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Ban Ki-moon in visita in Sri Lanka

Un mare sterminato di 300.000 esseri umani, tutti di etnia Tamil e vittime di una guerra durata oltre un quarto di secolo, rischiano di essere i protagonisti nello Sri Lanka settentrionale di una catastrofe umanitaria e stanno sollecitando aiuti che gli organismi internazionali non sono per il momento autorizzati a fornire. E’ questa l’indicazione che ha ricevuto oggi il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che ha avuto il privilegio di essere il primo straniero a visitare dalla fine della guerra con l’Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte) l’area nel distretto di Vavuniya dove il governo ha organizzato le tendopoli per ospitare i rifugiati. Accompagnato dal ministro degli Esteri Rohitha Bogollagama e da altri funzionari governativi locali, il responsabile delle Nazioni Unite è entrato in alcuni dei quattro campi approntati a Chettikulam, ed in particolare nel più grande, conosciuto come Manik Farm, dove ha raccomandato al governo di “contribuire a sanare le ferite” aperte dal conflitto. Dopo aver ispezionato alcune tende, verificato le condizioni di vita esistenti, parlato con vari profughi e visitato i malati di un ospedale, Ban ha detto che ” la situazione che ho visto con i miei occhi è molto, molto difficile. E’ veramente una sfida”. Ravvivando diplomaticamente una polemica riguardante il divieto per le agenzie dell’Onu e per gli organismi umanitari stranieri di portare soccorso alle persone sofferenti, il titolare del Palazzo di Vetro ha aggiunto: “C’é chiaramente una limitazione e noi dobbiamo cercare di colmare questo gap”. Rivolgendosi ai giornalisti, ha poi chiesto nuovamente al governo di autorizzare “senza limiti” l’intervento degli operatori umanitari internazionali, dando anche un caloroso benvenuto alla promessa del presidente Mahinda Rajapaksa di risistemare il grosso dei profughi entro fine anno”. Successivamente, Ban Ki-moon ha potuto anche sorvolare la zona di Mullaittivu dove si trovava la cosiddetta ‘zona di sicurezza’ all’interno della quale, insieme a decine di migliaia di civili rimasti intrappolati, l’Ltte e il suo storico leader, Velupillai Prabhakaran hanno organizzato la loro inutile resistenza finale. L’ultimo impegno della breve visita del segretario generale dell’Onu è stato un breve colloquio con lo stesso Rajapaksa, al termine del quale il tenore delle dichiarazioni è rimasto invariato: “Il governo fa del proprio meglio, ma non ha risorse. E c’é un baratro fra le esigenze reali e quanto può essere fatto”. Da giorni il governo cingalese èimpegnato in sontuosi festeggiamenti per celebrare la fine della guerra e “la sconfitta del terrorismo”, ma il drammatico bilancio del conflitto – in tutto si stimano 100.000 morti – e il sospetto di pesanti violazioni dei diritti umani da parte dei guerriglieri, ma anche da parte delle forze armate, impediscono all’opinione pubblica di chiudere gli occhi. E lunedì nel Consiglio dei diritti umani dell’Onu a Ginevra si annuncia battaglia fra due gruppi di paesi, favorevoli e contrari ad aprire una inchiesta per verificare se è stato violato il diritto umanitario internazionale.

fonte: Ansa

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Finita la guerra, riconosciuto cadavere del leader Tamil

Il presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, ha proclamato oggi in un discorso in Parlamento che il Paese ”e’ stato liberato dal terrorismo” con la sconfitta dei separatisti delle Tigri Tamil (Ltte) dopo oltre un quarto di secolo di guerra civile, e che esso ”e’ stato quindi interamente unificato per la prima volta in 30 anni”. Proprio mentre il capo dello Stato cingalese pronunciava il suo discorso, l’agenzia Tamilnet pubblicava dichiarazioni del capo del dipartimento internazionale dell’Ltte, Selvarasa Pathmanathan, che smentivano la morte del leader storico del movimento, Velupillai Prabhakaran. ”Il nostro amato leader e’ vivo e al sicuro”, assicurava Pathmanathan fra accuse di ”perfidia” rivolte al governo di Colombo. Subito dopo, pero’, il comandante dell’esercito in persona, generale Sarath Fonseka, ha firmato un comunicato in ci ha assicurato che ”il corpo dello psicopatico leader del gruppo terrorista piu’ barbaro al mondo Ltte, e’ stato trovato poco fa”. Immagini del cadavere sono poi andate in onda sulla tv nazionale. Nel suo discorso odierno il presidente Rajapaksa ha chiesto alla comunita’ internazionale aiuti per i rifugiati e investimenti per aiutare lo sviluppo della regione settentrionale del Paese, dove prevale la minoranza tamil e per decenni afflitta dalla guerra. Dopo aver sottolineato che ”si e’ trattato di una vittoria totale contro l’Ltte”, il capo dello Stato ha concluso: ”Non ci sono piu’ minoranze nello Sri Lanka”, il ”Paese ora e’ finalmente unificato”. Rajapaks ha assicurato che ora ”proteggere la minoranza Tamil sara’ il mio impegno”.

fonte: Ansa

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Profilo del presidente cingalese Mahnda Rajapaksa

Si e’ definito una volta ”un ribelle con una causa” ma Mahinda Rajapaksa, presidente dello Sri Lanka di convinzioni progressiste che ha chiuso la partita militare con i guerriglieri Tamil, ha mostrato di avere grande determinazione nel raggiungere gli scopi prefissati. Nato nel 1945 in un distretto rurale del sud del Paese, Rajapaksa e’ cresciuto in una famiglia di politici cingalesi di etnia sinhala, maggioritaria rispetto alla minoranza Tamil, ha studiato fino a diventare avvocato e, a 24 anni, il piu’ giovane parlamentare nella storia del suo Paese. ”Sa come parlare alla gente – ha detto l’analista Jehan Perera – che con lui si sente a suo agio”. Pochi ricordano che quando nel 2004 fu nominato primo ministro dal Partito della liberta’ dello Sri Lanka (Slfp), fu favorevole ad un accordo negoziato con le Tigri Tamil, ma poi, dopo aver firmato un accordo elettorale con due partiti nazionalisti, la sua posizione e’ andata via via indurendosi. L’anno successivo, designato candidato alle presidenziali dallo stesso Slpf, Rajapaksa respinse categoricamente la richiesta di autonomia Tamil avanzata dalla guerriglia. Da allora il suo irrigidimento e’ cresciuto, fino alla denuncia del cessate il fuoco del 2002 con l’Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte) e la richiesta alla Norvegia di abbandonare la funzione di garante per la pace. I vertici del Ltte capirono che con lui sarebbe stata dura e gli diedero battaglia. Ma la risposta di Rajapaksa dal luglio 2008 e’ stata affidata alle forze armate che hanno ricevuto finanziamenti enormi per raggiungere, come annunciato oggi, la liberazione di tutto il territorio nazionale. Sotto la sua presidenza, ha segnalato in un rapporto di Giornalisti senza frontiere, lo Sri Lanka e’ al 165/o posto (su 173 Paesi) per la liberta’ di stampa, con moltissimi giornalisti morti in circostanze dubbie. Human Rights Watch ha denunciato che il governo di Colombo e’ responsabile di numerosi sequestri di persona ed ha ricordato che lo scorso anno non ottenne i voti necessari per essere riconfermato nel Consiglio per i diritti umani dell’Onu.

fonte: Ansa

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Profilo del leader delle Tigri Tamil Prabhakaran

Dotato di una personalita’ controversa, considerato cinico e spietato, Veluppilai Prabhakaran, rocambolesco guerrigliero che oggi secondo il governo di Colombo e’ stato ucciso mentre tentava una impossibile fuga, si e’ ritagliato un posto nella storia dello Sri Lanka avendo coltivato il sogno, dimostratosi vano, dell’indipendenza di un territorio denominato Tamil Eelat. Nato nel 1954 nella cittadina di Velvettithurai (penisola di Jaffna) Prabhakaran fu il quarto ed ultimo figlio di un padre convinto assertore delle teorie della nonviolenza predicate in India dal Mahatma Gandhi. In contrasto con l’educazione paterna, si convinse da subito che i diritti della minoranza Tamil non potevano essere tutelati con le tecniche nonviolente. Entrato a 17 anni in politica, fondo’ un’organizzazione chiamata Tamil New Tigers (Tnt), per opporsi alla politica postcoloniale che vedeva a suo avviso la minoranza Tamil sfavorita rispetto alla maggioranza cingalese. Nel 1975, dopo aver cominciato ad occuparsi attivamente della causa Tamil, fu accusato dell’omicidio del sindaco di Jaffna, il maggiore Alfred Duraiappah, colpevole secondo Prabhakaran e i suoi sostenitori di aver tradito la causa. Nel 1976, assicurano le cronache, il defunto leader guerrigliero organizzo’ un campo di addestramento nella giungla, vicino a Vavuniya, con denaro frutto di una rapina in banca. Il Tnt, intanto, fu ribattezzato come Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte). Ossessionato dal sogno di costruire una ”grande patria Tamil” che comprendesse anche lo stato indiano meridionale del Tamil Nadu, Prabhakaran, noto come il ”capo supremo”, creo’ uno dei gruppi guerriglieri piu’ pericolosi del mondo, con 10-15.000 combattenti e una riserva inesauribile di potenziali attentatori suicidi. Si racconta che i kamikaze Tamil, prima di partire per compiere un attentato suicida, avessero il privilegio di una cena con il leader nel suo rifugio nella giungla di Wanni. Capo indiscusso delle Tigri Tamil sin dall’inizio del conflitto, nel 1983, a Prabhakaran sono stati attribuiti nel corso degli anni gli assassini di importanti leader politici cingalesi tra cui quello, nel 1993, del presidente Ranasinghe Premadasa. A lungo e’ stato uno degli uomini piu’ ricercati al mondo dall’Interpol mentre la magistratura indiana lo ha condannato a morte considerandolo il mandante dell’assassinio di Rajiv Gandhi, il leader politico che da primo ministro, nel 1987, aveva inviato nello Sri Lanka un corpo di pace, e che nel 1991 fu ucciso da una kamikaze Tamil.

fonte: Ansa

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Finita la guerra in Sri Lanka, annunciata morte del leader LTTE

l conflitto durato oltre un quarto di secolo nello Sri Lanka fra le forze regolari e la guerriglia Tamil e’ drammaticamente finito oggi con l’annuncio da parte dei vertici militari della liberazione di tutto il territorio cingalese e della morte dei massimi dirigenti dell’ Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte), compreso il mitico capo supremo, Vellupillai Prabhakaran. Un annuncio al quale fa pero’ da contrappeso oggi la richiesta dell’Unione europea che venga avviata un’indagine indipendente sulle presunte violazioni dei diritti umani nello Sri Lanka e che i responsabili siano assicurati alla giustizia. Quanto al leader dei ribelli, i militari hanno affermato che e’ stato ucciso mentre cercava di fuggire dalla cosidetta ”zona di sicurezza” a bordo di un ambulanza. Insieme a lui sono morti anche il comandante della ”marina” dell’Ltte (Le Tigri dei Mari), Soosai, e il capo dei servizi segreti delle Tigri, Pottu Amman. Entrambi, dicono i militari, si trovavano sull’ambulanza. ”Quando le truppe hanno aperto il fuoco – ha raccontato una fonte – il l’ambulanza ha cercato di sfuggire, ma e’ stata colpito e ha preso fuoco”. In precedenza era stata anche confermata la morte del figlio di Prabhakaran, Charles Antony, il cui cadavere e’ stato mostrato in tv, e di alcuni altri massimi dirigenti dell’Ltte. Raggiante, il comandante delle forze armate cingalesi, generale Sarath Fonseka, ha annunciato la fine dei combattimenti e la riconquista di tutto il territorio nazionale: ”Abbiamo liberato l’intero Paese, liberando completamente il nord dai terroristi. Abbiamo ripreso pienamente il controllo delle zone tenute dall’Ltte”, ha annunciato alla tv il generale. Nell’ultimo lembo di terra, all’incirca 100 metri per 100, in cui la 58/a e la 59/a Divisione dell’esercito sono entrate, indica un altro comunicato, ”sono stati raccolti oggi i cadaveri di almeno 250 guerriglieri Tamil”. I vertici dell’Ltte, ha infine reso noto oggi l’agenzia Tamilnet, hanno tentato disperatamente la notte scorsa di far intervenire il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) per salvare un migliaio di militanti militari e civili Tamil nella ”zona di sicurezza”. Ma e’ stato inutile, conclude Tamilnet, e ”tutto si e’ concluso con un omicidio premeditato da parte delle forze armate cingalesi (Sla)”.

fonte: Ansa

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Finita la guerra, il problema sono i civili

E’ militarmente finita la guerra in Sri Lanka, con da un lato l’esercito che annuncia la vittoria militare e dall’altra i ribelli che annunciano di aver cessato le ostilita’, ma non sono ancora chiare le sorti degli ultimi ribelli e soprattutto dei loro leader Prabhakaran, che alcuni danno per gia’ morto. Il presidente cingalese Mahinda Rajapaksa e’ tornato in Sri Lanka, accolto da dignitari politici e religiosi, festeggiamenti e grida di giubilo da parte di cittadini. Avrebbe dovuto parlare alla nazione oggi, annunciando ufficialmente la fine della guerra e il destino del leader Tamil Velupillai Prabhakaran, invece il tutto e’ stato rinviato a martedi’ 19. Sara’ un discorso, secondo fonti della presidenza, incentrato sulla fine della guerra e sulla vittoria al terrorismo, anche se molti attendono informazioni sulle sorti dei civili. Con le armi messe a tacere, con i Tamil rinchiusi in un piccolissimo lembo di terra, la priorita’ per l’amministrazione cingalese e’ di trovare una sistemazione agli oltre 250000 civili ospitati nei campi di sollievo. Oggi l’esercito ha comunicato che, con gli ultimi 75000, tutti i civili sono stati evacuati dalla zona di guerra. E sui civili continuano a scontrarsi esercito e Tamil. Fondi del ministero della difesa di Colombo, ancora oggi hanno accusato i ribelli di Prabhakaran di utilizzare i civili come scudi umani, di imbottirli di esplosivo e di lanciarli contro le truppe dell’esercito. Secondo i militari, i ribelli farebbero indossare le loro uniformi ai civili imbottiti di esplosivo, cosi’ da impedire ai militari di riconoscere i militanti dai civili. Proprio per giustificare ”l’olocausto” di civili tamil, i ribelli hanno comunicato stamattina l’interruzione delle ostilita’. ”Nonostante la nostra richiesta al mondo di salvare migliaia di persone a Vanni dalla morte – ha scritto in un comunicato Selvarasa Pathmanathan, il capo del servizio diplomatico internazionale dell’esercito di Liberazione delle Tigri Tamil – il silenzio della comunita’ internazionale ha solo incoraggiato l’esercito dello Sri Lanka a continuare la guerra fino alla sua amara fine. Nelle ultime 24 ore, oltre 3.000 civili giacciono morti sulle strade mentre 25.000 sono feriti gravemente senza aiuti medici”. ”Consci di questo – ha scritto Pathmanathan – abbiamo gia’ annunciato al mondo la nostra posizione di mettere a tacere le nostre armi per salvare il nostro popolo”.Anche il capo della marina Tamil, Soosai, che alcuni davano per morto, sullo stesso sito, Tamilnet, accusa la comunita’ internazionale e la Croce Rossa Internazionale di guardare inermi il massacro dei civili e di non soccorrere quelli che ancora giacciono lungo le strade. In difesa dei civili Tamil, ha parlato oggi anche Papa Benedetto XVI che, all’Angelus, ha assicurato il suo affetto e la sua ”vicinanza spirituale ai civili che si trovano nella zona dei combattimenti, nel nord del Paese”. Il Papa ha rivolto ”un pressante invito ai belligeranti, affinche’ ne facilitino l’evacuazione e unisco, a questo scopo, la mia voce a quella del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che appena qualche giorno fa ha chiesto garanzie per la loro incolumita’ e sicurezza”, chiedendo aiuti materiali e spirituali per i civili.

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Ore contate per le Tigri

Il governo dello Sri Lanka ha annunciato di aver ”battuto militarmente” le Tigri Tamil. Lo ha detto in Giordania, dove partecipa ad un G11 con capi di stato e di governo sul terrorismo, il presidente cingalese Mahinda Rajapaksa. Il capo del governo cingalese ha anche annunciato che ”ritornera’ da leader in un paese che ha sconfitto il terrorismo”, informazione che, secondo l’agenzia di stato cingalese, il presidente ha fatto ”in modo giubilante”. La giornata, forse la finale nella ultra trentennale guerra tra esercito e ribelli dell’Esercito di Liberazione delle Tigri Tamil (LTTE), era cominciata con l’annuncio dell’esercito di aver oramai chiuso qualsiasi via di fuga ai ribelli. La 58ma divisione dell’esercito, venendo da nord ha incontrato la 59ma che saliva da sud sulla spiaggia di Mulathivu, impedendo cosi’ ai ribelli qualsiasi sbocco a mare. Secondo l’esercito di Colombo i militanti dell’esercito di liberazione Tamil sono ora ristretti in 3,5 chilometri quadrati. Secondo alcune fonti militari anonime, riportate dalla stampa cingalese, i Tamil, dei quali avrebbero intercettato comunicazioni, sarebbero pronti ad un suicidio di massa. Qualche ora prima, il generale Udaya Nanayakkara, portavoce del ministero della difesa, aveva detto che alle Tigri non rimaneva altro da fare che ”arrendersi o suicidarsi”. Ed e’ incerto anche il destino del leader delle Tigri Tamil, Velupillai Prabhakaran. Notizie non confermate diffuse stamattina, hanno riportato l’informazione che la primula rossa e fondatore dell’LTTE sarebbe stato catturato dall’esercito insieme ad altri leader del movimento. Prabhakaran, sarebbe anche morto a causa dei combattimenti, cosi’ come il capo della sua marina, Soosai. Insieme a loro, alcuni parenti dei due leader e altri esponenti del movimento Tamil sarebbero stati catturati o si sarebebro arresi nelle mani dell’esercito. Non ci sono conferme ufficiali da parte del ministero della difesa di Colombo, ma alcune fonti anonime, nel confermare la morte di Prabhakaran, affermano che sara’ lo stesso presidente Rajapaksa, quando domattina ritornera’ dalla Giordania, a dare l’annuncio della morte del leader separatista in un discorso alla nazione. Mentre l’esercito da notizie di ulteriori sequestri di armi appartenute ai ribelli e di migliaia di civili che continuano ad essere salvati dalle truppe e portati nei campi di sollievo, le Tigri Tamil continuano ad accusare l’esercito dell’uccisione dei civili. Attraverso il loro sito i ribelli parlano di ”olocausto” riferendo di 2000-3000 civili morti che giacciono lungo le strade di Mu’l’li-vaaykkaal, la parola Tamil per Mulathivu.

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Sta per finire la guerra in Sri Lanka?

E’ arrivata alle battute finali la guerra tra l’esercito dello Sri Lanka e i ribelli dell’Esercito di Liberazione delle Tigri Tamil. Il governo, per bocca del portavoce dell’esercito generale Udaya Nanayakkara, ha fatto sapere che entro 48 ore riusciranno a portare in salvo tutti i civili ancora intrappolati nelle zone di guerra. Non solo. Secondo il generale, i ribelli Tamil, rinchiusi in pochi chilometri quadrati, sarebbero pronti ad abbandonare le loro armi. L’esercito, attraverso i suoi siti e i comunicati, oltre che dai discorsi del presidente Mahinda Rajapaksa in visita in Giordania, continua a vantare le proprie conquiste militari e il recupero dei civili. Stasera, mentre erano in corso le operazioni di soccorso e di evacuazione di migliaia di civili (oltre 100000 secondo esercito e ribelli avrebbero trovato rifugio), i militari hanno arrestato, nascosti su una barca di civili in fuga, i parenti di uno dei leader dell’LTTE, Soosai. L’uomo risulta essere il capo della marina delle Tigri Tamil, il cui destino non e’ certo, visto che secondo alcune fonti militari sarebbe stato ucciso, ma testimoni lo darebbero ancora in vita. Su una barca di profughi diretti ai campi di accoglienza, c’erano undici suoi familiari, tra i quali i figli, trovati con gioielli e soldi. Dalla zona di sicurezza i civili continuano a scappare. Secondo l’esercito, 5000 civili sono scappati dai 2,5 chilometri quadrati ancora sotto controllo delle Tigri Tamil, mentre oltre 3700 erano gia’ scappati nella laguna. Molti di questi hanno attraversato a nuoto le zone d’acqua, altri hanno usato barche di fortuna e copertoni di camion. Le Tigri Tamil continuano ad accusare il governo della strage di civili. Secondo il sito dei ribelli Tamilnet, ha denunciato stamattina che dalle prime luci dell’alba a causa dei continui bombardamenti dell’esercito di Colombo, la zona di sicurezza, l’area nella quale i civili dovrebbero trovare rifugio, e’ in fiamme, mettendo a rischio la vita di migliaia di persone. I ribelli hanno denunciato che i civili si sono dovuti riparare in bunker sotterranei e centinaia sarebbero le vittime, non confermate dall’esercito. I Tamil accusano anche la croce rossa internazionale di aver lasciato senza cibo, acqua ne medicine, migliaia di persone che attendono di essere portate in salvo a Vanni. Secondo i ribelli, nessuno, a parte loro, si sta prendendo cura dei civili, che patiscono fame, sete e hanno bisogno di assistenza medica. Dottori che operano negli ospedali da campo all’interno della zona di sicurezza, attraverso il sito dei ribelli accusano la Croce Rossa Internazionale (ICRC) di aver abbandonato le sue missioni. Gli stessi dottori hanno denunciato di aver recuperato 800 corpi di civili morti, uccisi dai bombardamenti dell’esercito. La Croce Rossa ha confermato la sospensione delle missioni, perche’ da giorni, a causa dei forti bombardamenti, non riusciva a portare in salvo, attraverso le sue barche ancorate al largo di Vanni, i civili che aspettano sulla spiaggia.

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Ancora vittime civili mentre esercito e Tigri palleggiano responsabilità

Sarebbero almeno 38 le vittime del bombardamento all’ospedale ospitato all’interno di una scuola media, gia’ bombardato ieri. Il bilancio lo forniscono i ribelli delle Tigri Tamil, mentre l’esercito nega, come aveva fatto gia’ ieri, dicendo che l’obiettivo colpito non era un ospedale ma una base dei ribelli. Intanto, l’unica certezza e’ la morte di un volontario della croce rossa internazionale. Il giovane, 31 anni, era cingalese ed e’ morto insieme a sua madre a causa di un bombardamento dell’esercito. La croce rossa internazionale e’ l’unica organizzazione ad essere ammessa nelle zone di guerra. Con l’utilizzo di barche, cerca di portare in salvo i civili, ma da oltre quattro giorni, a causa dei violenti combattimenti, non ci riesce. I ribelli Tamil continuano ad incolpare l’esercito delle morti civili. Secondo il sito dei ribelli, stamattina almeno in due occasioni, l’artiglieria dell’esercito ha colpito l’ospedale a Mu’l’li-vaaykkaal East, gia’ colpito ieri dai militari. Le vittime di ieri erano 47, quelle di oggi vanno dalle 38 secondo i ribelli alle oltre 100 di alcuni testimoni, tra i quali medici, sempre citati dal sito ufficiale dei ribelli Tamil. Questi hanno raccontato che il bombardamento e’ avvenuto mentre molte donne stavano aspettando il loro turno per farsi visitare. L’esercito invece nega, dicendo di aver colpito una base militare Tamil, e di aver recuperato i cadaveri di 43 militanti nell’area di Mullaittivu, dove si trova anche l’ospedale bombardato. Contro le notizie dell’esercito cingalese, anche lo Human Right Watch (Hrw) che, in un comunicato diramato a Colombo, ha citato una dichiarazione del suo direttore per l’Asia, Brad Adams, secondo cui ”recenti foto di un satellite e racconti di testimoni oculari provano che continuano brutali bombardamenti sui civili nell’area del conflitto” fra i militari cingalesi e l’Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte). ”Ne’ l’esercito dello Sri Lanka ne’ le Tigri Tamil – ha aggiunto Adams – sembrano avere scrupoli nell’utilizzare i civili come carne da cannone”. L’esercito continua ad accusare la stampa straniera di essere usate dalle Tigri Tamil e di sostenere la loro falsa propaganda. e nel frattempo mostra immagini e video di armi e munizioni sequestrate, ma anche pezzi di aerei, barche da combattimento e carri e mezzi antiaerei. E l’alta corte di Colombo ha oggi emesso un nuovo mandato di cattura per il leader delle Tigri Tamil, Vellupillai Prabakaran e del capo della sua intelligence, Pottu Amman, per l’omicidio, nell’agosto del 2005, dell’allora ministro degli esteri Lakshman Kadirgamar. Questa accusa, aggiunta alle altre, impedira’ ai due leader eventualmente di beneficiare dell’amnistia paventata dal governo nei confronti dei ribelli delle Tigri che si dovessero arrendere.

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Esercito e Tigri si scambiano accuse su bombardamento ospedale

E’ sempre più incerta la situazione in Sri Lanka, soprattutto per quanto riguarda i civili. Da un lato l’esercito continua la sua avanzata verso i pochi chilometri quadrati dove si sono concentrati gli ultimi ribelli dell’Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (LTTE), dall’altro questi ultimi accusano il governo e l’esercito di bombardare indiscriminatamente, provocando vittime civili. L’ultimo episodio stamattina, quando è crollata sotto i colpi dell’artiglieria, la scuola media di Mùl’li-vaaykkaal, nella quale era ospitato un ospedale da campo: 47 le vittime secondo i Tamil, che accusano il governo di aver bombardato la struttura. Diversa la tesi dell’esercito che, attraverso un comunicato e una conferenza stampa ha bollato come “notizie inventate” le denunce dei ribelli. I militari hanno spiegato che le truppe continuano ad entrare nelle zone rimaste sotto controllo dei ribelli, dove molti civili sarebbero ancora in ostaggio dell’Ltte. Il governo di Colombo smentisce che l’ospedale sia stato distrutto dalle truppe dell’esercito, accusando invece i ribelli di aver ucciso civili mentre scappano e di aver lasciato i loro corpi lungo le strade. I militari insistono sul fatto che l’LTTE e gruppi pro Tamil hanno messo in campo una propaganda antigovernativa a livello internazionale tesa a modificare la realtà. E per convincere l’opinione pubblica internazionale della bontà dell’azione militare contro i Tamil, l’esercito e il governo di Colombo, pur vietando a giornalisti stranieri e ONG di visitare le zone di guerra, mostra in conferenze stampa, video e foto di armi e munizioni, anche di artiglieria pesante sequestrati ai ribelli. Ma la condanna internazionale è forte, soprattutto per le sorti dei civili in generale e dei bambini in particolare. Oggi un volontario australiano della Caritas è morto, mentre l’Onu ha definito “profondamente allarmante” la situazione. L’Unicef ha anche denunciato che molti bambini potranno ancora morire a causa del conflitto, parlando di ‘catastrofe”. Secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite, oltre 50.000 civili sono intrappolati nei pochi chilometri quadrati ancora sotto il controllo delle Tigri e “molti più bambini saranno uccisi de l’attuale offensiva del governo continua in questo modo e se l’LTTE continuerà a rifiutare di permettere ai civili di lasciare le zone di guerra”, ha detto oggi in conferenza stampa a Colombo Daniel Toole, direttore regionale per il Sud Asia dell’Unicef. Intanto, a causa dei forti combattimenti di questi giorni, la Croce rossa internazionale, non ha potuto evacuare dalla zona di Mullaittivu e Pulmoddai. Dalla metà di febbraio la Icrc ha evacuato oltre 14.000 persone dalla zona di guerra, soprattutto tramite navi, e consegnato tonnellate di cibo e generi di prima necessità ai civili. Cosa che, negli ultimi giorni, è stato impossibile. I combattimenti, infatti, hanno tenuto le barche della Croce rossa internazionale lontane dagli approdi, con centinaia di persone sulla spiaggia in attesa di essere portate in salvo.

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