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Per la prima volta donna e dalit il nuovo presidente della camera

Ripropongo di seguito il pezzo dell’Ansa sulla storia dell’elezione di Meira Kumar, una Dalit, a presidente della Lokh Saba, la camera bassa del parlamento indiano. Devo dire che non sono d’accordo con chi utilizza queste storie per dimostrare la democraticità dell’India. Che una donna guidi il parlamento in India è un fatto storico, che sia una Dalit è importante, ma non è questa seconda caratteristica che ne caratterizza l’elezione. Già ministro, ex ambasciatrice a Londra e Madrid, figlia di un importante politico ex vice primo ministro, moglie di un giudice della corte suprema, la Kumar con il movimento Dalit inteso come aiuto agli ultimi, c’entra poco. Come la ben nota Mayawati, la regina dei Dalit, che è la donna che paga più tasse in India (quindi la più ricca) e che ha formato un governo di soli bramini. La Kumar è stata eletta per due motivi politici: è espressione di Sonia, che dopo aver voluto Manmohan Singh primo ministro e Pratibha Patil presidente, ha chiuso il cerchio imponendo tre sue pedine alle tre più alte cariche del paese. Inoltre, la Kumar può essere vista come l’anti Mayawati. Sulla questione delle donne, che in Asia avrebbero migliore accesso alla politica, ci andrei molto cauto. Non volendo ricordare che l’India è il paese delle sati e degli aborti selettivi e infanticidio femminile, ricordo che Sonia comanda perché (oltre ad essere brava) è la vedova di Rajiv e nuova di Indira, che la Patil nonostante le condanne/accuse che fanno diventare Papi un boy scout è una fedelissima di Sonia. Discorsi simili possono essere fatti per la Zia del Bangladesh, la Bhutto, la Bandanarayke dello Sri Lanka. Donne si, ma col pedigree. Inoltre faccio notare che è allo studio la legge per l’aumento delel quote riservate alle donne nella pubblica amministrazione, nello Stato, nei lavori pubblici e soprattutto nei centri di potere, dai comuni al parlamento.

La storia politica indiana si è arricchita oggi di un nuovo evento inedito con l’elezione alla presidenza della Lok Sabha (Camera bassa) di una Intoccabile, Meira Kumar, che molti vedono già come rivale di Kumari Mayawati, universalmente nota come la “regina dei dalit”. Kumar è stata nominata raccogliendo la quasi unanimità. Analisti e stampa locale hanno dedicato alla vicenda numerosi commenti, sottolineando fra l’altro come il ruolo delle donne nella politica indiana stia crescendo a vista d’occhio, dopo l’elezione alla presidenza dell’Unione di Pratibha Patil (anche qui, prima volta di una donna), e la conferma ai vertici del partito del Congresso della potentissima Sonia Gandhi. A 64 anni Meira Kumar, che ha una formazione diplomatica, è la prima donna che ricopre il delicato incarico di presidente della Lok Sabha, ma soprattutto è la prima Intoccabile che arriva così in alto nella gerarchia del potere istituzionale. Volto sereno e sorridente, la nuova presidente della Camera é stata eletta deputato nel turbolento stato del Bihar e secondo gli esperti avrà il suo da fare per imporsi ad un’assemblea di 545 membri che è teatro di accese battaglie politiche. Per la prima volta, quindi, i deputati si rivolgeranno alla presidenza prima di prendere la parola con uno squillante “Madam Speaker”, invece del tradizionale “Mr. Speaker”. Va detto che il secondo governo del premier Manmohan Singh mostra una particolare attenzione alle classi più marginali, al punto che la compagine ministeriale comprende ben nove sottosegretari appartenenti ai Dalit, la base della piramide delle caste indiane che, pur abolite, sono radicate ancora nella realtà del paese. Sonia e Rahul Gandhi sono riusciti nelle recenti legislative ad ampliare la base del partito verso settori poveri della società, come i musulmani, che hanno risposto positivamente agli appelli del Congresso. Il discorso ora si concentra sui Dalit, che rappresentano una massa elettorale significativa, e che negli anni scorsi hanno costituito la fortuna politica di Kumari Mayawati, attuale premier dello Stato dell’Uttar Pradesh, che nei mesi scorsi ha provato a rompere i ponti con il Congresso. Nonostante le previsioni per lei favorevoli, “la regina dei Dalit” ed il suo partito Bsp, che molti candidavano ad ago della bilancia di un futuro governo post-elettorale, hanno ottenuto invece un risultato magro. E come se non bastasse, ad intralciare i suoi ambiziosi progetti ora la Gandhi le ha posto la Kumar, considerata una sua fedelissima.

fonte: ANSA

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Il primo ministro del Bangladesh sfratta il leader dell’opposizione

Il primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, ha annunciato lo sfratto per la sua rivale di sempre, l’ex primo ministro Khaleda Zia, leader dell’opposizione, che occupa un appartamento governativo. Lo annuncia la stampa bengalese. La Zia vive in una casa all’interno del quartiere militare, una residenza destinata esclusivamente a membri dell’esercito e non a politici o parlamentari. Sull’area dove c’e’ la casa della Zia ed altre vecchie abitazioni, il governo vuole costruire le case per i familiari dei militari, semplici e ufficiali, che perirono durante l’ammutinamento delle truppe di frontiera lo scorso febbraio. La casa era stata affidata a Khaleda Zia nel 1981 dopo che suo marito, Ziaur Rahman, ex capo dell’esercito e poi presidente, venne ucciso in un attentato. L’accordo per l’occupazione della casa, prevedeva che la donna non si impegnasse in attivita’ politiche, cosa che ha poi fatto. La Zia, infatti, e’ la presidente del Bangladesh Nationalist Party, opposto alla Lega Awani della Hasina. Alle scorse elezioni di dicembre, il partito dell’attuale premier ha ottenuto una valanga di voti polverizzando quello della sua rivale. Gli scontri tra le due donne avevano portato non solo al loro arresto, ma anche ad un periodo di stallo amministrativo e politico, durante il quale il paese e’ stato guidato da una giunta militare.

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I fucilieri del Bangladesh si arrendono

I fucilieri del Bangladesh ammutinati hanno deposto le armi. Lo riferisce la stampa bengalese citando il ministro degli interni Sahara Kathun. Secondo il giornale bengalese The News, il ministro degli interni di Dacca Sahara Kathun ha confermato al telefono che alle 15 ora del Bangladesh, i fucilieri ammutinati hanno deposto le armi e sono ritornati nelle loro caserme. “Abbiamo già rimesso le nostre armi nelle armerie” ha detto un ufficiale del Bangladesh Rifles alla stampa all’esterno del quartier generale del corpo paramilitare a Dacca. “Abbiamo deciso di ritornare nelle nostre caserme dopo l’impegno del primo ministro ad acconsentire alle nostre richieste”. Poco prima, il primo ministro Sheikh Hasina aveva chiesto ai fucilieri del Bangladesh (BDR) di arrendersi altrimenti sarebbero andati incontro a severe punizioni. Nel paese la rete di telefonia mobile e’ stata interrotta. “Stiamo cercando di risolvere i vostri problemi con pazienza, non seguite nessuna strada diversa altrimenti sarò io a perdere la pazienza”. Con queste parole Sheikh Hasina, il primo ministro del Bangladesh ha annunciato ritorsioni nei confronti dei fucilieri del Bangladesh (BDR) se non si arrenderanno. Parlando alla nazione in un breve discorso televisivo, la Hasina ha chiesto agli ammutinati di arrendersi, “altrimenti sarò autorizzata a prendere ogni decisione nell’interesse del paese”. Hasina ha ribadito che il governo “sta tentando di risolvere il problema con la negoziazione e non con l’uso della forza”, dichiarandosi “scioccata” per quello che è successo ieri. Secondo fonti ufficiali dell’esercito, citate dalla stampa bengalese, sarebbero ameno 77 i morti negli scontri provocati dall’ammutinamento dei fucilieri del Bangladesh, tra i quali 67 militari. Alcune fonti giornalistiche riferiscono che gruppi estremisti come il Jamaat-e-Islami, starebbero aiutando i ribelli per sfruttare la situazione. La Hasina, nel suo discorso, ha chiesto ai rivoltosi “di non stare a sentire ogni chiacchiera o discorso provocatorio”. Il riferimento della Hasina è all’opposizione governativa, in particolare ad alcuni personaggi vicini all’ex primo ministro Khaleda Zia, che sarebbero dietro l’ammutinamento.

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Ammutinati paramilitari in Bangladesh

Almeno 50 ufficiali sarebbero rimasti uccisi nella sparatoria avvenuta oggi all’interno del quartier generale dei fucilieri del Bangladesh (Bdr), nella capitale Dacca, durante un ammutinamento. Alcune centinaia di paramilitari si sono ribellati ai loro superiori dopo che questi ultimi avevano respinto una richiesta di aumento di paga. L’ammutinamento si è protratto per tutta la giornata. Gli insorti avevano preso in ostaggio un centinaio di persone, tra cui alcuni ufficiali. I soldati hanno cominciato a deporre le armi a notte fonda solo dopo aver ricevuto assicurazioni dal premier Sheikh Hasina di un’amnistia generale. “Le truppe del Bdr hanno cominciato a deporre le armi al ministro dell’Interno”, ha annunciato la tv di stato. Una cinquantina di donne e bambini sono stati evacuati dal quartier generale dei Bangladesh Rifles dopo la fine della protesta. L’ammutinamento era scoppiato in mattinata nella caserma dell’unità paramilitare dei Bangladesh Rifles, preposta alla sicurezza delle frontiere. Secondo il vice ministro della Giustizia, Kamrul Islam, nella sparatoria che ha dato il via all’ammutinamento sarebbero rimasti uccisi 50 ufficiali. “Gli ammutinati hanno detto che 50 ufficiali sono rimasti uccisi, ma non possiamo confermare questa notizia, non abbiamo visto i corpi”, ha detto. In un primo tempo si era parlato di cinque vittime. Secondo una fonte non confermata, tra le vittime vi sarebbe anche il comandante dei fucilieri, generale Shakil Ahmed. La rivolta, legata a richieste salariali, è rientrata solo dopo che il premier Sheikh Hasina ha promesso l’amnistia per gli insorti, oltre a ulteriori concessioni. Durante le drammatiche fasi dell’ammutinamento, la polizia e l’esercito sono stati schierati attorno al quartier generale dell’unità ribelle. Dopo alcune ore di scontri a fuoco e di scene di panico nella capitale, il capo del governo ha incontrato nella sua residenza 14 rappresentanti degli ammutinati e ha proposto “un’amnistia generale per tutte le truppe implicate”, come ha riferito alla stampa un responsabile governativo, Nakibuddin Ahmed. Secondo fonti ufficiali, la rivolta è coincisa con una riunione di alti responsabili dei Bangladesh Rifles e appare legata a rivendicazioni, soprattutto salariali, da parte di circa tre-quattromila uomini dell’unità paramilitare.

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Scontro fra donne in Bangladesh, vince la Hasina

Con una valanga di voti, che ricorda la storica vittoria del 1970 che porto’ alla nascita del Bangladesh, la Lega Awami (Al) della ex premier Sheikh Hasina ha ottenuto una schiacciante maggioranza alle elezioni politiche bengalesi. Cio’ consentirebbe al suo partito di riscrivere la costituzione per dare corpo alle riforme promesse al Paese. Nelle prime elezioni democratiche da sette anni, la nona tornata elettorale dell’ex Pakistan orientale ha visto uno spostamento notevole di voti dal Bangladesh National Party (Bnp), che aveva stravinto le elezioni del 2001, alla Lega Awami, la quale al termine dello spoglio risulta essersi aggiudicata 230 seggi, cui si aggiungono i 32 ottenuti dagli altri partiti della coalizione Grand Alliance. La coalizione guidata dalla Lega Awami ha quindi conquistato 262 seggi su un totale di 299, contro i soli 32 ottenuti dalla coalizione avversa, la Alleanza dei quattro partiti, guidata dal Bnp di Khaleda Zia, storica rivale della Hasina. La sconfitta e’ in parte imputabile al crollo del Jamaat-e-Islami, principale alleato del Bnp, che ha perso quasi tutti i suoi seggi, conquistandone solo due. Molto elevata la percentuale dei votanti. In un paese che conta circa 144 milioni di abitanti, secondo fonti ufficiali della commissione elettorale oltre il 70% degli 81 milioni di aventi diritto al voto si sono recati alle urne, in quella che e’ stata considerata l’elezione chiave per il ritorno del paese alla democrazia, dopo anni di governo militare. L’ipotesi di un secondo governo guidato da Sheikh Hasina ha cominciato a concretizzarsi gia’ nelle prime fasi delle operazioni di spoglio. Tuttavia, anche se tutti i dati annunciavano una schiacciante vittoria della Hasina e della Al, l’ex primo ministro, in passato arrestata perche’ accusata di corruzione, ha chiesto a tutti i suoi supporter di evitare marce e manifestazioni di giubilo sino alla chiusura delle operazioni di spoglio. Oltre alla vittoria personale della Hasina, le elezioni hanno visto la debacle di molti personaggi celebri, tra i quali l’ex ministro delle Finanze, M. Saifur Rahman, l’ex segretario generale del BNP, Abdul Mannan Bhuiyan, e l’ex ministro della salute (in quota al BNP) Khondoker Mosharraf Hossain. Sia la Lega Awami sia il Bnp ed i suoi alleati avevano impostato la campagna elettorale sulla necessita’ di combattere il terrorismo e promesso di impegnarsi ad abbassare i prezzi del cibo e a condurre il paese alla calma e alla democrazia, ponendo fine alle violente proteste che hanno insanguinato il Bangladesh negli ultimi anni. Il Bnp, pero’, non avrebbe centrato le reali aspirazioni dei votanti. In particolare, le nuove generazioni non avrebbero apprezzato le continue invocazioni di Khaleda Zia alla necessita’ di ”salvare l’Islam”.

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Nuovo rinvio per elezioni in Bangladesh

Sono state rinviate al 29 dicembre le elezioni politiche in Bangladesh. Lo ha comunicato oggi il presidente della commissione elettorale bengalese, A.T.M. Shamsul Huda, spiegando che il rinvio e’ stato deciso dopo consultazioni con i due maggiori partiti politici del paese. Le elezioni politiche, le prime in sette anni, erano state previste per il 18 dicembre, ma soprattutto il partito dell’ex primo ministro Khaleda Zia ha chiesto un rinvio per potersi meglio organizzare. La scelta della nuova data non ha pero’ ricevuto il via libera dell’Awani League, un partito di centro sinistra rivale dell’alleanza dei quattro partiti islamisti riuniti sotto il Bangladesh National Party, guidato dalla Zia. Il BNP nel 2001, le ultime elezioni in Bangladesh, ottenne i due terzi della maggioranza e ha chiesto alle autorita’ militari che ad interim governano il paese, di togliere lo stato di emergenza che e’ stato imposto in Bangladesh da due anni. In serata si dovra’ conoscere la posizione dell’Awani League. Se dovesse accettare il rinvio della tornata elettorale, la campagna elettorale potrebbe cominciare gia’ domani.

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