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Migliaia di maoisti protestano in Nepal

Migliaia di attivisti maoisti nepalesi stanno manifestando da stamattina dinanzi al distretto amministrativo di Kathmandu, la cittadella nella quale ci sono gli uffici governativi. Lo riferisce la stampa nepalese. Guidati dal leader del partito maoista del Nepal, l’ex primula rossa ed ex primo ministro Puhpa Kamal Dahal detto Prachanda, il terribile, ex ministri, esponenti ed attivisti arrivati da tutto il Nepal sono impegnati in un ‘gherao’ la protesta con la quale si circonda il luogo nel quale si vuole manifestare, impedendo ai dipendenti della struttura di entrare. La polizia ha schierato centinaia di agenti in stato antisommossa. La manifestazione di oggi fa parte di una serie di proteste che da giorni i maoisti, ex guide del primo governo repubblicano nepalese, stanno tenendo nel paese e soprattutto a Kathmandu, provocando disagi alla popolazione. Al centro delle loro proteste, lo stallo politico e le azioni del presidente nepalese Ram Baran Yadav, accusato di agire contro il paese. I maoisti hanno vinto le elezioni l’hanno scorso, risultando il partito di maggioranza e formarono il governo. Ma alcuni segnali di crollo arrivarono gia’ in tempi brevi, che portarono all’elezione del presidente nepalese nella persona di uno dei leader del partito che si oppone ai maoisti. Yadav, in uno dei suoi primi atti, decise di revocare la decisione del governo di Prachanda di rimuovere il capo dell’esercito che non voleva fare entrare i membri dell’ex esercito irregolare maoista nelle fila di quello regolare nepalese. Questa decisione porto’ alle dimissioni di Prachanda e all’uscita dei maoisti dal governo. Lo stesso leader maoista, intervistato stamattina mentre guidava la protesta, ha detto di sperare che il problema si possa risolvere nel giro di una settimana e che il Nepal possa riprendere la via intrapresa con la caduta della monarchia e l’inizio della repubblica.

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Eletto il nuovo primo ministro nepalese

Il Nepal ha eletto oggi il suo nuovo primo ministro, secondo dalla svolta repubblicana del paese. Madhav Kumar Nepal, 56enne ex segretario generale del Partito Comunista del Nepal-Unione Marxista Leninista (UML), un partito moderato, e’ stato eletto da 350 componenti dell’assemblea costituente di Kathmandu, dopo uno stallo durato venti giorni, seguito alle dimissioni di Pushpa Kamal Dahal, detto Prachanda, leader dei maoisti ex ribelli.
Ma oggi sono anche tornate le bombe a Kathmandu, che non si facevano sentire da tempo. Un ordigno esploso a Patan, nei pressi della capitale, ha ucciso due persone in una chiesa. Per la bomba, la polizia di Kathmandu ufficialmente punta il dito contro il Nepal Defense Army, un movimento induista che intende creare un Nepal di soli induisti. Ma alcuni organi di stampa nepalese pensano che dietro l’attentato ci siano gli ex ribelli maoisti, che hanno protestato in molte strade e piazze dle paese, per la caduta del loro leader Prachanda da capo del governo e per l’elezione di Nepal, rappresentante di un partito da loro staccatosi perche’ non condivideva la scelta della lotta armata.
Prachanda si era dimesso il 4 maggio scorso per le critiche ricevute per aver rimosso il capo di stato maggiore dell’esercito che aveva rifiutato di far entrare nell’esercito gli ex ribelli maoisti. I 238 membri maoisti dell’assemblea costituente, che hanno la maggioranza nell’organo che dovrebbe scrivere la nuova costituzione nepalese, hanno boicottato la riunione, insieme a due parlamentari del Partito Comunista Unito del Nepal. Ma Madhav Nepal ha potuto contare sull’appoggio di 350 dei 601 membri dell’assemblea, iscritti a 22 partiti politici, tra i quali quello del Congresso, lo storico partito nepalese che ha governato per decenni la giovane democrazia himalayana e il cui leader, l’anziano piu’ volte primo ministro Girija Prasad Koirala, ha presentato la candidatura di Madhav Nepal.
L’elezione di Nepal e’ stata annunciata dal presidente dell’assemblea costituente nepalese, l’unico organo eletto in Nepal. Nell’annunciare l’elezione di Nepal, Subashy Chandra Newang, presidente dell’assemblea, ha fatto notare come quella del leader dell’UML fosse stata l’unica candidatura presentata. Nepal, che nel 1994-95 e’ stato vice primo ministro e per 15 anni segretario generale del suo partito, dimessosi l’anno scorso a seguito della sconfitta alle elezioni per l’assemblea costituente, dovra’ ora formare un nuovo governo con l’appoggio del Partito del Congresso, il separatista Madhesi Janadhikar Forum, il Terai Madhesh Loktantrik Party, il Sadbhawana Party. Il governo dovra’ tentare di traghettare il paese verso un nuovo processo democratico che, dopo l’approvazione della nuova costtituzione, dovrebbe portare il paese alle prime elezioni parlamentari della nuova repubblica.
L’elezione di Nepal ha acuito le proteste dei giovani maoisti nel paese. Il Dipartimento di Stato americano ha diffuso un avviso di sicurezza ai turisti americani, spiegando che la situazione nel paese non e’ ancora sicura. Le violenze e le manifestazioni vengono soprattutto organizzate dallo Young Communist League, la sezione giovanile degli ex ribelli maoisti di Prachanda, che, a nome del leader e dei maoisti, continuano ad imporre una loro legge nel paese, praticando estorsioni, abusi e minacce.

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Ad una svolta lo stallo politico del Nepal

Ad una svolta la situazione nepalese. Oggi 350 dei 601 componenti dell’Assemblea costituente, tutti appartenenti a 22 partiti tra i quali i maggiori senza i maoisti di Prachanda, hanno firmato un documento con il quale appoggiano la candidatura di Madhav Kumar Nepal, leader dell’Unione Marxista Leninista (UML). Nepal potrebbe formare il governo già la prossima settimana, quando il presidente dell’assemblea costituente che ha ricevuto la lettera, la girerà al presidente nepalese Ram Badav Yadav, che dovrebbe affidare a Nepal la costituzione del governo. Tra i firmatari della lettera, il partito del Congresso, il Madhesi Forum e altri partiti. Si sono opposti, ovviamente, i maoisti di Prachanda, il quale ha denunciato che tutti gli altri partiti vogliono minare il processo di pace nel paese.

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Entro sabato il nuovo governo nepalese

Il presidente nepalese Ram Baran Yadav ha chiesto ai partiti di decidere entro sabato il prossimo primo ministro del Nepal, dopo che Pushpa Kamal Dahal, detto Prachanda, ‘il terribile’, ieri si e’ dimesso. In tutta la giornata si sono susseguiti gli incontri tra i venticinque partiti che compongono l’assemblea costituente nepalese per trovare un nuovo capo del governo. Impresa ardua, visto che i maoisti di Prachanda detengono il 40% dei seggi nell’assemblea e non vogliono ragionare su un governo non guidato da uno di loro. Secondo le nuove regole democratiche che il paese si e’ dato l’anno scorso, il primo ministro dovra’ essere eletto dall’assemblea costituente, ma non e’ chiaro cosa possa succedere se non si raggiunge un accordo. I maoisti, che hanno minacciato di bloccare i lavori dell’assemblea costituente, sarebebro pronti a tornare sui loro passi se venisse accolta la loro richiesta di integrare nell’esercito i ribelli maoisti che per oltre un decennio hanno combattuto contro l’esercito. Dai 30000 militanti dichiarati all’ONU dagli stessi ribelli, in un video trasmesso dalla televisione nepalese lo stesso Prachanda, a gennaio, dichiara che i ribelli sarebbero solo 4000. Il video ha scatenato polemiche perche’ i maoisti hanno ricevuto contributi economici dall’ONU per 30000 e non per 4000 persone. Oggi le strade della capitale sono state prese d’assalto da manifestanti filo maoisti e contro il presidente. La polizia ha operato diversi arresti dichiarando off limits l’area intorno al palazzo presidenziale. Si teme per il coprifuoco. La comunita’ internazionale ha espresso preoccupazione per la situazione in Nepal. Nazioni Unite, Unione Europea ma soprattutto l’India hanno auspicato una soluzione rapida della situazione. New Delhi ha anche respinte le accuse di Prachanda che ieri aveva parlato di ”interferenze esterne” nel fare pressioni al presidente Yadav e mettersi contro il governo, portando alle dimissioni del premier.

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Un profilo di Prachanda

Il Primo ministro nepalese dimissionario Prachanda

Il Primo ministro nepalese dimissionario Prachanda

Pushpa Kamal Dahal, meglio conosciuto come Prachanda, e’ nato a Chitwan, nel Nepal centro meridionale, nel 1954. Ha ottenuto il baccalaureato in Scienza ed Agricoltura a Rampur, lavorando per qualche tempo ad un progetto di sviluppo rurale sponsorizzato dall’USAID, l’agenzia americana che si occupa di supportare lo sviluppo dei paesi del mondo in termini soprattutto di agricoltura e salute. All’inizio degli anni settanta, ispirato anche dal movimento culturale rivoluzionario cinese, Prachanda (il cui soprannome significa in nepalese ”il terribile” o ”il fiero”) e’ divenuto personaggio attivo nel movimento insurrezionista comunista. Segretario Generale del partito comunista del Nepal nel 1986 che, dopo varie vicissitudini politiche si e’ trasformato nel Partito Comunista Maoista del Nepal nel 1994. Pur svolgendo sempre incarichi di primo piano all’interno del suo partito, Prachanda si e’ comunque tenuto sempre defilato nella vita politica del paese, almeno fino al 1996, da quando e’ divenuto ufficialmente il leader indiscusso dell’ala militare del CPN (Communist Party of Nepal), tale rimanendo durante tutto il decennio della lotta armata maoista che ha provocato nel paese himalayano oltre 13.000 vittime. Durante questo periodo, Prachanda ha vissuto nascosto nelle foreste nepalesi, braccato dall’esercito. Nessuno sapeva dove fosse, non si avevano neanche sue fotografie. Nel 2005 firma, insieme con i sette partiti dell’opposizione nepalese, un accordo in 12 punti che, tra l’altro, stabilisce che il regime dittatoriale imposto da re Gyanendra nello stato costituisce un fondamentale impedimento allo sviluppo e alla crescita del paese. Dopo mesi di scioperi, violenti scontri e la perdita di numerose vite umane, nell’aprile del 2006, l’alleanza costringe Gyanendra a riconvocare il parlamento da lui stesso disciolto nel 2002. Nel novembre del 2006, dopo alcuni mesi di estenuanti colloqui Prachanda sigla, insieme al Primo Ministro Koirala, uno storico accordo per la formazione di un parlamento ad interim di cui faranno parte anche i maoisti e per la promulgazione di una nuova costituzione, oltre allo scioglimento delle milizie comuniste e alla consegna delle loro armi a osservatori dell’ONU. Nell’aprile dell’anno scorso Prachanda porta il suo partito alla vittoria, ottenendo la maggioranza assoluta, nella nuova assemblea costituente del Nepal, mentre ad agosto dello stesso anno riceve l’incarico di formare il governo.

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Cronologia deli ultimi anni in Nepal

Ecco la cronologia dei principali avvenimenti degli ultimi anni in Nepal, legati ai maoisti e al loro leader Prachanda.
– 1990: Il re Birendra cede i suoi poteri a un parlamento eletto mettendo fine alla monarchia assoluta.
– 1995: si dissolve il governo. Gruppi radicali comunisti,
riuniti nel Nepal Communist Party (Maoisti), cominciano la loro lotta armata antigovernativa, per abolire la monarchia e creare una repubblica popolare.
– 2001: il re Birendra, sua moglie e altri familiari vengono uccisi nel palazzo reale dall’erede al trono Dipendra, che poi si suicida. Sul trono sale Gyanendra, fratello di Birendra, da tutti considerato la mente dell’eccidio.
– 2002: i maoisti uccidono 127 persone in attacchi contro obiettivi del governo. Il parlamento viene sciolto dal re, viene esteso lo stato di emergenza.
– 2006: cominciano moti di piazza e il re Gyanendra e’ costretto a reinstaurare il parlamento. Girya Prasad Koirala del Partito del Congresso e’ di nuovo chiamato a guidare il governo. Cominciano i colloqui di pace con i maoisti. Un mese dopo, governo e maoisti raggiungono l’accordo per entrare nel nuovo
parlamento ad interim. A novembre il governo e i maoisti firmano un accordo di pace che mette fine alla guerra durata 10 anni e che ha provocato oltre 13000 morti.
– 2007: a gennaio i maoisti entrano per la prima volta in parlamento e ad aprile nel governo di transizione. – 2008: ad aprile i maoisti di Prachanda ottengono la maggioranza assoluta nelle elezioni per la nuova assemblea costituente. A maggio l’assemblea costituente proclama il Nepal una repubblica, mettendo fine a 240 anni di monarchia. Ad agosto Prachanda e’ nominato primo ministro, guidando un governo con altri partiti comunisti e nazionalisti.

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Prachanda se ne va ed è caos in Nepal

Dopo quasi nove mesi di governo, Pushpa Kamal Dahal, detto ‘Prachanda’, il terribile, si e’ dimesso dalla carica di primo ministro del Nepal. Lo ha fatto accusando il presidente nepalese Ram Baran Yadav di agire in maniera anticostituzionale e di essere ostaggio di partiti, accusando anche ”poteri stranieri” di aver lavorato per la caduta del suo governo. Tutto era cominciato ieri, quando l’esecutivo guidato dall’ex primula rossa dei ribelli maoisti ha chiesto al suo governo di rimuovere il generale Rukmanga Katawal, capo di stato maggiore dell’esercito, colpevole, a giudizio di Prachanda, di aver operato in autonomia senza rispettare il governo. Katwal ha nominato, senza il consenso del governo, alcuni generali ed ha provveduto al reclutamento di quasi 3000 soldati, senza pero’ provvedere ad inserire gli ex combattenti maoisti nelle fila dell’esercito. Quest’ultimo e’ sempre stato un punto fisso dell’accordo di pace che ha portato il Nepal alla fine della guerra e verso la repubblica. I maoisti di Prachanda, dopo oltre dieci anni di guerra civile, hanno accettato di deporre le armi e hanno vinto le elezioni, anche con la promessa che i quasi 20000 ex militanti armati che avevano combattuto dalle campagne alle citta’ contro il governo provocando migliaia di morti, sarebbero poi entrati nelle fila dell’esercito. Cosa che, invece, non e’ mai stata accettata dai vertici militari, che non volevano inserire nelle loro fila quei ribelli maoisti che hanno combattuto. La mossa di Prachanda e’ stata subito condannata dai suoi alleati, con il Partito Comunista Nepalese-Unione Marxista Leninista (CPN-UML) in testa, che hanno abbandonato l’esecutivo. Stessa condanna e’ arrivata dal presidente Yadav che, proprio riferendosi alla costituzione provvisoria in vigore, ha avocato il suo diritto di non ratificare una revoca non condivisa da tutti. A Yadav si erano appellate le opposizioni con il partito del Congresso in testa e migliaia di nepalesi che sono scesi in piazza per protestare. Di contro, sostenitori dei maoisti di Prachanda hanno manifestato per le strade solidarieta’ al governo. Oggi, dopo un consiglio dei ministri che ha visto l’assenza degli alleati, Prachanda ha presentato le sue dimissioni al presidente, che le ha subito accettate, e ha comunicato la notizia in un discorso alla nazione. Ora la situazione si fa molto incerta nel paese. I maoisti, infatti, hanno la maggioranza assoluta nell’assemblea costituente, l’unico organismo attualmente eletto nel paese, la camera che dovrebbe approvare la costituzione nepalese e portare l’ex monarchia himalayana alle prime elezioni repubblicane della sua storia. Gli ex ribelli di Prachanda, infatti, hanno conquistato 229 seggi su 601 ed hanno formato un governo di coalizione con l’appoggio dei loro ‘cugini’ del CPN-UML e del partito regionale Madhesi Jana Adhikar Forum. Questi ultimi partiti, prima di formare il governo con Prachanda, avevano stretto una alleanza con il Partito del Congresso, storica formazione nepalese e seconda alle passate elezioni con 115 seggi, per l’elezione del presidente, che appartiene al Congresso e al vicepresidente, Paramananda Jha, che appartiene al forum Madhesi. In quella occasione fu necessario rastrellare i voti anche dai piccolissimi partiti per sconfiggere i maoisti. Subito dopo l’annuncio delle dimissioni di Prachanda, il presidente del CPN-UML, Jhala Nath Khanal, si e’ detto pronto a formare un nuovo governo, ma ha spiegato che per farlo e’ necessario il consenso dei maoisti e del Congresso, dal momento che nessun partito ha i numeri per governare da solo. Il presidente Yadav comincera’ domani le consultazioni con tutti e 24 partiti nepalesi per decidere sul da farsi.

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Si è dimesso Prachanda, Nepal di nuovo in crisi

Pushpa Kamal Dahal detto Prachanda

Pushpa Kamal Dahal detto Prachanda

Il primo ministro nepalese Pushpa Kamal Dahal, detto Prachanda, si è dimesso dalla carica di capo del governo nepalese. E’ stato lo stesso primo ministro ad annunciare al paese, attraverso un discorso alla nazione trasmesso dalle televisioni del Nepal, la decisione delle sue dimissioni. Prachanda era stato criticato per aver deciso la sostituzione del capo di stato maggiore dell’esercito, decisione che aveva provocato prima le proteste e poi l’uscita dal governo dei suoi alleati, il Partito Comunista del Nepal- Unione Marxista Leninista. Anche il presidente nepalese Ram Baran Yadav aveva criticato la scelta di Prachanda e del suo esecutivo, rifiutandosi di controfirmare la rimozione del generale Rukmangud Katawal. L’opposizione, guidata dal Partito del Congresso e’ scesa in piazza chiedendo le dimissioni dell’esecutivo, mentre i sostenitori del partito comunista maoista di Prachanda hanno manifestato in piazza il sostegno al governo. Al termine di un consiglio dei ministri al quale hanno partecipato solamente i ministri maoisti, Prachanda ha comunicato alla televisione la sua decisione.

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Il presidente contro il governo, si apre la crisi in Nepal

Il presidente del Nepal, Ram Baran Yadav, non ha approvato al decisione del governo di Kathmandu di rimuovere il capo di stato maggiore dell’esercito e ha cominciato le consultazioni politiche che potrebbero portare alla formazione di un nuovo esecutivo. Lo riferisce l’agenzia nepalese Nepalnews. Ieri il capo del governo nepalese Pushpa Kamal Dahal, detto Prachanda, aveva rimosso in mattinata il generale Rukmangud Katawal, che non e’ mai stato vicino alle posizioni degli ex ribelli ora al potere, accusato di aver fatto scelte in troppa autonomia. La decisione era stata presa in consiglio dei ministri che aveva visto gli alleati del partito di governo abbandonare la riunione per disaccordo con il primo ministro Prachanda, facendo presagire una crisi. Poche ore dopo, il secondo partito della coalizione dopo i maoisti del premier, il Partito comunista del Nepal-Unione Marxista Leninista (CPN-UML), ha abbandonato l’esecutivo, aprendo la crisi di governo. Da ieri ci sono manifestazioni di piazza sia dall’opposizione, che chiedeva al presidente Yadav di non firmare e di revocare l’incarico a Prachanda, sia dei giovani comunisti che appoggiano l’ex primula rossa dei maoisti che guida il governo dall’anno scorso. Per le strade di Kathmandu giovani del partito comunista maoista di Prachanda oggi sono scesi in piazza per manifestare solidarieta’ al loro leader. Il capo del governo terra’ una riunione dell’esecutivo alle 13 ora locale (le 9.15 in Italia) e dopo due ore e’ previsto un suo discorso alla nazione.

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Il governo nepalese rimuove capo dell’esercito, è un anti maoista

Il governo nepalese ha deciso di rimuovere il capo dell’esercito di Kathmandu., Lo riferisce la stampa nepalese. In disaccordo con il governo maoista e accusato di aver fatto scelte in troppa autonomia, il generale Rukmangud Katawal, che non e’ mai stato vicino alle posizioni degli ex ribelli ora al potere, e’ stato rimosso questa mattina durante un consiglio dei ministri che ha visto gli alleati del partito di governo abbandonare la riunione per disaccordo con il primo ministro Prachanda, facendo presagire una crisi. Al posto del generale rimosso e’ stato nominato l’attuale numero due, Kul Bahadur Khadka. Sia la rimozione che la nuova nomina devono ora essere approvate dal presidente del Nepal Ram Baran Yadav, al quale si sono appellati sia i partiti dell’opposizione, con il partito del Congresso in testa, sia gli alleati di governo dei maoisti di Prachanda, affinche’ non ratifichi gli atti. Katwal ha nominato, senza il consenso del governo, alcuni generali ed ha provveduto al reclutamento di quasi 3000 soldati, senza pero’ provvedere ad inserire gli ex combattenti maoisti nelle fila dell’esercito. Quest’ultimo e’ sempre stato un punto fisso dell’accordo di pace che ha portato il Nepal alla fine della guerra e verso la repubblica. I maoisti di Prachanda, dopo oltre dieci anni di guerra civile, hanno accettato di deporre le armi e hanno vinto le elezioni, anche con la promessa che i militanti che avevano combattuto dalle campagne alle citta’ contro il governo provocando migliaia di morti, sarebbero poi entrati nelle fila dell’esercito. Cosa che, invece, non e’ mai stata accettata dai vertici militari.

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