La suprema Corte indiana, il tribunale piu’ alto nell’ordine giurisdizionale del paese, ha confermato l’ordinanza dell’alta corte di Delhi che chiedeva la legalizzazione dell’omosessualita’ nel paese. Lo riferisce la televisione indiana IBNLive. Lo scorso due luglio, con una ordinanza che fece discutere, l’alta corte di Delhi aveva chiesto al governo di adoperarsi per legalizzare l’omosessualita’ nel paese, considerato un reato in base ad un artucolo del codice penale risalente al periodo del dominio britannico. L’alta corte motivo’ la sua decisione con il fatto che la legge violava un diritto individuale, chiedendo la legalizzazione di rapporti omosessuali fra consenzienti. A questa decisione, valida per il solo stato di Delhi, si sono appellati gruppi religiosi, soprattutto islamici, contrari alla legalizzazione dell’omosessualita’. La decisione di oggi potrebbe aprire nuovi scenari, dal momento che il giudizio della Suprema Corte ha valore su tutto il paese.
Archivi tag: gay
Rahul Gandhi nuova icona gay
Rahul Gandhi, primogenito di Sonia e segretario generale del partito del Congresso, e’ diventata la nuova icona gay dell’India. Il giovane rampollo della dinastia Gandhi Nehru, considerato uno dei grandi vincitori delle scorse elezioni, e’ stato riconosciuto come simbolo da una delle associazioni omosessuali piu’ importanti dell’India. Rahul e’ da qualche tempo, come lo era suo padre, il simbolo e un esempio per i giovani indiani. GayBombay, la piu’ importante organizzazione omosessuale d’India, lo ha eletto a icona, sperando che nella sua azione politica e di governo ci possa essere anche il riconoscimento dei loro diritti. In India, infatti, l’omosessualita’ e’ reato e si rischia fino all’ergastolo per ”unione carnale contro natura”. La legge, inserita nel codice penale e che si richiama ad una legge britannica del 1830, mette sullo stesso piano i rapporti tra omosessuali e quelli tra uomini e animali. Da tempo alcune parti della societa’ civile si stanno battendo per depenalizzare l’omosessualita’, soprattutto perche’ i gay e le lesbiche indiane malate di AIDS, spaventati dalla minaccia di andare in galera, non sfruttano la possibilita’ di avere le cure mediche per la malattia perche’ per farlo dovrebbero denunciare le loro inclinazioni sessuali. Il Ministro della salute dello scorso governo a guida del Congresso, Ramadoss, aveva provato a discutere della depenalizzazione, ma e’ stato emarginato. Rahul, 38 anni e non sposato, incarna le aspirazioni e i sogni dei giovani indiani ed ora anche degli omosessuali, che vedono in lui una speranza. Il suo celibato infatti, non usuale per un giovane della sua eta’ e del suo stato, lo dipinge come una persona che va oltre gli schemi in un paese molto legato alle tradizioni e molto puritano, dove il sesso e’ tabu’ nonostante sia il paese del Kamasutra. I gay indiani sperano che Rahul possa, come segno di apertura, cominciare con il dare il patrocinio governativo o del suo partito al Gay Pride che ogni anno si tiene a Mumbai.
Archiviato in Vita indiana
Gay israeliani prendono bambina indiana nata da utero in affitto
Una coppia di omosessuali israeliani ha adottato una bambina indiana nata dal seme di uno dei due e partorita da una madre surrogata. Lo ha riferito oggi il Times of India. I due gay, Yonatan di 30 anni e Omer di 31, uno dei quali e’ leader in Israele di un movimento per i diritti degli omosessuali, hanno deciso di venire in India perche’, scrive il giornale, e’ il solo Paese al mondo, oltre agli USA, che concede la possibilita’ anche agli omosessuali di usufruire di una madre surrogata. Ma l’India costa di meno, cosi’ i due hanno deciso di andare a Mumbai per avere il loro figlio. Il caso sta suscitando dubbi e proteste, perche’ la legislazione indiana da una parte prevede la possibilita’ anche per un singolo di adottare un bambino, ma dall’altro vieta l’omosessualita’ che ritiene un reato, con la possibilita’ di condannare all’ergastolo per sodomia gli omosessuali. Anche sul nascituro – Evyatar, che in ebraico significa ”con due padri” – ci sono problemi legali perche’ non e’ chiaro quale nazionalita’ prendera’. L’India sta diventando una nuova frontiera per gli uteri in affitto, grazie alla numerosa offerta e ai bassi costi, anche se non c’e’ ancora una legislazione a riguardo. Nel solo Stato del Gujarat sono talmente tante le donne che affittano il proprio utero a coppie sia straniere sia indiane, che la citta’ di Anand e’ stata ribattezzata capitale mondiale dell’utero in affitto. Anche le coppie omosessuali hanno trovato in India un eldorado. Dal 2005 in una sola clinica di Mumbai 40 coppie straniere di omosessuali hanno avuto un bambino grazie ad un utero in affitto.
Archiviato in Vita indiana
Vietato fumare in India
Da oggi in India è vietato fumare nei luoghi pubblici. Il ministro della salute Anbumani Ramadoss, ha scelto una data importante per quello che sarà uno dei momenti che cambieranno la vita agli indiani. Oggi infatti é festa nazionale, si ricorda la nascita del Mahatma Gandhi, e per tradizione è ‘dry day’, un giorno nel quale sono vietati la vendita e il consumo di alcolici. Da oggi, anche il fumo. Per sempre. Addio dunque, quantomeno in pubblico, a sigarette e bidi, i cigarillos indiani costituiti da una foglia secca di tabacco arrotolata riempita di trinciato. Niente più fumo neanche nei luoghi pubblici all’aperto, come gli stadi, ma permesso di fumare sui marciapiedi o nei mercati all’aperto. Vietato in tutti gli altri posti, sia pubblici che privati, se sono aperti al pubblico. Alberghi, aeroporti, pub e ristoranti, se ne avranno gli spazi, potranno tuttavia creare aree riservate ai fumatori. Le multe previste per i trasgressori sono a livelli popolari: chi viene beccato a fumare dovrà pagare 200 rupie, 3,50 euro circa. La legge era stata già disegnata nel 2003 e doveva entrare in vigore nel 2004. Ma mancavano una serie di provvedimenti come i regolamenti di attuazione che ora, dopo quattro anni, hanno fatto entrare in vigore il divieto. Il provvedimento è stato fortemente voluto dal ministro Ramadoss, già contestato in patria, oltre per questa del fumo, per una serie di scelte. Ad esempio, lui è l’unico esponente del governo che si batte per i diritti degli omosessuali e della depenalizzazione dell’omosessualità, che attualmente può portare un gay alla prigione fino all’ergastolo. Per Ramadoss è stata una battaglia dura, non tanto per aver dovuto fronteggiare le multinazionali del tabacco che in India hanno attecchito poco, ma per combattere le tradizioni degli indiani e, soprattutto, le proteste dei divi di Bollywood che vedono venire a mancare un mucchio di soldi derivati dalle sponsorizzazioni. Secondo i dati forniti dall’Indian Council of Medical Research, i fumatori indiani sono più di 120 milioni, e i morti per tumore da fumo un milione all’anno, 3000 ogni giorno. A dire il vero, la legge che vieta il fumo nei luoghi pubblici era già teoricamente in vigore dalla fine degli anni 90 in diversi stati e territori autonomi, tra i quali Delhi. Ma non è mai stata applicata con particolare severità: dal 1997, da quando la norma è in vigore nella capitale indiana, circa 13mila euro di multe sono state comminate dalla polizia nei confronti di fumatori colti in flagrante. Una curiosità: l’anno scorso a Delhi 5.739 uomini sono stati multati, a fronte di sole 18 donne. Adesso, però, la nuova norma voluta da Ramadoss vale per l’intero paese e specifica i luoghi nei quali il fumo è bandito, contemplando ospedali, ristoranti, uffici pubblici e privati, cinema, centri commerciali, tribunali etc. Il ministro ha inviato una circolare a tutti gli stati dell’Unione chiedendo di far applicare la legge. Due di questi, il Maharashtra (con capitale Mumbai) e il Bihar (nell’India orientale), hanno detto di non essere pronti. E intanto si profilano altri problemi, giacché la nuova legge, se è molto specifica sui luoghi nei quali sarà vietato fumare, nulla dice riguardo alle persone. In India i sadhu, i santoni, sono gli unici che possono fumare anche droga per fini spirituali senza essere arrestati. L’esenzione varrà anche per questa nuova legge? Il divieto, inoltre, riguarda il fumo, ma non masticare il tabacco e suoi derivati, pratica cui gli indiani ricorrono forse in misura maggiore del fumare sigarette.
Archiviato in Vita indiana
L’alta Corte chiede al governo di Delhi di non discriminare gli omosessuali
L’alta corte indiana ha inviato una richiesta al governo centrale di non continuare la discriminazione nei confronti degli omosessuali che, secondo la legge indiana, sono punibili con la galera fino all’ergastolo. L’alta corte si chiede ”cosa spinga lo stato ad avere ancora interesse a continuare con queste leggi contro gli omosessuali dal momento che queste persone soffrono di discriminazione e vengono visti non degni dalla societa”’. La richiesta dell’alta corte nasce dall’esigenza di poter assicurare agli omosessuali che sono malati di AIDS, di poter fare ricorso alle cure. Questi, infatti, per paura di essere scoperti e di andare in galera, non dichiarano ne’ la loro omessualita’ ne’ tanto meno la loro malattia. Secondo il governo, invece, non e’ questione di legge ma semplicemente di inculcare una educazione diversa sulle cure per l’HIV. ”Legalizzare questi atti – ha risposto l’avvocato generale dello stato PP Malhotra – non e’ la risposta. Coloro che indugiano in questi atti non si fanno avanti non per timidezza, ma per incolpare il governo”. Malhotra, mentre giustifica le misure penali contro gli omosessuali, ha spiegato che l’India non puo’ seguire il trend delle societa’ occidentali che considerano l’omosessualita’ normale. Per l’avvocato, che ribadisce che ”non c’e’ il concetto di orientamento sessuale nella costituzione indiana”, il diritto alla privacy degli omosessuali non e’ assoluto mentre deve essere preso in considerazione l’interesse di larga parte della societa’. ”Il sesso tra gay – ha detto Malhotra all’agenzia PTI – e’ contro l’ordine naturale. Noi andremmo contro la natura se gli permettessimo di agire. E’ uno dei casi, questo, nel quale lo stato deve chiedere l’aiuto della legge per mantenere la moralita’ pubblica”. La richiesta della corte e’ arrivata dopo la presentazione di una istanza da parte di un gruppo di attivisti per i diritti degli omosessuali che chiede la cancellazione della legge penale contro di loro. Secondo le associazioni per i diritti dei gay, le leggi che giudicano penalmente l’omossessualita’ in India, portando fino alla pena dell’ergastolo per i gay, violano i diritti fondamentali di di uguaglianza, discriminando gli atti omosessuali sul terreno della moralita’. Nel governo, il solo ministro della salute, Ramadoss, si è da tempo espresso a favore della depenalizzazione dell’omoessualità nel paese.
Archiviato in Vita indiana
Carta di identità per omosessuali in Nepal
Una ventunenne nepalese e’ diventata la prima cittadina del suo paese ad essere riconsciuta come appartente al terzo sesso. Bishu Adhikari, originaria di Pokhara nel nord ovest, citta’ che ha dovuto lasciare perche’ oltraggiata e minacciata dai suoi parenti e vicini che avevano scoperto la sua omossesualita’, ha ricevuto oggi dal governo nepalese la prima carta d’identita’ del paese nella quale c’e’ scritto ”terzo”, inteso come sesso, invece che mascio o femmina nella categoria ‘genere’. La ragazza, con l’aiuto della ONG Naulo Bihani che si interessa dei diritti di gay e lesbiche in Nepal, aveva chiesto una carta di identita’ nel distretto di Kaski, specificando che avrebbe voluto che comparisse la dicitura del terzo sesso. La ragazza ha preso la sua decisione dopo la visita istituzionale nella sua ex citta’ di Sunil Babu Pant, il primo parlamentare nepalese dichiaratamente omosessuale. Durante la sua visita, Pant aveva discusso dei diritti degli omosessuali, spingendoli a chiedere diritti e soprattutto documenti di indentita’ che attestassero la propria appartenenza al ”terzo sesso”. Ad Adhikari erano state offerte carte di identita’ che la identificavano come uomo, visto che il suo aspetto e’ simile a quello maschile, ma lei le ha sempre rifiutate. Il via libera alla donna e’ stato dato dalla suprema corte nepalese che l’anno scorso ha emesso un giudizio fondamentale per gli omossessuali del paese, dichiarandoli ”persone naturali”. La corte chiese cosi’ al governo di rimuovere tutte le discriminazioni contro la comunita’ omosessuale e assicurare per loro gli stessi diritti degli altri. L’anno scorso Chanda Musalman, un gay che divenne transgender, vestito come una donna, ricevette parziale accoglimento della sua richiesta di avere una carta di iidentita’ nella quale era segnalato come donna. Il municipio di Kathmandu, infatti, non sapendo come comportarsi, scrisse ”sia maschio che femmina” nella categoria del sesso sul documento di identita’.
Archiviato in Diario dal subcontinente