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Scontro fra autobus per evitare capra. 20 morti in Bangladesh

Uno scontro frontale fra due autobus ha causato ieri in Bangladesh la morte di almeno 20 persone ed il ferimento di altre 50. Lo riferiscono oggi i media a Dakha. L’incidente è avvenuto sulla statale Dakha-Barisal, all’altezza di Faridpur, quando l’autista di un autobus diretto verso la capitale ha cercato di evitare una capra che attraversava la strada, invadendo la corsia opposta dove stava sopraggiungendo l’altro veicolo. Marfat Ullah, ufficiale di turno nel commissariato di Bhanga, ha dichiarato il Daily Star: “I morti accertati sono 20, ma il bilancio potrebbe aggravarsi”.

fonte: ANSA

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Mancano i contraccettivi in Bangladesh

Preoccupazione in Bangladesh per la mancanza di contraccettivi. Secondo gli operatori sanitari del paese la carenza di scorte di preservativi, pillole contraccettive, spirali ed altri mezzi di controllo delle nascite, che dura ormai da qualche mese, potrebbe generare conseguenze negative nel prossimo futuro in termini di aumento incontrollato della popolazione. In particolare la mancanza dei preservativi potrebbe anche causare un pericoloso aumento delle malattie a trasmissione sessuale, Aids in primo luogo. Gli abitanti del Bangladesh, Stato che ha la maggiore densita’ di popolazione al mondo, sono cresciuti dell’1,7% nel 2007 raggiungendo oltre i 161 milioni di persone. In base al tasso di crescita attuale, l’Unpf (il Fondo della popolazione delle Nazioni Unite) ha calcolato che entro il 2050 il Bangladesh avra’ circa 254 milioni di abitanti. Secondo i dati forniti da una ricerca del 2007 del Centro demografico e per la salute del Bangladesh, l’uso dei mezzi di contraccezione e’ aumentato notevolmente negli ultimi anni nel paese. Gli ultimi dati forniti dal Dipartimento per la pianificazione familiare mostrano che il consumo medio mensile totale degli abitanti include oltre sette milioni e mezzo di preservativi e quasi nove milioni di pillole contraccettive. Uno studio del Centro di Ricerca per lo Sviluppo Umano, infine, ha evidenziato che circa 160 mila gravidanze non volute sono state causate proprio dalla mancanza o dall’uso improprio dei mezzi di contraccezione. Di queste solo 47 mila si sono concluse con una nascita, mentre negli altri casi sono terminate con un aborto. ”Le procedure per l’approvvigionamento nel paese di nuove scorte di contraccettivi sono state avviate – spiega M.M. Kaiser Rashid, direttore dell’Usaid in Bangladesh – Entro la fine di settembre la situazione dovrebbe essere di nuovo normale”.

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22 bambini morti dopo aver assunto paracetamolo

Le autorita’ del Bangladesh hanno annunciato una inchiesta sulla morte di 22 bambini deceduti subito dopo aver ingerito medicina. Lo riferisce l’agenzia bengalese Bdnews24. I bambini, in diverse zone del paese, avevano assunto paracetamolo per curare la febbre, ma poco dopo l’assunzione, sono deceduti. Probabilmente, secondo fonti del ministero della salute, il paracetamolo era mischiato con qualche sostanza velenosa. Tutti i flaconi di medicina erano usciti dalla stessa fabbrica di Comilla, nei pressi della quale si e’ registrato il maggior numero di vittime. La fabbrica e’ stata chiusa. L’agenzia rivela che i bambini sono morti di insufficienza renale, la maggior parte di loro dopo essere stati portati dalle loro zone di origine al Dhaka Children’s Hospital, il maggior ospedale pediatrico del paese. Nel 1992 furono 300 i bambini bengalesi morti a causa del Dietilene Glicole, un prodotto chimico industriale molto tossico usato per tingere vestiti a basso costo, fu mischiato a paracetamolo per farne uno sciroppo.

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Il primo ministro del Bangladesh sfratta il leader dell’opposizione

Il primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, ha annunciato lo sfratto per la sua rivale di sempre, l’ex primo ministro Khaleda Zia, leader dell’opposizione, che occupa un appartamento governativo. Lo annuncia la stampa bengalese. La Zia vive in una casa all’interno del quartiere militare, una residenza destinata esclusivamente a membri dell’esercito e non a politici o parlamentari. Sull’area dove c’e’ la casa della Zia ed altre vecchie abitazioni, il governo vuole costruire le case per i familiari dei militari, semplici e ufficiali, che perirono durante l’ammutinamento delle truppe di frontiera lo scorso febbraio. La casa era stata affidata a Khaleda Zia nel 1981 dopo che suo marito, Ziaur Rahman, ex capo dell’esercito e poi presidente, venne ucciso in un attentato. L’accordo per l’occupazione della casa, prevedeva che la donna non si impegnasse in attivita’ politiche, cosa che ha poi fatto. La Zia, infatti, e’ la presidente del Bangladesh Nationalist Party, opposto alla Lega Awani della Hasina. Alle scorse elezioni di dicembre, il partito dell’attuale premier ha ottenuto una valanga di voti polverizzando quello della sua rivale. Gli scontri tra le due donne avevano portato non solo al loro arresto, ma anche ad un periodo di stallo amministrativo e politico, durante il quale il paese e’ stato guidato da una giunta militare.

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Il Bangladesh da il via al nucleare civile

Il Bangladesh ha deciso di intraprendere la via del nucleare civile per cercare di risolvere i problemi energetici che lo attanagliano. Lo ha annunciato oggi la premier bengalese, Sheikh Hasina Wazed. Intervenendo in una riunione con i vertici della Camera di commercio ed industria di Dacca, riferisce il quotidiano on line bdnews24, Hasina ha rivelato che sono in corso colloqui con donatori e partner nello sviluppo per avviare progetti di energia nucleare con il proposito di risolvere la crisi esistente in tutto il paese. La responsabile governativa ha sottolineato che dal suo arrivo al potere, in gennaio, sono gia’ stati disposti sgravi fiscali per chi sviluppa energia solare e le risorse destinate al miglioramento dell’estrazione di carbone dalla miniera di Barapukuria.

fonte: ANSA

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I fucilieri del Bangladesh si arrendono

I fucilieri del Bangladesh ammutinati hanno deposto le armi. Lo riferisce la stampa bengalese citando il ministro degli interni Sahara Kathun. Secondo il giornale bengalese The News, il ministro degli interni di Dacca Sahara Kathun ha confermato al telefono che alle 15 ora del Bangladesh, i fucilieri ammutinati hanno deposto le armi e sono ritornati nelle loro caserme. “Abbiamo già rimesso le nostre armi nelle armerie” ha detto un ufficiale del Bangladesh Rifles alla stampa all’esterno del quartier generale del corpo paramilitare a Dacca. “Abbiamo deciso di ritornare nelle nostre caserme dopo l’impegno del primo ministro ad acconsentire alle nostre richieste”. Poco prima, il primo ministro Sheikh Hasina aveva chiesto ai fucilieri del Bangladesh (BDR) di arrendersi altrimenti sarebbero andati incontro a severe punizioni. Nel paese la rete di telefonia mobile e’ stata interrotta. “Stiamo cercando di risolvere i vostri problemi con pazienza, non seguite nessuna strada diversa altrimenti sarò io a perdere la pazienza”. Con queste parole Sheikh Hasina, il primo ministro del Bangladesh ha annunciato ritorsioni nei confronti dei fucilieri del Bangladesh (BDR) se non si arrenderanno. Parlando alla nazione in un breve discorso televisivo, la Hasina ha chiesto agli ammutinati di arrendersi, “altrimenti sarò autorizzata a prendere ogni decisione nell’interesse del paese”. Hasina ha ribadito che il governo “sta tentando di risolvere il problema con la negoziazione e non con l’uso della forza”, dichiarandosi “scioccata” per quello che è successo ieri. Secondo fonti ufficiali dell’esercito, citate dalla stampa bengalese, sarebbero ameno 77 i morti negli scontri provocati dall’ammutinamento dei fucilieri del Bangladesh, tra i quali 67 militari. Alcune fonti giornalistiche riferiscono che gruppi estremisti come il Jamaat-e-Islami, starebbero aiutando i ribelli per sfruttare la situazione. La Hasina, nel suo discorso, ha chiesto ai rivoltosi “di non stare a sentire ogni chiacchiera o discorso provocatorio”. Il riferimento della Hasina è all’opposizione governativa, in particolare ad alcuni personaggi vicini all’ex primo ministro Khaleda Zia, che sarebbero dietro l’ammutinamento.

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Ammutinati paramilitari in Bangladesh

Almeno 50 ufficiali sarebbero rimasti uccisi nella sparatoria avvenuta oggi all’interno del quartier generale dei fucilieri del Bangladesh (Bdr), nella capitale Dacca, durante un ammutinamento. Alcune centinaia di paramilitari si sono ribellati ai loro superiori dopo che questi ultimi avevano respinto una richiesta di aumento di paga. L’ammutinamento si è protratto per tutta la giornata. Gli insorti avevano preso in ostaggio un centinaio di persone, tra cui alcuni ufficiali. I soldati hanno cominciato a deporre le armi a notte fonda solo dopo aver ricevuto assicurazioni dal premier Sheikh Hasina di un’amnistia generale. “Le truppe del Bdr hanno cominciato a deporre le armi al ministro dell’Interno”, ha annunciato la tv di stato. Una cinquantina di donne e bambini sono stati evacuati dal quartier generale dei Bangladesh Rifles dopo la fine della protesta. L’ammutinamento era scoppiato in mattinata nella caserma dell’unità paramilitare dei Bangladesh Rifles, preposta alla sicurezza delle frontiere. Secondo il vice ministro della Giustizia, Kamrul Islam, nella sparatoria che ha dato il via all’ammutinamento sarebbero rimasti uccisi 50 ufficiali. “Gli ammutinati hanno detto che 50 ufficiali sono rimasti uccisi, ma non possiamo confermare questa notizia, non abbiamo visto i corpi”, ha detto. In un primo tempo si era parlato di cinque vittime. Secondo una fonte non confermata, tra le vittime vi sarebbe anche il comandante dei fucilieri, generale Shakil Ahmed. La rivolta, legata a richieste salariali, è rientrata solo dopo che il premier Sheikh Hasina ha promesso l’amnistia per gli insorti, oltre a ulteriori concessioni. Durante le drammatiche fasi dell’ammutinamento, la polizia e l’esercito sono stati schierati attorno al quartier generale dell’unità ribelle. Dopo alcune ore di scontri a fuoco e di scene di panico nella capitale, il capo del governo ha incontrato nella sua residenza 14 rappresentanti degli ammutinati e ha proposto “un’amnistia generale per tutte le truppe implicate”, come ha riferito alla stampa un responsabile governativo, Nakibuddin Ahmed. Secondo fonti ufficiali, la rivolta è coincisa con una riunione di alti responsabili dei Bangladesh Rifles e appare legata a rivendicazioni, soprattutto salariali, da parte di circa tre-quattromila uomini dell’unità paramilitare.

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Ancora pochi i condannati per acido contro donne in Bangladesh

Solo pochi uomini indagati per aver gettato acido sulle donne in Bangladesh vengono condannati. Lo ha detto alla stampa bengalese il sottosegretario agli interni di Dacca, Tanjim Ahmed. Solo il 20 degli indagati per aver gettato acido su donne e’ stato condannato in poco piu’ di sei anni, da quando e’ stato realizzato il Consiglio Nazionale per il Controllo dell’Acido nel 2002. ”Tra il 2002 e il 2008 – ha detto il sottosegretario – sono stati presentati 1585 casi. Sono state fatte indagini in 926 casi e le risultanze investigative sono state presentate in 647 casi. Al momento sono in istruttoria 12 casi. In 190 casi sono stati trovati elementi di colpevolezza, negli altri casi gli indagati sono stati rilasciati, nonostante le richieste di condanna siano state avanzate nel 60% dei casi”. I dati del consiglio parlano di 254 persone condannate, tra le quali 11 condanne a morte e 89 all’ergastolo, anche se non e’ sicuro che le condanne siano state eseguite. Il ministro degli interni Sahara Katun ha ordinato controlli maggiori e indagini piu’ precise sui casi di donne sfregiate dall’acido. ”Il ministro – ha detto Tanjim – d’accordo con tutto il governo intende stringere le maglie di questo problema, cercando i ridurre i casi e portare a condanna i colpevoli. Per questo abbiamo deciso di colpire anche gli agenti di polizia che si dimostreranno negligenti o complici nei casi di acido”. Il governo bengalese ha anche deciso un aumento dello stanziamento dei fondi al consiglio nazionale per il controllo dell’acido. In Bangladesh principalmente, ma anche in altri paesi musulmani come il Pakistan, le donne vengono sfigurate soprattutto da familiari panche per futili motivi, come la disobbedienza, la voglia di autonomia o il rifiuto di un matrimonio. Viene usato l’acido solforico, in prevalenza, la cui vendita e’ vietata ma che si trova facilmente in circolazione, anche in alcuni surrogati. Le donne vengono sfregiate in maniera permanente, anche perche’ nel paese non hanno la possibilita’ di ricorrere a cure mediche e ospedaliere che possano rimediare ai danni dell’acido, che vanno dal danneggiamento degli organi con cui entra in contatto all’ustione della pelle, dalla perdita con non ricrescita dei capelli a problemi di vista e udito. In molti casi le donne hanno avuto problemi respiratori permanenti oltre che danni a muscoli, ossa ed estetici, che comportano anche difficolta’ non solo nelle relazioni, ma anche in pratiche comuni come la masticazione. Secondo dati della stampa bengalese, le donne sfregiate da acido sono state 1428 dal 2002 al 2007, 116 casi da gennaio ad agosto 2007, 125 nello stesso periodo del 2008.

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Scontro fra donne in Bangladesh, vince la Hasina

Con una valanga di voti, che ricorda la storica vittoria del 1970 che porto’ alla nascita del Bangladesh, la Lega Awami (Al) della ex premier Sheikh Hasina ha ottenuto una schiacciante maggioranza alle elezioni politiche bengalesi. Cio’ consentirebbe al suo partito di riscrivere la costituzione per dare corpo alle riforme promesse al Paese. Nelle prime elezioni democratiche da sette anni, la nona tornata elettorale dell’ex Pakistan orientale ha visto uno spostamento notevole di voti dal Bangladesh National Party (Bnp), che aveva stravinto le elezioni del 2001, alla Lega Awami, la quale al termine dello spoglio risulta essersi aggiudicata 230 seggi, cui si aggiungono i 32 ottenuti dagli altri partiti della coalizione Grand Alliance. La coalizione guidata dalla Lega Awami ha quindi conquistato 262 seggi su un totale di 299, contro i soli 32 ottenuti dalla coalizione avversa, la Alleanza dei quattro partiti, guidata dal Bnp di Khaleda Zia, storica rivale della Hasina. La sconfitta e’ in parte imputabile al crollo del Jamaat-e-Islami, principale alleato del Bnp, che ha perso quasi tutti i suoi seggi, conquistandone solo due. Molto elevata la percentuale dei votanti. In un paese che conta circa 144 milioni di abitanti, secondo fonti ufficiali della commissione elettorale oltre il 70% degli 81 milioni di aventi diritto al voto si sono recati alle urne, in quella che e’ stata considerata l’elezione chiave per il ritorno del paese alla democrazia, dopo anni di governo militare. L’ipotesi di un secondo governo guidato da Sheikh Hasina ha cominciato a concretizzarsi gia’ nelle prime fasi delle operazioni di spoglio. Tuttavia, anche se tutti i dati annunciavano una schiacciante vittoria della Hasina e della Al, l’ex primo ministro, in passato arrestata perche’ accusata di corruzione, ha chiesto a tutti i suoi supporter di evitare marce e manifestazioni di giubilo sino alla chiusura delle operazioni di spoglio. Oltre alla vittoria personale della Hasina, le elezioni hanno visto la debacle di molti personaggi celebri, tra i quali l’ex ministro delle Finanze, M. Saifur Rahman, l’ex segretario generale del BNP, Abdul Mannan Bhuiyan, e l’ex ministro della salute (in quota al BNP) Khondoker Mosharraf Hossain. Sia la Lega Awami sia il Bnp ed i suoi alleati avevano impostato la campagna elettorale sulla necessita’ di combattere il terrorismo e promesso di impegnarsi ad abbassare i prezzi del cibo e a condurre il paese alla calma e alla democrazia, ponendo fine alle violente proteste che hanno insanguinato il Bangladesh negli ultimi anni. Il Bnp, pero’, non avrebbe centrato le reali aspirazioni dei votanti. In particolare, le nuove generazioni non avrebbero apprezzato le continue invocazioni di Khaleda Zia alla necessita’ di ”salvare l’Islam”.

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Domani le elezioni in Bangladesh

opo due anni di stato di emergenza, il Bangladesh torna lunedì alle urne per eleggere il nuovo parlamento, per la prima volta dal 2001. Con una costante immutabile, il duello che si rinnova fra le “due Begum”, le due ex prime ministre che da oltre 15 anni dominano la politica del Paese asiatico. Protagoniste sono sempre loro, Khaleda Zia, alla testa del Partito nazionalista del Bangladesh (Bnp, di destra), e Sheikh Hasina Wajed, leader della Lega Awami (centro-sinistra laico). Entrambe sessantenni, si detestano; però sono state anche capaci, in passato (era il 1986), di unire le loro forze per cacciare il dittatore di turno, Hussain Muhammad Ershad. La Lega Awami è data per favorita, ma gli indecisi sono ancora una moltitudine, e circa un terzo degli 81 milioni di elettori (il Bangladesh ha 140 milioni di abitanti) voterà per la prima volta. Entrambe hanno una tragica eredità alle spalle: Zia è la vedova di Ziaur Rahman, presidente del Bangladesh assassinato dai militari nel 1981; Hasina la figlia di Sheikh Mujibur Rahman, il primo presidente del Bangladesh (l’ex Pakistan orientale divenuto indipendente nel 1971), anch’egli assassinato dai militari, nel 1975. Le due ‘begum’ (titolo onorifico nell’Islam) sono accomunate anche dalle peripezie giudiziarie, essendo state entrambe incriminate per corruzione e imprigionate, dall’estate del 2007 per un anno, dal governo ad interim di Fakhruddin Ahmed. Sono state liberate su cauzione l’estate scorsa per permettere loro di partecipare alle elezioni. Dietro la loro estromissione c’erano ancora una volta i militari, intervenuti per porre un freno alle violenze politiche che dall’ottobre 2006 insanguinavano il Paese. L’11 gennaio le forze armate avevano convinto il presidente Iajuddin Ahmed a dichiarare lo stato di emergenza, e poi a annullare le legislative che avrebbero dovuto tenersi dieci giorni dopo. All’origine delle violenze c’erano state le ricorrenti, reciproche accuse di brogli e di falsificazioni delle liste elettorali. Ma stavolta le irregolarità dovrebbero essere scongiurate dalla presenza nei 35.000 seggi di un esercito di osservatori: 200.000, di cui 2.500 stranieri. In più 60.000 militari e 600.000 poliziotti e paramilitari vigileranno sulla sicurezza durante le operazioni di voto. Inoltre, in meno di due anni di potere, il governo di tecnici di Fakhruddin Ahmed ha condotto una battaglia campale contro la corruzione, mettendo sotto inchiesta 10.000 persone e sbattendo in carcere 150 fra ex ministri, uomini d’affari e alti burocrati. Ma soprattutto spurgando le liste elettorali di ben 13 milioni di elettori ‘fantasma’. L’ex candidato repubblicano alla presidenza americana John McCain, in visita a Dacca nei giorni scorsi, ci ha messo una mano sul fuoco: questa volta il voto “é il più regolare del mondo”, ha dichiarato.

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