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A giudizio italiano ecologista giramondo

Sta per approdare in tribunale l’intricata vicenda di Andrea Pagnacco, ambientalista giramondo italo-inglese di origine milanese arrestato giusto due mesi fa nel Rajasthan indiano per possesso di telefonino satellitare non autorizzato. ”Proprio oggi – ha detto per telefono all’ANSA Pagnacco, che ha 35 anni, e’ un ex giornalista ed ha passaporto italiano anche se vive da treant’anni in Gran Bretagna – ‘festeggio’ i due mesi da quando sono stato arrestato a Pushkar e non so ancora quale sara’ la mia sorte”. L’unica certezza e’ il processo che e’ stato fissato per il 20 marzo. ”Spero di essere assolto – dice ancora – perche’ esistono i precedenti di un turista polacco e di un israeliano fermati con la stessa imputazione e lasciati andare dopo aver pagato una multa di 1000 rupie che per fortuna non e’ molto”. E davvero, aggiunge, ”vorrei riavere il cellulare che mi e’ stato confiscato”. Andy Pag (questo il suo alias in Gran Bretagna) si e’ convinto di poter uscire dalla situazione kafkiana in cui si e’ ritrovato suo malgrado quando, l’11 gennaio, la polizia criminale guidata dal segnale emanato dal suo satellitare Thuraya acceso ha fatto irruzione nel camper dove dormiva e lo ha arrestato credendolo un terrorista. ”Penso di essermi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato – sostiene – e me la sono vista brutta perche’ mi hanno comunicato che rischiavo 10 anni in base alle leggi antiterrorismo che sono severe dopo l’attentato di Mumbai”. Dopo tre giorni di detenzione alla caserma di polizia di Pushkar e quattro giorni di prigione ad Ajmer, il giovane ha ottenuto la liberta’ su cauzione grazie all’intervento di un avvocato locale, ma anche alla valanga di messaggi e-mail inviati alle autorita’ indiane dai suoi fans su Facebook. Per Pagnacco le ore, i giorni, sono frutto di snervante ansia in attesa del processo. ”Spero di farcela – spiega – grazie anche all’assistenza ricevuta dall’ambasciata italiana a New Delhi che mi ha indicato un buon avvocato indiano. ”Il rappresentante consolare italiano di Jodphur mi ha addirittura portato della cioccolata in carcere”, scherza Andrea che dall’eta’ di cinque anni vive nel sud ovest della Gran Bretagna dove si trasferi’ con il padre, un geologo ora in pensione e rientrato a Milano. ”Sono stati i miei genitori – racconta poi – a trasmettermi l’amore per l’ambiente e la passione per le avventure”. Ed e’ rispondendo a questa tensione che Andy sta facendo il giro del mondo al volante di un eco-bus” alimentato a biodiesel. La spedizione e’ sponsorizzata da aziende di energie pulite britanniche. ”Le spese legali mi sono costate finora 4.000 euro – conclude amaramente – e non so se potro’ continuare il mio viaggio. Dovrei andare in Nepal e poi mettere il bus in un container a Calcutta per raggiungere l’Indonesia e da li’ proseguire per il resto dell’Asia e poi gli Usa”.

fonte: ANSA

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India attendista sulla proposta nucleare di Obama

”L’India non ha alcuna ragione per cambiare la sua posizione sulla proliferazione nucleare” ma non esclude di farlo se ”interverranno nuovi fattori e la situazione avra’ sviluppi”. Lo ha detto a New York ai giornalisti il ministro degli esteri indiano S.M.Krishna, a margine della riunione al palazzo di vetro di New York. Il paese di Gandhi non ha mai sottoscritto l’accordo di non proliferazione, nonostante abbia avuto in deroga la possibilita’ di acquistare materiale e tecnologie nucleari a scopi civili da paesi terzi. Il governo indiano ha cosi’ deciso di tenere una posizione mediana sulla questione presentata dal presidente americano Obama: da un lato infatti si dichiara possibilista alla revisione delle sue posizioni in seguito all’intervento di nuovi fattori, dall’altro ribadisce la sua contrarieta’ alla firma del Trattato di Non Proliferazione e al bando delle armi atomiche. ”Il nostro paese – ha detto Krishna – ha adottato una posizione di principio e la questione della revisione di questa posizione dipende da un numero di fattori e sviluppi”. Il ministro ha pero’ sottolineato come ”il CTBT (Comprehensive Test Ban Treaty, Trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, ndr) sia un fondamentale pilastro per un un mondo libero da armi nucleari”. L’India, pero’ ha ribadito la sua posizione di distanza dalla ”globalizzazione del trattato di non proliferazione”. In una lettera al presidente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, inviata ieri dal rappresentate indiano al palazzo di vetro, si chiarisce che da un lato New Delhi appoggia la battaglia della non proliferazione delle armi nucleari e la messa al bando dei test, ma dall’altra annuncia di non cambiare idea sulla non sottoscrizione del Trattato di Non Proliferazione e dichiara che non abbandonera’ le armi nucleari. La lettera afferma che l’India ”non accettera’ prescrizioni contrarie al suo parlamento, le sue leggi e la sua sicurezza” e che ” le armi nucleari sono parte della sicurezza nazionale indiana e rimarranno tali”, assicurando che pero’ ”l’India non sottoscrivera’ nessuna corsa alle armi, incluse quelle nucleari. Noi abbiamo sempre moderato l’esercizio della nostra autonomia strategica con un senso di responsabilita’ globale. Affermiamo la nostra politica del non utilizzo per primi delle armi nucleari”.

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L’India può costruire bomba nucleare da 200 chilotoni

L’India ha la capacita’ di realizzare una bomba atomica di almeno 200 chilotoni. Lo ha detto durante una conferenza stampa il presidente della commissione dell’energia atomica indiana Anil Kakodkar, l’uomo che nel 1998 era direttore del Bhabha Atomic Research Centre, che organizzo’ l’ultimo grande test atomico indiano. Da giorni nel paese si e’ diffusa la notizia che quel test atomico si tramuto’ in un insuccesso. Notizia smentita da Kakodkar che ha annunciato non solo che i test raggiunsero tutti gli obiettivi facendo registrare un successo, ma anche che il paese e’ capace di produrre una bomba di 200 chilotoni, dieci volte quella che fu sganciata su Nagasaki. l’11 maggio del 1998 l’India testo’ una bomba nucleare in profondita’ a Pokharan, nello stato nord occidentale del Rajasthan, a 150 chilometri dal confine pachistano. Le reazioni della comunita’ internazionale e soprattutto del Pakistan furono ferme, anche perche’ New Delhi per altri due giorni continuo’ con i test nucleari, che furono seguiti da alcuni test pachistani.

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Morta l’ultima Maharani di Jaipur

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Sono cominciati oggi a Jaipur, nel nord ovest dell’india, i funerali della Maharani (la regina moglie del Maharaja) Gayatri Devi, morta ieri all’eta’ di 90 anni. Migliaia di persone stanno partecipando nella capitale del Rajasthan ai funerali della donna, uno degli ultimi simboli della nobilta’ indiana, considerata, negli anni sessanta e settanta, una delle donne piu’ carismatiche e belle del mondo, tanta da essere inserita da Vogue fra le dieci donne piu’ belle del mondo. La Devi, terza moglie del maharaja di Jaipur, ha sempre vissuto nella ‘citta’ rosa’, alternando con lunghi soggiorni in Europa, specie a Londra dove aveva trascorso la sua infanzia. Nata nel 1919 in una famiglia nobile, Gayatri Devi divenne la Maharani di Jaipur nel 1939, sposando l’allora Maharaja, Sawai Man Singh. In breve Gayatri, grazie anche al suo portamento regale, alla sua istruzione e alla sua grazia e bellezza, divenne fuori e dentro l’India icona di eleganza. Fondatrice di una prestigiosa scuola a Jaipur, nel 1962 scese in politica (fondando il Swatantra Party in opposizione al Congress della dinastia Gandhi) e fu eletta in parlamento con una vastissima maggioranza, tanto da essere inserita nel guinnes dei primati. Fu poi in seguito rieletta per altri due mandati, ed e’ stata una delle piu’ acerrime avversarie di Indira Gandhi, soprattutto per la decisione di quest’ultima di togliere i privilegi ai maharaja. La sua fama di donna di successo, anche in politica oltre che in societa’, oltrepasso’ i confini indiani tanto che il Presidente Kennedy la invito’ ad un evento da lui organizzato, presentandola come ”la donna con la piu’ sbalorditiva maggioranza che nessuno abbia mai ottenuto in un’elezione”.
La gloria e il successo della Devi subirono tuttavia una battuta di arresto quando l’allora primo ministro Indira Gandhi aboli’ nel 1971 tutti i privilegi reali. Gayatri Devi fu accusata di aver violato la legge sulle tasse e trascorse 5 mesi in carcere. Si ritiro’ dalla vita politica e pubblico’ un’autobiografia, ”Ricordi di una principessa”, nel 1976. Negli ultimi anni, per dispute sull’eredita’ del marito, e’ entrata in conflitto con il figlio di suo marito, l’attuale maharaja di Jaipur.
La sua morte ha suscitato le reazioni commosse di tutto la societa’ indiana. ”Era una bellissima e squisita principessa – ha commentato tra gli altri la leggenda di Bollywood, Amitab Bachachan – la sua grazie e bellezza mi aveva lasciato senza parole”.

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In aumento i matrimoni tra bambini in Rajasthan

Nonostante apposite leggi lo vietino, il matrimonio tra bambini in India e’ ancora ampiamente praticato, soprattutto nello stato nord-occidentale del Rajasthan. Lo rivela uno studio del Mamta Health Institute od Mother and Child, secondo il quale nel solo distretto di Bundi del Rajasthan, il 65,5% delle bambine sotto i 18 anni sono gia’ sposate. Nello stesso distretto, solo nella sua parte rurale, il dato sale all’84,3%. Capita cosi’ che in alcune classi elementari la maggior parte delle bambine che frequentano la scuola, siano gia’ sposate. In India, soprattutto nelle zone rurali di alcuni stati, e’ usanza sposare le figlie in tenera eta’, anche per un fatto economico. I genitori, infatti, che devono provvedere alle spese per il matrimonio, se hanno due figlie femmine anche di eta’ diverse, le sposano insieme per risparmiare sulle spese. Una volta sposate, inoltre, vanno a vivere a casa del marito e quindi il genitore non deve piu’ preoccuparsene. Moltre bambine restano a vivere con i propri genitori fino ai 18 anni, ma diverse sono quelle che si trasferiscono. Tradizionalmente i matrimoni, soprattutto quello dei bambini, si celebrano nelle feste di Akha Teej o in quella di Akshaya Tritya, che cadono da aprile a giugno. Da quando e’ stata varata la legge che li vieta, consapevoli che in quei giorni la polizia controlla i ‘mandap’, i luoghi dove si celebrano i matrimoni per verificare che non ci siano bambini, i genitori preferiscono far sposare i loro figli minori in altre date, anche se vanno contro il volere dell’astrologo. In India, infatti, le date per i matrimoni vengono decise dagli astrologi in base alle congiunture astrali. Si verifica cosi’ che in una stessa sera si sposino centinaia di migliaia di persone mentre nessuna negli altri giorni. I genitori di bambine soprattutto del Rajasthan, pur di far sposare le loro figlie e cosi’ evitare di dover continuare a pensare a loro, vanno anche contro la tradizione, contro la religione, contro la superstizione. Oltre, ovviamente, ad andare contro la legge. L’istituto di ricerca denuncia che durante il periodo elettorale i candidati alle elezioni e i politici gia’ in carica chiudono un occhio rispetto ai matrimoni di bambini, facendo cosi’ diffondere questa pratica. E’ il Rajasthan lo stato piu’ interessato dal fenomeno. Oltre al distretto di Bundi, nel distretto di Chittorghar il 63,5% delle bambine ( il 73,6% di quelle che vivono nelle zone rurali) sono gia’ sposate; in quello di Tonk il 61,7% delle bambine (73,9% delle aree rurali) sono sposate; in quello di Bhilwara hanno gia’ contratto matrimonio il 60,3% delle bambine, il 73,2% di quelle che vivono nelle campagne. Numeri allarmanti che neanche l’approvazione della nuova legge e le minacce di punizioni e galera nei confronti dei genitori ha bloccato.

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In carcere preventivo il capo del movimento anti donne e anti san Valentino

La polizia indiana ha messo in custodia preventiva il capo del gruppo nazionalista indu’ Sri Ram Sena, che alla fine di gennaio aveva istigato i suoi ad attaccare le ragazze di un pub di Mangalore per il semplice fatto che vi erano sedute e fumavano e bevevano. Pramod Mutalik, questo il nome del leader nazionalista, aveva annunciato una crociata contro la ”cultura dei pub” e aveva minacciato manifestazioni di protesta anche violente in occasione di San Valentino e di altre feste non tradizionali indiane, denunciando la ”deriva occidentale” che sta prendendo il paese. La polizia ha anche aumentato le misure di sicurezza in tutte le piu’ grandi citta’ indiane, in particolare a Bangalore, sede dello Sri Ram Sena, e organizzato controlli nei confronti dei responsabili e attivisti del movimento. Oggi a Bhopal alcuni manifestanti nazionalisti hanno bruciato poster e cartoline di San Valentino. Insieme a Mutalik, altri 140 estremisti sono stati messi in custodia preventiva.

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Mutande rosa contro estremisti anti donne

Mutande rosa in segno di protesta contro il gruppo nazionalista che il mese scorso aggredi’ delle ragazza che stavano bevendo e fumando in un pub di Mangalore, nel sud dell’India. Oltre 8600 persone, tra cui molti uomini, si sono iscritti ad un gruppo (A Consortium of Pub-going, Loose and Forward Women) creato da una donna indiana su Facebook allo scopo di raccogliere mutandine rosa da consegnare al gruppo nazionalista hindu’ Sri Ram Sena (accusato di essere il responsabile degli attacchi di Mangalore) sabato prossimo, in occasione della festa di San Valentino. Pramod Mutalik, il capo del Ram Sena, aveva dichiarato che ”non e’ accettabile che le donne frequentino i bar in India”, spingendo i suoi ad aggredire le ragazze. Il loro esempio fu subito seguito da altri nazionalisti e alcuni primi ministri di stati indiani hanno lanciato crociate contro la ”cultura dei pub” e la emancipazione della donna, affermando per questa ”impossibile frequentare o, peggio, bere o fumare nei pub”. I fondamentalisti hanno minacciato altre azioni contro la ”deriva occidentale” dell’India, annunciando iniziative anche violente soprattutto nel giorno di San Valentino. Il gruppo formatosi su Facebook giovedi’ scorso, ha invitato tutte le donne ”ad andare al pub piu’ vicino e bere un drink nel giorno di San Valentino”. La fondatrice del gruppo su Facebook, Nisha Susan, ha dichiarato che la decisione di distribuire ”chaddis” (come in India viene chiamata comunemente la biancheria intima) rosa, e’ stata presa per alludere in maniera derisoria ad un’ala del gruppo nazionalista indu’ chiamato appunto ”chaddi wallahs” (coloro che indossano i chaddis). ”Abbiamo poi scelto il colore rosa – ha aggiunto Nisha Susan – perche’ e’ un colore frivolo”. Il gruppo nato su Facebook si aspetta di raccogliere almeno 500 pezzi di mutandine rosa da tutto il Paese per poi mandarle all’ufficio di Pramod Mutalik, nella citta’ meridionale di Hubli. Ram Sena non ha finora commentato l’attivita’ del gruppo su internet. Fino ad ora sono un migliaio i messaggi scritti sulla bacheca del gruppo su Facebook, il cui slogan-invito e’ ”Festeggiate con noi e con il vostro fidanzato San Valentino, il giorno nel quale la verginita’ e l’onore delle donne indiane di autodistruggera’ a meno che non sposino qualcuno o lo facciano diventare il loro fratello. Andate nel vicino pub e bevete, brindando allo Sri Ram Sena”, invitando cosi’ le ragazze a interrompere la tradizione e a frequentare ragazzi anche che non siano loro promessi sposi, nel giorno dedicato ai fidanzati.

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L’India verso la talebanizzazione: no a pub, bar e centri commerciali

I pub, i centri commerciali e i bar sarebbero luoghi di perdizione e corruzione per le giovani generazioni, che ”entrano mano nella mano” in questi posti. Lo ha detto ai giornalisti indiani il primo ministro dello stato del Rajasthan, Ashok Gehlot, gettando benzina sul fuoco nelle polemiche di questi giorni relative alla ”talebanizzazione” del paese. Tre giorni fa attivisti di un partito nazionalista induista hanno attaccato a Mangalore, nello stato meridionale indiano del Karnataka, una donna che stava seduta in un pub a bere. Secondo i militanti dello Shri Ram Sena (l’esercito del dio Rama), non e’ accettabile per una donna entrare nei bar in India. Atteggiamenti oltraggiosi sono anche, per una donna, bere e fumare. Per l’attacco, sono stati arrestati alcuni leader e militanti del movimento, ci sono stati i commenti negativi di giornalisti e di altri esponenti della societa’ civile, ma l’azione violenta degli attivisti politici e’ stata comunque appoggiata, almeno nell’intento, da parte di molti politici. Le dichiarazioni di Gehlot, appena eletto alla guida dello stato nord occidentale indiano e membro del partito del Congresso di Sonia Gandhi che guida l’India, hanno scoperto un nervo sensibile. Oggi anche il primo ministro dello stato meridionale del Karnataka, BS Yeddyurappa, ha condannato la ”cultura del pub” definendola ”sbagliata e che non dovrebbe essere permessa”. Yeddyurappa ha condannato gli attacchi violenti nei confronti delle donne, ma ha detto che nel suo stato, nel quale si trova Bangalore, la capitale dell’IT indiana e citta’ piena di locali notturni, la cultura dei pub e’ bandita. Sono molti nel paese coloro che pensano che l’India stia andando verso una deriva del costume, dovuta ad internet e ai modelli occidentali. Per questo si deve ritornare alle origini. Gehlot ha annunciato la chiusura di oltre 800 negozi di liquori. In tutto il paese vigono ancora leggi che governano i costumi, come il divieto di effusioni e baci in pubblico, che vengono verificate e sanzionate da una polizia morale. Dal 2005 altri gruppi nazionalisti portano avanti a Mumbai una battaglia contro i dance bar, i locali nei quali ci sono donne in abiti succinti che ballano. Le proteste e gli attacchi a questi bar hanno portato alla chiusura di molti locali.

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Il Congresso stravince le elezioni, affonda il BJP

Il Partito del Congresso vince e si assicura il governo in alcuni stati chiave dell’ India. È festa stasera nel quartier generale del partito di Sonia Gandhi. Nonostante i timori degli ultimi giorni, legati in buona parte all’incertezza seguita ai tragici fatti di Mumbai, il partito attualmente al governo sta registrando una nuova vittoria, consolidando vecchie posizioni e conquistandone nuove. Stando ai risultati resi noti finora dalla Commissione elettorale indiana, il partito del Congresso si riconferma a guidare lo Stato di Delhi, con 42 seggi contro i 23 del BJP e, cosa ancor più rilevante, prevale anche nello stato del Rajasthan, nell’India nord occidentale, storicamente governato dalla destra nazionalista del Bharathya Janata Party (BJP) Qui il Congresso ha conquistato 96 seggi contro i 78 del partito antagonista. Sonia Gandhi e i suoi si sono assicurati poi anche il piccolo stato del Mizoram, nella contestata e travagliata area del nord est, finora governato da un partito regionale, il Mizo National Front. Al BJP dovrebbero andare invece (anche se qui i risultati non sono ancora definitivi) gli Stati del Madhya Pradesh, nell’India centrale, e del Chhastisgarh, nel nord est. Particolarmente soddisfacente per il Congresso il risultato ottenuto a Delhi, dove Sheila Dixit è stata riconfermata, per la terza volta consecutiva, Primo Ministro dello Stato. “Questo è l’inizio del declino del BJP – ha dichiarato il portavoce del partito del Congresso, Veerappa Moily”. Il presidente del BJP, Rajnath Singh, ammettendo la sconfitta del suo partito a Delhi, si è detto “sconcertato, perchè – ha dichiarato – pensavamo di vincere”. Per Sheila Dixit, il BJP ha sbagliato strategia, “cercando di giocare la carta del terrore, ma la gente ha dato una risposta adeguata”. In effetti, soprattutto nell’immediatezza dei fatti di Mumbai, e in prossimità delle elezioni in Rajasthan e a Delhi, il BJP aveva condotto una campagna anti-Congresso, affermando che il partito di governo non era stato capace di proteggere il paese, garantendone la sicurezza. La campagna del BJP era stata avvalorata anche da una serie di proteste di piazza. Dopo gli attentati di Mumbai, infatti, centinaia di migliaia di persone avevano partecipato a manifestazioni di protesta contro il governo, accusandolo di essere responsabile della mancanza di sicurezza nel paese. Lo stesso Congresso aveva temuto le ripercussioni politiche che una tale situazione di incertezza avrebbe potuto provocare. Preoccupazioni, a quanto pare, smentite dai fatti. E mentre dunque il nuovo quadro politico si va delineando, si attendono ora i risultati delle elezioni in un altro stato chiave, quello del Jammu e Kashmir, che saranno però disponibili solo verso la fine di dicembre. Intanto l’avanzata dell’attuale partito al governo e i risultati non brillanti del partito nazionalista indù BJP potrebbero spingere il governo verso la decisione, già in passato ventilata, di anticipare le elezioni generali, previste per maggio, al prossimo mese di febbraio.

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Ma sti turisti, sono pazzi o cosa?

Ho fatto uno dei miei soliti giri tra India e Nepal. A parte la bellezza del Nepal (estetica, ovviamente) e il contrasto con l’India, ho visto delle cose assurde soprattutto da parte di turisti italiani. Ad Agra, dinanzi al Taj Mahal, ho sentito una di Torino dire: “e siamo venuti fin qui per vedere questo coso?”. Questo coso è il Taj Mahal. A voi il commento. Ma di cose assurde dei turisti italiani ce ne sono tante. Alcuni di questi che ho visto negli ultimi giorni, invece di fotografare monumenti, fotografavano storpi, malati, mendicanti, lebbrosi, cadaveri. A Jaipur, dinanzi al palazzo dei venti, ho visto un uomo mettersi in posa insieme ad una mendicate con le mani fasciate e insanguinate, il corpo sporco e la maglietta con il sangue, mentre sua moglie li fotografava. La mendicante, che prima aveva il viso contrito e addolorato, ha sfornato un sorriso a 72 denti per il periodo della foto, per poi tornare alla sua aria contrita, afflitta e addolorata. A Varanasi, a parte le solite foto alle cremazioni, per altro vietate, ho sentito le solite stupide domande sul perchè gli induisti facessero il bagno in un fiume inquinato, nel quale galleggia di tutto. Quando c’ero io, sul fiume galleggiava un cadavere. Aveva la testa sommersa e i piedi legati. Proabilmente uno di quelli che non vengono cremati, un malato di lebbra, al quale, come consuetudine, avevano legato una pieta ai piedi e lo avevano buttato nel fiume. Giù via fotografie a non finire. E che dire di quelli che si chiedono perchè gli indiani non puliscono le strade, non la smettono di fare i loro bisogni in pubblico, perchè non si lavano e cose del genere? Non c’è che dire, bisogna essere acculturati anche per fare i turisti. Invece la maggior parte di quelli che vedo qui sono coloro che poi, tornati a casa, nei loro salotti di alcantara, mostrano orgogliosi le foto alle sciure e agli amici,  con commenti del tipo: “sai siamo stati in India, nella povertà, nella sporcizia, senza fogne, sapessi come vivono, io li ho aiutati, ho dato i soldi ai mendicanti, ho regalato le penne, gli shampoo ai bambini, le caramelle, ma sapessi come vivono, guarda qui i malati, i poveri, i cadaveri….”. E io che prendo a malincuore mai un cicloriscio’ perchè mi scoccia essere portato a forza da un uomo.

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