E’ questo quello che sento da un po’ di tempo da tutti gli espatriati, specialmente italiani, che vivono a Delhi. La situazione in India, a Delhi e Mumbai in particolare, si sta facendo sempre più difficile nella quotidianità. Il problema maggiore è rappresentato dai prezzi, che continuano a salire. Io davvero non so come facciano molti indiani a vivere. Se vuoi affittare una casa i prezzi sono altissimi, nei quartieri di solito dove vivono gli occidentali, che dovrebbero garantirti standard migliori (che significa acqua corrente, elettricità e assenza di animali tipo scarafaggi), non trovi un appartamento di due stanze nuovo a meno di 2500 euro al mese. I prezzi arrivano anche a 12000 per case a due piani, non lussuose come si possa pensare. Un trend che continua a crescere, a Delhi come a Mumbai, e, come ho detto, non è che il fatto di pagare di più significa essere esente da questi problemi. La cosa riguarda anche gli indiani. La tata di Anna Chiara, ad esempio, paga un affitto pari alla metà del suo stipendio. E lei da noi prende lo stesso stipendio che prende un impiegato di banca. Per comprarsi qualcosa, per lei, la mamma e il figlio (è stata abbandonata dal marito e il bambino necessita di medicine), oltre all’extra aiuto che le diamo, è dovuta ricorrere a prestiti dalle banche. Ha impegnato oggetti d’oro e paga ogni mese una rata. Come la maggior parte degli indiani, che sta comprando con prestitit e mutui che spesso non riesce ad onorare. L’altra lamentela è sui prezzi dei ristoranti, dei negozi, oramai occidentali. E’ chiaro che parlo sempre dei ristoranti dove dovresti avere la garanzia che non ti senti male dopo aver mangiato, perchè i prodotti sono buoni e cucinati bene. Puoi anche mangiare con due euro. Ma poi? Per non parlare degli alberghi, i cui costi sono lievitati nel giro di pochi anni. Basta farsi un giro su internet per vederlo. Il costo della vita in India è aumentato notevolmente nel giro di un paio di anni, tanto che Delhi e Mumbai hanno scalato velocemente la classifica delle città dove la vita per gli stranieri costa di più, si trovano nei preimi dieci posti e sono tenuti bassi dal fatto che il costo delle persone, della loro vita, è basso. Ma ci si lamenta anche delle persone. Non un solo amico, espatriato di qualsiasi nazionalità, è contento dei collaboratori domestici o degli autisti. A parte quelli disonesti che rubano, la maggior parte dei collaboratori non pare mostri molto interesse per il lavoro. Sono sempre malati, c’è sempre una festa religiosa, c’è sempre un parente che si sposa o muore. Ci vorrebbe un Brunetta anche qui, per i collaboratori domestici. Non che Brunetta abbia fatto necessariamente cose buone, ma Brunetta per quello che rappresenta. Ma la preoccupazione maggiore di questi giorni è la sicurezza. Siamo in periodo di feste e le autorità informano della possibilità di attentati. Bella l’India, da visitare sicuramente. Ma la quotidianità sta diventando davvero pesante. Migliorerà? me lo auguro per questo paese e per gli indiani.
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Quattro anni di governo di Sonia e i suoi
Quattro anni fa, contro tutte le aspettative, Sonia vinceva le elezioni in India e dava l’incarico a Manmohan Singh, l’economista formatosi in Inghilterra, di guidare il governo. Quattro anni e tante promesse dopo, Singh ha detto che bisogna ora “stringere la cinghia e gestire in maniera oculata le nostre risorse e le nostre finanze”. E fino ad ora gli indiani, soprattutto la povera gente, che hanno fatto? E’ vero, sono aumentati i prezzi a livello mondiale; è vero, il petrolio ha raggiunto vette per molti inimmaginabili, ma la “politica dell’uomo comune” voluta da Sonia come promessa elettorale indirizzata alle classi più svantaggiate, ha fallito, non riuscendo a raggiungere i suoi scopi. I poveri sono sempre di più e più poveri, i ricchissimi si arricchiscono sempre di più. Aspettiamo il monsone, speriamo che la pioggia che dà vita e morte, ricchezza e distruzione, aiuti il 60% degli indiani, coloro che ancora lavorano in agricoltura e che se la stanno vedendo brutta. Tanto che si parla di nuovo tsunami, riferendosi ai tanti contadini che si suicidano per non poter onorare i prestiti e i mutui contratti con le banche e i priovati per sopravvivere. E in un periodo nel quale il tempo fa le bizze (in questi giorni, normalmente la stagione più secca, a Delhi piove quanto di solito in un anno intero), sul monsone non v’è certezza. Speriamo bene per loro. La notizia che oggi riempie la bocca gli indiani è che l’inflazione pare sia scesa dal 7.83% al 7.82%, sempre se le stime sono reali. Intanto la gente, e non parlo dei poverissimi, continua ad avere seri problemi. I negozietti intorno casa mia, soprattutto le bancarelle che vendono frutta e verdura, non fanno affari. Tutto è aumentato e loro, che di solito vendono ai piccoli commercianti, impiegati o alle collaboratrici domestiche, non vendono. I prodotti sono diventati troppo cari. Stringiamo la cinghia, sperando di non romperci le costole.
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