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Ancora nessun aiuto per vittime Bhopal

Trentasette sopravvissuti della strage chimica di Bhopal si sono incatenati stasera dinanzi alla residenza del primo ministro indiano, Manmohan Singh, a New Delhi, chiedendo i risarcimenti promessi dal governo. Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984 circa 40 tonnellate di gas tossico mortale prodotto dalla Union Carbide, azienda multinazionale americana produttrice di pesticidi localizzata nel cuore della citta’ di Bhopal, nello stato indiano del Madhya Pradesh, si sprigionarono dalla fabbrica su una superficie di circa 20 chilometri quadrati. Tremilacinquecento persone morirono nei primi giorni dopo la catastrofe, mentre il totale delle persone morte successivamente per aver inalato il gas e’ stato calcolato a circa 15.000. Amnesty International afferma che i morti furono tra i 22.000 e i 25.000. Per gli ecologisti 5.000 tonnellate di prodotti chimici tossici inquinano ancora la zona e gli abitanti continuano a bere acqua inquinata che provoca decine di migliaia di malati cronici. Centinaia di manifestanti stanno protestando da mesi a New Delhi, dopo aver avuto un incontro con il primo ministro a gennaio. I sopravvissuti chiedono al gigante americano Dow Chemical, che nel 1999 ha acquistato la Union Carbide, di pagare gli indennizzi e di fornire l’acqua potabile per la popolazione. La Dow Chemical afferma che il pagamento nel 1989 da parte della Unione Carbide di 470 milioni di dollari ha chiuso la vicenda. Anche il governo indiano ha promesso aiuti che pero’ giacciono nelle casse delle banche.

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