Il Maulana a Sufi Mohammed, il capo del gruppo talebano Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (TNSM), ha annunciato la formazione unilaterale della Darul Qaza, il supremo tribunale islamico, nella valle dello Swat. Lo riferiscono i media pachistani. Il Maulana aveva ottenuto dal governo della Provincia Frontaliera di Nord Ovest (North West Frontier Province, NWFP), l’applicazione della Sharia, la legge islamica, nel distretto di Makaland nel quale si trova lo Swat. In cambio, il gruppo talebano che e’ ancora considerato fuorilegge, si e’ impegnato per la pace nell’area. Ma l’applicazione della sharia e’ stata contrastata successivamente dal governo di Islamabad che, anche rispondendo a pressioni straniere che vedono una sorta di ‘abdicazione’ del governo nei confronti dei talebani, da giorni ha ordinato all’esercito di attaccare le posizioni talebane. Da qui la decisione di Sufi Mohammed di continuare sulla strada dell’applicazione della legge islamica facendola diventare l’unica nell’area, con la decisione di organizzare la Darul Qazi, che e’ la suprema corte islamica che riceve gli appelli dai tribunali locali secondo la sharia.
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Zardari firma l’introduzione della sharia nello Swat
Poche ore dopo che il Parlamento gli aveva raccomandato di farlo, il presidente pachistano Asif Ali Zardari ha promulgato ieri sera il regolamento che introduce la legge islamica (sharia) in parte della inquieta regione del nord-ovest, inclusa la valle dello Swat. Lo riferiscono i media a Islamabad. La decisione del capo dello Stato permette cosi’ l’entrata in vigore definitiva dell’accordo raggiunto nello Swat il 16 febbraio scorso fra il governo e i gruppi talebani piu’ radicali che, in cambio dell’applicazione della legge islamica, accettano di deporre le armi. Il testo entrato in vigore prevede che la sharia dovra’ essere rispettata nel territorio del Makaland (provincia della Frontiera nord-occidentale) che comprende sette distretti, fra cui lo Swat, largamente controllato dai talebani. Giorni fa un video-shock, presumibilmente ripreso con un cellulare, ha mostrato la fustigazione in questa valle di una ragazza accusata di ”comportamento immorale”. Numerose nazioni occidentali, fra cui gli Usa, hanno definito retrograda l’intesa che e’ vista come un cedimento nei confronti dei talebani, che ottengono molto concedendo poco.
fonte: Ansa
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I talebani minacciano di bloccare accordo di pace
Il maulana Sufi Mohammed, il capo del gruppo talebano promotore dell’accordo di pace nel nord ovest del Pakistan, ha annunciato la volonta’ di ritirarsi dall’accordo di pace sottoscritto a febbraio. Lo riferisce la televisione pachistana. Il maulana, capo del Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (TNSM), aveva ottenuto dal governo provinciale della Provincia Frontaliera di nord Ovest (NWFP) un accordo di pace in cambio dell’entrata in vigore della Sharia, la legge islamica, nell’area. Sufi Mohammed si era impegnato a far rispettare la pace anche a suo genero, il temibile Maulana Fazlullah, guida del gruppo terrorista Tahrik-e-Taliban, uno dei gruppi talebani piu’ feroci della zona. Secondo il maulana Sufi Mohammed, l’accordo pero’ non sarebbe piaciuto al governo centrale, che non ha ancora favorito la piena entrata in vigore della sharia. Il maulana Mohammed ha detto alla stampa che se il govenro centrale non si adoperera’ per assicurare la sharia, lui non potra’ assicurare, ne’ garantire che la legge e l’ordine regnino nell’area, soprattutto nello Swat.
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Pare che stavolta ci siamo: pace fatta nello Swat
I talebani della valle dello Swat in Pakistan hanno accettato il cessate il fuoco nella regione del nord ovest del Pakistan, anche se da Islamabad non c’e’ nessuna conferma ufficiale da parte del governo pachistano. L’annuncio arriva ad opera del portavoce del capo talebano Maulana Fazlullah, otto giorni dopo che il governo di Islamabad, tramite quello locale della Provincia Frontaliera di Nord Ovest, aveva approvato l’entrata in vigore della Sharia nella regione dello Swat. Artefice del cessate il fuoco e’ stato il Maulana Sufi Mohammed, capo del Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (TNSM) che ha firmato col governo l’accordo per la sharia, che ha incontrato e convinto a deporre le armi suo genero, il capo talebano Maulana Fazlullah, guida del gruppo terrorista Tahrik-e-Taliban. Come gesto di benevolenza, il portavoce del Maulana Fazlullah ha annunciato il rilascio di tutti i prigionieri, principalmente militari e paramilitari pachistani. L’accordo per la sharia ha provocato commenti sfavorevoli da parte di molti paesi, Stati Uniti, Europa e India in testa, ma e’ stato fortemente difeso dal governo che mette sul piatto della bilancia la pace nella zona nella quale in meno di due anni ci sono stati almeno 1.200 morti e centinaia di migliaia di sfollati. Il cessate il fuoco si applica solo alla valle dello Swat e non alle altre zone del nord ovest del Pakistan dove pure e molto forte la presenza dei talebani che combattono contro il governo pachistano in chiave anti occidentale. In Bajaur, un altro distretto della zona, il governo locale ha deciso oggi per una tregua di quattro giorni, forse preludio ad un altro accordo come quello dello Swat, preceduto da una tregua di dieci giorni. Gli aerei americani senza piloti, i droni, hanno sorvolato alcune citta’ del Bajaur, seminando il panico nella popolazione che temeva un ennesimo attacco missilistico. Non e’ la prima volta che un cessate il fuoco nella zona viene accettato: in passato pero’ i talebani hanno imbracciato di nuovo le armi sentendosi minacciati dal governo che non ha ritirato dalla zona le truppe. Il capo dell’esercito pachistano in zona ha detto che i militari hanno fermato tutte le operazioni e sono pronti al ritiro, ma nessun ordine e’ stato impartito in questo senso ancora da Islamabad. La preoccupazione e’ che con l’imposizione della sharia e il cessate il fuoco, i talebani acquistino sempre piu’ potere in zona e possano anche meglio nascondere i loro alleati di Al Qaeda. I talebani di Fazlullah non hanno mai smesso di imporre le loro leggi fondamentaliste. Oltre 200 sono state le scuole distrutte dai talebani nello Swat, la stragrande maggioranza erano scuole femminili.
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Pace fatta nello swat?
Pace fatta nella Valle dello Swat per il governo pachistano, solo un’ eventuale estensione della tregua già in vigore da qualche giorno secondo i taleban. E’ affidata a messaggi fra loro contraddittori la notizia della presunta accettazione da parte dei taleban, che di fatto controllano da tempo l’insanguinato distretto tribale del Pakistan, dell’accordo firmato il 16 febbraio fra governo della Provincia frontaliera del nord-ovest (Nwfp) e i capi tribù locali. L’accordo concede alle autorità tribali e religiose di imporre la sharia (legge islamica) in cambio della pace. I taleban “hanno preso l’impegno di osservare una tregua permanente, e noi faremo lo stesso”, ha detto Syed Mohammad Javed, rappresentante del governo nel distretto di Malakand, dove si trova la Valle dello Swat. Ma dopo qualche ora il capo talebano locale , Maulana Fazlullah, puntualizza sulla sua emittente Fm clandestina: “Abbiamo sentito che il governo ha annunciato una tregua permanente, ma noi abbiamo annunciato una tregua di dieci giorni e prenderemo in considerazione una sua estensione quando scade”. La tregua di dieci giorni fu offerta dai taleban domenica scorsa, in vista della firma dell’accordo, avvenuta il giorno dopo. Islamabad ha scelto di congelare così un conflitto locale, uno dei vari con cui l’esercito contende i territori tribali agli integralisti, che evidentemente sentiva di non poter vincere. E che in meno di due anni fa fatto almeno 1.200 morti e centinaia di migliaia di sfollati. Per chiudere il suo fronte interno più caldo ha scelto un compromesso che ha allarmato i governi occidentali che evocano un pericoloso precedente, capace di incoraggiare gli integralisti di altre regioni, e temono un nuovo santuario per i taleban che imperversano in Afghanistan. Ma ora su distretto torna la morsa d’acciaio della sharia. Già quando l’accordo fu firmato i contraenti annunciarono che “tutte le leggi contrarie alla sharia saranno abolite e la giustizia sarà applicata sulla base della legge coranica”. Il governatore del distretto, Javed, ha detto che ora “si stanno compiendo sforzi” per convincere i taleban a permettere la riapertura delle scuole per le ragazze, dopo che gli integralisti, sulla falsariga di quanto fanno i loro confratelli afghani, hanno bruciato centinaia di scuole femminili.
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Ucciso giornalista nella valle dello Swat
Un giornalista pachistano della televisione privata Geo TV, e’ stato ucciso stasera a Matta, nella regione nord occidentale pachistana dello Swat. Lo riferisce la stessa televisione. Mosa Khankel si trovava in zona per seguire la ‘marcia della pace’ organizzata dal leader religioso Maulana Sufi Mohammed, partita da Mingora, capoluogo dello Swat, alla volta di Matta, dove il capo del Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (TNSM) deve incontrare suo genero, il capo taleban Maulana Fazlullah, guida del gruppo terrorista Tahrik-e-Taliban. Il ministro dell’informazione Sherry Rehman ha condannato l’omicidio, assicurando che la giustizia prendera’ provvedimenti contro i colpevoli.
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Taslima di nuovo cacciata dall’India
La scrittrice bengalese, Taslima Nasreen, è stata nuovamente costretta dal governo indiano a lasciare il paese. Lo ha rivelato, in una intervista pubblicata oggi, la stessa Nasreen, precisando di avere lasciato Calcutta, dove era rientrata lo scorso agosto, già da un mese. “Si, purtroppo sono stata costretta a ripartire – ha dichiarato Taslima all’agenzia di stampa indiana Press Trust of India – il governo indiano mi ha dato un permesso di soggiorno di sei mesi ma condizionato dal fatto che avrei lasciato il paese entro poco tempo”. La scrittrice che è da tempo nel mirino dei fondamentalisti islamici che si sono sentiti offesi da alcune affermazioni contenute nel suo libro “Lajjà, era stata già mandata via dall’India sette mesi fa proprio per le violente proteste di gruppi islamici che ne contestavano la presenza nel Paese. La Nasreen ha dichiarato che intende tornare in India in gennaio. “Poiché la porta del Bangladeh è chiusa per me – ha detto la scrittrice, che ora si trova in Europa – io considero l’India, e Calcutta in particolare, la mia casa. Se non mi sarà permesso di tornare, allora dovrò tornare ad una vita nomade, senza terra, senza una casa”. “Proprio l’India – ha concluso – che si vanta di essere la più grande democrazia del mondo, potrebbe non darmi un tetto”.
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Taslima Nasreen lascia l’India
Partira’ stasera per la Svezia la scrittrice del Bangladesh, Taslima Nasreen, che vive in esilio in India per le proteste dei musulmani che l’hanno minacciata di morte per i suoi scritti giudicati offensivi per l’Islam. Lo ha detto la televisione indiana IBNLive. La Nasreen da novembre vive in un luogo sconosciuto di Delhi sotto protezione della polizia, ”agli arresti domiciliari”, come lei stessa ha denunciato piu’ volte. Ieri la scrittrice aveva annunciato l’intenzione di lasciare l’India, adducendo problemi di salute, anche se aveva aggiunto di ”non avere piu’ nessuna altra opzione”. E’ noto che non accettasse la sua situazione di reclusa, tanto che un gruppo di intellettuali indiani, capeggiati dalla scrittrice Arundhati Roy, avevano manifestato e presentato un appello al governo per ”liberare” la Nasreen. Taslima Nasreen ha piu’ volte chiesto di poter tornare a fare una vita normale. Il suo sogno sarebbe di tornare a Calcutta, la citta’ che l’ha accolta quando e’ scappata dal Bangladesh e dove ha una casa, ma dalla quale sette mesi fa e’ dovuta scappare in fretta per le proteste dei musulmani. Vista l’impossibilita’ di tornare a Calcutta, la Nasreen aveva chiesto di poter essere libera a Delhi, ma il governo indiano, temendo disordini, la tiene chiusa in casa. (ANSA).
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Intellettuali e scrittori per la libertà di espressione e di stampa
Ho incontrato oggi Arundhaty Roy, la scrittrice di Il Dio delle piccole cose. Ho parlato con lei della situazione indiana. Mi ha detto delle cose che vi proporrò domani, dopo aver sbobinato il suo audio (che vi farò sentire). Dice delle cose interessanti. Alla faccia della Speranza Indiana. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Un gruppo di scrittori ed intellettuali indiani, capeggiati dalla famosa scrittrice Arundhaty Roy, combatte per la liberta’ di stampa e di espressione in India, con particolare riferimento al caso di Taslima Nasreen, la scrittrice bengalese che, cacciata dal suo paese perche’ accusata di aver scritto libri ”anti islamici”, ed esiliata in India, negli ultimi mesi ha subito minacce e manifestazioni contro di lei anche nel paese di Gandhi. Per discutere del caso della Nasreen e della liberta’ di espressione piu’ in generale, Arundhaty Roy, insieme a numerosi altri scrittori, editori ed eminenti personalita’ del mondo della cultura indiana, si sono riuniti oggi a New Delhi presso il club della stampa dove si e’ tenuto un forum sulla liberta’ di espressione. ”Quello che deve far riflettere – ha detto fra le altre cose la Roy – e ‘ che la vicenda della Nasreen ha avuto inizio in West Bengala. E’ stato il governo comunista di questo stato, che si e’ sempre vantato di modernita’ e di essere all’avanguardia, che l’ha cacciata per ben due volte. Ma e’ stato nel periodo delle proteste a Nandigram. Il governo ha cominciato a temere di perdere, se avesse appoggiato la Nasreen, il voto dei musulmani che, a causa dei suoi scritti, non l’hanno mai vista di buon occhio”. Taslima Nasreen, cacciata da Calcutta a seguito di manifestazioni di protesta e minacce contro di lei, si era recata a Jaipur. Cacciata anche dalla capitale del Rajasthan era stata portata a Delhi. Da allora si trova in una localita’ sconosciuta decisa ”per proteggerla” dal governo indiano. La scrittrice bengalese ha piu’ volte sottolineato come la sua condizione attuale sia una sorta di ”arresti domiciliari”. Una condizione difficile ma anche precaria. Il visto della Nasreen scade il prossimo 18 febbraio e le autorita’ indiane non hanno ancora fatto sapere niente di certo per il suo futuro. La Roy e gli altri intellettuali hanno focalizzato l’attenzione sulla ”democrazia indiana che- ha detto Roy – e’ solo uno slogan pubblicitario. Questo non e’ un paese democratico, non c’e’ liberta’ di espressione”. MOlti film e libri vengono censurati dai governi locali e nazionale con la paura di non urtare la suscettibilita’ di nessuna minoranza, anche se rappresenta una parte infinitesimale della popolazione. ”In nome di questo rispetto e democrazia – ha detto la Roy – siamo censurati”.
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