Il ministro indiano del lavoro, Oscar Fernandes, ha chiesto scusa per i suoi giudizi di ieri a seguito dell’omicidio del presidente della filiale indiana della Graziano Trasmissioni. Fernandes, parlando ai giornalisti, ha chiesto scusa dicendo che le sue parole sono state fraintese. Il ministro ha detto di voler ”chiudere il capitolo” e che il suo intento era di porre l’attenzione sui lavoratori senza contratto che non hanno diritti. Il ministro Fernandes aveva detto ieri che l’omicidio, ad opera di ex operai, era il risultato dell’ ”aver scontentato i lavoratori a lungo” e che rappresentava ”un a lezione per i vari management”, giustificando l’opera degli ex operai. Contro il giudizio di Fernandes si erano scagliate le imprese e i rappresentanti del mondo commerciale, imprenditoriale e industriale indiano. Anche i siti internet dei giornali sono stati presi d’assalto da lettere di protesta da parte di numerosi lettori contro le parole del ministro.
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Il ministro del lavoro si scusa. Mi hanno frainteso. Non ricorda qualcuno?
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Ex operai licenziati uccidono il capo, e il ministro del lavoro da ragione a loro
Il governo indiano difende gli ex operai della Graziano Trasmissioni che hanno linciato, uccidendolo, il presidente della filiale indiana dell’azienda italiana. Il ministro del lavoro, Oscar Fernandes, ha detto che ”scontentare i lavoratori a lungo” e’ la ragione principale dietro l’uccisione di LK Chaudhry, il presidente della Graziano Trasmissioni India PVT, ucciso con spranghe dai lavoratori licenziati a giugno. Secondo Fernandes, ”questo deve servire da lezione ai vari managements. I lavoratori devono essere trattati con compassione”. Per il ministro del lavoro indiano, che ha parlato alla stampa, ”i lavoratori non non dovrebbero essere spinti cosi’ a lungo da ricorrere a qualunque cosa come successo a Noida”. Il ministro Fernandes punta il dito anche sull’uso di lavoratori con contratti atipici, facendo notare che il numero dei lavoratori organizzati e’ sceso dal 7% al 6%. Per domani e’ prevista a Greater Noida, presso la fabbrica della Graziano Trasmissioni, la visita di Oscar Fernandes. L’uccisione del presidente Chaudhry e’ stata invece condannata senza riserve dal mondo imprenditoriale indiano. Secondo Salil Singhal, il presidente dell’area nord della Confederation of Indian Industry, la Confindustria indiana, ”queste istanze di violenza non posso essere una soluzione ai problemi e non devono essere tollerate”. Dello stesso parere anche la Federation of Indian Chambers of Commerce and Industry (FICCI), che in un comunicato denuncia come questo tipo di azioni ”non fanno alto che infangare l’immagine dell’India tra gli investitori stranieri in un momento nel quale l’India sta facendo tutti gli sforzi per dare di se una immagine di paese facile dal punto di vista dell’ambiente di lavoro e per gli invetsimenti”.
La polizia indiana ha fermato 136 persone dopo l’assalto alla fabbrica dell’azienda italiana Graziano Trasmissioni in India. La polizia di Noida, la città dell’Uttar Pradesh considerata un sobborgo della capitale indiana, ha arrestato, tra gli altri, 13 persone con l’accusa di omicidio e 63 per disordini. Nell’assalto, è rimasto ucciso il direttore della fabbrica e presidente della Graziano Trasmissioni India PVT, Lalit Chaudhary, colpito a morte dai dipendenti inferociti. Ferma la reazione da parte della Graziano Trasmissioni, l’azienda italiana partner della tedesca Oerlikon, leader nel settore della produzione di parti meccaniche per automobili. Il presidente del segmento Drive System, Marcello Lamberto, in un comunicato ha condannato l’episodio, si è detto vicino alla famiglia di Chaudhry e degli altri dipendenti che sono stati feriti, definendo l’attacco alla fabbrica “un atto criminale”. Anche l’ambasciata italiana a New Delhi in un comunicato ha condannato l’episodio auspicando che le autorità giudiziarie indiane puniscano “gli autori di questi crimini” e si appella alle autorità indiane affinché “assicurino che questi tragici eventi non si ripetano e che le dispute industriali vengano risolte senza violenze”. Oltre 200 ex dipendenti della Graziano, che a giugno erano stati licenziati, stamattina erano stati riconvocati in azienda per discutere della loro situazione. Alcuni di loro erano stati licenziati per la chiusura di linee, altri per aver creato danni nell’azienda manifestando contro i licenziamenti. L’azienda ottenne dal tribunale che questi dipendenti non si avvicinassero alla fabbrica a meno di 300 metri. Nonostante l’ordine della magistratura, gli ex dipendenti hanno bloccato i lavori stamattina facendo uscire gli altri operai e si sono scagliati contro la struttura, nonostante il tentativo di fermarli da parte della security della fabbrica. Cinque tecnici italiani in visita, sono rimasti chiusi dentro e non hanno avuto problemi. Chaudhry, per tentare di portare la calma si è avvicinato ai rivoltosi, ma è stato linciato e ucciso con spranghe e martelli. La polizia è arrivata solo dopo molto tempo.
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Sull’Orissa e la questione religiosa
Ho letto e commentato questo post del blog di Enrica Garzilli, ottimo come sempre. Vi stimolo a continuare la discussione. Intanto, però, leggo da Repubblica, che prende le notizie dall’agenzia del Pontificio Istituto Missioni estere, che alcune suore di Madre Teresa sono state aggredite (mi pare, leggendo il pezzo, più appropriato il termine ‘minacciate’ e quello ‘bloccate’) in una stazione. Che scandalo! Ovviamente non che le suore siano state bloccate, ma che Repubblica lo scrivi. Ma vi rendete conto di quello che fate? Che giornalismo è questo? Raccontare cose che sono nella, purtroppo, quotidianità di questo paese, non fa altro che alimentare questi atti. Mi sembra di sentire quegli italiani che dicono, riferendosi ai musulmani, “noi li ospitiamo nel nostro paese e gli costruiamo le moschee e loro non ci fanno costruire le chiese nei loro”. Ma basta con questi noi e loro. E soprattutto basta con questi articoli. Ci siamo già dimenticati dei tre preti che sono stati barbaramente picchiati a Torino. Ah già, dimenticavo, sono stati degli extracomunitari a farlo. Magari degli induisti dell’Orissa. Intendiamoci: io sono cattolico apostolico (ma poco romano) e confido nella libertà religiosa. Non ho letto in nessun passo del vangelo l’obbligatorietà di ricevere questa libertà, anzi, il cristianesimo ha nei martiri della fede, figure fantastiche. Ovviamente non tutti sono votati al martirio e alla santità, ma a me interessa quello che faccio io per gli altri, non quello che gli altri fanno per me.
Intanto, leggo dall’Ansa, nell’articolo che parla della riunione informale di ieri dei ministri dell’unione europea, che
…il titolare della Farnesina ha avuto modo di mettere sul tavolo anche un tema particolarmente caro al governo Berlusconi: la tutela della liberta’ religiosa. Dopo le violenze anti-cristiane dei giorni scorsi nello stato indiano dell’Orissa, Frattini aveva gia’ convocato l’ambasciatore indiano alla Farnesina per avere informazioni dirette su quanto stesse accadendo. E oggi la presidenza francese ha accolto la richiesta proprio di Frattini di inserire la questione nell’agenda del vertice Ue-India che si terra’ il prossimo 29 settembre a Marsiglia: l’Italia, ha osservato il ministro, e’ stato ”l’unico paese europeo ad aver sollevato il tema della liberta’ religiosa in India” e ”oggi la mia richiesta e’ stata accolta senza nessuna obiezione dalla presidenza francese”.
Come dice il mio amico Claudio: meji coglioni!
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