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Consigli di lettura: La vita e gli insegnamenti di Milarepa

milarepa


Francis Tiso, grande amico e prete americano, oltre che mio maestro da quasi vent’anni, ha finalmente pubblicato l’opera che lo tiene impegnato da tempo. Un lavoro capillare, una ricerca profonda, vissuta sui libri di tutto il mondo e sul campo in India, Nepal e Tibet. Una esegesi completa della vita, le opere e gli insegnamenti di Milarepa, uno dei maestri più famosi del buddismo. Il libro è in inglese e può essere ordinato direttamente all’autore. Maggiori dettagli sul libro e informazioni sull’acquisto cliccando qui.

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Celebrata dai cinesi la giornata di liberazione dal Dalai Lama

La Cina ha celebrato ieri per la prima volta il Giorno della Liberazione dalla Schiavitù nell’anniversario dell’ istituzione del primo governo filo-cinese nel Tibet. Il territorio fu definitivamente annesso alla Repubblica Popolare Cinese il 28 marzo del 1959, dopo la sconfitta della rivolta iniziata il 10 marzo, che si concluse con la fuga in India del Dalai Lama. In una cerimonia sulla piazza antistante il Potala, il palazzo d’inverno dei Dalai Lama a Lhasa, il governo ha lanciato il suo messaggio, secondo il quale l’occupazione del Tibet da parte dell’ esercito cinese ha messo fine ad un oppressivo regime feudale. A poco più di un anno dall’inizio della rivolta dell’anno scorso, iniziata a Lhasa e poi estesasi ad altre zone a popolazione tibetana della Cina, gli oratori hanno parlato davanti ad una folla di migliaia di tibetani vestiti nei loro costumi tradizionali. La cerimonia si è svolta mentre la maggior parte delle aree a popolazione tibetana sono guardate a vista da migliaia di uomini della polizia armata del popolo, che perquisiscono tutti coloro che entrano ed escono dalle zone “pericolose” e impediscono l’accesso a tutti gli stranieri. Dall’inizio del “lockdown” del Tibet, nella prima settimana di marzo, almeno 200 persone sono state arrestate dopo manifestazioni di protesta. Zhang Qingli, il segretario del partito comunista locale, ha affermato tra l’altro che “qualsiasi complotto per rendere il Tibet indipendente, per separarlo dalla Cina socialista, è destinato a fallire”. La cerimonia, che è stata trasmessa in diretta dalla tv di Stato, ha segnato il culmine di una lunga campagna di propaganda rivolta in primo luogo contro la “cricca” del Dalai Lama, il leader tibetano che chiede per il territorio quella che chiama una “vera” autonomia ma che secondo il governo cinese punta in realtà alla creazione di un Paese indipendente. Visitando ieri una mostra sul Tibet a Pechino, il presidente cinese Hu Jintao ha detto che l’attuale “buona situazione” del territorio “é stata conquistata a duro prezzo e deve essere fortemente apprezzata”, riferisce l’agenzia Nuova Cina. In una conferenza stampa a Dharamsala in India, dove risiede il Dalai Lama, la rappresentante del governo tibetano in esilio Kesang Y.Takla ha sostenuto che “i tibetani considerano questa celebrazione offensiva e provocatoria” e che la “massiccia propaganda” del governo cinese è volta a “nascondere la repressione in atto” nel territorio. Takla ha aggiunto che prima del 1959 i detenuti nelle prigioni del Tibet erano “poco più di un centinaio”. “Dopo la cosidetta ‘liberazione’ e l’emancipazione dei ‘servi’ prigioni sono sorte in ogni parte del Tibet. Nella sola Lhasa ci sono cinque prigioni principali con una popolazione di detenuti tra i tremila e cinquecento e i quattromila”. I tibetani in esilio hanno organizzato manifestazioni di protesta anticinesi a Londra, Parigi, Bruxelles, San Francisco, New York, Toronto, Montreal, Taipei, New Delhi e Dharamsala.

fonte: ANSA

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La Cina celebra domani giornata di liberazione da Dalai Lama

La Cina si prepara a celebrare domani, per la prima volta, la Festa della Liberazione dalla Schiavitù nel cinquantesimo anniversario della istituzione del primo governo cinese nel Tibet, che era stato occupato nel 1950 dalle truppe dell’ Esercito di Liberazione Popolare. La Festa segna il culmine di una lunga campagna di propaganda del Partito Comunista Cinese che per gli ultimi due mesi ha inondato i mezzi di comunicazione cinesi, tutti sotto il suo controllo, di denunce della “cricca del Dalai Lama”, il leader tibetano in esilio che chiede una “vera” autonomia per il territorio ma che Pechino accusa di puntare in realtà alla secessione del Tibet dalla Cina. La scrittrice e poetessa tibetana Woeser, interpellata dall’ ANSA, ha definito “ridicola” l’ iniziativa. “E’ la prima volta in 50 anni che viene celebrata questa festa, si tratta di una risposta alle manifestazioni di protesta dell’ anno scorso”, ha aggiunto. “Il governo dovrebbe rispondere piuttosto ad una sola domanda: come mai tanti tibetani protestano ancora contro la Cina?”, ha concluso Woeser, che ha 41 anni e vive a Pechino col marito, lo scrittore cinese Wang Xilong. Woeser ha diffuso nei giorni scorsi sul suo blog alcuni fotogrammi di un filmato girato l’ anno scorso in Tibet, nel quale si vede la polizia cinese che picchia a sangue alcuni monaci e civili tibetani con le mani legate dietro la schiena. Pechino ha sostenuto che il filmato – proveniente dal governo tibetano in esilio fedele al Dalai Lama – è stato “manipolato” e ha bloccato per oltre quattro giorni il sito web “Youtube”, sul quale era visibile. “Youtube” è tornato ad essere accessibile dalla Cina nella serata di venerdì. In quello che è stato interpretato come un indiretto attacco al Dalai Lama, il “numero due” della gerarchia tibetana, il Panchen Lama nominato da Pechino, ha affermato che il territorio “si trova di fronte all’ attacco di un individuo senza scrupoli”. Per domani è stata annunciata una “cerimonia teletrasmessa” che si svolgerà a Pechino. Non è chiaro se siano state programmate attività a Lhasa, capitale della Regione Autonoma del Tibet. Dall’ inizio di marzo tutta la Regione Autonoma e altre vaste zone a popolazione tibetana delle altre province cinesi sono strette in una morsa di controlli e posti di blocco dalla Polizia Armata del Popolo, il corpo paramilitare addetto al controllo dell’ ordine pubblico. Dalla zona, completamente sigillata, sono filtrate notizie di manifestazioni di protesta e di decine di arresti dalla province del Sichuan e del Qinghai. Nel marzo dell’ anno scorso iniziarono a Lhasa proteste che poi si estesero ad altre zone tibetane e proseguirono fino alla fine di maggio. I tibetani in esilio affermano che almeno 200 persone hanno perso la vita nella repressione che è seguita, mentre la Cina parla di una ventina di vittime, in grande maggioranza immigrati cinesi uccisi dai rivoltosi tibetani.
Per il governo tibetano in esilio, la Festa della liberazione della schiavitù proclamata per domani dal governo cinese “sta aggravando i problemi in Tibet con una iniziativa offensiva, provocatoria e destabilizzante, con l’intenzione di creare caos”. Lo afferma oggi in un comunicato il ‘Kashag’, l’organo di governo tibetano in esilio a Dharamsala nel nord dell’India, che reagisce fermamente alle celebrazioni indette per domani. Il Kashag ha parole dure e annuncia che “se i tibetani perdono la looro pazienza, scenderanno per le strade a protestare, consapevoli che daranno così la scusa ai leader cinesi per usare ancor più forza bruta per fermarli”. Nel comunicato Il Kashag tibetan denuncia lo stato di sudditanza nel quale si trovano i tibetani, sottomessi all’esercito cinese, annunciando che domani sarà osservato da tutti i tibetani del mondo un giorno di lutto. Il Kashag contesta anche la caratterizzazione di “stato feudale” usata da Pechino per giustificare l’invasione del 1950.

fonte: ANSA

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Per la Cina in Tibet è tutto a posto

La situazione in Tibet e’ ”stabile” a poco meno di un anno dalla rivolta dell’ anno scorso. Lo ha detto oggi la portavoce del ministero degli esteri cinese Jiang Yu in una conferenza stampa a Pechino in una indiretta risposta al Dalai Lama. Il leader tibetano, arrivando ieri in Germania dove gli sara’ conferita un’ onorificenza, ha affermato che il Tibet e’ molto ”teso” e che una nuova rivolta potrebbe scoppiare ”in qualsiasi momento”. Jiang Yu ha sostenuto che il problema del Tibet ”non e’ problema di diritti umani” ma che riguarda ”l’ integrita’ territoriale della Cina”. ”Tutti coloro che conoscono la storia sanno che fin dal 13esimo secolo tutte le dinastie cinesi hanno avuto la sovranita’…il Tibet non e’ mai stato un Paese indipendente”, ha aggiunto la portavoce. Il 10 marzo ricorre il cinquantesimo anniversario della rivolta anticinese che si concluse con la fuga in India del Dalai Lama, che da allora vive in esilio. Il 10 marzo dell’ anno scorso sono iniziate a Lhasa una serie di manifestazioni che il 14 sono sfociate in violenze contro gli immigrati cinesi. In seguito le manifestazioni si sono estese ad altre zone a popolazione tibetana e sono proseguite fino alla fine di maggio. Secondo i cinesi le vittime sono state poco piu’ di venti, mentre i gruppi tibetani in esilio parlano di duecento.

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Scompare di nuovo il piccolo buddha

Ram Bahadur Bamjan, il ragazzo nepalese venerato da migliaia di persone perche’ creduto la reincarnazione di Buddha, e’ nuovamente sparito nella foresta dopo circa due settimane dalla sua ultima apparizione. Lo scorso 10 novembre Bamjan si era nuovamente fatto vedere dopo mesi di assenza. Ieri, secondo quanto riferisce la stampa locale nepalese, il giovane avrebbe fatto la sua ultima apparizione per poi tornate nuovamente nella foresta. Migliaia sono le persone che, anche negli ultimi giorni, hanno affrontato lunghi viaggi per ottenere la benedizione di Bamjan. Il ragazzo sin dalla sua prima apparizione, nel 2005, viene considerato da molti la reincarnazione di Buddha in quanto passa interi mesi seduto in meditazione sotto un albero, apparentemente senza mangiare e senza bere. Molti ritengono invece che si tratti di un impostore.

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Domani riunione speciale sul futuro del Tibet

Hanno cominciatoano ad arrivare oggi a Dharamsala, nel nord dell’India, le centinaia di dirigenti tibetani in esilio attesi per la riunione, al via da domani fino al 22, convocata per stabilire una nuova strategia sul futuro del Tibet dopo l’insuccesso nei rapporti con la Cina riconosciuto anche dal Dalai Lama. Una strategia che da più parti si ritiene debba basarsi su una rinnovata intransigenza, insistendo sul riconoscimento dell’indipendenza da parte di Pechino e abbandonando quindi la linea che vedrebbe come auspicabile anche uno status di autonomia. La riunione, la più massiccia della comunità tibetana da 60 anni a questa parte, potrebbe inoltre dettare i tempi per un’uscita di scena del Dalai Lama, dal momento che la sua “via di mezzo”, l’azione non violenta nei confronti della Cina nella richiesta di una completa autonomia, è fortemente criticata soprattutto dai giovani. Il leader spirituale e politico dei tibetani, che dal 1959 è costretto a vivere in esilio a Dharamsala, nelle scorse settimane ha esternato la sua frustrazione e delusione nei confronti delle trattative con Pechino, parlando di “perdita di fiducia” e di scomparsa del Tibet. Dal 2002 emissari del Dalai Lama e rappresentanti cinesi sono stati impegnati in regolari incontri in una linea di dialogo che sembra però irreparabilmente interrotta dopo che la scorsa settimana la Cina ha affermato che non farà “mai concessioni” al Tibet, escludendo anche la possibilità di una “semi-indipendenza”. Oggi il Dalai Lama ha accolto i primi delegati giunti nella città indiana dicendo che l’obiettivo dell’assemblea è di raccogliere “le vere opinioni e punti di vista del popolo tibetano attraverso discussioni libere e franche”. Si prevede che durante l’assise venga presentata una mozione che rivendica l’indipendenza, ma l’assemblea non ha alcun potere decisionale e dovrà quindi rimettersi alle decisioni di Parlamento e governo in esilio. La riunione è vista da molti in ogni caso come “un momento di svolta”, ne è convinto Sonam Dolkar, dell’organizzazione degli ex prigionieri politici ‘Go Chu Sum’ che fa parte dell’ala indipendentista, “é arrivato il momento per il popolo tibetano di riflettere sul proprio avvenire e di decidere quale direzione prendere”. “I cinesi attendano che sua Santità (il Dalai Lama, che ha 73 anni e problemi di salute) muoia perché pensano che ciò segnerà la fine del movimento tibetano – dice Tenzin Choeying leader degli ‘Studenti per un Tibet libero’ -. La comunità tibetana deve prendere in mano il suo avvenire”.

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Il Dalai esce dall’ospedale sorridendo

Il Dalai Lama è uscito stamattina dall’ospedale di Mumbai, in India, nel quale era ricoverato da giovedì scorso. Il leader religioso era ricoverato per dolori addominali e si sentiva molto stanco, dopo esser tornato dal viaggio di dodici giorni in Francia. Uscendo dall’ospedale, il leader religioso tibetano in esilio in India è parso molto sollevato e sorridente ed è stato accompagnato in un albergo, dove si tratterrà ancora qualche giorno per riposare. Secondo i suoi assistenti, che hanno fatto sapere di aver cancellato l’agenda per le prossime tre settimane, compreso un viaggio in Messico, il leader religioso buddista premio Nobel per la Pace sarebbe solo molto stanco, ma le sue condizioni di salute, confermato anche dai test medici effettuati a Mumbai, sono buone.

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In vendita Impermanence, viaggio nel mondo del Dalai Lama

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Carissimi,
sono felice di comunicarvi che finalmente esce in Dvd il film-documentario, prodotto dalla Indrapur Cinematografica, per la regia di Goutam Ghose, dal titolo:

Impermanence, Viaggio nel mondo di Sua Santità il Dalai Lama

Il Dvd è disponibile, distribuito da Cecchi Gori Home Video, già dal 19 Febbraio 2008 per i circuiti noleggio, ed in vendita, a partire dal 18 Marzo 2008.

Il film presentato in anteprima mondiale al Festival di Venezia è stato poi proiettato in occasione dei più importanti eventi internazionali legati ai temi del dialogo interreligioso, della pace e della non violenza, temi cari a Sua Santità il Dalai Lama.

E’ stato possibile curare in modo particolare i contenuti speciali. Il più importante e originale tra gli extra è il discorso con cui sua Santità il Dalai Lama ha commentato il film al termine della proiezione, in occasione dell’anteprima asiatica tenutasi a New Delhi.

Inoltre, sempre tra gli extra del Dvd, il montaggio di riprese originali del Tibet non utilizzate nel film, dal titolo ‘Uno sguardo sul Tibet’, una selezione di immagini di backstage scattate nel corso degli incontri avuti con sua Santità, e nel corso delle riprese in Tibet e a Dharamsala, a cui si aggiungono due interviste, al regista Goutam Ghose e al produttore Sergio Scapagnini.

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