Ho fatto uno dei miei soliti giri tra India e Nepal. A parte la bellezza del Nepal (estetica, ovviamente) e il contrasto con l’India, ho visto delle cose assurde soprattutto da parte di turisti italiani. Ad Agra, dinanzi al Taj Mahal, ho sentito una di Torino dire: “e siamo venuti fin qui per vedere questo coso?”. Questo coso è il Taj Mahal. A voi il commento. Ma di cose assurde dei turisti italiani ce ne sono tante. Alcuni di questi che ho visto negli ultimi giorni, invece di fotografare monumenti, fotografavano storpi, malati, mendicanti, lebbrosi, cadaveri. A Jaipur, dinanzi al palazzo dei venti, ho visto un uomo mettersi in posa insieme ad una mendicate con le mani fasciate e insanguinate, il corpo sporco e la maglietta con il sangue, mentre sua moglie li fotografava. La mendicante, che prima aveva il viso contrito e addolorato, ha sfornato un sorriso a 72 denti per il periodo della foto, per poi tornare alla sua aria contrita, afflitta e addolorata. A Varanasi, a parte le solite foto alle cremazioni, per altro vietate, ho sentito le solite stupide domande sul perchè gli induisti facessero il bagno in un fiume inquinato, nel quale galleggia di tutto. Quando c’ero io, sul fiume galleggiava un cadavere. Aveva la testa sommersa e i piedi legati. Proabilmente uno di quelli che non vengono cremati, un malato di lebbra, al quale, come consuetudine, avevano legato una pieta ai piedi e lo avevano buttato nel fiume. Giù via fotografie a non finire. E che dire di quelli che si chiedono perchè gli indiani non puliscono le strade, non la smettono di fare i loro bisogni in pubblico, perchè non si lavano e cose del genere? Non c’è che dire, bisogna essere acculturati anche per fare i turisti. Invece la maggior parte di quelli che vedo qui sono coloro che poi, tornati a casa, nei loro salotti di alcantara, mostrano orgogliosi le foto alle sciure e agli amici, con commenti del tipo: “sai siamo stati in India, nella povertà, nella sporcizia, senza fogne, sapessi come vivono, io li ho aiutati, ho dato i soldi ai mendicanti, ho regalato le penne, gli shampoo ai bambini, le caramelle, ma sapessi come vivono, guarda qui i malati, i poveri, i cadaveri….”. E io che prendo a malincuore mai un cicloriscio’ perchè mi scoccia essere portato a forza da un uomo.
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Torna il terrore: bombe a Jaipur
Una raffica di attentati ha colpito oggi Jaipur, meta del turismo mondiale e capitale del Rajasthan, nell’India nord-occidentale, uccidendo almeno 80 persone e ferendone altre 150. La ‘citta’ rosa’, come e’ soprannominata Jaipur, e’ stata scossa nella serata locale da sette esplosioni nel giro di una ventina di minuti, alcune delle quali in un’area di un chilometro quadrato nel centro storico. Secondo fonti di polizia, le bombe, di medio e alto potenziale, sono state fabbricate con esplosivo RDX e cuscinetti a sfera di ferro, azionati da timer. L’ultimo bilancio e’ stato fornito in una conferenza stampa dal ministro dell’Interno dello stato del Rajasthan, Gulab Chand Kataria, il quale ha aggiunto che ”un sospetto e’ stato arrestato ed e’ sottoposto a interrogatorio”. Secondo la tv indiana Ibn Live, la polizia ha fermato alcune persone. Fonti del ministero dell’interno, citate dalla televisione indiana, puntano il dito contro un gruppo terrorista originario del Bangladesh, Harkut-ul-Jehadi Islami(HuJI), che avrebbe organizzato nei dettagli gli attentati, ma spunta pure il nome del gruppo terrorista kashmiro del Lashkar-e-Taiba, responsabile di numerosi attacchi molto cruenti nel paese. Gli ordigni deflagrati, secondo la polizia, sono stati sette. Altri tre sono stati trovati inesplosi e disinnescati. Le bombe sono state piazzate nei luoghi piu’ affollati della citta’, colpendo anche zone con i monumenti piu’ noti ai turisti, come il Palazzo dei Venti, l’Hawa Mahal, simbolo della citta’. Erano circa le 19.30 ora locale, le 16 in Italia, quando la prima bomba e’ esplosa nei pressi della stazione di polizia di Manas Chowk. Nel giro di pochi minuti gli altri ordigni, uno posizionato in un auto, altri su biciclette e cicloriscio’, sono esplosi in altre zone del centro storico colpendo mercati solitamente affollati di turisti: Johari Bazar, Tripolia Bazar, Badi Choupal, Choti Choupal, e l’area di Kotwali. In questi giorni pero’, a causa del caldo, la presenza dei turisti e’ minima. Colpiti anche due importanti templi dedicati al dio scimmia Hanuman, che proprio ogni martedi’ attirano molti pellegrini. Una nutrita folla di devoti indu’ si trovava nei pressi del tempio del dio scimmia a Tripolia Bazar, dove alcune persone sono morte per la calca derivata dal fuggi fuggi. Nei pressi del tempio le squadre speciali della polizia hanno trovato e disinnescato un’altra bomba. L’intelligence indiana, che ha detto di aver avuto nei giorni scorsi informazioni riguardo a un possibile attentato, sta controllando telefonate statali e internazionali partite e arrivate nelle ultime 48 ore da Jaipur. La polizia ha chiuso tutte le strade di accesso alla citta’ come pure le frontiere dello Stato del Rajasthan, che confina sia con il Pakistan che con il Kashmir. New Delhi, Mumbai e altre grandi citta’, tra le quali la sacra Varanasi, sono state messe in stato di massima allerta. Jaipur, insieme a Delhi e Agra – dove sorge il mausoleo del Taj Mahal – fa parte del triangolo d’oro, i tre luoghi piu’ visitati d’India. La ‘citta’ rosa’, 260 chilometri da New Delhi, accoglie ogni giorno dai 4.000 ai 5.000 turisti in media, 2.000 dei quali sono stranieri, ed e’ giudicata sicura. L’ultimo attentato che si ricorda nello stato del Rajasthan e’ dell’anno scorso, quando una bomba esplose dinanzi al santuario sufi Khwaja Moinuddin Chishti di Ajmer, a un centinaio di chilometri da Jaipur, facendo due vittime. Nel 2006, a settembre, quattro ordigni esplosero nella moschea di Malegaon, nello stato del Maharashtra nell’India centrale, facendo 35 vittime. Anche in quella occasione le bombe furono piazzate su biciclette
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