Un attentatore suicida si e’ fatto esplodere stamani davanti all’ingresso principale della cittadella giudiziaria di Peshawar, nel nord ovest del Pakistan, causando la morte di almeno 16 persone. Tra le vittime anche tre agenti di polizia in servizio dinanzi al tribunale di Khyber road, il piu’ grande della citta’ capoluogo della provincia frontaliera di Nord Ovest ai confini con l’Afghanistan. Secondo le prime informazioni, l’attentatore suicida, che indossava un giubbotto imbottito di esplosivo, e’ sceso da un taxi e si e’ diretto verso l’ingresso del tribunale, posto su una delle strade piu’ importanti della citta’. La polizia lo stava controllando prima di permettergli l’accesso quando l’uomo si e’ fatto esplodere. Almeno 25 i feriti secondo la televisione, 35 secondo altre fonti, alcuni dei quali in gravissime condizioni tanto che si teme che il bilancio dei morti possa aumentare. Peshawar e’ stata oggetto nelle scorse settimane di numerosi attentati, quasi uno al giorno. La stessa Khyber road e’ stata presa di mira lo scorso giugno, quando un attacco contro l’hotel a cinque stelle Pearl Continental ha causato 19 morti. Sei giorni fa e’ stata teatro dell’attentato alla sede dei servizi segreti pachistani, l’Isi, nel quale sono morte 19 persone. Le autorita’ puntano l’indice contro i talebani, nei confronti dei quali l’esercito sta portando avanti una offensiva in Sud Waziristan dallo scorso 17 ottobre. Stamani, poche ore prima dell’attentato a Peshawar, un drone americano ha lanciato alcuni missili contro postazioni talebane in Nord Waziristan, causando almeno quattro vittime. Secondo la televisione Dawn, c’erano gia’ informazioni di intelligence che preannunciavano un attentato contro il palazzo di 4 piani che ospita il tribunale di Peshawar, nella centrale Kyber road. Vicinissimo alla struttura e’ anche il Pearl Continental, l’hotel a cinque stelle oggetto di un altro attentato terroristico lo scorso giugno, nel quale morirono 11 persone. Dall’inizio dell’offensiva dell’esercito contro i talebani in Sud Waziristan, sono stati sei gli attentati nella sola Peshawar, che hanno fatto oltre 180 vittime in sette attentati. Il piu’ cruento e’ stato quello nel mercato della citta’ pachistana lo scorso 28 ottobre, con 120 morti, mentre in citta’ sono stati colpiti anche la sede dei servizi segreti e uffici amministrativi oltre che, oggi, il tribunale. Il 9 ottobre, inoltre, un altro attentato suicida sempre a Peshawar, in un mercato, aveva fatto 50 vittime.
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Attentato agli 007 pachistani
Sono 20 le vittime di due attentati terroristici avvenuti oggi in Pakistan nella parte nord occidentale ai confini con l’Afghanistan. Ed ancora una volta nel mirino dei terroristi c’erano due istituzioni importanti, come una sede dei servizi segreti e una stazione di polizia. Il primo attentato alle 6.40 del mattino a Peshawar, capoluogo della Provincia Frontaliera di Nord Ovest (Nwfp), gia’ oggetto di attentati nelle scorse settimane. L’attentato e’ avvenuto a poche ore dall’arrivo ad Islamabad del consigliere per la sicurezza nazionale americana Jim Jones, arrivato in Pakistan a parlare di terrorismo. Obiettivo dei terroristi, il palazzo di tre piani che ad Army Stadium chowk, ospita l’Isi, l’Inter Services Intelligence, il servizio segreto pachistano. Un camioncino con oltre 200 chilogrammi di esplosivo e’ piombato contro l’edificio ed e’ esploso, all’altezza del posto di blocco, a seguito dei colpi delle guardie. L’esplosione e’ stata fortissima: almeno 12 i morti, oltre sessanta i feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni, tanto che si teme che il bilancio possa aumentare. Il forte scoppio ha provocato il crollo e il danneggiamento di palazzi vicini ed e’ stato avvertito ad oltre 20 km di lontananza. Tutta la zona del Cantonment, l’ex zona militare inglese dove si trova l’edificio, e’ stata chiusa e lo stato di massima allerta e’ scattato a Peshawar e in tutte le grandi citta’ del paese. Nessuno ha rivendicato l’attentato, ma si punta il dito contro i talebani, contro i quali da oltre due settimane l’esercito sta portando avanti una offensiva nel Sud Waziristan, sempre nel nord ovest ai confini con l’Afghanistan. Un’ora dopo, un altro kamikaze a bordo di un auto imbottita di esplosivo si e’ lanciato contro la stazione di polizia Bakka Khel sulla Ragsa Road di Bannu, distretto ai confini con il Sud Waziristan. Il palazzo che ospitava gli agenti e’ stato completamente distrutto. La stazione di polizia Bakka Khel si trova al confine del distretto di Bannu e le zone semi tribali del nord ovest. L’esercito continua la sua offensiva in Sud Waziristan, celebrando vittorie quotidiane. Ieri erano stati uccisi 24 militanti, oggi i talebani morti sono 6 e 12 i militari uccisi in battaglia. Ma il governo sta perdendo la sua battaglia contro i terroristi, sul piano della guerriglia. I talebani, infatti, stanno portando lo scontro dalle alture del Sud Waziristan alle citta’ pachistane, colpendo sia il cuore delle istituzioni che i civili. Una serie di attentati, soprattutto tra Peshawar e Islamabad, che hanno colpito la piu’ grande base dell’aeronautica, l’universita’ islamica, la cittadella dell’Onu, la sede dei servizi segreti, ma anche diversi mercati. Una situazione che sta portando all’esasperazione i civili pachistani. Il governo, teme una perdita di consensi. L’attacco di oggi all’Isi, struttura storicamente vicina ai talebani, secondo molti osservatori e’ segno di uno sfaldamento dei vecchi equilibri anche sotterranei in Pakistan. Una situazione che il governo, almeno per ora, sembra non essere in grado di gestire.
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Ennesimo attentato in Pakistan
E’ di almeno 30 morti il bilancio dell’attentato di stamattina in un mercato di Charsadda, citta’ pachistana della Provincia Frontaliera di Nord Ovest (Nwfp) ai confini con l’Afghanistan. Un attentatore suicida, a bordo della sua auto imbottita di esplosivo, si e’ fatto esplodere al mercato Farooq-e-Azam Chowk, in quel momento gremito di gente. Il mercato e’ il riferimento cittadino per coloro che devono acquistare frutta e verdura e al momento dell’esplosione c’era molta gente, tra i quali anche donne e bambini, che sono registrati tra le vittime dell’esplosione. Secondo il ministro dell’informazione della Nwfp, Mian Iftikhar Hussain, l’esplosione e’ stata molto forte tanto da provocare almeno 100 feriti e la distruzione di tutto cio’ che era intorno, auto, bancarelle, negozi e danneggiando seriamente i palazzi. Non c’e’ stato nessuna rivendicazione, ma la polizia punta il dito contro il gruppo talebano Therik-e-Taliban Pakistan, contro il quale l’esercito di Islamabad sta portando una offensiva nel distretto del Sud Waziristan. Il gruppo talebano, che guida la rivolta nel paese contro l’alleanza con gli Usa e con la volonta’ di imporre la Sharia, la legge islamica, in tutto il Pakistan, si e’ reso disponibile di una lunga serie di attentati nel paese. Negli ultimi due anni sono almeno 2500 vittime a causa degli attentati. Le ultime settimane hanno visto una recrudescenza degli attentati nella Provincia Frontaliera, e in particolare a Peshawar, soprattutto contro istituzioni locali e internazionali. Dopo l’attentato del 28 ottobre nel mercato di Peshawar che ha fatto oltre 100 vittime, tre giorni fa e’ stata la volta di undici persone e del sindaco anti talebano di una cittadina nei pressi di Peshawar. Oggi, secondo la stampa pachistana, i talebani hanno voluto continuare a colpire quelli che considerano i loro nemici in patria. Charsadda, infatti, e’ la patria del partito di governo della provincia, lAwami National Party (ANP), che si oppone ai talebani. E monta la paura in Pakistan: mentre l’esercito annuncia continue vittorie in Sud Waziristan, i talebani portano la guerra nelle citta’. E i continui attentati, con la media di uno ogni due giorni, fanno emergere la vulnerabilita’ delle citta’ pachistane, che sta cominciando ad irritare i pachistani, tanto che il governo teme una perdita di consensi soprattutto rispetto alla guerra contro i talebani.
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Attentato in Pakistan contro sindaco anti talebano
E’ salito a dodici il bilancio delle vittime dell’attentato di stamattina nei pressi di Peshawar, nel nord ovest del Pakistan. Un attentatore suicida si e’ fatto esplodere in un mercato affollato della citta’ di Adizai, a 16 chilometri dal capoluogo della Provincia Frontaliera di Nord Ovest, ai confini con l’Afghanistan, con l’intenzione di colpire il sindaco di un villaggio una volta vicino ai talebani e ora invece alleato del governo nell’offensiva anti talebana. Abdul Malik, il sindaco di Adizai, si trovava nell’affollato mercato di Matai per acquistare, come tutti i suoi concittadini, capre da sacrificare in occasione della prossima festivita’ religiosa musulmana di Eid: Il sindaco, del quale si era detto che era sopravvissuto in un primo tempo, e’ invece morto nell’attentato, cosi’ come altre undici persone, tra le quali donne e un bambino. Malik in passato era stato un forte sostenitore dei talebani, offrendo assistenza logistica e protezione ai talebani, soprattutto quelli che operano al confine con l’Afghanistan. Da qualche tempo, aveva invee deciso di appoggiare la guerra del governo centrale di Islamabad contro i talebani, tanto da aver formato una sua milizia, composta da cittadini e tribali, di supporto all’esercito pachistano. Gia’ in passato, a causa di quetsa sua svolta anti talebana, Abdul Malik era stato oggetto di attentati dai quali era riuscito a scampare. Oggi non ci e’ riuscito: un attentatore con un giubbotto imbottito di esplosivo si e’ avvicinato a lui e si e’ fatto epslodere mentre c’erano diverse persone intorno al sindaco ad incoraggiarlo nella sua battaglia anti talebana. Molti locali sono scesi in piazza per manifestare contro l’omicidio del sindaco, molto amato in citta’, e minacciare i talebani di vendetta. Nonostante l’esercito di Islamabad da oltre due settimane stia tenendo contro i talebani una offensiva nella regione del Sud Waziristan, che sino ad ora ha provocato oltre 300 vititme fra i ribelli, questi ultimi continuano a portare la guerra nelel citta’, soprattutto quelle del nord ovest. Peshawar e’ stata quella piu’ colpita, con diversi attentati, l’ultimo il 28 ottobre, che hanno causato nelle ultime settimane oltre 200 vittime.
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Attentato a Rawalpindi, 34 morti
E’ di almeno 34 morti e 50 feriti il bilancio dell’attentato suicida compiuto stamani a Rawalpindi, la citta’ satellite di Islamabad, sede del quartier generale dell’esercito pachistano. Alcuni dei feriti sono in gravi condizioni, per cui si teme che il bilancio delle vittime possa aumentare. Erano circa le 10.45 ora locale quando un kamikaze a bordo di una motocicletta si e’ fatto esplodere a Mall Road, nei pressi di alberghi, banche, uffici, nella centralissima zona di Rawalpindi Cantonment, dove ci sono alcuni uffici e abitazioni di ufficiali dell’esercito. L’attentatore si e’ fatto esplodere vicino a una fila di persone che aspettavano fuori da una banca di ricevere stipendi e pensioni. Tra loro vi sono militari e civili e diversi anziani. L’esplosione e’ stata molto forte, tanto da danneggiare palazzi, abitazioni, uffici, negozi e auto nei pressi. L’intera citta’, cosi’ come Islamabad, e’ stata posta in stato di allerta. Sul posto gli agenti di polizia hanno ritrovato parti umane che hanno collegato all’attentatore suicida. Non c’e’ ancora stata nessuna rivendicazione, ma la polizia punta il dito contro i talebani, in particolare quelli del Therik-e-Taliban Pakistan (Ttp), il gruppo che si e’ reso responsabile di numerosi attentati che in un mese hanno fatto 200 morti. Il governo stamattina aveva deciso di mettere una taglia di 5 milioni di dollari sulla testa di Hakemullah Mehsud, capo del Ttp, al centro, e di altri 18 capi talebani, dell’offensiva che l’esercito sta portando da tre settimane in Sud Waziristan, il distretto tribale ai confini con l’Afghanistan. Il governo tutto ha condannato l’attentato di oggi, confermando che nonostante la ventata di attentati l’offensiva antitalebana nel nord-ovest del Paese non si fermera’. Per ragioni di sicurezza, le Nazioni Unite, sempre oggi, hanno deciso di sospendere alcuni progetti di cooperazione a lungo termine in corso nella Provincia Frontaliera di Nord Ovest (Nwfp), anche se, come ha dichiarato alla stampa Amina Kamaal, portavoce Onu a Islamabad, non e’ stato deciso quale progetto e che per ora non e’ in progetto l’uscita del personale non pachistano.
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Strage in Pakistan durante la visita della Clinton
L’ennesimo attacco suicida ha colpito oggi Pehsawar, nel nord ovest del Pakistan ai confini con l’Afghanistan, facendo almeno 95 morti. Il terzo nella citta’ pachistana in un mese, una carneficina che ha ucciso principalmente donne e bambini poche ore dopo che il segretario di stato americano, Hillary Clinton, era atterrata a Islamabad per una visita di tre giorni, per ribadire l’alleanza con il Pakistan, ampliare e rafforzare i rapporti bilaterali. Un chiaro segnale al governo pachistano: i mezzi blindati, l’esercito, gli aerei da guerra non possono fermare l’offensiva che i talebani portavo dalle montagne ai confini con l’Afghanistan dove e’ in corso l’offensiva dell’esercito, alle inermi citta’ del paese islamico. Era la tarda mattinata di una giornata normale quando in una strada del Peepal Mandi Market, all’interno del Meena Bazar, nella parte vecchia di Peshawar, un’autobomba e’ esplosa facendo una strage. Almeno sei palazzi, compresa una moschea, sono crollati, lasciando sotto le macerie decine di persone. In quel momento il mercato era affollato di persone, soprattutto donne e bambini, questi ultimi liberi dalla scuola visto che il governo della Provincia Frontaliera di Nord Ovest (North West Frontier Province, Nwfp), della quale Peshawar e’ capitale, ha deciso di tenere chiuse le scuole da oltre dieci giorni e almeno fino al primo novembre, a causa dell’allarme attentati che era sfociato in quello all’Universita’ di Islamabad. Non c’e’ stato scampo per nessuno oggi: oltre 150 chili di esplosivo hanno lasciato morte e distruzione, oltre ad una immensa voragine. Piu’ di 230 persone sono state trasportate negli ospedali della zona, che hanno dichiarato lo stato di emergenza per la mancanza di sangue. Diversi feriti sono in gravi condizioni e con quelli che sono ancora sotto le macerie si teme che il bilancio finale possa aumentare. Non c’e’ ancora stata rivendicazione, ma la polizia punta il dito contro i talebani, in particolare quelli del Therik-e-Taliban Pakistan, responsabili dei piu’ atroci attentati degli ultimi anni, contro i quali da poco piu’ di una settimana l’esercito sta portando avanti una offensiva nei loro bastioni del Sud Waziristan, non lontano da Peshawar, per tentare di stanarli dalle loro caverne nelle montagne ai confini con l’Afghanistan. Gli stessi che nel solo mese di ottobre hanno colpito almeno 10 volte nel paese, tre a Peshawar, tre a Islamabad (colpendo l’universita’ e la sede del Programma Alimentare Mondiale dell’Onu), riuscendo a scalfire anche una super protetta base dell’aeronautica pachistana, la piu’ grande del paese. Una vulnerabilita’, quella delle citta’ pachistane, che sta cominciando ad irritare i pachistani, tanto che il governo teme una perdita di consensi soprattutto in chiave di guerra anti talebana. Paura che ha anche la Clinton, che oggi ha detto di ”essere venuta per parlare direttamente al popolo pachistano”. Il segretario di stato americano ha assicurato aiuto, ha detto che ”il Pakistan e Gli stati Uniti combattono la stessa guerra al terrorismo”, che devono stare sempre ”spalla a spalla” e ha ribadito che gli aiuti di 7,5 miliardi di dollari in cinque anni, che gli Usa hanno stanziato per le opere sociali in Pakistan, non sono, come dice molta parte dell’opinione pubblica e della politica pachistana, una ingerenza nella sovranita’ di Islamabad. Il ministro degli esteri pachistano, Mehmood Qureshi, e’ stato chiaro: bene gli aiuti e la lotta, ma ”ci sono delle riserve sulle politiche dell’altro, che devono essere discusse”. Anche il governo forse comincia a non credere piu’ nella lotta al terrorismo al fianco degli Usa, dal momento che i terroristi sono esemplari nel portare sul territorio di guerriglia urbana quella che Islamabad vede come guerra. E per la quale continua a snocciolare dati: solo oggi l’esercito ha comunicato di aver ucciso 24 talebani, portando il bilancio a 256 dall’inizio della guerra. Poco piu’ della meta’ dei civili uccisi oggi dai talebani a Peshawar.
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Per l’India, aprte tutte le opzioni contro il terrorismo
L’India manterrà tutte le opzioni aperte per smantellare “organizzazioni terroristiche” dopo gli attacchi a Mumbai dello scorso novembre. Lo ha detto oggi il ministro indiano della difesa che, senza nominare esplicitamente il Pakistan, non ha nascosto la frustrazione crescente di fronte alla convinzione che il paese vicino non intenda indagare pienamente sugli attacchi. “Anche dopo il 26 novembre -data degli attacchi di Mumbai- non c’é alcun serio tentativo in atto per smantellare le reti terroristiche ed è questa la maggior preoccupazione”, ha detto A.K. Antony ai giornalisti a New Delhi. “Faremo di tutto per impedire tutto questo e a tale scopo stiamo esaminando tutte le possibili opzioni disponibili, ma non posso dire ora quali”, ha aggiunto. Il primo ministro indiano Manmohan Singh ha accusato ieri il Pakistan di “isteria da guerra”, dopo che lunedì l’India aveva consegnato al Pakistan i risultati delle indagini sugli attentati di Mumbai, dai quali emergerebbero coinvolgimenti “dell’establishment” pachistano. Ufficiali indiani hanno intanto oggi riferito che ci sono finora sette morti -tre soldati e quattro militanti- nella battaglia combattuta da una settimana tra soldati indiani e un piccolo gruppo di separatisti nascosti nella remota zona montagnosa del Poonch, nel Kashmir.
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La figlia della Bhutto realizza rap in onore madre uccisa
Bakhtawar Bhutto Zardari
Bakhtawar Bhutto Zardari, la diciottenne figlia di Benazir Bhutto e Asif Ali Zardari, ha scritto un rap in onore di sua madre assassinata il 27 dicembre dell’anno scorso. Lo scrive l’agenzia indiana PTI. La ragazza si e’ sempre dichiarata fan del genere musicale ed era riuscita a conoscere il suo idolo, il rapper americano Puff Daddy pochi giorni prima della morte della madre. Il rap, che e’ andato anche su Youtube, si intitola ”vorrei cacciare via il dolore” e racconta del suo dolore e di quello della sua famiglia per la tragica morte della madre assassinata al termine di un comizio elettorale a Rawalpindi, nei pressi di Islamabad. ”Cara mamma, ho poche cose da dirti – canta Bakhtawar – cose che non ti ho mai detto… Ma se ti potessi avere… Vorrei mandare via il dolore”. Il rap dura cinque minuti ed e’ recitato su una base hip hop. La performance, prima di essere postata su Youtube, e’ stata trasmnessa dalla televisione di stato pachistana PTV. Il video mostra le ultime immagini di Benazir durante il suo discorso a Rawalpindi e alcune immagini della sua vita. Bakhtawar e’ la seconda figlia (dopo l’unico maschio Bilawal Bhutto Zardari e prima della sorella Asifa) nata dall’unione dell’attuale presidente pachistano Asif Ali Zardari e dall’ex primo ministro Benazir Bhutto. Alla morte della madre, i tre figli hanno unito anche cognome dellaa quello del padre. Bakhtawar, che vive tra Londra e il Pakistan, era molto legata alla madre tanto da tentare il suicidio nel settembre scorso perche’ convinta del coinvolgimento del padre nell’omicidio della madre. La notizia fu smentita dal presidente pachistano ma ebbe grossa eco su tutti i giornali. Fu proprio Benazir Bhutto a incoraggiare Bakhtawar ad andare avanti sulla strada della musica.
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Nessun limite al peggio: pronti film su attentati a Mumbai
Almeno 18 film in cantiere in India sugli attentati di Mumbai del 26 novembre scorso. Lo scrive il britannico Telegraph sul proprio sito online. Tra i titoli, ha reso noto la Indian Motion Pictures Producers Association (Imppa, l’associazione che riunisce i produttori cinematografici), ’26/11 Mumbai under terror’, ‘Operation five-star Mumbai’, ‘Taj to Oberoi’, ’48 hours at the Taj’ e Black Tornado. I titoli devono ora essere approvati dalla Imppa. Secondo Ujwala Londhe, rappresentante dell’associazione dei produttori, il primo titolo è stato depositato e registrato il 28 novembre, quando ancora era in corso l’assedio delle forze speciali ai terroristi barricati. “La gente salta su ogni tragedia. Si tratta di un tentativo di sfruttare la miseria del popolo”, ha commentato il noto documentarista indiano Anand Patwardhan. “Bollywood non si ferma davanti a nulla per fare soldi, la città ha appena cremato e sepolto i suoi morti”, ha osservato con rabbia Badru Nissa, una casalinga di Mumbai intervistata dal quotidiano. Negli attacchi del 26 novembre, rivendicati dal gruppo Deccan Mujaheddin, hanno perso la vita almeno 170 persone.
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Uccisa in Afghanistan donna poliziotto simbolo. C’è speranza per quest’area?
Malalai Kakar dirigeva il dipartimento dei crimini contro le donne ed era la poliziotta più celebre del paese, uno dei simboli dell’Afghanistan del presidente Hamid Karzai: è stata assassinata questa mattina in un agguato davanti a casa sua a Kandahar, roccaforte dei taleban. Zalmay Ayubi, portavoce del governatore di Kandahar, ha detto che l’agente, in forza alla polizia locale con il grado di capitano, “é stata presa di mira da uomini armati questa mattina mentre si apprestava ad andare al lavoro in macchina. E’ morta sul colpo e uno dei suoi figli, che era con lei, è rimasto ferito”. Un medico dell’ospedale di Mirwais, a Kandahar, ha poi detto che la donna è stata colpita alla testa e che il figlio, in gravi condizioni, è in coma. La poliziotta, 40 anni circa d’età, madre di sei figli, era stata minacciata più volte dai taleban, del cui movimento la grande città del sud dell’Afghanistan è stata la culla, ed era già scampata ad alcuni tentativi di assassinio. La rivendicazione dell’omicidio non si è fatta attendere: “Kakar era uno dei nostri bersagli e siamo riusciti a eliminarla”, ha dichiarato telefonicamente all’Afp un portavoce dei taleban, Yusuf Ahmadi. Il presidente afghano Hamid Karzai ha duramente condannato il “vile assassinio” di Malakai Kakar e ha chiesto alle autorità di assicurare i suoi assassini alla giustizia quanto prima. Figlia e sorella di poliziotti, assunta dalla polizia alla fine degli anni ’80, Kakar era fuggita dal paese all’arrivo al potere dei taleban, che avevano proibito alle donne di lavorare, prima di riprendere le sue funzioni alla caduta del loro regime alla fine del 2001. Di lei si era parlato in numerosi articoli della stampa afghana e internazionale. Aveva preso parte anche ad operazioni di sequestro di armi e di droga nella zona di Kandahar. Una fonte di polizia locale, che ha richiesto l’anonimato, ha detto che la collega “era stata la prima donna ad essere reclutata in polizia dopo la caduta dei taleban. Era molto rispettata a Kandahar, non girava mai senza armi ed era sempre in compagnia di un uomo della sua famiglia”. L’assassinio di Malalai Kakar – il cui nome rinvia a una eroina afghana della guerra contro i britannici, alla fine del 19° secolo – arriva al culmine di una escalation di violenza quest’anno in tutto il paese e al confine con il Pakistan nelle zone tribali di etnia pashtun, dove stanno avvenendo sanguinosi scontri e incursioni delle truppe delle coalizioni internazionali a guida Usa e Nato, con ripercussioni nei rapporti tra i due paesi e in quelli tra Pakistan e Stati Uniti. Anche nelle ultime ore si registrano sanguinosi episodi: sei persone, tre poliziotti e tre civili, sono morti oggi nel centro di Spin Boldak – nel sud dell’Afghanistan nei pressi del confine con il Pakistan – in seguito ad un attentato kamikaze che è stato rivendicato dai taleban. I feriti sono in tutto 17. Mentre nell’est la notte scorsa soldati della coalizione sotto comando americano hanno ucciso tre civili da soldati della coalizione internazionale sotto comando americano, secondo il capo della polizia locale Mohammad Ghaus e alcuni testimoni. Da parte sua la coalizione ha confermato un’0operazione nel distretto di Asmar, nella provincia orientale di Kunar, ma ha assicurato di aver ucciso solo dei ribelli “in uno scontro a fuoco”. Intanto Quattro soldati francesi sono rimasti feriti durante scontri ieri con ribelli nel villaggio di Ebdakel, nella provincia afghana di Kapisa, a nord-est di Kabul. Fanno parte dello stesso reggimento di otto tra i dieci soldati francesi rimasti uccisi in un agguato 18 agosto scorso, vicino Kabul.
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