Non mi avete sentito con la solita messe di post nei giorni scorsi, perchè, sfruttando il week end lungo dato dal 2 giugno, Marianna, Anna Chiara ed io ci siamo concessi una vacanza a Goa. L’ex colonia portoghese, un tempo patria degli hippy, ha ancora un certo fascino, anche se devo dire che il mare non è gran che. Le spiaggie sono belle, ampie, bianche, palme, attrezzate. Il mare invece è stile Adriatico, si fa sempre piede. L’acqua è pulita, ma torbida a causa del fondale sabbioso. Ma bello, comunque. Anche se tutti trascorrono le vacanze nelle megapiscine dei resort. Quello che abbiamo scelto noi devo dire mi ha incantato, davvero bello, tranquillo, molto bello e kids oriented. Ottimi anche i ristoranti.
La vacanza è stata l’occasione per immergermi in un’altra realtà indiana, quella dei nuovi megaricchi che mostrano il loro status symbol. Telefoni? Orologi? Abiti griffati? No, le tate. Si: noi eravamo gli unici poveracci che non avevano la baby sitter al seguito. E così la nostra piccola Anna Chiara era una poveraccia rispetto ai bimbi ricchi indiani che erano accuditi 24h su 24 dalle baby sitter mentre i genitori sorbivano e sorseggiavano cocktails, birra e gin tonic. Ann Chiara, poverina, aveva solo i genitori ad accudirla.
Ricchi o poveri la loro concezione della donna non cambiava. Sotto l’ombrellone di fianco a noi, c’erano due coppie di ragazzi da Bangalore. Un lui si vantava che era stato per soli due giorni ad Amsterdam per degli affari, doveva gestire tutto nella sua società. Potevano tenere al massimo 30 anni. Le ragazze erano all’occidentale, avevano il due pezzi, mentre tutte le altre donne indiane fanno il bagno vestite, con costumi coprenti tipo mute da sub. Ma l’atteggiamento verso le ragazze è sempre lo stesso. Lui obbligava lei ad accendergli le sigarette. Gli dava una sigaretta, un cerino, gliela faceva accendere e se la prendeva. Dovete considerare che non è raro, ma di più, in India vedere una donna che fuma, perchè è considerato un atteggiamento a dir poco disdicevole, da discepola di Aristotele, da peripatetica, zoccola, insomma. Immaginate quindi un ragazzo che obbliga la sua donna non a fumare, ma ad accendergli la sigaretta. Il massimo della sottomissione.
L’atteggiamento nei confronti delle donne è lo stesso anche nella classe media. Abbiamo preso un tassista per andare a visitare OId Goa (bella con le sue chiese, monumenti storici, la tomba di San Francesco Saverio) e con lui ho parlato della storia di Scarlett, una ragazza quindicenne violentata e uccisa a Goa dove era in vacanza con la madre. Per gli indiani, e il tassista me lo ha confermato, la colpa non è di coloro che l’hanno violentata e uccisa, ma della ragazza e soprattutto della madre. Una quindicenne non va in discoteca, diceva il tassista (ma lo avevo già letto sui giornali), è normale che poi possa succederle qualcosa. No che non è normale, una è libera di fare quello che vuoi. Dovunque, ma se sei donna, la cosa non vale in India, neanche se sei straricca.