Un gruppo terroristico islamico con base nel Kashmir e considerato vicino ad Al Qaida ha minacciato oggi l’incolumita’ degli atleti stranieri che parteciperanno agli eventi sportivi internazionali previsti quest’anno in India, come i Giochi del Commonwealth. Lo riferiscono i media a New Delhi. L’Harkat-ul-Jihad-al-Islami (HuJI, Movimento di lotta islamica) HuJI), che e’ una organizzazione fondamentalista islamica di matrice sunnita attiva in Asia meridionale dagli anni ’90, ha diramato un comunicato in cui avverte ”la comunita’ internazionale a non mandare la propria gente alla Coppa mondiale di Hockey 2010, alla Premier League di Cricket e ai Giochi del Commonwealth”. Diramato da quello che il gruppo definisce PoK (Kashmir occupato dal Pakistan), il comunicato prosegue sostenendo che ”queste persone non debbono visitare l’India e se lo faranno saranno responsabili per le conseguenze”.
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Minacce agli atleti stranieri che parteciperanno ai Commonwealth Game
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Gli abitanti di Delhi sono maleducati per strada. Lo dice il ministro degli interni
”Gli abitanti di Delhi devono imparare a comportarsi come nel resto del mondo, come cittadini di una citta’ internazionale”. Lo ha detto stamattina il ministro degli interni Palanippan Chidambaran, spiegando che, con l’approssimarsi dei giochi del Commonwealth previsti a Delhi nel 2010, i cittadini della capitale indiana continuano ad avere dei comportamenti e atteggiamenti sbagliati. Chidambaran punta il dito soprattutto nei confronti dei comportamenti stradali dei cittadini di Delhi. ”I comportamenti stradali non sono cambiati da anni – ha detto il ministro degli interni -, sappiamo che tanti non rispettano i segnali stradali, non si fermano al rosso dei semafori. Non si comportano come cittadini di una citta’ internazionale”. Ma il ministro degli interni punta il dito anche contro la polizia, colpevole ”di avere spesso gli stessi atteggiamenti dei cittadini non rispettando le regole stradali”. Chidambaran ha anche condannato il fatto che molti cittadini di Delhi girano su veicoli non registrati, con targhe false. Ma ha anche accusato i pedoni, colpevoli di non usare i sottopassi, di attraversare dovunque rendendo sempre piu’ difficile la circolazione stradale. La denuncia del ministro degli interni e’ arrivata dopo che il primo ministro dello stato di Delhi, Sheila Dixit, aveva annunciato l’inizio di una campagna per cercare di cambiare i comportamenti pubblici dei cittadini di Delhi in vista dei giochi del Commonwealth dell’ottobre 2010 a Delhi.
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L’uomo della speranza ci ricade di nuovo
No, non voglio saperlo. Che nessuno si azzardi a dire che ce l’ho con lui. Assolutamente non è vero. Però, caro speranzoso mio, così non va. Devi fare più attenzione. Ho la buona abitudine di non leggerlo. Dopo essermi sorbito i due libri mentre recitavo il mantra “e questo mo dove vuole arrivare?”, ho deciso che sarebbe stato troppo, per me, leggere anche i blog o gli articoli del Nostro. Così, ci butto l’occhio qualche volta. Tempo fa l’ho beccato in fallo. Era da tempo che non lo leggevo, così mi sono ributtato a vedere cosa avesse scritto. Et voilà, la speranza di sbagliare ritorna. In questo pezzo, il buon speranzoso, fa cominciare le elezioni tre giorni prima, il 13 anziché il 16. Forse dipende dal fatto che lui è avanti rispetto agli altri. Oppure che subisce il fuso orario cinese. Chissà. Per carità, l’errore è possibile, è di tutti. Ma dai grandi, sono cose che non ci si aspetta, quindi… Nei giorni scorsi, anche il suo giornale aveva subito il suo influsso e si era dato alle notizie non vere. E’ una malattia dilagante. Ci sarà un vaccino?
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Ma la nebbia, non dovrebbe coprire le bruttezze?
C’è un modo di fare le cose e c’è il modo indiano di farle. Oramai è acclarato. Per due giorni sono andato all’aeroporto internazionale di Delhi, il primo per accompagnare un’amica che partiva, il secondo per prenderne altri due che arrivavano. Tutti di notte, come nella migliore tradizione indiana. Peccato che agli abituali disagi che si incontrano andando all’aeroporto di Delhi (traffico, mancanza di parcheggi, sovraffollamento di persone, mancanza di informazioni, etc.) in questi giorni ci si sia messa anche la nebbia. Così fitta che la val padana a confronto sembra la costiera sorrentina. Una cosa normale in questo periodo, una consuetudine da dicembre a febbraio. In vista dei Commonwealth Game del 2010, il governo di Delhi sta facendo diversio lavori in città, tra questi nuove strade e rimodernando l’aeroporto. Con la velocità con la quale ergono sopraelevate, conoscendo i lunghi tempi indiani, mi viene da dubitare sulla stabilità di queste strade. Ma questo è un altro discorso. Una di queste nuove strade si può dire che colleghi casa mia con l’aeroporto. L’altra sera prendo questa strada come al solito per andare all’aeroporto. Sono con Silvia, un’amica di Venezia che deve ripartire. La nebbia è talmente fitta che non riusciamo a vedere al di là dei nostri fanali. Proseguiamo a passo d’uomo verso l’aeroporto, facendo attenzione a scansare all’ultimo momento le auto che, con i fari spenti, ci precedono. Già, perchè i fendinebbia nelle auto idiane sono un optional a richiesta, come l’abs ed altro. E fosse tutto qui. Mentre guido, devo anche scansare le auto che sull’autostrada vengono contro mano. Una cosa normale in India, come il trovarsi animali di tutti i generi sull’autostrada che attraversano o vanno in un vero e l’altro, così come i pedoni. Ma quando c’è una nebbia incredibile come in questi giorni, il fatto di trovarti di faccia all’improvviso un’auto o un camion, magari con i fari spenti, non fa venire in mente la canzone di Battisti, ma altri sentimenti, alcuni dei quali lasciano ricordi odorosi. A Dio piacente si arriva all’aeroporto. Se Dante fosse vissuto in questi giorni e in India, avrebbe usato l’Indira Gandhi International Airport per descrivere qualche sua bolgia infernale. Un casino indescrivibile è un eufemismo. Pare che tutta la poplazione indiana si dia appuntamento di notte all’aeroporto. Con la nebbia tutto diventa peggiore. Bisogna scavalcare di tutto per arrivare alla porta di ingresso dove, senza biglietto e passaporto, non entri neanche nella zona check in, non come capita in tutti gli aeroporti del mondo. In questi giorni di allarme terrorismo, non si può entrare (mentre prima si, pagando 60 rupie, circa un euro) neanche nella zona arrivi. Tutti restano fuori ammassati in pochi metri quadrati. Ma dico io: se uno ha una bomba addosso, se la fa scoppiare a due metri dalla porta di ingresso o a pochi centimentri, provoca gil stessi danni se lo facesse stando dentro. Arrivo con l’auto al parcheggio riservato per le autorità e mi bloccano. Di solito, con una macchina con targa dip0lomatica ti fanno entrare. Adesso, visto che i vip indiani sono aumentati ma lo spazio no, gli stranieri che hanno una targa diplomatica a due cifre non entrano. Mi spiego. Le targhe diplomatiche in india cominciano con la o le cifre che identificano il paese (37 per l’Italia, 77 per gli USA, etc), poi le lettere CD e un numero che da 1, normalmente dato per l’ambasciatore, va verso il basso. Gli americani arrivano anche a centinaia. La polizia mi ha bloccato, la mia macchina ha due cifre. Ma basta parlare un po’ con loro, intortarli, dire che devi prendere l’ambasciatore oppure che aspetti tua moglie incinta o altre fesserie del genere, che ti fanno entrare. Considerando il fatto che molte delle targhe in India, anche quelle diplomatiche, non sono altro che un pezzo di plastica con numeri e lettere ritagliati da nastro adesivo, è chiaro che si potrebbero fare anche a casa. Nessuno mi chiede un documento, mi fanno passare e parcheggiare. Per ringraziarli, ho portato loro del te al cardamomo. La nebbia è fitta, molto fitta. I display sono ancora quelli ante guerra e non aggiornati. Mentre il mio amico Tuttoqua tramite il collegamento internet del suo cellulare scopre di fianco a me che il volo di sua moglie è stato dirottato ad altro aeroporto, il display indica che l’aereo è in atterraggio. C’è anche un servizio informazioni: una bancarella con due poveri sventurati senza telefono nè computer ma con una radio trasmittente, che cercano di dare informazioni ad una orda barbarica ammassata senza ordine intorno alla bancarella. Niente da fare, a causa della nebbia nessuno atterra, quindi me ne devo andare. Cosa che può succedere. Ma dico io: stanno rimodernando l’aeroporto e costruendo un nuovo terminal, così come le strade d’accesso. E’ possibile che nessuno abbia pensato di mettere attrezzature come radar di terra oppure luci antinebbia? La strada è ancora buia, è nuova, ma nessuno ci ha messo neanche una lampadina da 100 watt. Altro che speranza indiana: la speranza è di avere la luce! Vado via, riprendo al macchina e cerco di nuovo di scansare le auto, anche quelle contro senso. Arrivo a casa alle 4 del mattino. Ed ero arrivato neanche 24 ore prima arrivando sempre di mattina presto, quindi facendo la notte in aereo. Il giorno dopo di nuovo in aeroporto e di nuovo gli stessi problemi. Basta. Amici miei, sappiate, che se volete arrivare in India anche miei ospiti in questi mesi dell’anno nei quali c’è sempre nebbia, vi pigliate un ricco taxi e vi fate portare a casa.
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L’uomo della speranza indiana in fallo. Again?
L’uomo della speranza indiana è caduto in fallo. Leggendo l’articolo scritto sul numero 613 del settimanale D di Repubblica, pag. 46, ci sono diverse inesattezze, per non dire errori. A cominciare dell’evento. Già, perché chiunque passi per Delhi anche un solo istante, da qualsiasi punto passi, viene a sapere che nel 2010 la capitale indiana ospiterà i Commonwealth Game e non i giochi asiatici o Asian Games che, dopo Doha 2006, andranno in Cina, a Guanzhou nel 2010. Delle due l’una: o lui a Delhi non c’è mai stato negli ultimi due anni, oppure, se c’è stato, non ha visto che in ogni angolo di strada, negli aeroporti, sulle strade, sui giornali, si parla dei Commonwealth Game ma li confonde con gli Asian Game.
Basta farsi un giro su internet per capire la differenza, se non si conosce quella semantica tra Commonwealth e Asia (partendo dal presupposto che il significato di games sia noto). I giochi del Commonwealth riguardano tutti i paesi del gruppo: asiatici come India e Pakistan, europei come Gran Bretagna e Malta, africani come Camerun e Gambia, americani come Canada e Belize per dirne solo alcuni. Gli asiatici, invece riguardano solo l’Asia.
A parte questa cosa che, ripeto, è evidente se si passa per Delhi perché DOVUNQUE c’è scritto che la città ospiterà i Commonwealth Game, anche nell’articolo ci sono delle inesattezze. Non è vero che i lavori sono fermi, anzi. Da oltre un anno la capitale indiana è invivibile. Dovunque stanno costruendo nuove strade, la metropolitana, tutto proprio per i Commonwealth game, come è scritto su tutti i tabelloni sparsi sul percorso dei lavori. L’aeroporto è un cantiere aperto e leggi dovunque nella struttura che lo stanno facendo per i Commonwealth game. Stanno costruendo il villaggio atleti, certo con grossi problemi sociali e ambientali, ma i lavori vanno avanti. Molto a rilento, con la flemma indiana, ma vanno avanti. Anch’io ho scritto di queste cose, già l’anno scorso.
Inoltre è verissimo che l’India alle scorse olimpiadi non ha raccolto neanche un decimo delle medaglie cinesi. Ma questo perché non ha neanche un millesimo delle strutture che hanno gli altri. Certo, per colpa delle classi politiche se si sono succedute alla guida del paese, ma è così. A Pechino l’unica medaglia d’oro indiana, è arrivata dalla carabina 10 metri. E’ stata la prima medaglia d’oro assoluta individuale nella storia del paese. Abhinav Bindra, il giovane che l’ha vinta, si allena in una struttura privata costruita dal padre. Al suo ritorno, accolto con i massimi onori, ha puntato l’attenzione sulla necessità di costruire strutture sportive pubbliche per consentire a tutti di praticare sport.
Signor speranza indiana, la prossima volta, prima di scrivere, fatti un giro in questo paese. Vienici almeno una volta ed esci dagli alberghi a cinque stelle che frequenti, fatti un giro per strada. O, almeno, usa meglio internet. Esiste una cosa che si chiama motore di ricerca. Scegli tu quello che ti piace di più. Basta che digiti quello che ti serve nello spazio della ricerca e oplà, hai tutto quello che ti serve.
Ahi ahi ahi signor speranza indiana, mi è scivolato sulla tigre (simbolo dei Commonwealth Game di Delhi del 2010).
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