E’ mistero fitto intorno alla morte di Baitullah Mehsud, il maggiore leader talebano pachistano, creduto morto nell’attacco missilistico di un drone americano. Anche il suo portavoce e parente, Hakeemullah Mehsud, che in mattinata aveva smentito la morte di Baitullah, sarebbe stato ucciso in serata durante una riunione di gruppi che dovevano decidere la successione del leader morto. Le informazioni sono tutte molto frammentarie, tanto che il ministro degli interni del Pakistan, Rehman Malik, ha detto in tarda serata alla televisione che il suo governo si e’ preso 48 ore di tempo per confermare la morte del leader del Therik-e-Taliban Pakistan (Ttp) e alto esponente di Al Qaeda. Dopo gli annunci della sua morte e le conferme parziali dei governi americano e pachistano, era intervenuto stamattina Hakeemullah Mehsud, parente del leader e portavoce del suo gruppo terroristico, smentendo la notizia della morte. In serata, la televisione Geo Tv, ha riportato la notizia secondo la quale ci sarebbe stata una sparatoria in Sud Waziristan, la zona di Mehsud, tra due gruppi rivali banditi dal TTP, che rivendicavano la successione di Mehsud. Un leader, tra Hakemullah e il suo rivale Wali-ur-Rehman, sarebbe rimasto ucciso. Hakemullah aveva detto che le riunioni tra i rappresentanti di diversi gruppi talebani della zona, che la stampa spiegava con la necessita’ di trovare il sostituto di Mehsud, sono invece riunioni di routine. Il portavoce di Mehsud aveva annunciato anche a breve la diffusione di un video che mostrerebbe come il leader sia vivo. Hakemullah aveva anche sottolineato come non fosse possibile che Baitullah Mehsud si trovasse in casa del suocero colpita mercoledi’ da un drone americano, perche’ questa circostanza sarebbe contraria alla tradizione Pashtoon. La notizia della morte di Mehsud era rimbalzata ieri in tutto il Pakistan. Il ministro degli interni Mahlik non ha potuto confermare subito la notizia della morte, cosa che invece ha fatto il ministro degli esteri Qureshi che aveva annunciato alla stampa di avere informazioni di intelligence che potevano confermare la notizia, anche se non al cento per cento. La stessa precauzione e’ stata adottata dal governo americano, che ha detto ieri sera di non poter confermare la morte di Mehsud. E si aprono le discussioni sui possibili scenari futuri. Alcuni osservatori in Pakistan sula stampa locale hanno affermato di temere la morte di Mehsud, che per due volte aveva sottoscritto una tregua con il governo, perche’ puo’ consegnare il paese nelle mani di frange talebani piu’ radicali e, inoltre, aumentare la presenza e la pressione americana nel paese. Altri, invece, vedono nella morte di Mehsud una vittoria della guerra contro i talebani e Al Qaeda in tutto il paese in generale e nell’area nord occidentale in particolare, con una conferma dell’alleanza con gli USA e l’uscita del Pakistan da i paesi terroristi, status che apre nuove prospettive nell’area anche in chiave Afghanistan e India. Se dovesse essere confermata, con la morte di Baitullah Mehsud i talebani pachistani, e Al Qaeda, perdono il leader piu’ importante, considerato responsabile di numerosi attentati tra i quali quello nel quale ha perso la vita, nel dicembre 2007, dell’ex primo ministro Benazir Bhutto.
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Conferenza stampa congiunta Zardari-Karzai, insieme contro il terrorismo
Pakistan e Afghanistan insieme nella lotta al terrorismo. Lo hanno ribadito ad Islamabad il presidente afghano Hamid Karzai e quello pachistano Asif Ali Zardari, nella conferenza stampa seguita al giuramento di quest’ultimo nel diventare la prima carica dello stato islamico. Entrambi i paesi hanno dichiarato di combattere ”lo stesso male” e si sono impegnati a trovare una soluzione soprattutto nelle zone di confine, dove si registrano i maggiori problemi. Nelle aree tribali pachistane del nord ovest del paese, ai confini con l’Afghanistan, i labili confini hanno permesso negli anni l’ingresso di centinaia di migliaia di afghani, molti dei quali vicini alle posizioni di Al Qaeda e di Bin Laden. Anche per il terrorista saudita si e’ parlato piu’ volte di rifugi in Pakistan. Qui oltre ai taleban locali, si sono infiltrati molti talebani afghani, confusi tra le centinaia di migliaia di profughi, oramai alla seconda generazione, scappati prima dall’occupazione russa, poi dal regime talebano di Kabul e infine dalla guerra al terrorismo. Gli estremisti hanno trovato in molte tribu’ locali pachistane, un rifugio sicuro, dal quale coordinare operazioni sia in Pakistan che in Afghanistan, per imporre la legge islamica nell’area. Zardari ha detto a Karzai che il Pakistan intende lavorare con l’Afghanistan in ogni situazione, ”da oggi a domani il mio governo si occupera’ del problema in prospettiva regionale, lavorando con voi, insieme con voi”’. Per Karzai, che ha definito Zardari ”un amico”, Pakistan e Afghanistan sono come gemelli identici. ”E’ perche’ soffriamo degli stessi problemi provocati dallo stesso male”. Il presidente afghano ha ribadito la necessita’ di sforzi congiunti per assicurare la pace e la prosperita’ nei due paesi e nella regione. Ha detto che l’Afghanistan continuera’ a fare passi nello sradicamento del terrorismo dall’area e sosterra’ il Pakistan nei suoi sforzi nella stessa causa. Entrambi, hanno espresso la necessita’ di lavorare insieme nella lotta al terrore. Zardari ha ricordato come la sua famiglia, citando l’uccisione della moglie Benazir Bhutto, sia stata vittima del terrorismo, episodio ceh portera’ dinanzi all’ONU nella sua prossima visita. I due paesi hanno anche espresso condanna forte nei confronti delle vittime civili. ”E’ un argomento molto serio e non potra’ essere tollerato in Afghanistan e in Pakistan”, ha detto Karzai, che ha spiegato che i due presidenti hanno deciso di approfondire l’argomento per trovare una linea di condotta univoca. Pur continuando a supportare la Nato, Karzai ha detto che ”diciamo no alle morti civili, siamo dedicati alla lotta al terrorismo perche’ porta sicurezza e garanzie al nostro popolo”. Sull’argomento Zardari ha respinto l’accusa secondo la quale il suo governo non avrebbe preso posizioni nei confronti degli USA e della NATO rispetto alle incursioni nel territorio pachistano e alle vittime civili, spiegando come Islamabad ha protestato con i vertici americani a diversi livelli. ”La presenza delle forze americane in Afgnahistan – ha detto Zardari – e’ in accordo con la carta dell’ONU”, ribadendo che ”neanche un centimetro del territorio pachistano cadra’ nelle mani dei miscredenti”, alludendo all’azione dell’esercito pachistano nelle aree tribali del nord ovest. Il problema delle vittime civili preoccupa anche la Nato che ha ammesso oggi di aver modificato le regole di ingaggio dopo i tanti episodi avvenuti. Anche la Francia ha espresso il suo rammarico per la perdita di civili al confine afghano-pachistano, che minerebbe anche gli sforzi internazionali nell’area. Pur non citando mai gli Usa, Eric Chevallier, portavoce del ministro degli esteri francese, secondo quanto riporta on line il giornale pachistano The News, ha detto che le incursioni ”non solo creano tragedie umane, ma la situazione ha anche effetti controproducenti nelle dinamiche politiche che vogliamo vedere, che significa partnership tra Afghanistan, Pakistan e la comunita’ internazionale. Secondo Chevallier, bombardamenti come quelli che hanno colpito le zone tribali pachistane, ”creano sofferenza nella popolazione civile e problemi nel cercare di raggiungere un compromesso e l’accettazione da parte di queste popolazioni nei confroti della presenza internazionale nella regione”. Il presidente americano George W. Bush non ha voluto mancare di dare la sua benedizione all’insediamento di Zardari e all’annunciata collaborazione con Kabul: in una telefonata gli ha assicurato “il sostegno totale del governo americano nell’impegno del Pakistan contro i terroristi e gli estremisti”.
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