Il primo ministro pachistano, Yousuf Raza Gilani, ha invitato la Lega Musulmana Pachistana-N (PML-N) dei fratelli Sharif, a rientrare nel governo dal quale sono usciti mesi fa. Lo riferisce la televisione pachistana. Shabaz Sharif, fratello dell’ex primo ministro Nawaz e presidente del PML-N, ha incontrato oggi il capo del governo pachistano, il giorno dopo che la corte suprema lo ha rimesso a capo della provincia del Punjab. Il partito dei fratelli Sharif, tornati in patri dall’esilio voluto da Musharraf, era risultato il secondo alle elezioni del 18 febbraio dell’anno scorso. Dopo essere entrati nel governo guidato dal Partito del Popolo Pachistano (PPP) dei Bhutto-Zardari, ad agosto abbandonarono l’esecutivo a causa della riluttanza del PPP a reintegrare i giudici rimossi da Musharraf. Lo stesso motivo per il quale sono continuate le proteste nel paese che hanno poi portato prima alla sentenza del tribunale sull’ineleggibilita’ dei fratelli Sharif (secondo alcuni, sentenza fortemente voluta dal presidente Zardari) e poi al reintegro dei giudici e degli stessi Sharif a seguito di forti proteste in tutto il paese.
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La figlia della Bhutto realizza rap in onore madre uccisa
Bakhtawar Bhutto Zardari
Bakhtawar Bhutto Zardari, la diciottenne figlia di Benazir Bhutto e Asif Ali Zardari, ha scritto un rap in onore di sua madre assassinata il 27 dicembre dell’anno scorso. Lo scrive l’agenzia indiana PTI. La ragazza si e’ sempre dichiarata fan del genere musicale ed era riuscita a conoscere il suo idolo, il rapper americano Puff Daddy pochi giorni prima della morte della madre. Il rap, che e’ andato anche su Youtube, si intitola ”vorrei cacciare via il dolore” e racconta del suo dolore e di quello della sua famiglia per la tragica morte della madre assassinata al termine di un comizio elettorale a Rawalpindi, nei pressi di Islamabad. ”Cara mamma, ho poche cose da dirti – canta Bakhtawar – cose che non ti ho mai detto… Ma se ti potessi avere… Vorrei mandare via il dolore”. Il rap dura cinque minuti ed e’ recitato su una base hip hop. La performance, prima di essere postata su Youtube, e’ stata trasmnessa dalla televisione di stato pachistana PTV. Il video mostra le ultime immagini di Benazir durante il suo discorso a Rawalpindi e alcune immagini della sua vita. Bakhtawar e’ la seconda figlia (dopo l’unico maschio Bilawal Bhutto Zardari e prima della sorella Asifa) nata dall’unione dell’attuale presidente pachistano Asif Ali Zardari e dall’ex primo ministro Benazir Bhutto. Alla morte della madre, i tre figli hanno unito anche cognome dellaa quello del padre. Bakhtawar, che vive tra Londra e il Pakistan, era molto legata alla madre tanto da tentare il suicidio nel settembre scorso perche’ convinta del coinvolgimento del padre nell’omicidio della madre. La notizia fu smentita dal presidente pachistano ma ebbe grossa eco su tutti i giornali. Fu proprio Benazir Bhutto a incoraggiare Bakhtawar ad andare avanti sulla strada della musica.
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Zardari è il nuovo presidente pachistano
Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto e co-presidente del Partito del Popolo pachistano, e’ stato eletto nuovo presidente del Pakistan dal parlamento. Succede a Pervez Musharraf, dimessosi il mese scorso prima di essere sottoposto all’impeachment. L’elezione di Zardari, che sembrava scontata ai piu’, e’ stata comunque bagnata dal sangue. A Peshawar, la capitale della Provincia nord occidentale pachistana (NWFP) ai confini con l’Afghanistan, un attentato con un’autobomba ha provocato la morte di almeno 15 civili ad un check point della polizia. Alcuni edifici nei dintorni del posto di controllo di polizia di Zangi, sulla Kohat Road, dove e’ avvenuto l’attentato, sono crollati e ci sono ancora persone sotto le macerie. Le operazioni di voto per l’elezione del presidente sono cominciate stamattina alle 10:10 ora locale (le 7:00 in Italia) e si sono concluse circa 5 ore dopo. Hanno votato prima i senatori e poi i membri dell’altra camera del parlamento pachistano, mentre in contemporanea votavano i membri delle assemblee delle quattro province. Il risultato ufficioso – si aspetta ancora lo spoglio definitivo per contare tutte le schede – e’ stato salutato dai parlamentari con slogan a favore dei Benzir Bhutto e della sua famiglia. Il vedovo di Benazir Bhutto sarebbe stato eletto con un grande distacco nei confronti dei due diretti concorrenti, Saeed-uz-Zaman Siddiqui della Lega Pachistana Musulmana-N (PML-N) di Nawaz Sharif e Mushahid Hussain Syed della Lega Pachistana Musulmana-Q (PML-Q) vicina all’ex presidente Musharraf. Zardari, che dovrebbe giurare stasera, diventa l’undicesimo presidente della repubblica pachistana dal 1956, anno in cui il paese islamico divento’ repubblica, quattordicesimo se si contano anche i presidenti pro-tempore.
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Attentato a Gilani, il pm si salva
Il primo ministro pachistano Yousuf Raza Gilani e’ scappato ad un attentato oggi a Rawalpindi. La stessa citta’ nella quale ha trovato la morte, lo scorso 27 dicembre, l’ex primo ministro Benazir Bhutto. Gilani si trovava nella sua autovettura blindata nei pressi dell’aeroporto di Rawalpindi, quando un gruppo non identificato ha attaccato il suo convoglio. Due colpi hanno raggiunto l’auto del primo ministro. La televisione pachistana ha mostrato le immagini del finestrino con i segni dei proiettili. Gilani stava ritornando alla sua residenza di Islamabad da Lahore, dove era stato in visita per sostenere la candidatura di Asif Ali Zardari alle prossime elezioni presidenziali in Pakistan. Il ministro dell’informazione pachistana, Sherry Rehman, ha confermato l’attacco, spiegando che sia il primo ministro che il suo staff stanno bene e hanno raggiunto sani e salvi la residenza di Islamabad. La polizia pachistana, pero’, successivamente ha smentito la notizia secondo la quale Gilani si trovava nel convoglio attaccato, probabilmente, da una collina nei pressi della strada che collega Rawalpindi a Islamabad. Al momento non si fanno ipotesi sugli attentatori, anche se l’attenzione degli investigatori si rivolge alle frange estremiste taleban del nord ovest del paese, da mesi in guerra con il governo di Islamabad. Proprio il terrorismo interno e’ un problema molto grosso per Gilani e il suo governo, oltre che per Zardari e la sua coalizione. Il vedovo di Benazir Bhutto si appresta a diventare presidente del Pakistan il prossimo 6 settembre, ma i taleban, che hanno rotto la tregua di maggio accusando il governo di non aver ritirato le truppe nel nord ovest, hanno minacciato attacchi e attentati nelle maggiori citta’ del paese. Anche il cessate il fuoco proposto dal governo in occasione del Ramadam e’ stato respinto.
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Tra Sharif e Zardari sempre più distanze. Zardari malato mentale per il FT
Si fa sempre piu’ profonda la frattura tra Asif Ali Zardari e Nawaz Sharif. Dopo la decisione di ieri di Sharif di abbandonare la maggioranza e sedere all’opposizione (la sua Lega Pachistana Musulmana-N, PML-N, ha gia’ richiesto al presidente della camera l’iscrizione nel gruppo di opposizione), Zardari non ha battuto ciglio. L’unica dichiarazione dal vedovo di Benazir Bhutto e co-presidente del Partito del Popolo Pachistano, e’ di stamattina, ed e’ stata indirizzata all’ex alleato al quale sono arrivate le scuse. Zardari ha chiesto ”scusa a Nawaz Sharif se ha avvertito che abbiamo fatto qualche errore”, ribadendo che lui, il Ppp e il governo sono seriamente impegnati nel reintegro dei giudici rimossi. Il vedovo di Benazir Bhutto ha aggiunto che i giudici saranno rimessi al loro posto e che ”non ci sono due opinioni in merito”. Zardari ha anche detto che il suo partito intende ancora avere come partner la Pml-N di Sharif per rafforzare il processo democratico nel Paese. Concetti ribaditi anche dal primo ministro Gilani. Il capo dell’esecutivo, che non ha mai accettato le dimissioni dei parlamentari del PML-N di Sharif che a maggio hanno lasciato il governo, ha detto che dopo le elezioni presidenziali del 6 settembre ci sara’ un rimpasto di governo e spera che il PML-N possa rientravi. Gilani ha confermato l’intenzione del governo a rimettere al loro posto i giudici rimossi e, per la prima volta, ha fatto anche il nome dell’ex capo della corte suprema Iftikhar Muhammad Chaudhry, il cui rinvio del reintegro, e’ stato il motivo scatenante dell’abbandono da parte di Sharif dell’esecutivo e della maggioranza. Domani verra’ deciso il reintegro di 8 giudici della provincia del Sindh. Il ministro dell’Informazione Rehman ha intanto detto alla stampa che il PPP non teme la nascita di altre coalizioni. Ma su Zardari, oltre alla questione del terrorismo interno che continua a far sentire forte la propria voce, si abbatte anche un’altra tegola. Secondo il Financial Times, Zardari avrebbe problemi mentali. Al vedovo della Bhutto, secondo documenti medici in possesso del quotidiano, sono state diagnosticate nel corso di due anni diverse malattie, tra cui demenza, profonda depressione, disordine da stress post-traumatico, derivanti dagli undici anni di prigionia e tortura subite a seguito di numerose condanne. Le cartelle cliniche esaminate da uno psichiatra interpellato dal Financial Times, mostrerebbero un uomo turbato emotivamente che non sarebeb in grado di guidare il paese. Nessun commento dal Pakistan a riguardo. A difesa di Zardari e’ intervenuto l’ambasciatore pachistano in Inghilterra che ha parlato di problema che non esiste in quanto successivi esami clinici avrebbero dimostrato che Zardari gode di ottima forma psicofisica. Zardari pero’ ha altro su cui gioire. Una corte svizzera, infatti, ha deciso il non luogo a procedere nel caso che lo vede coinvolto per frode e appropriazione indebita. A questo punto il vedovo di Benazir Bhutto, grazie anche alla cosiddetta ”Ordinanza di Riconciliazione” voluta da Musharraf, non ha nessuna causa pendente, ne in Pakistan ne’ all’estero. La notizia e’ arrivata alla vigilia della scadenza della presentazione delle candidature per la presidenza del Pakistan. Sette i candidati che hanno chiesto di partecipare alle elezioni del 6 settembre per succedere a Musharraf. Oltre a Zardari e al candidato del partito di SHarif, l’ex gidice Saeed-uz-Zaman Siddiqui, spicca anche un candidato del partito che sosteneva Musharraf, la Lega Pachistana Musulmana-Q. Il 28 si conoscera’ chi potra’ partecipare alle elezioni e i candidati avranno di tempo fino al 30 per ritirare la candidatura. Un altro spiraglio sul possibile ritorno di fiamma tra Sharif e Zardari.
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Sharif abbandona la maggioranza e sbatte la porta
Nawaz Sharif, leader del secondo partito di maggioranza in Pakistan Lega Musulmana Pachistana-N (PML-N), ha deciso di passare all’opposizione rendendo ancora piu’ confusa la vita politica del paese e piu’ difficile il processo democratico nel paese. Quello che doveva diventare un momento di aggregazione degli oppositori a Musharraf, cioe’ l’uscita di scena del presidente ex generale, si e’ invece risolto in un groviglio politico che ha portato alla scissione della maggioranza di governo, uscita vincitrice dalle elezioni del 18 febbraio scorso. L’ex primo ministro destituito da Musharraf nel 1999, aveva gia’ ritirato a maggio i suoi ministri dal governo. Sharif ha sbattuto la porta della coalizione a brutto muso, accusando il Partito del Popolo Pachistano (PPP), guidato da Asif Ali Zardari e da suo figlio Bilawal Bhutto, di non rispettare gli impegni. ”Che senso ha – ha detto Sharif in conferenza stampa stasera ad Islamabad – essere in una coalizione quando un partito decide per tutti?”. Il dissidio tra i due partiti e’ nato soprattutto sul reintegro dei giudici rimossi da Musharraf e sui cambiamenti costituzionali. Da mesi Sharif chiede che i giudici vengano rimessi ai loro posti subito. Secondo quando riferito da Sharif alla stampa, il leader della Lega Pachistana Musulmana-N aveva avuto diversi incontri con la coppia Bhutto-Zardari durante il loro esilio e avevano raggiunto accordi precisi sui giudici. Inoltre Sharif ha anche mostrato ai giornalisti un accordo firmato da Zardari con il quale il PPP si impegnava a rimettere i giudici al loro posto dopo l’uscita di scena di Musharraf. ”Ma per Zardari – ha detto Sharif – l’accordo non e’ ne’ il Corano ne’ la Sunna e tutto puo’ essere cambiato”. Ma Sharif non si ferma qui. Oltre a nominare, contro Asif Ali Zardari, come candidato del suo partito per le elezioni presidenziali del 6 settembre prossimo, l’ex giudice Saeed-uz-Zaman Siddiqui, ha tenuto una riunione con i suoi avvocati. Sul tavolo, la possibilita’ di bloccare la candidatura di Zardari a causa di sue accuse pendenti. I legali di Sharif hanno parlato di possibilita’ di un ”secondo impeachment” dopo quello che stava per essere formulato contro Musharraf. Il partito di Sharif teme inoltre che Zardari non voglia emendare la costituzione riportandola a quella del 1973, facendo restare in piedi le modifiche volute a novembre da Musharraf che concedono al presidente ampi poteri. La reazione del PPP non si e’ fatta attendere. Farhatullah Babur, portavoce del partito, ha detto che la decisione del PML-N ”e’ stata presa in fretta” e che la coalizione ha solo lavorato ”nell’interesse del paese”. Fino ad ora, nessun commento da Zardari. Il co-presidente del partito e candidato alle presidenziali, che oggi ha ricevuto il sostegno alla candidatura da alcuni partiti e due provincie (tra le quali quella del nord ovest al centro di attacchi terroristici), stamattina in una intervista alla BBC aveva detto che il paese ”sta perdendo la guerra con i talebani”. Zardari, che per motivi di sicurezza da giorni lavora nell’ufficio del ‘suo’ primo ministro Yousuf Raza Gilani, ha detto che non si tratta solo ”di previsioni pessimistiche riguardanti il Pakistan o l’Afghanistan”, ma ”il mondo intero ne sara’ colpito”. Il vedovo della Bhutto ha fatto della lotta al terrorismo uno dei punti fondamentali del suo programma. La prima mossa e’ stata la messa al bando del gruppo Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP), responsabile, tra l’altro, degli attentati degli ultimi giorni oltre che, per mano del suo capo Baitullah Mehsud, vicino ad Al Qaeda, dell’uccisione di Benazir Bhutto.
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Zardari candidato alla presidenza del Pakistan
Sara’ Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto, il candidato del Partito del Popolo Pachistano (Ppp) a succedere a Pervez Musharraf nelle elezioni presidenziali che la commissione elettorale oggi ha stabilito si terranno in Pakistan il 6 settembre. Lo ha annunciato il ministro dell’informazione, Sherry Rehman, spiegando il comitato centrale del Ppp lo ha nominato all’unanimita’. Zardari si e’ preso 24 ore di tempo per sciogliere la riserva, anche se pare probabile che accetti. Il suo nome circolava gia’ da tempo negli ambienti politici pachistani e stamattina la televisione indiana IbnLive, citando fonti Ppp, l’ ha data per certa. Zardari ha tempo fino al 30 agosto per ritirare la sua candidatura. Il 6 settembre dalle 10:00 (le 07:00 in Italia) nell’aula del parlamento di Islamabad, l’ Assemblea Nazionale (camera bassa) e il Senato (che rappresenta le regioni) si riuniranno per votare il successore di Musharraf, dimessosi cinque giorni fa. Se Zardari, conferma la sua candidatura, taglierebbe la strada alle altre due possibili nel Ppp: quella la sorella di stesso Zardari, che in parlamento ha preso il posto che fu di Benazir Bhutto, e quella del candidato della provincia di Nord- Ovest, pensata per riavvicinare quella parte infuocata del Paese dove i ribelli Taleban combattono contro l’esercito. A questo punto, bisogna vedere cosa faranno gli alleati, Nawaz Sharif e la sua Lega Musulmana Pachistana-N (Pml-N) in primis. Il Ppp, infatti, ha gia’ occupato sia la poltrona di primo ministro (Yusuf Raza Gilani) che quello del presidente dell’Assemblea nazionale (Fehmida Mirza), mentre la Pml-N, secondo partito di maggioranza, al momento e’ fuori dal governo per la questione dei giudici rimossi da Musharraf. Per il momento Sharif non ha parlato. Ha solo fatto sapere di accettare il rinvio della decisione sui giudici a mercoledi’. Ieri l’ex primo ministro aveva minacciato di lasciare il governo se oggi non si fosse deciso di rimettere i giudici al loro posto. Tra Sharif e Zardari c’e’ un accordo scritto che prevede il reintegro dei giudici 24 ore dopo l’uscita di scena di Musharraf. Mentre non c’e’ nessuna obiezione sul reintegro dei magistrati, che sara’ richiesto da una mozione all’assemblea nazionale presentata lunedi’ prossimo e votata mercoledi’, il problema riguarda Iftikhar Chaudhry, il capo della Corte suprema diventato il simbolo, lo scorso ano, della lotta a Musharraf. Sharif lo vorrebbe subito reintegrato, mentre il Ppp vorrebbe limitarne i poteri e riammetterlo dopo un cambio costituzionale. La paura di Zardari e’ che il giudice Chaudhry possa cancellare alcune ordinanze di Musharraf, come quella che ha permesso a lui e alla moglie Benazir Bhutto di rientrare in Pakistan senza essere giudicati e condannati. Per Chaudhry si profila la prospettiva di un ruolo onorifico. Ma su tutto grava l’ombra del terrorismo. Ieri l’attentato che ha fatto 70 vittime, oggi 11 militanti taleban sono stati uccisi dalle forze dell’esercito pachistano ad Hangu, nei pressi della Kurram Agency, nel nord-ovest del paese ai confini con l’Afghanistan. L’esercito ha intimato l’alt a due veicoli che pero’ non si sono fermati. Il conflitto a fuoco, ha provocato lo scoppio delle due vetture che, secondo l’esercito, erano cariche di esplosivo. Il movimento dei taleban pachistani ha fatto sapere di aver inviato kamikaze in tutte le grandi citta’ del paese, pronti a colpire istallazioni civili e militari.
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Il pakistan del dopo Musharraf tra tensioni, incertezze e attentati
Ecco il pezzo uscito nel circuito dell’Ansa ieri.
Si apre tra sangue, instabilita’ e incertezza il dopo Musharraf. All’indomani dell’annuncio delle dimissioni da parte dell’ex presidente pachistano Pervez Musharraf, i due principali partiti, la Lega musulmana pachistana-N dell’ex primo ministro Nawaz Sharif e il Ppp del vedovo della Bhutto, Asif Ali Zardari e di suo figlio Bilawal, si trovano ad affrontare un momento di impasse, divisi su questioni politiche di fondo e incapaci, almeno sinora di trovare una soluzione o quantomeno un compromesso. Quella di oggi e’ stata una giornata di riunioni fiume che pero’ non hanno portato a nulla. Sullo sfondo un paese agitato dall’imperversare dei terroristi specie nelle zone di confine e scosso da continui attentati. L’ultimo oggi, quando oltre venti persone sono rimaste uccise per l’esplosione di un ordigno nell’ospedale di Dera Ismail Khan, nel Pakistan nord occidentale, al confine con le zone tribali. L’ordigno e’ esploso quando un gruppo di persone si e’ riunito nei pressi dell’ospedale per protestare per l’uccisione di un leader sciita che era poco prima stato colpito a morte e che era stato trasportato proprio in quell’ospedale. E ieri notte almeno venti militanti islamici sono stati uccisi in scontri con le forze di sicurezza pachistane a Bajur, roccaforte dei taleban ai confini con l’Afghanistan. L’attentato di oggi e’ stato rivendicato dal portavoce locale dei Taleban, Maulvi Umer, che ha detto che attacchi suicide del genere continueranno fino a quando non smetteranno le operazioni dell’esercito pachistano nello Swat e in altre aree della North West Frontier Province, la provincia di nord ovest al confine con l’Afghanistan. Sul versante politico non si trova un accordo su problemi quali la restaurazione dei giudici deposti proprio da Musharraf e il destino di quest’ultimo, e l’elezione del suo successore. Per questo ruolo, da un lato sembra che il candidato ideale possa essere Nawaz Sharif, ma dall’altro il Ppp non pare disposto a cedere, come ieri ha ribadito Bilawal Bhutto. In gioco anche un esponente della Nwfp, per tentare di tenere unito il paese, e la sorella di Zardari, che ha preso il posto di Benazir Bhutto in parlamento. Le divergenze maggiori sembra siano sulla questione dei giudici rimossi da Musharraf. La lega pachistana musulmana-N vorrebbe che i giudici tornassero al proprio posto subito, senza ulteriori indugi e senza troppe formalita’ mentre il Ppp di Asif Ali Zardari propenderebbe per una procedura diversa, seguendo la costituzione. Zardari e’ infatti piu’ cauto, preoccupato forse anche dell’eventuale rientro del giudice Chaudry, oppositore di quel Nro (National Reconciliation Order) che aveva permesso proprio alla Bhutto e a Zardari di tornare in Pakistan. L’incertezza politica, la mancanza di un solido terreno comune, rende dunque il paese estremamente fragile, in cui restano dubbi anche su quello che sara’ il futuro di Musharraf. Mentre dall’Arabia Saudita giunge una smentita che l’ex presidente starebbe per trasferirsi a Gedda, il Daily Telegraph ha oggi affermato che corrono voci che potrebbe essere proprio Londra la prossima destinazione di Musharraf. Intanto non e’ ancora chiaro se all’ex presidente verra’ o meno concessa l’immunita’ o se dovra’ comunque affrontare un processo per tradimento. Anche su questo non vi e’, a quanto pare, ancora consenso. Stamane un gruppo di parlamentari ha chiesto che Musharraf affronti un ”processo chiaro e trasparente” e che non lasci il paese. Ipotesi questa non appoggiata dai sostenitori dell’ex presidente, i membri della lega pachistana-Q, e in parte forse anche dal Ppp, che propenderebbe per lasciare la decisione finale su Musharraf al parlamento. Mentre continuano i festeggiamenti per le strade per le dimissioni di Musharraf, un sondaggio ha rivelato che il 67% dei pachistani sono contenti che il generale-presidente Musharraf sia andato via, e il 65% lo vorrebbe sotto processo. (ANSA)
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Musharraf abbandona, paese volta pagina
Ecco il pezzo uscito ieri sera nel circuito Ansa.
Dopo nove anni di ‘regno’, il presidente pachistano Pervez Musharraf ha rassegnato oggi le dimissioni ed ha lasciato il palazzo presidenziale, travolto da una serie di accuse di corruzione e scandali politici. “Abbandono nell’interesse supremo del paese”, ha detto stamani l’ex generale, 65 anni, alla fine di un discorso alla nazione, che è stato salutato per le vie di Islamabad e di altre città pachistane da canti, danze e manifestazioni di gioia da parte dei sostenitori della coalizione di governo, vincitrice delle elezioni politiche del febbraio scorso. La decisione di gettare la spugna, nonostante le smentite dei più stretti collaboratori dell’ex presidente fino a poco prima dell’inizio del discorso, era nell’aria oramai dal 7 agosto scorso, da quando i partiti vittoriosi nelle elezioni politiche, con in testa il Partito del popolo pachistano (Ppp) e la Lega Musulmana Pachistana-N, avevano- annunciato che avrebbero iniziato una procedura di impeachment nei confronti del presidente, accusato di gravi reati contro la costituzione. Le dimissioni di Musharraf, salito al potere nel 1999 con un incruento colpo di stato e per anni indispensabile alleato degli stati Uniti nella guerra contro il terrorismo internazionale, lasciano molti interrogativi sul tappeto, anche a causa della fragilità della coalizione di governo e dell’assetto interno del paese, che deve fronteggiare una continua minaccia terroristica. E giungono nel giorno in cui i partiti di Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto, e di Nawaz Sharif, ex primo ministro, avevano intenzione di presentare il dossier con i capi d’accusa e le motivazioni della richiesta di impeachment nei confronti del presidente. Alla notizia delle dimissioni, sia Nawaz Sharif che Asif Ali Zardari, hanno parlato di “vittoria del popolo”. E il giovane figlio di Zardari, Bilawal, presidente del Partito del popolo pachistano e indicato da sua madre, Benazir Bhutto, come suo erede politico, arrivato proprio oggi a Karachi, ha esultato. ” Il maggiore ostacolo alla democrazia è stato rimosso – ha affermato parlando da presidente del partito – Sono molto orgoglioso del mio popolo e del mio paese. Il giorno dopo l’uccisione di mia madre dissi che la democrazia è la migliore vendetta. Oggi ne sono ancora più convinto. Nel suo discorso d’addio Musharraf si è soffermato molto sulle accuse mossegli, in particolare quella di aver intascato finanziamenti Usa destinati alla lotta al terrorismo. “Non una sola accusa contro di me potrebbe essere provata – ha scandito – perché non ho fatto nulla per me, ma tutto per il Pakistan”. E ha vantato numerosi successi raggiunti dal Pakistan durante il suo mandato: “il Pakistan era percepito nel mondo intero come uno stato terrorista – ha aggiunto – ma io ho aiutato a cambiare la percezione del Pakistan nel mondo, favorendo due elezioni, raggiungendo importanti obiettivi, migliorando l’economia. Ho preso in mano il paese mentre stava cadendo nelle mani dei terroristi… La stessa imposizione della legge marziale ha aiutato la crescita del Pakistan”. Sul Pakistan del dopo-Musharraf si profilano nubi. La coalizione di governo è instabile. Il PPP rimane fermo sulle sue posizioni e il partito di Sharif è da maggio fuori dall’esecutivo. Sia Zardari che Sharif aspirano alla carica presidenziale, da oggi e per i prossimi trenta giorni, nelle mani del presidente del Senato Muhammadmian Soomro. A complicare le cose, anche il ritorno di Bilawal Bhutto, molto amato dal popolo, ma ancora giovanissimo, compirà 20 anni il prossimo 21 settembre. Per tutta la sera, fino a notte, si é tenuta una riunione fiume dei due maggiori partiti per disegnare il futuro assetto del Pakistan, che non ha portato ancora a nulla. Sul tavolo, il reintegro in carica dei giudici esautorati da Musharraf e il ripristino della costituzione del 1973, che era stata emendata in direzione fortemente presidenziale dall’ex generale. Secondo le indiscrezioni di stampa pachistana, a convincere Musharraf a dimettersi si sarebbero dati molto da fare i servizi segreti sauditi, che gli avrebbero assicurato un’uscita di scena onorevole. Un aereo militare saudita è da qualche giorno a Rawalpindi, dove risiede Musharraf, e sarebbe pronto a portarlo a Gedda. Gli stessi emissari sauditi avrebbero ottenuto che il presidente non venga processato. (ANSA).
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Musharraf, un profilo
Un mio profilo di Musharraf apparso oggi su Il Mattino.
Da nove anni padre-padrone assoluto del Pakistan, l’ex generale Pervez Musharraf è stato sempre considerato un uomo forte all’interno dello scacchiere orientale. Fautore di una stretta alleanza con gli Stati Uniti, che gli ha causato non pochi problemi di terrorismo interno per le proteste di militanti islamici vicini, negli ultimi anni, alle posizioni dei terroristi fondamentalisti e dei talebani, Musharraf ha saputo tessere buoni rapporti all’estero, che hanno portato anche alla ripresa dei rapporti con l’India. La sua capacità e i “successi” in campo internazionale, però, non sono stati bilanciati da una capacità di gestione del paese che, invece, è passato da una democrazia ad una quasi dittatura, con un capo dello stato affermatosi con un colpo di stato (nel 1999) e rieletto “democraticamente” il 6 ottobre scorso. Gli oppositori politici lo accusano di aver militarizzato il paese: non a caso l’ex generale capo dell’esercito, carica che ha tenuto per se unitamente a quella di presidente per anni, aveva trasferito anche la sua residenza ufficiale da Islamabad a Rawalpindi, sede dell’esercito. Proprio la forza nei confronti del fragile assetto democratico del paese gli sono costati il ruolo e lo hanno costretto all’esilio. Il generale nato a New Delhi 65 anni fa, infatti, nel novembre scorso, all’indomani della sua rielezione, decise di dichiarare lo stato di emergenza in Pakistan, sciogliere le camere, concentrare in se tutto il potere, dopo aver già dismesso giudici ostili, tra i quali quell’Iftikhar Chaudry, capo della corte suprema, che avrebbe dovuto decidere sull’ìeleggibilità di Musharraf e che per la sua detenzione agli arresti domiciliari, dove si trova da oltre un anno. Non solo: Musharraf si affrettò a cambiare la costituzione promulgata nel 1973, emendandola nel senso di concedersi più poteri, conferendosi il diritti di sciogliere le camere e dimettere il primo ministro. Un pungo duro che aveva usato anche per reprimere azioni terroristiche interne, come quella che nel luglio dell’anno scorso portò l’esercito ad aprire il fuoco contro gli studenti e i talebani asserragliati nella moschea rossa di Islamabad facendo oltre 100 vittime. Sicuro di tenere in mano il potere, il presidente mise un suo uomo a capo dell’esercito e continuava a gestire l’ISI, il terribile servizio segreto pachistano, accusato, tra l’altro, di essere dietro alla morte dell’ex primo ministro Benazir Bhutto e, recentemente, alle bombe all’ambasciata indiana di Kabul. Con la stessa sicurezza affrontò le elezioni di febbraio dell’anno scorso che lui stesso aveva indetto su pressioni internazionali, in primis quelle dell’alleato americano, che però, grazie anche all’onda emotiva seguita all’attentato fatale che colpì Benazir Bhutto, furono vinte dal partito del popolo pachistano della Bhutto mentre la sua Lega Pachistana Musulmana-Q subì una sonora sconfitta. Da allora, la sua parabola è andata discendendo. Nonostante si fosse prodigato per far tornare in patria la Bhutto e Zardari, suo marito, questi, su pressioni del nemico giurato di Musharraf, Nawaz Sharif (lo stesso che, primo ministro, nel 1999 fu mandato all’esilio in seguito al colpo di stato del generale), suo alleato di governo, ha fatto di tutto per cacciarlo, minacciando l’impeachment e accusandolo, tra l’altro, di aver sottratto fondi dagli aiuti statunitensi alla lotta al terrorismo. Fondi che sarebbero serviti anche a rintracciare quell’Osama Bin Laden che, da quando è cominciata la sua latitanza, si dice essere nelle montagne pachistane ai confini con l’Afghanistan. Circostanza che Musharraf ha sempre rinnegato, soprattutto per tenere buono l’alleato americano il quale, però, alla prima occasione gli ha parzialmente girato la faccia, concedendo all’India e non al Pakistan forniture nucleari civili. Dimostrazione, questa, secondo analisti, del fatto che comunque gli USA sapevano di avere in Musharraf un alleato scomodo ma necessario, vista la posizione strategica del paese. Ora per lui pare si prospetti un futuro in Arabia Saudita, a Gedda, la stessa città (e pare lo stesso palazzo) che ospitò il suo rivale Nawaz Sharif.
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