A me basta poco, dopo i problemi patiti in India dei quali egregiamente racconta il grande Tuttoquà, riconciliarmi con la vita. Certe volte i casini indiani fanno uscire il peggio di te stesso, facendone pagare le conseguenze a chi ti sta intorno. Il mio lavoro mi porta spesso a viaggiare, quindi a prendermi pause dall’India, necessarie per non esplodere e emulare Michael Douglas in Un Giorno di Ordinaria Follia.
In questi giorni mi trovo a Trieste a seguire la conferenza sulla droga, prima di volare a Bruxelles per il consiglio europeo. Bella città Trieste, non a caso la chiamano la Napoli del nord. E lo è non solo per il mare, ma anche per la gente.
Ieri sera mi sono riconciliato col mondo, operazione necessaria per essermi straincazzato a causa di un’agenzia che qui avrebbe dovuto organizzare le cose ed in invece non ha fatto nulla.
Mi hanno indicato una trattoria, La Sacchetta, il cui nome per me non è proprio indicativo di un posto buono (chiedo ai miei traduttori dal napoletano all’italiano di spiegare il perché). Ma qui sacchetta significa piccolo approdo, per cui va bene.
Ho mangiato:
Spaghetti a vongole (Simone, da noi si dice così) rigorosamente bianchi, frittura di pesce (calamari e sarde cotte in due modi diversi), una birra, pane e coperto per un totale di 21 euro. Molto meno di quanto spendo a Delhi.
I piatti erano ottimi, leggermente troppo cotta la pasta (a me piace quasi cruda), ma pesce fresco e buono.
Per la gioia (o l’invidia di tuttoquà e della tuttoquà girl) pubblico sotto le foto dei piatti.
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Riconciliarsi con la vita
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