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Niente topless mentre si guida a Goa

Giro di vite per i turisti stranieri, soprattutto russi e britannici, che in numero sempre maggiore frequentano Goa, lo Stato indiano ex colonia portoghese famosa per i rave party e il consumo di stupefacenti. Il governo locale ha infatti imposto nuove regole di comportamento per i bagnanti, tra cui quella di non guidare il motorino in costume o in topless. Lo rende noto l’agenzia di stampa Pti che cita al riguardo un nuovo regolamento emesso dal ministero del Turismo locale. Si tratta di un opuscolo in lingua inglese e russa che stabilisce alcuni divieti per i turisti, fra cui quello di ”non guidare un motociclo senza vestiti nella parte superiore del corpo”. Molti giovani frequentatori della meta turistica che sorge sul Mar Arabico praticano il naturismo ed hanno l’abitudine di affittare scooter o moto per spostarsi da una spiaggia all’altra. L’opuscolo, distribuito in hotel e uffici di informazione, invita i turisti a rispettare la sensibilita’ locale e ricorda anche che topless e nudismo sulle spiagge ”sono strettamente proibiti”.

fonte: ANSA

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Per giocare per beneficenza, i nazionali di cricket vogliono soldi

La nazionale indiana di cricket, sport nazionale per eccellenza, è al centro di una imbarazzante polemica dopo che una associazione umanitaria ha denunciato che i giocatori hanno chiesto 50 milioni di rupie (quasi 800.000 euro) per partecipare a quattro mini-esibizioni di 15 minuti ciascuna a scopo benefico. I media oggi a New Delhi danno ampio risalto alla polemica scatenata dopo le dichiarazioni di Hardeep Sandhu, membro del comitato organizzatore della ong Amr, secondo cui alla vigilia degli incontri, che devono essere giocati a Chandigarh con star della tv e di Bollywood, i membri della nazionale di cricket avrebbero chiesto un compenso di “almeno 40 o 50 milioni di rupie”. Una delegazione di giocatori, guidata da Prabhjot Singh, Rajpal Singh e Deepak Thaukar, ha respinto l’accusa, sostenendo che “la squadra è cosciente che si tratta di una iniziativa di beneficienza” e parlato di “una strana cospirazione”. Ma Sandhu ha replicato che “esisteva un accordo scritto riguardante il versamento agli atleti del denaro proveniente dagli sponsor. Siccome però non ce ne sono stati molti, loro hanno comunque chiesto quella somma esorbitante”.

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Problemi satellitari alla base della cancellazione del reality show

Sulla questione della cancellazione del Reality Show La Tribù – Missione India, sul quale ho già scritto, interviene il presidente della società si produzione a chiarire alcuni aspetti.

“Non riesco a spiegarmi in nessun modo neanche io la cancellazione de La Tribù-missione India”, dice Silvio Testi, fondatore della Triangle Production, in un’intervista a Gente, in edicola domani a proposito dell’annullamento del reality di Canale5. “Eravamo pronti alla messa in onda del programma per il 23 settembre, come da accordi col Biscione. Poi lo stop, che ho appreso dal comunicato stampa. Neanche una telefonata di spiegazione, nonostante le settimane di lavoro e le difficoltà. Perché di difficoltà – sottolinea Testi – ce ne sono state tante. A partire dai tempi tecnici per l’organizzazione. Il programma, che prevedeva la permanenza di 12 concorrenti in un villaggio indigeno vicino a Goa per due mesi, ci è stato commissionato a fine giugno. Un termine già molto difficile da rispettare, ma non abbiamo voluto dire di no: con Mediaset e Paola Perego avevamo già lavorato, producendo La Talpa che era stato campione di ascolti della scorsa stagione”, dice Testi. Due i problemi fondamentali: i visti per i concorrenti e il ponte satellitare per i collegamenti in diretta. L’ambasciata indiana a Roma, contattata da Gente, spiega che per realizzare un prodotto televisivo, serve un apposito visto, detto “JV” [il visto giornalistico, ndr], che viene concesso dal ministero dell’Informazione di New Delhi. E che per tutto “il progetto Tribù” l’ok era arrivato. Tutto ok dunque? “A noi partecipanti hanno spiegato il rinvio dicendo che c’erano problemi con i collegamenti satellitari dall’India all’Italia. Siamo stati fermati la mattina stessa della partenza, quando con la valigia in mano stavamo andando in aereoporto”, racconta Elenoire Casalegno. Lucio Presta, compagno di Paola Perego e suo manager, non si pronuncia. Nina Moric:”ho cancellato moltissimi impegni di lavoro e attualmente come da contratto non possiamo prendere altri impegni. Eravamo un bel gruppo, avevo molta voglia di partire per l’India”. Si profila una possibIle battaglia legale tra Mediaset e Triangle. “Ci hanno creato un danno enorme, ci riserviamo ogni iniziativa giudiziaria”, dicono da Cologno. “Sono accuse immeritate – ribatte Testi – non hanno versato l’anticipo come previsto, sono insolventi nei confronti della Triangle”.

fonte: ANSA

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Il cricket in aiuto del calcio indiano

Il cricket, lo sport piu’ popolare in India, potrebbe correre in aiuto del calcio che, nel paese di Gandhi, non gode di molto seguito e soprattutto ha pochi fondi a disposizione. Lo rivela il Telegraph, il quotidiano di Calcutta, citta’ nella quale il calcio e’ molto seguito. Il presidente della lega indiana di calcio, l’All India Football Association (AIFF), Praful Patel, ha chiesto l’aiuto del governo centrale (del quale e’ alleato) per ottenere un prestito dalla federazione di cricket per permettere alla squadra di calcio indiana di prepararsi e partecipare alla coppa asiatica che si terra’ in Qatar nel 2011. Patel e’ un esponente del Nationalist Congress Party, il cui segretario generale e’ Sharad Pawar, che ha anche ricoperto per anni il ruolo di presidente del Board of Control for Cricket in India (BCCI), la federazione indiana di cricket. E’ su questa amicizia e vicinanza politica che il presidente della lega di calcio conta per ottenere il finanziamento necessario per realizzare il Goal 2011 Project, secondo il quale i 25 migliori giocatori di calcio indiani saranno a totale disposizione della nazionale per nove mesi e non sara’ loro permesso di giocare nei loro rispettivi club fino alla fine del toreo continentale. Durante i nove mesi, i calciatori della nazionale giocheranno con la maglia dell’India sfide internazionali preparatorie agli Asiatici di Doha, e la federazione di calcio paghera’ loro gli stipendi che di solito ricevano dai club. La federazione di cricket sarebbe pronta a dare a quella di calcio 100 milioni di rupie, quasi 1 milione e 500 mila euro, cifra che dovra’ essere approvata nel prossimo consiglio direttivo. Anche il governo ha promesso aiuti. Il calcio in India e’ diffuso principalmente nella zona orientale, in particolare negli stati del West Bengala, Sikkim e Assam, e nelle ex colonie come Goa. La nazionale e’ allenata dall’inglese Bob Houghton e ha nell’attaccante Baichung Bhutia, che ha giocato anche nella seconda divisione inglese, il suo giocatore piu’ rappresentativo. L’India ha vinto nel 2008 la Asian Football Confederation Challenge Cup, un torneo tra 17 squadre che aspiravano a qualificarsi per i giochi asiatici, conquistando cosi’ in maniera diretta l’accesso ai giochi di Doha.

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Buon compleanno Gandhi

Oggi è il compleanno di Karamchand Mohandas Gandhi, detto Il Mahatma. Ho già scritto su lui. Per oggi, per onorarlo, vi rimando alle citazioni di Wikiquote sul Mahatma.

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I piloti si addormentano e l’aereo supera la destinazione

Due piloti dell’Air India-India Airlines si sono addormentati dopo aver inserito il pilota automatico e il loro aereo di linea ha superato la destinazione. E’ successo alcune sere fa sui cieli indiani, e lo racconta il Times of India, riferendo indiscrezioni dal ministero dell’aviazione, Air India e aeroporto di Mumbai. Secondo il quotidiano, l’IC 612 seguiva la rotta Dubai-Jaipur-Mumbai, con oltre 100 passeggeri a bordo. L’aereo era partito dagli Emirati Arabi alle 01:35 del mattino e poi da Jaipur alle 07:00. Affaticati per il volo notturno, i piloti, dopo aver effettuato il decollo da Jaipur in direzione di Mumbai, hanno inserito il pilota automatico e si sono messi a dormire. L’aereo, su indicazione del pilota automatico ha seguito la rotta prestabilita verso il sud. Arrivati nello spazio aereo di Mumbai, dalla torre di controllo della capitale economica indiana hanno realizzato che dall’aereo non c’era nessuna risposta alle loro richieste e istruzioni. Il campanello d’allarme è scattato a 100 miglia da Mumbai, quando l’aereo non ha cominciato, come di prassi, la discesa verso la città. Temendo un dirottamento, i controllori di volo hanno applicato le misure previste, ma quando hanno capito che non c’era nessun dirottamento e che i piloti continuavano a non rispondere, hanno inviato dei segnali audio continui in alta frequenza all’aereo che ha svegliato i piloti. A quel punto l’aereo aveva già superato Mumbai ed era sulla rotta per Goa. I piloti hanno quindi fatto marcia indietro, atterrando senza problemi a Mumbai. Sia la compagnia che il ministero dell’aviazione ha negato che i piloti stessero dormendo, adducendo problemi di comunicazione. Con l’aumento dei voli in India, da mesi si discute delle condizioni di lavoro dei piloti e assistenti di voli considerate massacranti a discapito della sicurezza. In passato erano stati resi pubblici altri scandali, come quello dei piloti senza licenza.

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Go, Goa

Non mi avete sentito con la solita messe di post nei giorni scorsi, perchè, sfruttando il week end lungo dato dal 2 giugno, Marianna, Anna Chiara ed io ci siamo concessi una vacanza a Goa. L’ex colonia portoghese, un tempo patria degli hippy, ha ancora un certo fascino, anche se devo dire che il mare non è gran che. Le spiaggie sono belle, ampie, bianche, palme, attrezzate. Il mare invece è stile Adriatico, si fa sempre piede. L’acqua è pulita, ma torbida a causa del fondale sabbioso. Ma bello, comunque. Anche se tutti trascorrono le vacanze nelle megapiscine dei resort. Quello che abbiamo scelto noi devo dire mi ha incantato, davvero bello, tranquillo, molto bello e kids oriented. Ottimi anche i ristoranti.

La vacanza è stata l’occasione per immergermi in un’altra realtà indiana, quella dei nuovi megaricchi che mostrano il loro status symbol. Telefoni? Orologi? Abiti griffati? No, le tate. Si: noi eravamo gli unici poveracci che non avevano la baby sitter al seguito. E così la nostra piccola Anna Chiara era una poveraccia rispetto ai bimbi ricchi indiani che erano accuditi 24h su 24 dalle baby sitter mentre i genitori sorbivano e sorseggiavano cocktails, birra e gin tonic. Ann Chiara, poverina, aveva solo i genitori ad accudirla.

Ricchi o poveri la loro concezione della donna non cambiava. Sotto l’ombrellone di fianco a noi, c’erano due coppie di ragazzi da Bangalore. Un lui si vantava che era stato per soli due giorni ad Amsterdam per degli affari, doveva gestire tutto nella sua società. Potevano tenere al massimo 30 anni. Le ragazze erano all’occidentale, avevano il due pezzi, mentre tutte le altre donne indiane fanno il bagno vestite, con costumi coprenti tipo mute da sub. Ma l’atteggiamento verso le ragazze è sempre lo stesso. Lui obbligava lei ad accendergli le sigarette. Gli dava una sigaretta, un cerino, gliela faceva accendere e se la prendeva. Dovete considerare che non è raro, ma di più, in India vedere una donna che fuma, perchè è considerato un atteggiamento a dir poco disdicevole, da discepola di Aristotele, da peripatetica, zoccola, insomma. Immaginate quindi un ragazzo che obbliga la sua donna non a fumare, ma ad accendergli la sigaretta. Il massimo della sottomissione.

L’atteggiamento nei confronti delle donne è lo stesso anche nella classe media. Abbiamo preso un tassista per andare a visitare OId Goa (bella con le sue chiese, monumenti storici, la tomba di San Francesco Saverio) e con lui ho parlato della storia di Scarlett, una ragazza quindicenne violentata e uccisa a Goa dove era in vacanza con la madre. Per gli indiani, e il tassista me lo ha confermato, la colpa non è di coloro che l’hanno violentata e uccisa, ma della ragazza e soprattutto della madre. Una quindicenne non va in discoteca, diceva il tassista (ma lo avevo già letto sui giornali), è normale che poi possa succederle qualcosa. No che non è normale, una è libera di fare quello che vuoi. Dovunque, ma se sei donna, la cosa non vale in India, neanche se sei straricca.

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Gandhi, questo sconosciuto

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Ma Gandhi chi? Potreste sentirvi dire oggi in India. Eppure 60 anni fa questo piccolo grande uomo moriva,veniva assassinato da un fondamentalista hindu. 60 anni, una ricorrenza. Ma solo per noi. Nessuno se ne ricorda. Non un rigo sui giornali, nessun riferimento sulle prime pagine, solo all’interno le pubblicità istituzionali del governo e dei ministri che hanno messo tipo necrologi. Ma null’altro. Le prime pagine dei maggiori quotidiani hanno oggi pubblicità (uno ha anche una offerta per un albergo di Goa) e tutti hanno la notizia relativa alla caduta dell’accusa di razzismo nei confronti di un giocatore di cricket della nazionale indiana che avrebbe chiamato scimmia un avversario australiano. I nipoti dissidenti gli hanno rifatto il funerale. Di Gandhi ne parlano più in occidente che in India. Ho visto un paio di settimane fa in La Storia Siamo Noi di Rai 2, un documentario di un regista indiano che ha ripercorso, 60 anni dopo la marcia del sale, la stessa strada che Gandhi aveva fatto per la marcia del sale. Nessuno se ne ricordava più. Un parcheggio era stato messo dove Gandhi aveva preso il mucchietto di sale, dove quindi è cominciata la battaglia nonviolente per l’indipendenza dagli inglesi. Questi non se ne fregano proprio di Bapu, eppure lo chiamano padre della patria. Oramai del piccolo grande uomo non c’è più niente in India. Già dopo 60 anni. Amen.

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