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I talebani minacciano di bloccare accordo di pace

Il maulana Sufi Mohammed, il capo del gruppo talebano promotore dell’accordo di pace nel nord ovest del Pakistan, ha annunciato la volonta’ di ritirarsi dall’accordo di pace sottoscritto a febbraio. Lo riferisce la televisione pachistana. Il maulana, capo del Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (TNSM), aveva ottenuto dal governo provinciale della Provincia Frontaliera di nord Ovest (NWFP) un accordo di pace in cambio dell’entrata in vigore della Sharia, la legge islamica, nell’area. Sufi Mohammed si era impegnato a far rispettare la pace anche a suo genero, il temibile Maulana Fazlullah, guida del gruppo terrorista Tahrik-e-Taliban, uno dei gruppi talebani piu’ feroci della zona. Secondo il maulana Sufi Mohammed, l’accordo pero’ non sarebbe piaciuto al governo centrale, che non ha ancora favorito la piena entrata in vigore della sharia. Il maulana Mohammed ha detto alla stampa che se il govenro centrale non si adoperera’ per assicurare la sharia, lui non potra’ assicurare, ne’ garantire che la legge e l’ordine regnino nell’area, soprattutto nello Swat.

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Pare che stavolta ci siamo: pace fatta nello Swat

I talebani della valle dello Swat in Pakistan hanno accettato il cessate il fuoco nella regione del nord ovest del Pakistan, anche se da Islamabad non c’e’ nessuna conferma ufficiale da parte del governo pachistano. L’annuncio arriva ad opera del portavoce del capo talebano Maulana Fazlullah, otto giorni dopo che il governo di Islamabad, tramite quello locale della Provincia Frontaliera di Nord Ovest, aveva approvato l’entrata in vigore della Sharia nella regione dello Swat. Artefice del cessate il fuoco e’ stato il Maulana Sufi Mohammed, capo del Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (TNSM) che ha firmato col governo l’accordo per la sharia, che ha incontrato e convinto a deporre le armi suo genero, il capo talebano Maulana Fazlullah, guida del gruppo terrorista Tahrik-e-Taliban. Come gesto di benevolenza, il portavoce del Maulana Fazlullah ha annunciato il rilascio di tutti i prigionieri, principalmente militari e paramilitari pachistani. L’accordo per la sharia ha provocato commenti sfavorevoli da parte di molti paesi, Stati Uniti, Europa e India in testa, ma e’ stato fortemente difeso dal governo che mette sul piatto della bilancia la pace nella zona nella quale in meno di due anni ci sono stati almeno 1.200 morti e centinaia di migliaia di sfollati. Il cessate il fuoco si applica solo alla valle dello Swat e non alle altre zone del nord ovest del Pakistan dove pure e molto forte la presenza dei talebani che combattono contro il governo pachistano in chiave anti occidentale. In Bajaur, un altro distretto della zona, il governo locale ha deciso oggi per una tregua di quattro giorni, forse preludio ad un altro accordo come quello dello Swat, preceduto da una tregua di dieci giorni. Gli aerei americani senza piloti, i droni, hanno sorvolato alcune citta’ del Bajaur, seminando il panico nella popolazione che temeva un ennesimo attacco missilistico. Non e’ la prima volta che un cessate il fuoco nella zona viene accettato: in passato pero’ i talebani hanno imbracciato di nuovo le armi sentendosi minacciati dal governo che non ha ritirato dalla zona le truppe. Il capo dell’esercito pachistano in zona ha detto che i militari hanno fermato tutte le operazioni e sono pronti al ritiro, ma nessun ordine e’ stato impartito in questo senso ancora da Islamabad. La preoccupazione e’ che con l’imposizione della sharia e il cessate il fuoco, i talebani acquistino sempre piu’ potere in zona e possano anche meglio nascondere i loro alleati di Al Qaeda. I talebani di Fazlullah non hanno mai smesso di imporre le loro leggi fondamentaliste. Oltre 200 sono state le scuole distrutte dai talebani nello Swat, la stragrande maggioranza erano scuole femminili.

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Pace fatta nello swat?

Pace fatta nella Valle dello Swat per il governo pachistano, solo un’ eventuale estensione della tregua già in vigore da qualche giorno secondo i taleban. E’ affidata a messaggi fra loro contraddittori la notizia della presunta accettazione da parte dei taleban, che di fatto controllano da tempo l’insanguinato distretto tribale del Pakistan, dell’accordo firmato il 16 febbraio fra governo della Provincia frontaliera del nord-ovest (Nwfp) e i capi tribù locali. L’accordo concede alle autorità tribali e religiose di imporre la sharia (legge islamica) in cambio della pace. I taleban “hanno preso l’impegno di osservare una tregua permanente, e noi faremo lo stesso”, ha detto Syed Mohammad Javed, rappresentante del governo nel distretto di Malakand, dove si trova la Valle dello Swat. Ma dopo qualche ora il capo talebano locale , Maulana Fazlullah, puntualizza sulla sua emittente Fm clandestina: “Abbiamo sentito che il governo ha annunciato una tregua permanente, ma noi abbiamo annunciato una tregua di dieci giorni e prenderemo in considerazione una sua estensione quando scade”. La tregua di dieci giorni fu offerta dai taleban domenica scorsa, in vista della firma dell’accordo, avvenuta il giorno dopo. Islamabad ha scelto di congelare così un conflitto locale, uno dei vari con cui l’esercito contende i territori tribali agli integralisti, che evidentemente sentiva di non poter vincere. E che in meno di due anni fa fatto almeno 1.200 morti e centinaia di migliaia di sfollati. Per chiudere il suo fronte interno più caldo ha scelto un compromesso che ha allarmato i governi occidentali che evocano un pericoloso precedente, capace di incoraggiare gli integralisti di altre regioni, e temono un nuovo santuario per i taleban che imperversano in Afghanistan. Ma ora su distretto torna la morsa d’acciaio della sharia. Già quando l’accordo fu firmato i contraenti annunciarono che “tutte le leggi contrarie alla sharia saranno abolite e la giustizia sarà applicata sulla base della legge coranica”. Il governatore del distretto, Javed, ha detto che ora “si stanno compiendo sforzi” per convincere i taleban a permettere la riapertura delle scuole per le ragazze, dopo che gli integralisti, sulla falsariga di quanto fanno i loro confratelli afghani, hanno bruciato centinaia di scuole femminili.

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Ucciso giornalista nella valle dello Swat

Un giornalista pachistano della televisione privata Geo TV, e’ stato ucciso stasera a Matta, nella regione nord occidentale pachistana dello Swat. Lo riferisce la stessa televisione. Mosa Khankel si trovava in zona per seguire la ‘marcia della pace’ organizzata dal leader religioso Maulana Sufi Mohammed, partita da Mingora, capoluogo dello Swat, alla volta di Matta, dove il capo del Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (TNSM) deve incontrare suo genero, il capo taleban Maulana Fazlullah, guida del gruppo terrorista Tahrik-e-Taliban. Il ministro dell’informazione Sherry Rehman ha condannato l’omicidio, assicurando che la giustizia prendera’ provvedimenti contro i colpevoli.

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Marcia della pace nella valle dello Swat

La ”marcia della pace” organizzata dal Maulana Sufi Mohammed nella regione dello Swat, e’ partita alla volta di Matta, nel nord ovest del Pakistan, dove il capo del Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (TNSM) incontrera’ suo genero, il capo talebano Maulana Fazlullah, guida del gruppo terrorista Tahrik-e-Taliban. Lo riferisce la televisione Geo News. Dietro al Maulana Mohammed, centinaia di persone che a piedi e su veicoli stanno seguendo il leader religioso nel suo tentativo di pacificare l’area. Il Maulana Sufi Mohammed due giorni fa ha firmato un accordo con il governatore della Provincia Frontaliera di Nord Ovest (NWFP), con il quale, in cambio dell’entrata in vigore nella valle dello Swat della sharia, i gruppi talebani si impegnano a rispettare la pace. Attualmente e’ in vigore una tregua di dieci giorni decisa dalla jirga guidata da Mohammed. Nella zona dello Swat opera Fazlullah, ritenuto vicino ad Al Qaeda e a capo di un gruppo responsabile di diversi attentati in Pakistan contro il governo di Islamabad e la sua alleanza con l’occidente in chiave antiterroristica. L’accordo tra il governo pachistano e i talebani, e’ stato criticato dalla Nato, dagli USA, dall’India e da molti altri paesi occidentali, spaventati che con questo accordo i talebani possano acquisire piu’ potere nella zona frontaliera del Pakistan con l’Afghanistan, garantendo tra l’altro un rifugio sicuro a terroristi e ai fiancheggiatori di Osama Bin Laden e del suo gruppo.

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La NATO preoccupata per l’accordo tra governo pachistano e talebani

L’accordo fatto da Islamabad nella zona tribale dello Swat, dove è stata concessa agli estremisti la legge islamica in cambio di una tregua, preoccupa la Nato. “E’ certamente ragione di preoccupazione” ha detto il portavoce dell’Alleanza atlantica, James Appathurai, rispondendo ai giornalisti che chiedevano se questo tipo d’intesa può rafforzare i taleban in Pakistan. “Dovremmo essere tutti preoccupati da una situazione in cui gli estremisti dovessero avere un rifugio sicuro”, ha detto Appathurai. “Il governo del Pakistan è ingaggiato in una sfida molto impegnativa”, ha aggiunto facendo riferimento all’azione dei gruppi fondamentalisti che nella regione dello Swat alimentano una rivolta contro Islamabad. “Il Pakistan sta mettendo molte risorse contro gli estremisti, il premier ha perso anche sua moglie in questa battaglia, nessuno può dubitare della sua determinazione”, ha proseguito Appathurai. La Nato “vuole approfondire le proprie relazioni con il Pakistan” e ha già presentato al governo di Islamabad una serie di offerte pratiche per fare questo. “La regione dello Swat è già messa molto male per quanto riguarda la presenza degli estremisti e non vorremmo che le cose peggiorassero”, ha sottolineato Appathurai. La Nato – che guida la missione militare internazionale in Afghanistan – ha recentemente insistito a più riprese sul fatto che il Pakistan deve essere “parte della soluzione” e non parte del problema nella regione. L’Alleanza e il governo di Islamabad già collaborano su diversi fronti: esistono infatti centri congiunti di intelligence, per la formazione di militari e poliziotti e per il controllo delle frontiere.

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Si pachistano alla Sharia nella valle dello SWAT

Torna la sharia, la legge islamica, in una regione del Pakistan orientale. Il governo di Islamabad ha infatti, tramite il primo ministro della provincia frontaliera di nord ovest (NWFP), firmato un accordo con i talebani per il rafforzamento della legge islamica nell’area dello Swat, nella zona nord occidentale pachistana ai confini con l’Afghanistan. La stessa zona e’ teatro di numerosi scontri armati fra esercito pachistano e talebani per il controllo dell’area, ma anche di incursioni di droni americani alla ricerca di talebani afghani vicini Al Qaeda. L’ultimo attacco del genere, e’ avvenuto stamattina, quando un aereo senza pilota delle forze Nato a guida americana di stanza in Afghanistan, ha lanciato quattro missili contro un campo a Sadda, nell’area di Sarpal, nella parte bassa della Kurram Agency. Inizialmente si era palato di 15 vittime, ma i soccorritori hanno recuperato trenta corpi dalle macerie e ci sono ancora altre vittime intrappolate sotto i resti dei palazzi abbattuti. L’obiettivo americano era un campo ritenuto legato al comandante afghano Bahram Khan Kochi. La scelta del governatore Amir Haider Hoti di firmare l’accordo che impone nel distretto di Malakand, del quale fa parte lo Swat, un tempo meta turistica in Pakistan, la sharia, nascerebbe dal desiderio di fortificare il cessate il fuoco, la tregua di dieci giorni che la jirga, l’assemblea degli anziani talebani, guidati dal Maulana Sufi Mohammed, ha deciso ieri come segno di distensione con il governo di Islamabad. Lo stesso Hoti ha assicurato che il provvedimento, che abolisce ogni legge anti sharia e rende la legge islamica l’unica in vigore, non e’ anticostituzionale e ha ricevuto anche il via libera del presidente Aisf Ali Zardari. Alla notizia della firma dell’accordo, nel paese ci sono stati sentimenti contrastanti. Da un lato, nella valle dello Swat ci sono state manifestazioni di giubilo e feste. Dall’altra, in gran parte del paese, nelle televisioni e sui giornali online, non si nasconde una certa preoccupazione, legata soprattutto al timore che questo dia maggiore potere ai taleban pachistani. Il governo invece, anche secondo quanto ha detto oggi il primo ministro Yousuf Raza Gilani, spera cosi’ in una pacificazione dell’area, annunciando anche la possibilita’ di ritirare l’esercito, venendo cosi’ incontro ad un’altra richiesta talebana. Del resto nell’area la sharia c’e’ da anni. In vigore negli anni novanta, fu rimossa dal governo. Ma le tribu’ locali a maggioranza di etnia pashtun e la forte presenza talebana (oggi anche di seconda e terza generazione) hanno fatto in modo che non fosse mai stata accantonata. Nell’area, infatti, i talebani da sempre amministrano la giustizia ed emanano leggi e regolamenti. Fino a pochi giorni fa i talebani pachistani hanno continuato a chiudere scuole soprattutto femminili e hanno impedito alle donne qualsiasi tipo di accesso a funzioni e compiti pubblici e privati. Il genero di Sufi Mohammed e’ il Maulana Fazlullah, capo della rivolta talebana violenta anti governativa per l’ottenimento della sharia. Fazlullah e i suoi uomini si sono resi protagonisti di una serie di attentati e crimini contro il governo e a maggio scorso avevano gia’ siglato una tregua diventata poi pace e poi decaduta con il governo. Arrivato oggi in visita a New Delhi, l’inviato speciale americano per il Pakistan e l’Afghanistan Richard Holbrooke ha detto che i taleban che controllano la valle dello Swat in Pakistan rappresentano un nemico comune per gli Usa e l’India, oltre che per lo stesso Pakistan.

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Rapito in Pakistan funzionario dell’ONU

Ancora nessuna traccia dell’americano rapito questa mattina a Quetta, in Pakistan. Di John Solecki, responsabile dell’ufficio-antenna di Quetta dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), non si hanno notizie e la polizia brancola nel buio. Nessun gruppo, tra i numerosi soprattutto talebani che gravitano nella zona, ha rivendicato il rapimento. Quetta e’ il capoluogo della provincia pachistana del Belucistan, nel sud ovest del paese, ad appena 70 chilometri dal confine afghano. E’ uno dei luoghi, insieme alla Provincia Frontaliera di Nord Ovest (NWFP), dove si trovano la maggior parte dei talebani scappati dall’Afghanistan e ancora in guerra sia contro il governo di Islamabad che contro le truppe NATO di stanza in Afghanistan. Proprio per i taleban, ormai alla seconda e terza generazione in Pakistan, opera l’Alto Commissariato per i rifugiati. Tra le montagne, oltre ai militanti talebani, si nascondono anche locali tribali che combattono contro altre tribu’. Il rapimento e’ stato duramente condannato, a nome del governo, dal ministro degli esteri pachistano Makhdoom Shah Mahmood Qureshi, che ha assicurato che il ”governo sta prendendo tutte le misure necessarie per il ritrovamento rapido e sicuro di Solecki”. Dolore e sconforto e’ stato espresso anche dall’Alto Commissariato per i rifugiati che sia da Ginevra che da Islamabad ha condannato l’episodio. Il segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha chiesto la liberazione immediata del funzionario rapito. La polizia pachistana, che in un primo momento non aveva fornito, d’accordo con l’UNCHR non aveva fornito la nazionalita’ del funzionario, ha chiarito la dinamica del rapimento. Solecki aveva da poco lasciato la sua abitazione e si stava recando in ufficio, quando il suo autoveicolo 4×4 con targa dell’ONU e’ stato speronato da un altro veicolo che lo ha bloccato, facendolo finire contro un muro. All’indirizzo dell’autoveicolo sono stati sparati dei colpi, alcuni fori sono visibili sulla carrozzeria. Uno dei proiettili ha colpito l’autista di Solecki, il pachistano Syed Hashim, che e’ morto poco dopo in ospedale. In Belucistan e in tutta la regione nord occidentale ai confini con l’Afghanistan, negli ultimi tempi sono aumentati i rapimenti, soprattutto di stranieri. Gruppi sconosciuti hanno rapito un ingegnere cinese, un giornalista canadese, un ingegnere polacco, un diplomatico iraniano e l’ambasciatore designato dell’Afghanistan. Nessuno di questi e’ ritornato a casa. Altri diplomatici e stranieri sono stati oggetto, sia in Belucistan che nella NWFP di attacchi.

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Conferenza stampa congiunta Zardari-Karzai, insieme contro il terrorismo

Pakistan e Afghanistan insieme nella lotta al terrorismo. Lo hanno ribadito ad Islamabad il presidente afghano Hamid Karzai e quello pachistano Asif Ali Zardari, nella conferenza stampa seguita al giuramento di quest’ultimo nel diventare la prima carica dello stato islamico. Entrambi i paesi hanno dichiarato di combattere ”lo stesso male” e si sono impegnati a trovare una soluzione soprattutto nelle zone di confine, dove si registrano i maggiori problemi. Nelle aree tribali pachistane del nord ovest del paese, ai confini con l’Afghanistan, i labili confini hanno permesso negli anni l’ingresso di centinaia di migliaia di afghani, molti dei quali vicini alle posizioni di Al Qaeda e di Bin Laden. Anche per il terrorista saudita si e’ parlato piu’ volte di rifugi in Pakistan. Qui oltre ai taleban locali, si sono infiltrati molti talebani afghani, confusi tra le centinaia di migliaia di profughi, oramai alla seconda generazione, scappati prima dall’occupazione russa, poi dal regime talebano di Kabul e infine dalla guerra al terrorismo. Gli estremisti hanno trovato in molte tribu’ locali pachistane, un rifugio sicuro, dal quale coordinare operazioni sia in Pakistan che in Afghanistan, per imporre la legge islamica nell’area. Zardari ha detto a Karzai che il Pakistan intende lavorare con l’Afghanistan in ogni situazione, ”da oggi a domani il mio governo si occupera’ del problema in prospettiva regionale, lavorando con voi, insieme con voi”’. Per Karzai, che ha definito Zardari ”un amico”, Pakistan e Afghanistan sono come gemelli identici. ”E’ perche’ soffriamo degli stessi problemi provocati dallo stesso male”. Il presidente afghano ha ribadito la necessita’ di sforzi congiunti per assicurare la pace e la prosperita’ nei due paesi e nella regione. Ha detto che l’Afghanistan continuera’ a fare passi nello sradicamento del terrorismo dall’area e sosterra’ il Pakistan nei suoi sforzi nella stessa causa. Entrambi, hanno espresso la necessita’ di lavorare insieme nella lotta al terrore. Zardari ha ricordato come la sua famiglia, citando l’uccisione della moglie Benazir Bhutto, sia stata vittima del terrorismo, episodio ceh portera’ dinanzi all’ONU nella sua prossima visita. I due paesi hanno anche espresso condanna forte nei confronti delle vittime civili. ”E’ un argomento molto serio e non potra’ essere tollerato in Afghanistan e in Pakistan”, ha detto Karzai, che ha spiegato che i due presidenti hanno deciso di approfondire l’argomento per trovare una linea di condotta univoca. Pur continuando a supportare la Nato, Karzai ha detto che ”diciamo no alle morti civili, siamo dedicati alla lotta al terrorismo perche’ porta sicurezza e garanzie al nostro popolo”. Sull’argomento Zardari ha respinto l’accusa secondo la quale il suo governo non avrebbe preso posizioni nei confronti degli USA e della NATO rispetto alle incursioni nel territorio pachistano e alle vittime civili, spiegando come Islamabad ha protestato con i vertici americani a diversi livelli. ”La presenza delle forze americane in Afgnahistan – ha detto Zardari – e’ in accordo con la carta dell’ONU”,  ribadendo che ”neanche un centimetro del territorio pachistano cadra’ nelle mani dei miscredenti”, alludendo all’azione dell’esercito pachistano nelle aree tribali del nord ovest. Il problema delle vittime civili preoccupa anche la Nato che ha ammesso oggi di aver modificato le regole di ingaggio dopo i tanti episodi avvenuti. Anche la Francia ha espresso il suo rammarico per la perdita di civili al confine afghano-pachistano, che minerebbe anche gli sforzi internazionali nell’area. Pur non citando mai gli Usa, Eric Chevallier, portavoce del ministro degli esteri francese, secondo quanto riporta on line il giornale pachistano The News, ha detto che le incursioni ”non solo creano tragedie umane, ma la situazione ha anche effetti controproducenti nelle dinamiche politiche che vogliamo vedere, che significa partnership tra Afghanistan, Pakistan e la comunita’ internazionale. Secondo Chevallier, bombardamenti  come quelli che hanno colpito le zone tribali pachistane, ”creano sofferenza nella popolazione civile e problemi nel cercare di raggiungere un compromesso e l’accettazione da parte di queste popolazioni nei confroti della presenza internazionale nella regione”. Il presidente americano George W. Bush non ha voluto mancare di dare la sua benedizione all’insediamento di Zardari e all’annunciata collaborazione con Kabul: in una telefonata gli ha assicurato “il sostegno totale del governo americano nell’impegno del Pakistan contro i terroristi e gli estremisti”.

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