stato eletto il nuovo governo dello stato del Maharashtra, a cui e’ demandata la decisione sul futuro dei nove cadaveri.
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L’India dietro gli attentati in Pakistan
Il ministro degli interni pachistano, Rehman Malik, ha detto alla stampa di avere le prove del coinvolgimento dell’India in attività terroristiche in Belucistan. Malik – secondo la stampa indiana e quella pachistana on line – ha anche invitato il suo omologo indiano o qualsiasi altro esponente del governo di New Delhi a recarsi a Islamabad per “prendere visione dei risultati delle indagini”. Il ministro degli interni pachistano, inoltre, ha reagito all’affermazione di ieri del primo ministro indiano Manmohan Singh, secondo il quale in India c’é il pericolo imminente di un attacco terroristico sul tipo di quello avvenuto a Mumbai il novembre scorso. “Se il governo indiano ha questo sentore – ha detto Malik – significa che ha informazioni di intelligence che dovrebbe condividere con noi. Solo così potremmo essere utili”. Malik ha anche informato la stampa che oltre 300 guardie civili sono state mobilitate per proteggere le scuole pubbliche pachistane, a cominciare da quelle di Islamabad e delle grandi città. La decisione è stata presa dopo l’attentato di ieri all’università islamica di Islamabad nel quale sono morti sette studenti.
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