Il primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, ha annunciato lo sfratto per la sua rivale di sempre, l’ex primo ministro Khaleda Zia, leader dell’opposizione, che occupa un appartamento governativo. Lo annuncia la stampa bengalese. La Zia vive in una casa all’interno del quartiere militare, una residenza destinata esclusivamente a membri dell’esercito e non a politici o parlamentari. Sull’area dove c’e’ la casa della Zia ed altre vecchie abitazioni, il governo vuole costruire le case per i familiari dei militari, semplici e ufficiali, che perirono durante l’ammutinamento delle truppe di frontiera lo scorso febbraio. La casa era stata affidata a Khaleda Zia nel 1981 dopo che suo marito, Ziaur Rahman, ex capo dell’esercito e poi presidente, venne ucciso in un attentato. L’accordo per l’occupazione della casa, prevedeva che la donna non si impegnasse in attivita’ politiche, cosa che ha poi fatto. La Zia, infatti, e’ la presidente del Bangladesh Nationalist Party, opposto alla Lega Awani della Hasina. Alle scorse elezioni di dicembre, il partito dell’attuale premier ha ottenuto una valanga di voti polverizzando quello della sua rivale. Gli scontri tra le due donne avevano portato non solo al loro arresto, ma anche ad un periodo di stallo amministrativo e politico, durante il quale il paese e’ stato guidato da una giunta militare.
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Il primo ministro del Bangladesh sfratta il leader dell’opposizione
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Zardari riceve ultimatum anche da Gilani
Dopo il capo dell’esercito, anche il primo ministro pachistano Yousuf Raza Gilani ha dato un ”ultimatum” al presidente Asif Ali Zardari di ”agire o andarsene”. Lo rivela la televisione indiana Times Now e lo riporta l’edizione on line del quotidiano indiano Times of India, citando informazioni da Islamabad. Dietro la spinta di Washington e Londra, dopo le richieste del generale Kayani, anche Gilani ha chiesto a Zardari di andare se non accettasse un nuovo accordo concordato con le potenze straniere. A Gilani e’ stato chiesto di abbassare la temperatura politica nel paese che sta attraversando una crisi dovuta da un lato dal terrorismo nelle zone occidentali, ma soprattutto dalla marcia di protesta del partito dell’ex primo ministro Nawaz Sharif. Proprio nei confronti di quest’ultimo e delle sue richieste, in primis quella di rimettere al loro posto i giudici rimossi da Musharraf, Zardari ha mostrato il pugno di ferro, temendo che con l’istaurazione dei giudici deposti, possano essere cancellate le leggi che gli hanno permesso di tornare in Pakistan e che hanno cancellato tutte le accuse mosse contro di lui. Il primo ministro si e’ preso 24 ore per convincere il presidente a mostrare piu’ flessibilita’. A questo punto il pallino e’ nelle mani di Zardari, l’unico che puo’ decidere di sbloccare il paese e accontentare l’opposizione, ma ora anche gli alleati, interni e la comunita’ internazionale. Se il presidente non dovesse accettare, si potrebbe profilare anche la presa del potere da parte dell’esercito, come gia’ successo in passato, anche se l’ammiraglio Mullen, capo di stato maggiore americano, ha assicurato che il suo omologo Kayani non seguira’ questa via. Se non accettasse l’incarico, Zardari rischierebbe prima di essere emarginato e poi rimosso. In questo caso il potere passerebbe a Gilani e Nawaz Sharif entrerebbe nel governo, i giudici sarebbero rimessi al loro posto.
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Protesta l’opposizione in Pakistan
Un folto gruppo di militanti dell’opposizione pachistana fedeli all’ex premier Nawaz Sharif, fra cui numerosi avvocati e giuristi, hanno dato il via oggi a Karachi ad una ‘Lunga Marcia’ che si propone di raggiungere la capitale Islamabad lunedi’ prossimo. Lo riferisce l’emittente all news Geo Tv. Prima della partenza del corteo ingenti forze della polizia pachistana hanno arrestato oltre 30 persone, fra cui il vicepresidente del partito fondamentalista Jamaat-e-Islami, Ghafour Ahmed. Questi arresti si aggiungono agli oltre 350 realizzati ieri nel Punjab, provincia che i manifestanti si propongono di attraversare. Obiettivo della ‘Lunga Marcia’ e’ esigere che il presidente Asif Ali Zardari rispetti la promessa di restituire le cariche a numerosi giudici destituiti dall’ex presidente Parvez Musharaf. Lo stesso Zardari, vicino agli Stati Uniti, si trova in difficolta’ per l’attivita’ del comandante dell’esercito, generale Ashfaq Parvez Kayani, che la settimana scorsa gli ha ingiunto di ”agire o andarsene”.
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Scontro fra donne in Bangladesh, vince la Hasina
Con una valanga di voti, che ricorda la storica vittoria del 1970 che porto’ alla nascita del Bangladesh, la Lega Awami (Al) della ex premier Sheikh Hasina ha ottenuto una schiacciante maggioranza alle elezioni politiche bengalesi. Cio’ consentirebbe al suo partito di riscrivere la costituzione per dare corpo alle riforme promesse al Paese. Nelle prime elezioni democratiche da sette anni, la nona tornata elettorale dell’ex Pakistan orientale ha visto uno spostamento notevole di voti dal Bangladesh National Party (Bnp), che aveva stravinto le elezioni del 2001, alla Lega Awami, la quale al termine dello spoglio risulta essersi aggiudicata 230 seggi, cui si aggiungono i 32 ottenuti dagli altri partiti della coalizione Grand Alliance. La coalizione guidata dalla Lega Awami ha quindi conquistato 262 seggi su un totale di 299, contro i soli 32 ottenuti dalla coalizione avversa, la Alleanza dei quattro partiti, guidata dal Bnp di Khaleda Zia, storica rivale della Hasina. La sconfitta e’ in parte imputabile al crollo del Jamaat-e-Islami, principale alleato del Bnp, che ha perso quasi tutti i suoi seggi, conquistandone solo due. Molto elevata la percentuale dei votanti. In un paese che conta circa 144 milioni di abitanti, secondo fonti ufficiali della commissione elettorale oltre il 70% degli 81 milioni di aventi diritto al voto si sono recati alle urne, in quella che e’ stata considerata l’elezione chiave per il ritorno del paese alla democrazia, dopo anni di governo militare. L’ipotesi di un secondo governo guidato da Sheikh Hasina ha cominciato a concretizzarsi gia’ nelle prime fasi delle operazioni di spoglio. Tuttavia, anche se tutti i dati annunciavano una schiacciante vittoria della Hasina e della Al, l’ex primo ministro, in passato arrestata perche’ accusata di corruzione, ha chiesto a tutti i suoi supporter di evitare marce e manifestazioni di giubilo sino alla chiusura delle operazioni di spoglio. Oltre alla vittoria personale della Hasina, le elezioni hanno visto la debacle di molti personaggi celebri, tra i quali l’ex ministro delle Finanze, M. Saifur Rahman, l’ex segretario generale del BNP, Abdul Mannan Bhuiyan, e l’ex ministro della salute (in quota al BNP) Khondoker Mosharraf Hossain. Sia la Lega Awami sia il Bnp ed i suoi alleati avevano impostato la campagna elettorale sulla necessita’ di combattere il terrorismo e promesso di impegnarsi ad abbassare i prezzi del cibo e a condurre il paese alla calma e alla democrazia, ponendo fine alle violente proteste che hanno insanguinato il Bangladesh negli ultimi anni. Il Bnp, pero’, non avrebbe centrato le reali aspirazioni dei votanti. In particolare, le nuove generazioni non avrebbero apprezzato le continue invocazioni di Khaleda Zia alla necessita’ di ”salvare l’Islam”.
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