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Arrestato leader talebano già liberato in favore di Mastrogiacomo

la polizia pachistana ha arrestato uno dei leader di Al Qaeda, liberato precedentemente in cambio del giornalista italiano Daniele Mastrogiacomo avvenuto nel 2007. Lo riferisce la televisione pachistana Dawn. L’intelligence di Islamabad ha annunciato di aver arrestato giovedi’ Ustad Mohammad Yasir, ex portavoce del leader talebano Mullah Omar, numero due di Al Qaeda. Yasir e’ stato arrestato a Peshawar, la capitale della Provincia frontaliera di Nord Ovest (North West Frontier Province, NWFP), ai confini con l’Afghanistan. L’uomo era stato gia’ arrestato nel 2005 sempre in Pakistan e trasferito in Afghanistan come richiesto dal governo di Kabul. Fu poi liberato insieme ad altri quattro leader talebani nel marzo 2007 in cambio della liberazione di Daniele Mastrogiacomo, l’inviato di La Repubblica sequestrato il 5 marzo dai talebani mentre si recava dal mullah Dadullah, nei pressi di Lashkargah. Secondo le autorita’ pachistane, il vero nome di Yasir sarebbe Ustad Zumarck ed era un professore dell’universita’ di Kabul, prima di diventare assistente politico di Abdur Rab Rasool Sayyaf, capo del gruppo Ittehad-i-Islami che si era distinto nel combattere l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Successivamente, Yasid si uni’ ai talebani dopo che Sayyaf si alleo’ con Karzai e con il suo governo filo americano.

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Uccisa in Afghanistan donna poliziotto simbolo. C’è speranza per quest’area?

Malalai Kakar dirigeva il dipartimento dei crimini contro le donne ed era la poliziotta più celebre del paese, uno dei simboli dell’Afghanistan del presidente Hamid Karzai: è stata assassinata questa mattina in un agguato davanti a casa sua a Kandahar, roccaforte dei taleban. Zalmay Ayubi, portavoce del governatore di Kandahar, ha detto che l’agente, in forza alla polizia locale con il grado di capitano, “é stata presa di mira da uomini armati questa mattina mentre si apprestava ad andare al lavoro in macchina. E’ morta sul colpo e uno dei suoi figli, che era con lei, è rimasto ferito”. Un medico dell’ospedale di Mirwais, a Kandahar, ha poi detto che la donna è stata colpita alla testa e che il figlio, in gravi condizioni, è in coma. La poliziotta, 40 anni circa d’età, madre di sei figli, era stata minacciata più volte dai taleban, del cui movimento la grande città del sud dell’Afghanistan è stata la culla, ed era già scampata ad alcuni tentativi di assassinio. La rivendicazione dell’omicidio non si è fatta attendere: “Kakar era uno dei nostri bersagli e siamo riusciti a eliminarla”, ha dichiarato telefonicamente all’Afp un portavoce dei taleban, Yusuf Ahmadi. Il presidente afghano Hamid Karzai ha duramente condannato il “vile assassinio” di Malakai Kakar e ha chiesto alle autorità di assicurare i suoi assassini alla giustizia quanto prima. Figlia e sorella di poliziotti, assunta dalla polizia alla fine degli anni ’80, Kakar era fuggita dal paese all’arrivo al potere dei taleban, che avevano proibito alle donne di lavorare, prima di riprendere le sue funzioni alla caduta del loro regime alla fine del 2001. Di lei si era parlato in numerosi articoli della stampa afghana e internazionale. Aveva preso parte anche ad operazioni di sequestro di armi e di droga nella zona di Kandahar. Una fonte di polizia locale, che ha richiesto l’anonimato, ha detto che la collega “era stata la prima donna ad essere reclutata in polizia dopo la caduta dei taleban. Era molto rispettata a Kandahar, non girava mai senza armi ed era sempre in compagnia di un uomo della sua famiglia”. L’assassinio di Malalai Kakar – il cui nome rinvia a una eroina afghana della guerra contro i britannici, alla fine del 19° secolo – arriva al culmine di una escalation di violenza quest’anno in tutto il paese e al confine con il Pakistan nelle zone tribali di etnia pashtun, dove stanno avvenendo sanguinosi scontri e incursioni delle truppe delle coalizioni internazionali a guida Usa e Nato, con ripercussioni nei rapporti tra i due paesi e in quelli tra Pakistan e Stati Uniti. Anche nelle ultime ore si registrano sanguinosi episodi: sei persone, tre poliziotti e tre civili, sono morti oggi nel centro di Spin Boldak – nel sud dell’Afghanistan nei pressi del confine con il Pakistan – in seguito ad un attentato kamikaze che è stato rivendicato dai taleban. I feriti sono in tutto 17. Mentre nell’est la notte scorsa soldati della coalizione sotto comando americano hanno ucciso tre civili da soldati della coalizione internazionale sotto comando americano, secondo il capo della polizia locale Mohammad Ghaus e alcuni testimoni. Da parte sua la coalizione ha confermato un’0operazione nel distretto di Asmar, nella provincia orientale di Kunar, ma ha assicurato di aver ucciso solo dei ribelli “in uno scontro a fuoco”. Intanto Quattro soldati francesi sono rimasti feriti durante scontri ieri con ribelli nel villaggio di Ebdakel, nella provincia afghana di Kapisa, a nord-est di Kabul. Fanno parte dello stesso reggimento di otto tra i dieci soldati francesi rimasti uccisi in un agguato 18 agosto scorso, vicino Kabul.

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Go back Yankees!

Truppe americane scaricate da elicotteri in servizio in Afghanistan, avrebbero tentato di entrare in territorio pachistano ma sarebbero state fatte oggetto di colpi di arma da fuoco da parte delle forze pachistane. La notizia e’ rimbalzata stamattina su alcuni media internazionali, confermata da fonti anonime dei servizi di sicurezza pachistane, ma smentita ufficialmente sia dai militari americani che dall’esercito pachistano. La versione piu’ accreditata, che comunque mostra quanto sia alta la tensione in zona, e’ che elicotteri americani di stanza in Afghanistan, dopo aver sorvolato ripetutamente anche l’area pachistana, hanno lasciato, al confine pachistano in zona afghana, delle truppe che hanno tentato di entrare in Pakistan nella zona di di Angor Adda, nel Sud Waziristan,. I locali, tribali e paramilitari, avrebbero respinto il raid americano sparando sia in aria che contro i militari. Questa versione e’ stata confermata dal portavoce dell’esercito pachistano, mentre gli americani hanno negato qualsiasi coinvolgimento di propri uomini e mezzi in conflitti a fuoco. Ma la tensione in zona e’ molto alta. Da un lato ci sono gli Stati Uniti che vorrebbero via libera anche ad incursioni in Pakistan dell’esercito impegnato nelle operazioni di lotta al terrorismo in Afghanistan; dall’altro, l’esercito pachistano ha dichiarato, per bocca del suo comandate Kiryani, di essere pronto a respingere ogni intrusione straniera sul suo suolo, considerazione avallata anche dal primo ministro pachistano Gilani che ha si e’ rifatto alla supremazia territoriale del suo paese. La zona oggetto del presunto raid di oggi, che sarebbe cominciato nella tarda serata di domenica, e’ la stessa nella quale all’inizio del mese alcuni attacchi di terra e con droni americani hanno fatto oltre 20 morti tra i civili. In quella zona, i servizi americani ritengono si nascondano molti taleban e seguaci di Al Qaeda, che sfruttano le asperita’ del territorio e l’appoggio dei tribali per nascondersi. Bush ha autorizzato le incursioni in Pakistan in nome della lotta al terrorismo che anche il Pakistan, grazie all’ex presidente Musharraf, ha abbracciato. Il nuovo governo pachistano ha respinto con forza la decisione americana. Islamabad aveva trovato, nel giorno della nomina a presidente di Asif Ali Zardari, nel governo di Kabul un alleato contro il terrorismo ma nel rispetto della territorialita’ e senza la necessita’ dell’intervento americano. Una volta tornato a Kabul, pero’, Hamid Karzai ha plaudito alla decisione americana di estendere il raggio d’azione e di considerare anche il Pakistan nella lotta al terrorismo. Dopo la notizia dell’attacco respinto di oggi e le proteste dei giorni scorsi contro gli USA, l’assistente segretario di Stato americano per gli affari centro-asiatico, Richard Bouchner, si e’ affrettato a dire che non ci sono crepe nelle relazioni con il Pakistan e che i contatti e la cooperazione fra i due paesi continuera’. Secondo Bouchner, i rapporti saranno rinsaldati anche negli incontri che ci saranno in occasione dell’assemblea generale delle nazioni unite. Ma Bouchner non ha voluto rispondere a domande sulle incursioni dei droni in Pakistan.

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