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Illegale l’asta degli oggetti di Gandhi

L’India ha comunicato al governo americano che l’asta nella quale sono stati venduti gli oggetti appartenuti a Gandhi, e’ illegale. Lo riferisce l’agenzia di stampa PTI. Un ufficiale del governo indiano ha risposto a una richiesta del dipartimento di giustizia americano, affermando che l’asta battuta il 6 marzo scorso a New York era illegale in quanto i cinque oggetti appartenuti al Mahatma non erano di proprieta’ del collezionista americano James Otis, ma della fondazione indiana Navjivan Trust, fondata dallo stesso Mahatma Gandhi. Il dipartimento americano della giustizia aveva inviato una richiesta al governo indiano circa gli oggetti di Gandhi, dopo che questi erano stati acquistati dall’industriale indiano Vijay Mallya per 1,8 milioni di dollari. Lo stesso tycoon, che opera nel campo dei liquori e dell’aviazione civile tra gli altri, non ha potuto formalizzare l’acquisto ed entrare in possesso degli oggetti, per questioni legali legate ad essi. Secondo il governo indiano, che ha inviato le risposte al dipartimento americano tramite il ministro degli esteri, trattandosi di oggetti di Gandhi e appartenendo alla fondazione da egli stesso voluta, non possono essere venduti o utilizzati per qualsiasi scopo commerciale. Il collezionista americano Otis aveva deciso di mettere all’asta gli occhiali, il portaocchiali, i sandali, l’orologio da taschino e una ciotola appartenuti al padre della patria indiana. Il governo indiano tento’ di bloccare la vendita degli oggetti e Otis si dichiaro’ disposto a cedere al governo di Delhi gli oggetti se questi si fosse impegnato a investire di piu’ per l’educazione e la salute dei poveri. L’India rifiuto’ e gli oggetti andarono all’asta, nonostante ricorsi al tribunale. Furono acquistati dall’imprenditore indiano che, smenti’ come il ministro della cultura di Delhi aveva detto, di aver comprato gli oggetti di Gandhi per conto del governo.

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Il collezionista vuole indietro gli oggetti di Gandhi

Continua la telenoleva. Il collezionista americano proprietario degli oggetti appartenuti a Gandhi, andati all’asta e comprati da un industriale indiano, ha presentato al tribunale una richiesta per riaverli indietro. Lo riferisce l’agenzia indiana PTI. James Otis, collezionista californiano e attivista dei diritti civili, era proprietario degli occhiali, del portaocchiali, dei sandali e dell’orologio da taschino appartenuti al Mahatma Gandhi. L’uomo aveva deciso di vendere all’asta a New York gli oggetti ed era stato approcciato dal governo indiano che li voleva acquistare direttamente. Il collezionista non li ha venduti al governo perché questi si è rifiutato di impegnarsi a spendere di più per l’educazione e la sanità dei più poveri. Così l’asta si svolse regolarmente e gli oggetti sono stati acquistati il sei marzo dal tycoon indiano Vijay Mallya che, nonostante le dichiarazioni del governo, ha smentito di aver acquistato gli oggetti per conto dell’esecutivo di New Delhi. Oggi Otis, secondo l’agenzia di stampa indiana, avrebbe presentato tramite i suoi legali un esposto alla suprema corte dello stato di New York, per riottenere gli oggetti di Gandhi.

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Vijay Mallya smentisce di aver acquistato gli oggetti di Gandhi per conto del governo

Come volevasi dimostrare, ecco un’altra puntata della telenovela sugli oggetti di Gandhi, un’altra dimostrazione del fatto che l’India da più grande democrazia del mondo sta diventando la più grossa barzelletta dle mondo. Vijay Mallya, il tycoon indiano che ha acquistato all’asta gli oggetti appartenuti al Mahatma Gandhi, ha smentito di essere stato contatto dal governo per fare l’offerta all’asta, come detto dal ministro della cultura di Delhi. Lo ha riferito lo stesso imprenditore dalla Francia, dove si trova in questo momento per affari, e l’intervista e’ stata ripresa dalla televisione indiana IBNLive. ”Sto aspettando di vedere cosa ho comprato e spero che sia piu’ prima che dopo. Non sono stato contattato da nessuno del governo indiano, ma avro’ sempre la soddisfazione morale di aver comprato gli oggetti e regalarli al governo indiano. Non l’ho fatto per nessuna pubblicita’ o benevolenza per me”. La dichiarazione di Mallya arriva poche ore dopo quella ministro della cultura Ambika Soni che aveva detto che il governo indiano aveva spinto l’imprenditore ad acquistare gli oggetti appartenuti al padre della patria, acquisto che sarebbe stato in cooperazione fra Mallya e il governo e che gli emissari dell’uomo d’affari, presenti nella casa d’aste, sarebbero stati in stretto contatto con il governo indiano. Mallya, proprietario di uno dei piu’ grossi gruppi al mondo che opera nel campo degli alcolici, dell’aviazione civile e possiede un team di formula uno, ha pagato gli oggetti del Mahatma Gandhi, 1,8 miliori di dollari ad un’asta di New York. L’imprenditore, il cui nome all’asta e’ stata una sorpresa, ha anche una carriera politica nel partito conservatore Janatha Party, che da sempre e’ in opposizione al Congress Party della famiglia Gandhi-Nehru, che da cinque anno guida il paese. Mo dico io, cara Ambika Soni, ma se proprio devi dire una cazzata o ti vuoi rivolgerti a qualcuno che ti pari il culo, non sarebbe stato meglio farlo con qualcuno che ti sia complice, almeno che ti sia vicino, invece di sceglier l’esponente di un partito che ha sempre avversato quello del tuo capo? Minchia, sti politici indiani fanno rivalutare Silvio, Uolter & co.

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Mallya acquista gli oggetti di Gandhi e il governo ne rivendica il successo

Il governo indiano ha rivendicato a se il successo del recupero degli oggetti appartenuti a Gandhi, andati ieri all’asta a New York e acquistati dall’imprenditore indiano Vijay Mallya. Lo ha detto alla stampa il ministro della cultura di New Delhi, Ambika Soni, che ha spiegato che e’ stato il governo indiano, impossibilitato a partecipare all’asta a causa di una sentenza della corte, a spingere Mallya all’acquisto. Il proprietario della United Breweries, la societa’ che produce la birra Kingfisher, proprietaria della compagnia aerea Kingfisher, di diverse aziende di liquori sia indiane che internazionali e anche il team di Formula 1 Force India, ha speso 1,8 milioni di dollari tramite suoi rappresentanti a New York per acquistare gli occhiali, il portaocchiali in metallo, i sandali e l’orologio da taschino Zenith appartenuti al padre della patria indiana. La Soni ha spiegato che Mallya e i suoi rappresentanti erano in costante contatto con il governo indiano attraverso il consolato di New York, mentre si battevano gli oggetti all’asta. Per il ministro ”si e’ trattato di una vittoria del governo della United Progressive Alliance (la coalizione, presieduta da Sonia Gandhi, che guida l’India, ndr), arrivata con una stretta cooperazione tra il mio dipartimento e il ministero degli affari esteri”. Mallya si e’ detto ”veramente contento di portare la storia degli oggetti di nuovo in India”, affermando di aver partecipato all’asta ”per la nazione indiana”. Con la vendita a Mallya, anche l’ordinanza del dipartimento della giustizia americana che chiedeva alla casa d’aste newyorchese Antoquorum Auctioneers, dopo l’ingiunzione dell’Alta Corte di New Delhi di bloccare la vendita degli oggetti e di tenerli in custodia fino a quando non si dirimeranno tutte le questioni, cada, anche se ci vorranno un paio di settimane prima che arrivino in India. Il nome di Vijay Mallya e’ stata una sorpresa all’asta, in quanto fino a quel momento si erano avanzato ipotesi di altri imprenditori indiani che avrebbero acquistato gli oggetti per poi donarli all’India.

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Hostess licenziate perchè grasse

L’Air India, la compagnia aerea di bandiera indiana, ha licenziato 10 hostess perché in sovrappeso. Lo scrive il quotidiano Times of India che cita fonti della stessa compagnia. Le hostess erano state allontanate già due mesi fa, ma le lettere di licenziamento sono arrivate nei giorni scorsi. Tutte e dieci lavoravano sulle rotte nazionali. Non è la prima volta che la compagnia di bandiera indiana licenzia assistenti di volo in sovrappeso: 43 hostess e steward delle compagnie statali indiane, erano stati già lasciati a terra nel marzo scorso. Dal 2005, alludendo a questioni di sicurezza, ma nascondendo una volontà di rinnovamento soprattutto in chiave di concorrenza nei confronti dei numerosi vettori privati, le compagnie statali indiane hanno cominciato una battaglia contro gli assistenti di volo sovrappeso. Cinque hostess già licenziate, nel giugno scorso si erano rivolte all’Alta Corte chiedendo di essere reintegrate perché discriminate, ma il tribunale ha dato loro torto. Così la compagnia aerea fondata dai TATA ha emanato le nuove regole: una assistente di volo diciottenne alta 152 centimetri non deve superare i 50 chili, 56 se ha dai 26 ai 30 anni con la stessa altezza. E’ permesso solo uno sforamento di tre chilogrammi. A coloro che sforano questi limiti, prima viene inviato un ammonimento, poi vengono lasciate a terra senza stipendio con l’obbligo di perdere peso. Se entro un limite temporale fissato non lo fanno, vengono licenziati. Le nuove compagnie private indiane, dalla loro entrata sul mercato hanno puntato a hostess giovani e avvenenti, ma, soprattutto, senza il tradizionale sari indossato dalle colleghe dell’Air India, e con camicette e minigonne. Discorso a parte per la Kingfisher: tutte le hostess, solo rigorosamente donne, vengono scelte dal patron Vijay Mallya dopo una selezione di bellezza.

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I musulmani posso volare sugli aerei del re dei liquori

Nessun problema per i musulmani indiani a volare sugli aerei del re dei liquori indiani. Vijay Mallya e’ uno degli uomini piu’ ricchi dell’India. Sicuramente il piu’ stravagante. Padrone della United Breweries Group, l’azienda proprietaria della Kingfisher, la birra piu’ diffusa d’India, e di una decina di marchi di wiskey indiano molto diffusi, qualche anno fa ha messo su una compagnia aerea alla quale ha dato il nome della sua birra. Questa circostanza, aveva spinto molti musulmani a non utilizzare la Kingfisher per il divieto dei seguaci dell’Islam a bere alcolici. Gli ottimi servizi della compagnia area, che nel frattempo ha acuistato anche l’Air Deccan offrendo quindi un network molto ampio in India, ma anche, secondo la televisione indiana, il fatto che Mallya scelga personalmente le assistenti di volo della sua compagnia in base alla loro bellezza, hanno spinto alcuni singoli e associazioni musulmane a chiedere un parere ad uno dei maggiori organi di religiosi musulmani, su come comportarsi in merito. Ed oggi e’ arrivato il parere. Secondo il Deoband’s Dar-ul-Uloom, il consiglio dei religiosi musulmani che interagisce anche con i governi locali su questioni che hanno a che fare con l’Islam, ha dato il via libera ai musulmani sui voli della Kingfisher. Secdondo l’indicazione ‘salomonica’ del board musulmano, i fedeli dell’Islam possono volare con Kingfisher anche se il suo proprietario fa affari con i liquori, cosa inaccettabile in principio, perche’ Mallya non e’ musulmano. Con grande soddisfazione del patron della Kingfisher, che da quest’anno possiede anche il team di Formula 1 Force India, che vede aumetare la sua quota di mercato nel settore dell’aviazione privata indiana. Sui voli interni indiani, non e’ ancora permesso servire alcolici, anche perche’ gli indiani amano molto l’acool, in particolare i superalcolici. Mallya e’ in testa al gruppo di coloro che ha chiesto al governo di cambiare la legge. Cosa che dovrebbe avvenire a breve.

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Sei chiatta? Non puoi fare la hostess in India

Quarantre’ hostess e steward delle compagnie statali indiane, sono state lasciati a terra perche’ sovrappeso. Non e’ la prima volta che Air India, Indian Airlines e Alliance Air prendono una decisione del genere. Dal 2005, alludendo a questioni di sicurezza, ma nascondendo una volonta’ di rinnovamento soprattutto in chiave di concorrenza nei confronti dei numerosi vettori privati, le compagnie statali indiane hanno cominciato una battaglia contro gli assistenti di volo sovrappeso. Non un licenziamento, ma il riposo forzato fino a quando non torneranno in forma. In caso non rispettino i limiti di peso imposti dal regolamento, saranno licenziati. Le nuove compagnie private indiane, dalla loro entrata sul mercato hanno puntato a hostess giovani e molto carine, ma, soprattutto, senza il tradizionale sari indossato dalle colleghe dell’Air India, e con camicette e minigonne. Discorso a parte per la Kingfisher: tutte le hostess, solo rigorosamente donne, vengono scelte dal patron Vijay Mallya dopo una selezione di bellezza.

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Presentata prima scuderia indiana di Formula 1

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Svelata ieri sera a Mumbai l’automobile della Force India, la prima scuderia indiana che parteciperà alla prossima stagione di Formula 1. Nello splendido scenario del Gate of India, lo storico monumento sul lungomare di Mumbai, il patron della scuderia, il milionario Indiano re dei liquori Vijay Mallya, ha svelato i contorni della VJM01, l’auto che farà il suo debutto al gran premio di Australia fra poco piu’ di un mese. Al volante della prima monoposto indiana, Giancarlo Fisichella insieme a Adrian Sutil, mentre il collaudatore sara’ Vitantonio Liuzzi. L’auto di Mallya ha i colori bianco, tungsteno e oro, ma avrà anche i colori del tricolore indiano. Presentando l’auto, Vijay Mallya, si è detto speranzoso che tutti gli indiani comincino a seguire le vicende della sua auto e ad appassionarsene, ”perchè faremo bene”. Madrina della serata l’attrice di Bollywood Shilpa Shetty, resa famosa per aver vinto il Grande Fratello inglese e per un bacio con Richard Gere per la quale e’ stata denunciata insieme all’attore americano. Vijay Mallya è presidente della UB Group, con la quale produce la birra più famosa d’India, la Kingfisher (già sponsor l’anno scorso del team Toyota) e proprietario dell’omonima compagnia aerea indiana. Proprio l’industria aeronautica, in particolare la EADS e l’Airbus, ha detto Mallya, hanno aiutato nello sviluppo dell’aerodinamica della monoposto. Force India è erede della Spyker, il team che ha conquistato un solo punto iridato nel 2007. La VJM 01 correrà il suo primo test a Barcellona dal 25 al 27 febbraio prossimi.

*foto Reuters

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