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Da domani il censimento indiano

Tutto è pronto per la realizzazione a partire da domani di uno degli esercizi demografici più importanti della storia: il censimento della popolazione dell’India. Lo sottolineano oggi a New Delhi i media nazionali. Il Censimento 2011 sarà il 15/o realizzato nella storia del paese. Dieci anni fa, il risultato fu di una popolazione di un miliardo e 28 milioni di persone, cifra che sarà ampiamente superiore questa volta, anche per l’alto tasso di natalità esistente nel territorio indiano. La prima persona che riempirà il prospetto preparato per il censimento sarà la presidente, Pratibha Patil, seguita dal vicepresidente, Hamid Ansari. Un vero e proprio esercito di 2,5 milioni di addetti si occuperà per tre mesi dei rilevamenti che dovranno servire anche alla formazione, per la prima volta, di una anagrafe nazionale, o National Population Register, attraverso cui poter consegnare ai cittadini una carta di identità nazionale.

fonte: ANSA

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A Bollywood la maggioranza di film vietati ai minori

Bollywood sembra non essere piu’ la patria dell’industria cinematografica per famiglie, dal momento che nel 2009 la maggior parte dei film prodotti erano riservati agli adulti. Su 248 film prodotti a Mumbai, solo 93 sono stati dichiarati dall’organo di censura indiano, visibili a tutti bambini compresi; 92 sono stati bollati come visibili da maggiori di 12 anni con supervisione di adulti; 63 sono stati invece dichiarati film per adulti. Ma l’inversione di tendenza rispetto al passato, quando i film per adulti si contavano sulle dita di una mano, non interessa solo Bollywood ma anche le altre industrie cinematografiche indiane. Nel cinema Telugu, dal nome dell’omonima lingua parlata nello stato centro-meridionale dell’Andra Pradesh, il film per adulti sono stati 62 su 286 (140 film per famiglie e 84 vietati ai minori di 12 anni). I tamil hanno prodotto 37 film per adulti, il cinema Kannada (dello stato meridionale del Karnataka) ne ha prodotti 21 mentre il cinema Malayalam (dello stato meridionale del Kerala) quest’anno ne ha prodotti 13. In tutti e quattro i casi, pero’, a differenza di Bollywood, la percentuale dei film per adulti e’ di molto inferiore a al totale del film prodotti e visibili da tutti. Il Censor Board of Film, l’organo governativo che decide la censura per i film indiani, ha riscontrato un aumento considerevole dei film per adulti fra quelli di Bollywood. A far aumentare il loro numero, la presenza nei film di maggiori scene di sesso e di violenza, oltre all’uso di un linguaggio forte. Ma le polemiche intorno alla certificazione montano in maniera forte. Secondo i produttori e i registi l’organo di censura esagera con i suoi giudizi, non considerando i cambi e l’evoluzione della societa’. Per i registi e produttori, e’ necessaria una revisione del regolamento di censura che tenga conto dei cambiamenti della societa’. Questa revisione dovrebbe infatti considerare il fatto che quasi 6 milioni di indiani sono sotto i 25 anni e sono molto diversi da quelli per i quali venne scritto il regolamento del Censor Board. E, il vecchio regolamento, non permette al cinema indiano di mettersi al pari con quello straniero. In quello di Bollywood, infatti, anche un bacio puo’ far propendere il Board per decretare il film come ”per adulti”, mentre in nessun film, anche quelli vietati ai minori, c’e’ un nudo anche parziale di qualcuno. Per questi, esiste il sottobosco dei film Blue Movie, venduti illegalmente nei mercati indiani. Le critiche dei registi nascono soprattutto dal fatto che, tramite internet, i ragazzi oggi possono accedere a siti porno senza problemi e, secondo le ultime statistiche, proprio gli indiani sono fra i maggiori fruitori al mondo di pornografia su internet a tutte le eta’, ma sopratutto fra adolescenti. Secondo i dati dell’industria cinematografica indiana, il 70% dei film stranieri riceve una ”A”, simbolo di film destinato ad un pubblico adulto. Emblematico il caso del film vincitore di otto premi Oscar ”Slumdog Millionnaire” (Il Milionario), la cui versione inglese e’ stata bollata con una A dal Censor Board mentre la versione in hindi e’ stata giudicata con una ”U”, simbolo dei film per tutti senza restrizioni.

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Pessimo anno per Bollywood

Per l’industria cinematografica indiana, e quindi per la celebratissima Bollywood, il 2009 è stato un ‘Annus Horribilis’ con perdite che secondo gli esperti avrebbero abbondantemente superato i 100 milioni di euro. La crisi economica mondiale, un duro conflitto fra i produttori ed i proprietari delle sale multiplex e, se ciò non bastasse, anche una serie di clamorosi fiaschi al botteghino, hanno creato una situazione senza precedenti, che pone importanti interrogativi per gli investimenti futuri. Uno dei più attenti analisti del business cinematografico indiano, Taran Adarsh, ha detto all’agenzia di stampa Ians che a contribuire al fallimento è successo di tutto: “Il virus h1n1, moltissimi match di cricket in tv (sport nazionale che toglie spettatori), tesissime elezioni nazionali e scioperi a ripetizione”. “Purtroppo – ha aggiunto – ad aggravare il tutto hanno contribuito alcuni clamorosi flop di film come Chandni Chowk To China (la prima commedia di kung fu di Bollywood), Aladin (ispirato al film di Robin Williams del 1992) e Kurbaan, che hanno fatto perdere ai finanziatori il 75-100% degli investimenti”. D’accordo il critico cinematografico Omar Qureshi, per il quale “il 2009 è stato uno dei nostri peggiori anni. Perfino i film lanciati durante il Diwali (festa indiana del bene che prevale sul male), ossia i più importanti dell’anno, sono stati deludenti fallimenti (fra tutti Blue e Main Aurr Mrs. Khanna)”. Coprodotto dalla Warner Bros, Chandni Chowk To China è costato una cifra alta per l’India (7,5 milioni di euro) che non é rientrata dal botteghino, così come sono andati persi in gran parte i finanziamenti di Billu (3,3 milioni di euro) e Delhi 6 (6,6 milioni di euro). E sui circa 120 film prodotti finora a Bollywood, ben pochi sono riusciti a rientrare nei costi. Non possono comunque lamentarsi i produttori di importanti lavori come Love Aaj Kal, Kaminey, Wanted e All The Best, mentre a sorpresa hanno avuto una buona risposta realizzazioni ‘low cost’ come Razz-The Mistery Continues, Dev D, 13B e Phoonk. Per Adarsh, inoltre, “ha contribuito al crack finanziario l’aumento delle remunerazioni delle star che ha trasformato in un’impresa titanica per i produttori il recupero dei costi”. Adesso bisogna preparare la rivincita nel 2010, ha concluso Qureshi, per il quale “vanno reinventate le sceneggiature con buone storie e cast di livello. L’obiettivo deve essere fare un cinema intelligente”.

fonte: ANSA

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Una Barbie a forma di Aishwarya Rai

La Mattel sta per produrre una Barbie con le fattezze di Aishwarya Rai, l’ex miss mondo, la piu’ famosa attrice di Bollywood, conosciuta anche a livello internazionale. Lo scrivono la stampa indiana e i blog di informazione su Bollywood, riprendendo fonti giornalistiche da Londra. Secondo le informazioni, alcuni rappresentanti della Rai hanno incontrato ieri i vertici della Mattel per decidere la realizzazione della bambola e il suo design. La Barbie-Aishwarya dovrebbe avere gli occhi verdi come l’attrice ed essere vestita con abiti indiani disegnati dai piu’ importanti stilisti del subcontinente. La Barbie classica, anche nella sua versione indiana con il sari, viene gia’ venduta in India. Aishwarya Rai non e’ la prima donna ad avere una propria Barbie: in passato anche Diana Ross, Cher, Beyonce, Elisabeth Taylor ed altre sono state prese a modello per la bambola piu’ famosa al mondo. La Rai, trentaseienne ex miss mondo nel 1994, dopo decine di film di Bollywood acclamati come successi in patria, e’ divenuta famosa a livello internazionale con il film Matrimoni e Pregiudizi (Bride and Pregiudice) del 2004. Ha inoltre partecipato al film di Hollywood L’Ultima Legione del 2007 e quest’anno a La Pantera Rosa 2. Dal 2005 e’ testimonial de L’Oreal. Nel 2007 ha sposato l’attore indiano Abishek Bachchan, figlio di Amitabh, considerata la ‘leggenda vivente’ di Bollywood.

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Aishwarya Rai

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Rutto libero all’indiana

Riporto di seguito un post del mio amico Tuttoqua, un italiano che vive e lavora da poco in India, presso una grande società. Offre, come tutto il suo blog che vi invito a visitare frequentemente, uno spaccato diverso dell’India. In merito al post, è una cosa che ho sempre riscontrato. Non mi venite a dire che è un fatto culturale, che è usanza e baggianate simili. A me fa schifo. Scusate la mia ignoranza, ma mi fa schifo.

No… non sono in mutandoni ascellari davanti alla TV, e non sta per giocare la Nazionale. E soprattutto, io non sono il ragionier Fantozzi… si insomma, non regolarmente.

Sono uno che vive e lavora in India, e questo anche lo sapete.

E, in India, lo spaghetto in cottura e’ un concetto un po’ troppo difficile da far passare, quindi uno ci rinuncia a priori e tanti saluti. Il birrone gelato abbonda, nel senso che vai al supermercato, ti compri tutte le birre che ti pare, le metti nel frigo, e c’hai il tuo bel birrone gelato, quando e come ti pare.

Ci siete arrivati, neh? Il tema di questo POST e’ il RUTTO LIBERO, porca di quella miseriaccia zozza, a loro e a questo paese di zulu’ che non sono altro!

E no eh! E io non ce la faccio piu’… chiamatemi uno psicanalista, datemi un sedativo, conferitemi la sordita’ d’ordinanza al valore e al merito, ma io questi zozzoni, sporcaccioni, scostumati, manisinistreimpure non li reggo piu’.

E passi per i poveracci che stanno per la strada! E passi per quell’autista lercio e ignorante (io lo chiamo coconut) che mi ritrovo, che mi rutta in macchina continuamente costringendomi a viaggiare a finestre spalancate, cosi’ che uno di questi giorni mi becchero’ anche una cagata di avvoltoio indiano in faccia!!

Ma in ufficio… ma in ufficio no, e che cazzo! Da un po’ di tempo siedo in un ufficio della Corporate (quando si dice andare di Corporate…), perche’ il nostro lo stiamo riattrezzando, e quindi ci siamo sparsi un po’ su piu’ sedi.

Beh, qui c’e’ uno che siede un paio di stanze piu’ in la’, che se la rutta beatamente, da mane a sera. E mica un rutto solo, cosi’ di tanto in tanto, quando la pressione diventa critica?

Ma che! Una quantita’ notevole! E mica sono rutti timorati di Dio! Ma nossignore! Sono delle sonorissime espressioni di beatitudine, delle terribili notizie dall’interno di cronaca nera!!

Ma che porco! Spero che affoghi in uno dei suoi rutti senza passare dal VIA… Eppure io non sono delicato di stomaco (vivo in India, cazzarola!), ma questo qua e’ un fenomeno da baraccone! E’ un artista incompreso del DO di petto, e chissa’ che non mi convenga registrare un paio dei suoi rutti, cosi’ che, dopo che lo avro’ ammazzato, io li possa rivendere su eBay. Si sa che le opere d’arte, dopo la morte dell’artista, acquistano un grande valore!

Ma la ciliegina sulla torta ce l’ha messa un mio collega che siede qua vicino. Sono andato da lui e gli ho detto: “Ue’, ma lo sai che in Italia, se uno fa robe del genere, lo mandano a casa?”.

E lui… tenetevi forte… io vado eh… pronti??

“Ma davvero?? Che strano paese l’Italia…”.

Ma accir’t, tu e gli altri 1,3 miliardi!

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Il ministro del lavoro si scusa. Mi hanno frainteso. Non ricorda qualcuno?

Il ministro indiano del lavoro, Oscar Fernandes, ha chiesto scusa per i suoi giudizi di ieri a seguito dell’omicidio del presidente della filiale indiana della Graziano Trasmissioni. Fernandes, parlando ai giornalisti, ha chiesto scusa dicendo che le sue parole sono state fraintese. Il ministro ha detto di voler ”chiudere il capitolo” e che il suo intento era di porre l’attenzione sui lavoratori senza contratto che non hanno diritti. Il ministro Fernandes aveva detto ieri che l’omicidio, ad opera di ex operai, era il risultato dell’ ”aver scontentato i lavoratori a lungo” e che rappresentava ”un a lezione per i vari management”, giustificando l’opera degli ex operai. Contro il giudizio di Fernandes si erano scagliate le imprese e i rappresentanti del mondo commerciale, imprenditoriale e industriale indiano. Anche i siti internet dei giornali sono stati presi d’assalto da lettere di protesta da parte di numerosi lettori contro le parole del ministro.

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Sono su Wikipedia come attore

La mia carriera sta prendendo una accelerata incredibile. Grazie al grande Andrea Filacchioni, presidente della società di accreditamento e altro After, sono stato inserito, come è giusto data la mia esperienza, nel cast di Dilli 6.

Clicca qui per vedere il documento che testimonia l’iscrizione

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E’ nata una stella

Devo proprio ammetterlo. Sono nato per fare l’attore. A dire il vero me lo ha sempre detto anche mia moglie quando accampo scuse su ritardi e strane situazioni. Ma questa è un’altra storia.

Se avessi ancora qualche dubbio su quanto siano incasinati, non organizzati e fanfaroni gli indiani, l’esperienza di oggi me lo ha confermato del tutto. Davvero non capisco come riescano a fare tutti sti film ogni anno e, in maniera più generale, a mandare avanti sto paese.

Detto questo, vi racconto la giornata nella quale ho preso parte come comparsa, con il ruolo di pilota, la film di Bollywood Dilli 6. Arrivo all’aeroporto alle 8.30, vado alla prova costume. Primo problema. Non hanno mai preso in considerazione le misure che avevo mandato via mail per cui mi hanno presentato un costume da pilota che non sarebbe entrato neanche ad Anna Chiara. Un sartino si è messo ad aggiustarlo e con una pezza qui, una là, lo ha fatto della mia misura. Giacca con le mostrine gialle, cappello, cravatta, camicia e pantalone. Mi hanno scelto per fare il pilota perché avevano bisogno di un pilota occidentale. Ma non avevano nomi occidentali sulle targhette, così me ne hanno messo uno che a loro poteva sembrare tale, ma che era indianissimo. Ma chissenefrega. Ovviamente, non avevano scarpe della mia misura, una semplicissima 43. E così mi hanno messo delle scarpe da trekking. “Tanto sono nere” mi hanno detto.

Erano le 10. Vado nel terminal dove qualcuno ci doveva chiamare. Aspettate solo 5 minuti, hanno detto a me, alle due hostess che avevo (una francese particolarmente carina, alla quale avevano dato una gonna cortissima per la gioia di tutti noi e delle scarpe per Barbie), e agli altri stranieri che dovevano fare i passeggeri. Alle undici sono andato a farmi aggiustare il pantalone. Si è rotta la cerniera. Pensando di non avere tempo, ci ho messo sue spille da balia.

Alle 12 siamo andati nell’altra parte del terminal, abbiamo consegnato i passaporti per avere i permessi e abbiamo aspettato i classici cinque minuti. Alle 13.00 ci hanno detto che i permessi non erano ancora arrivati. Allora sono andato a farmi cambiare la cerniera. Alle 13.30, ci hanno detto che era arrivato il pranzo.

Dovevate vederlo, il pranzo: tre scodelle di ferro nelle quali con le mani e con una specie di cucchiaio, i “cuochi” ti servivano in piatti di plastica due qualità diverse di riso e una cosa di yogurt e cereali. Ho bisogno d’un cucchiaio. C’è un omino che li distribuisce, di plastica. Solo che sono attaccati. E questo che fa? Come se dovesse contare i soldi, mette l’indice e il pollice in bocca, li bagna con la lingua e prende il cucchiaio, ovviamente dalla parte cava. Meglio mangiare con le mani.

Dopo questo lauto pasto e dopo aver buttato il piatto di plastica per terra dietro costrizione della troupe, siamo tornati nel terminal. Alle 16 abbiamo saputo che i permessi non arrivavano, per cui hanno deciso di spostare all’esterno la scena. Alle 18 eravamo pronti. Io ero, insieme alle due hostess, il secondo della fila di persone con carrelli che dovevano passare dinanzi alla telecamera mentre il protagonista maschile, Abishek Bachachan, arrivato a Delhi, con sua madre impersonata da Waheeda Rehman (una delle storiche attrici di Bollywood), erano accolti da un altro famoso attore, Rishi Kapoor.

Dietro di me c’era uno stronzo indiano sui 50 anni, un omino che voleva per forza apparire. Mi spingeva, dando con il suo carrello botte sui miei talloni. Ha capito che doveva smetterla quando mi sono girato e in perfetto torrenunziatese l’ho mandato a quel paese. Doveva capire il torrenunziatese, forse aveva degli antenati in zona, dopotutto era fetente come i torrenunziatesi (licenza corallina). Scherzo (riferito ai torrenunziatesi he hanno avuto l’onore di avermi studente al mitico Liceo Scientifico Pitagora di Via Rovereto).

Abishek era di fianco a me. Uno stronzo. Antipatico. Non si è degnato di rivolgere la parola, uno sguardo, un sorriso. La Rehman invece era molto dolce, guardava e sorrideva a tutti. Abi è antipatico. Ho scoperto il suo lato migliore: la moglie, l’ex miss universo Aishwarya Rai. Ho saputo poi leggendo il Times of India che il povero Abi si trovava a Connaught Place poco prima dello scoppio delle bombe.

Abbiamo fatto il percorso 20 volte, avanti e indietro, non per colpa nostra, venendo ripresi da due diverse angolazioni. Un’ora e mezzo di girato, per forse 2 minuti di film.

La cosa che mi ha impressionato è la disorganizzazione. Nessuno sapeva cosa fare ed erano centinaia e centinaia di persone di troupe. Una cosa megagalattica. Tutti con un tesserino bianco (altro che badge a prova di tutto che fa l’After) con un timbro della produzione. Badge senza nessun criterio di sicurezza, senza foto, solo con un nome, che venova girato da una persona al’altra. Ad un certo punto me ne è stato offerto uno con il nome Craig, subito dopo che, davanti alla polizia, era statoi fatto l’appello e mi avevano chiamato con il mio nome. Furbi.

Nessuno ci diceva niente, tanto che qualche comparsa se ne è andata. Io no. Non tanto per le 1500 rupie (meno di 30 euro) che ci davano, ma perché avevo preso un impegno e , si sa, noi napoletani ci teniamo a queste cose.

La scena che abbiamo girato è stata cambiata, perché all’inizio dovevamo girare una scena in aereo con me alla cloche e un’altra al baggage claim. Ma i permessi non sono arrivati per entrare all’interno del terminal. Ci hanno spiegato che la cosa non è stata possibile a causa delle bombe di sabato che hanno fatto alzare il livello di sicurezza. Per cui, per noi stranieri, non c’erano le autorizzazioni del ministero degli interni indiano. In verità, l’autorizzazione non ‘era neanche per gli indiani, che avevano solo il tesserino di cui sopra, ma il pericolo eravamo noi stranieri. Forse i poliziotti non sapevano che le bombe a Delhi le hanno messe degli indiani, e non un italiano, francesi, un danese, un paio di inglesi, una belga e una brasiliana.

Inutile dire che non ci hanno permesso di riprendere immagini con i nostri telefonini. Il regista era simpatico, alcuni della troupe, composta da soli ragazzi, pure. Alla fine è stata una esperienza carina, anche se molto stancante. Ma credo di aver finito qui la mia esperienza ocn Bollywood. La lascio agi altri. Io, oramai, sono lanciato verso altri lidi.

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Eunuchi e transessuali contro l’infanticidio femminile

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Eunuchi e transessuali indiani in campo per combattere l’infanticidio femminile e l’aborto selettivo. Succede in Tamil Nadu, nel sud dell’India, dove è stata lanciata una forte campagna di sensibilizzazione sul problema nelle provincie di Chennai, Salem, Madurai, Vellore e Coimbatore. Qui la Tamil Nadu AIDS Initiative ha lanciato la campagna governativa Integrated Child Development Service, permettendo agli ‘aravanis’, gli eunuchi, di entrare nei villaggi e diffondere messaggi in favore delle bambine e del loro diritto a nascere, crescere, ricevere assistenza sanitaria e una educazione. Sono mille gli anvanvadi-aravani impegnati in questa prima fase del progetto. Questi mille eunuchi (ma spesso non si tratta di persone con malformazioni alla nascita ma di transessuali) fanno parte di un gruppo più numeroso di circa 200000 aravani impegnati nelle iniziative anti Aids dello stato meridionale del Tamil Nadu. Queste persone sono molto ascoltate in quanto ritenute foriere di buona sorte. Poiché loro stesse sono state sfortunate, attirerebbero su di loro la sfortuna, lasciando invece la fortuna a coloro che visitano. Ecco perché sempre di più sono gli eunuchi che vengono impiegati anche in opere sociali o civili, come la raccolta delle tasse. Gli aravani, spiegano dagli uffici governativi di Chennai, seguono dei seminari di istruzione sia sul problema dell’Aids e poi su quello dell’infanticidio femminile, così da essere preparati dinanzi alla gente, che li ascolta con piacere e curiosità. Nelle cinque provincie interessate dal progetto, la sex ratio, il rapporto tra uomini e donne, è sconvolgente: 1000 uomini per 800 donne, contro qualsiasi statistica mondiale. Gli eunuchi, (‘hijras’ come si chiamano nel nord dell’India), spesso solo travestiti non veri e propri eunuchi nell’accezione che conosciamo, sono una delle comunità più emarginate del Paese. In gran parte provengono da famiglie povere, dalle quali vengono allontanati non appena manifestano i primi segni delle loro inclinazioni sessuali. I rapimenti di bambini di strada da parte di gruppi di eunuchi – che poi li ‘iniziano’ castrandoli con rudimentali operazioni chirurgiche – sono frequenti. Questi si dedicano principalmente ad attività religiose, a chiedere l’elemosina, alcuni son impegnati socialmente, altri in politica, altri nella prostituzione. Agli eunuchi, poi, si aggiungono i transessuali e transgender, non operati, che si dedicano principalmente alla prostituzione. Molti transessuali, oltre a subire discriminazioni dalla gente, vengono discriminati anche dagli eunuchi, non possedendo l’aspetto religioso e di buona fortuna. Ecco perché è stato ancora più difficile per loro far parte dei gruppi di volontariato che stanno girando per il Tamil Nadu.

qui due link con altri pezzi sugli eunuchi eunuchi 1 eunuchi 2

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