15 ladri sono morti mentre tentavano di rubare gasolio dai serbatoi di un vagone ferroviario e da alcune cisterne. Oltre 30 i complici che sono stati trovati dalla polizia senza conoscenza ai lati del treno. E’ successo nei pressi di Guhawati, nello stato nord orientale indiano de’Assam. Il treno merci, che trasportava, tra l’altro, alcune cisterne di petrolio grezzo e raffinato, era stato fermato la notte scorsa da uomini armati nella foresta. Gli stessi, secondo la ricostruzione della polizia riportata dalla stampa indiana, avrebbero tentato di travasare il gasolio in piccoli contenitori che avevano intorno. Ma le esalazioni di gas avrebbero ucciso i 15 ladri e reso senza conoscenza i complici.
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Aumenta la benzina, rivolta nel paese
Il governo indiano ha annunciato un aumento del prezzo dei carburanti, provocando la vibrata protesta dei partiti di sinistra e degli indiani. Da domani, la benzina aumenta di 5 rupie al litro (circa 10 centesimi di euro), il diesel 3 rupie e l’LPG, il gas in bombole per le cucine, di 50 rupie, circa un euro, a bombola. Questi aumenti, soprattutto l’ultimo, creeranno non pochi problemi alla classe medio-bassa indiana, la maggioranza della popolazione, che gia’ sta attraversando una grave crisi a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessita’, soprattutto alimentari, dovuti ad una inflazione galoppante. Nessun aumento per il kerosene, il carburante utilizzato dai poveri dei villaggi indiani per cucinare. Il partito comunista indiano, a capo del fronte della sinistra, che appoggia dall’esterno il governo di Manmohan Singh e Sonia Gandhi, ha annunciato una settimana di sciopero generale in tutto il paese. I comunisti contestano l’aumento dei prezzi deciso dal governo a fronte della rinuncia dell’esecutivo al taglio delle tasse sui carburanti cosi’ come proposto da loro per evitare l’aumento ai danni dei cittadini. All’annuncio dell’aumento dei prezzi dei carburanti, la borsa di Mumbai ha perso quasi il 3%. In serata il primo ministro Singh ha parlato alla nazione a reti unificate, spiegando la necessità degli aumenti. Dovere e sensibilità isttituzionale o, meglio, paura per un calo di popolarità che potrebbe risultare decisivo per le elezioni politiche dell’anno prossimo?
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Quattro anni di governo di Sonia e i suoi
Quattro anni fa, contro tutte le aspettative, Sonia vinceva le elezioni in India e dava l’incarico a Manmohan Singh, l’economista formatosi in Inghilterra, di guidare il governo. Quattro anni e tante promesse dopo, Singh ha detto che bisogna ora “stringere la cinghia e gestire in maniera oculata le nostre risorse e le nostre finanze”. E fino ad ora gli indiani, soprattutto la povera gente, che hanno fatto? E’ vero, sono aumentati i prezzi a livello mondiale; è vero, il petrolio ha raggiunto vette per molti inimmaginabili, ma la “politica dell’uomo comune” voluta da Sonia come promessa elettorale indirizzata alle classi più svantaggiate, ha fallito, non riuscendo a raggiungere i suoi scopi. I poveri sono sempre di più e più poveri, i ricchissimi si arricchiscono sempre di più. Aspettiamo il monsone, speriamo che la pioggia che dà vita e morte, ricchezza e distruzione, aiuti il 60% degli indiani, coloro che ancora lavorano in agricoltura e che se la stanno vedendo brutta. Tanto che si parla di nuovo tsunami, riferendosi ai tanti contadini che si suicidano per non poter onorare i prestiti e i mutui contratti con le banche e i priovati per sopravvivere. E in un periodo nel quale il tempo fa le bizze (in questi giorni, normalmente la stagione più secca, a Delhi piove quanto di solito in un anno intero), sul monsone non v’è certezza. Speriamo bene per loro. La notizia che oggi riempie la bocca gli indiani è che l’inflazione pare sia scesa dal 7.83% al 7.82%, sempre se le stime sono reali. Intanto la gente, e non parlo dei poverissimi, continua ad avere seri problemi. I negozietti intorno casa mia, soprattutto le bancarelle che vendono frutta e verdura, non fanno affari. Tutto è aumentato e loro, che di solito vendono ai piccoli commercianti, impiegati o alle collaboratrici domestiche, non vendono. I prodotti sono diventati troppo cari. Stringiamo la cinghia, sperando di non romperci le costole.
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