L’India e’ entrata di diritto nella storia spaziale mondiale, con la sua prima missione al satellite terrestre lanciata stamattina, la sessantottesima partita in tutto il mondo verso la luna. Alle 6.22 ora locale, dalla base costiera di Srihakot, nello stato meridionale indiano dell’Andra Pradesh, e’ partito il razzo PSLV-C11, interamente indiano, che nei suoi 44 metri di altezza e 316 tonnellate, trasporta anche il satellite Chandrayaan 1, che da anche il nome alla missione, che per due anni orbitera’ intorno alla luna trasmettendo immagini, dati e analizzandone la superficie. 18 minuti dopo il lancio, Madhavan Nair, il presidente dell’Indian Space Research Organisation (ISRO), l’ente spaziale indiano, ha dichiarato il lancio ”perfettamente riuscito e preciso, completando il primo passo della missione che prendera’ quindi giorni per raggiungere l’orbita lunare”. ”Il nostro bambino e’ sulla strada della luna”, ha detto ai suoi colleghi poco dopo il lancio Mylswamy Annadurai, direttore del progetto. All’annuncio del lancio riuscito, gli oltre 1000 scienziati indiani presenti nella sala di controllo, si sono lanciati in manifestazioni di gioia, riprese con molta enfasi da tutte le televisioni indiane. ”Orgoglio” e’ la parola piu’ usata per commentare la missione, sia da parte dei cronisti che degli scienziati, ma anche e soprattutto dai politici e dai cittadini comuni. La missione Chandrayaan 1 (Chandra in hindi significa luna), non poteva pero’ prescindere dalla religiosita’ e dalle tradizioni indiane. Prima del lancio, gli scienziati hanno visitato un tempio induista per chiedere l’aiuto supremo in vista di quello che da tutti viene definito un momento storico per il paese. A bordo del razzo indiano, ci sono undici strumenti (cinque indiani, tre europei, due della NASA e uno bulgaro), che aiuteranno la Chandrayaan 1 a completare la sua opera di mappatura del suolo lunare. L’8 novembre, sulla luna atterrera’ il Moon Impact Probe, un modulo che, insieme alla bandiera indiana, porta gli strumenti per studiare la composizione del suolo lunare, la sua geografia e altro. Ma, soprattutto, la spedizione indiana e’ alla ricerca dell’Helium 3, un isotopo difficilissimo da trovare sulla terra, ma che, secondo alcuni scienziati, serve per la fusione nucleare e potrebbe rappresentare una importante fonte d’energia nel futuro. L’Helium 3 abbonderebbe sulla luna, anche se molto difficile da estrarre. Un ennesimo passo dell’India verso il rafforzamento della sua posizione tra i paesi nucleari, dopo il via libera a settembre del Nuclear Supplier Group (il gruppo dei paesi nucleari) in deroga al trattato di non proliferazione non firmato dall’India, deroga che ha permesso a New Delhi di firmare accordi di cooperazione nucleare con Stati Uniti e Francia e presto con Russia. La missione lanciata oggi e’ la prima di una serie di tre che dovrebbe portare nel 2013 il primo astronauta indiano nello spazio e nel 2020 un indiano sulla luna, per tentare di pareggiare ed eventualmente superare i vicini cinesi che hanno gia’ mandato propri uomini in orbita. Il costo della missione e’ di circa 75 milioni di dollari, una cifra che in molti, sopratutto i cooperanti delle ONG che lavorano per gli ultimi in India, avrebbero preferito essere spesa per aiutare i poveri del paese. L’India infatti, nonostante i 10 satelliti lanciati dal 1998 (il programma spaziale indiano risale al 1963), nonostante il nucleare, l’alta professionalita’ dei suoi ingegneri, la costante crescita economica (che in questi giorni sta risentendo della forte crisi mondiale), ospita un terzo della popolazione povera del mondo. Secondo i dati della Banca Mondiale, 456 milioni di indiani, pari al 42% della popolazione, vive sotto la soglia di poverta’ stabilita a 1,25 dollari al giorno, mentre il 75,6%, 828 milioni di persone, vivono con meno di due dollari al giorno. ”Molta gente povera soffre scrive in un editoriale Anil K. Verma, un commentatore politico – e che abbia bisogno di maggiore attenzione sembra una cosa giusta e ovvia, ma la situazione dei poveri dipende anche dal sistema indiano, dalla corruzione, dalla mancata applicazione degli schemi, dato che qui ci sono i soldi per i progetti”.