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Gilani chiede a Sharif di rientrare nel governo

Il primo ministro pachistano, Yousuf Raza Gilani, ha invitato la Lega Musulmana Pachistana-N (PML-N) dei fratelli Sharif, a rientrare nel governo dal quale sono usciti mesi fa. Lo riferisce la televisione pachistana. Shabaz Sharif, fratello dell’ex primo ministro Nawaz e presidente del PML-N, ha incontrato oggi il capo del governo pachistano, il giorno dopo che la corte suprema lo ha rimesso a capo della provincia del Punjab. Il partito dei fratelli Sharif, tornati in patri dall’esilio voluto da Musharraf, era risultato il secondo alle elezioni del 18 febbraio dell’anno scorso. Dopo essere entrati nel governo guidato dal Partito del Popolo Pachistano (PPP) dei Bhutto-Zardari, ad agosto abbandonarono l’esecutivo a causa della riluttanza del PPP a reintegrare i giudici rimossi da Musharraf. Lo stesso motivo per il quale sono continuate le proteste nel paese che hanno poi portato prima alla sentenza del tribunale sull’ineleggibilita’ dei fratelli Sharif (secondo alcuni, sentenza fortemente voluta dal presidente Zardari) e poi al reintegro dei giudici e degli stessi Sharif a seguito di forti proteste in tutto il paese.

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Zardari riceve ultimatum anche da Gilani

Dopo il capo dell’esercito, anche il primo ministro pachistano Yousuf Raza Gilani ha dato un ”ultimatum” al presidente Asif Ali Zardari di ”agire o andarsene”. Lo rivela la televisione indiana Times Now e lo riporta l’edizione on line del quotidiano indiano Times of India, citando informazioni da Islamabad. Dietro la spinta di Washington e Londra, dopo le richieste del generale Kayani, anche Gilani ha chiesto a Zardari di andare se non accettasse un nuovo accordo concordato con le potenze straniere. A Gilani e’ stato chiesto di abbassare la temperatura politica nel paese che sta attraversando una crisi dovuta da un lato dal terrorismo nelle zone occidentali, ma soprattutto dalla marcia di protesta del partito dell’ex primo ministro Nawaz Sharif. Proprio nei confronti di quest’ultimo e delle sue richieste, in primis quella di rimettere al loro posto i giudici rimossi da Musharraf, Zardari ha mostrato il pugno di ferro, temendo che con l’istaurazione dei giudici deposti, possano essere cancellate le leggi che gli hanno permesso di tornare in Pakistan e che hanno cancellato tutte le accuse mosse contro di lui. Il primo ministro si e’ preso 24 ore per convincere il presidente a mostrare piu’ flessibilita’. A questo punto il pallino e’ nelle mani di Zardari, l’unico che puo’ decidere di sbloccare il paese e accontentare l’opposizione, ma ora anche gli alleati, interni e la comunita’ internazionale. Se il presidente non dovesse accettare, si potrebbe profilare anche la presa del potere da parte dell’esercito, come gia’ successo in passato, anche se l’ammiraglio Mullen, capo di stato maggiore americano, ha assicurato che il suo omologo Kayani non seguira’ questa via. Se non accettasse l’incarico, Zardari rischierebbe prima di essere emarginato e poi rimosso. In questo caso il potere passerebbe a Gilani e Nawaz Sharif entrerebbe nel governo, i giudici sarebbero rimessi al loro posto.

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Protesta l’opposizione in Pakistan

Un folto gruppo di militanti dell’opposizione pachistana fedeli all’ex premier Nawaz Sharif, fra cui numerosi avvocati e giuristi, hanno dato il via oggi a Karachi ad una ‘Lunga Marcia’ che si propone di raggiungere la capitale Islamabad lunedi’ prossimo. Lo riferisce l’emittente all news Geo Tv. Prima della partenza del corteo ingenti forze della polizia pachistana hanno arrestato oltre 30 persone, fra cui il vicepresidente del partito fondamentalista Jamaat-e-Islami, Ghafour Ahmed. Questi arresti si aggiungono agli oltre 350 realizzati ieri nel Punjab, provincia che i manifestanti si propongono di attraversare. Obiettivo della ‘Lunga Marcia’ e’ esigere che il presidente Asif Ali Zardari rispetti la promessa di restituire le cariche a numerosi giudici destituiti dall’ex presidente Parvez Musharaf. Lo stesso Zardari, vicino agli Stati Uniti, si trova in difficolta’ per l’attivita’ del comandante dell’esercito, generale Ashfaq Parvez Kayani, che la settimana scorsa gli ha ingiunto di ”agire o andarsene”.

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Il capo dell’esercito “minaccia” il presidente pachistano

Il capo dell’esercito pachistano, generale Ashfaq Kayani, ha chiesto al presidente pachistano, Asif Ali Zardari di impegnarsi a fondo contro il terrorismo, invitandolo ad “agire o a lasciare”. Lo riferiscono le televisioni indiane che riprendono fonti di stampa pachistana. Kayani, nominato dall’ex presidente Pervez Musharraf, è appena ritornato dagli Stati Uniti e ha riferito a Zardari le preoccupazioni dell’Amministrazione americana, secondo la quale, dicono le tv, governo e presidenza a Islamabad si starebbero impegnando in questioni politiche trascurando il terrorismo e i talebani nel nord-ovest del Paese. Gli Usa avrebbero inoltre criticato l’appoggio, denunciato dall’opposizione, che Zardari avrebbe dato alla sentenza con cui la Corte suprema ha recentemente annullato l’elezione di Shahbaz Sharif, fratello più giovane dell’ex premier pachistano Nawaz Sharif, che lo fa decadere dalla carica di capo del governo dello stato del Punjab. Una sentenza che di fatto decreta il controllo diretto del governo centrale sul Punjab e che rischia di far salire la tensione fra i due principali partiti del Pakistan.

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Chi è Zardari? Biografia del prossimo presidente pachistano

Asif Ali Zardari, il vedovo di Benazir Bhutto che sabato sara’ eletto sicuramente presidente del Pakistan, e’ una delle figure piu’ controverse nella storia del paese. Fama di seduttore fin da giovane, figlio di un proprietario di cinema, cresciuto a Karachi dove ha frequentato la stessa scuola superiore di Pervez Musharraf, Zardari cambvio’ la sua vita quando nel 1987 sposo’ con un matrimonio combinato, Benazir Bhutto, di tre anni piu’ grande di lui, rampolla di una importante famiglia del paese che annoverava capi di governo e ministri. Zardari ci mise poco a capire come funzionava il meccanismo: fu subito candidato ed eletto all’assemblea nazionale, la camera dei deputati pachistana, dove e’ stato per sei anni, per poi diventare ministro due volte in due governi della moglie e chiudere la carriera politica nel 1999 al senato. Carriera chiusa non perche’ lo avesse voluto lui, ma perche’ dal 1999 al 2004 Zardari fu chiuso in carcere, anche se con tutti i privilegi come cella singola con bagno, con accuse che andavano dall’omicidio al riciclaggio di denaro sporco, alla corruzione. In carcere lui rivelo’ di essere stato maltrattato e torturato, attivita’ che gli avrebbero causato problemi fisici e mentali, alcuni dei quali sono stati fatti emergere nei giorni scorsi come impedimenti alla sua elezione. La prima accusa di tentato omicidio risale al 1990, quando fu incolpato di aver fatto esplodere una bomba tra le gambe di un business man al quale avrebbe poi preso i soldi. La seconda, e piu’ grave, risale al 1996, quando fu arrestato in seguito all’uccisione di suo cognato Murtaza Bhutto. La ”carriera criminale” di Zardari si e’ arricchita poi di accuse di corruzione e di riciclaggio di denaro. In patria Zardari era conosciuto come ”mister 10%” perche’ pretendeva una tangente su tutti i lavori che il governo di sua moglie realizzava. E’ stato accusato di aver preso tangenti da societa’ degli Emirati, polacche, francesi e svizzere. A Ginevra, dove ha vissuto dopo la scarcerazione nel 2004, alcuni suoi conti correnti sono stati congelati perche’ legati ad una attivita’ di riciclaggio. Accusato anche in Gran Bretagna, dove possiede un castello. E’ ritornato in patria aad ottobre scorso grazie all’ordinanza di Musharraf che cancellava tutti i reati per i burocrati e politici – non per i comuni cittadini – commessi da 1988 al 1999. Dopo la scarcerazione nel 2004, ha vissuto lontano da sua moglie, a New York, Svizzera e Inghilterra. Molti giornali parlano di rapporto quasi inesistente fra i due. Un altro scandalo, seppur minore, e’ legato alla sua istruzione. Zardari non sarebbe laureato e avrebbe falsificato i documenti di una laurea. La cosa e’ stata resa nota dopo che Musharraf emano’ una legge che obbligava i parlamentari ad essere laureati. In quella occasione il 52enne vedovo di Benazir Bhutto, disse di essere laureato ma di non ricordarsi l’Universita’. E’ ritornato in patria ad ottobre scorso insieme a sua moglie Benazir grazie all’ordinanza di Musharraf che cancellava tutti i reati per i burocrati e politici commessi da 1988 al 1999. Dopo l’uccisione di sua moglie il 27 dicembre 2007, nonostante nel testamento politico di Benazir si indicasse suo figlio Bilawal come successore, Zardari si impose nel partito fio ad assumere il ruolo di co-presidente con il figlio. Disse di non volersi candidare, ma alla prima occasione si e’ fatto nominare come candidato ala presidenza. Ha stretto rapporti con Nawaz Sharif per formare il governo, rapporto poi caduto prima a maggio con il ritiro dei minsitri e poi due settimane fa con il partito di Sharif all’opposizione. Il motivo: la riluttanza di Sharif a rimettere al loro posto i giudici rimossi. tra loro, quel Chaudhry nemico di Musharraf che potrebbe cancellare le ordinanze dell’ex presidente. Tra queste, anche l’ordinanza che gli ha permesso di rientrare in patria.

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Alleanza contro Zardari tra partiti ex rivali

Alleanza in vista in Pakistan tra la Lega Musulmana Pachistana-N (PML-N) di Nawaz Sharif e la Lega Pachistana Musulmana-Q (PML-Q), fazioni divise di uno stesso partito divenute rivali, che potrebbero convergere su un solo candidato presidenziale. Il presidente della PML-Q, Chaudhry Shujaat Hussain, ha detto alla stampa di essere stato contattato dal candidato alla presidenza del Pakistan del partito di Sharif, il giudice Saeed-uz-Zaman Siddiqui, per chiedere di essere supportato in vista della tornata elettorale del 6 settembre prossimo per la successione a Musharraf. Hussein non ha escluso la possibilità della convergenza del suo partito su Siddiqui, spiegando che comunque l’identità del suo partito non cambierà. Hussein ha detto che la candidatura di Asif Ali Zardari, co-presidente del Partito del Popolo Pachistano e contro il quale si vogliono coalizzare le due leghe musulmane, è opinabile, perché il vedovo di Benazir Bhutto è ancora accusato di aver riciclato 60 milioni di dollari. Per Hussein questi contatti rappresentano un normale fenomeno nel mondo politico, nonostante le due leghe musulmane fossero acerrimi nemici. Nati sotto l’unica formazione della Lega Pachistana Musulmana, gli uomini di Hussain si separarono nel 2001 dando vita alla loro formazione. La decisione della divisione nacque dalla volontà dal gruppo di Hussein di sostenere la dittatura militare di Musharraf che, pur se non è esponente del partito, é considerato il mentore della Lega Pachistana Musulmana-Q ma fortemente avversato dalla Lega Pachistana Musulmana-N di Nawaz Sharif, il quale considera Musharraf un nemico personale e per la democrazia. Fu proprio Musharraf a cacciare Sharif e mandarlo in esilio mentre era primo ministro nel 1991.

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Tra Sharif e Zardari sempre più distanze. Zardari malato mentale per il FT

Si fa sempre piu’ profonda la frattura tra Asif Ali Zardari e Nawaz Sharif. Dopo la decisione di ieri di Sharif di abbandonare la maggioranza e sedere all’opposizione (la sua Lega Pachistana Musulmana-N, PML-N, ha gia’ richiesto al presidente della camera l’iscrizione nel gruppo di opposizione), Zardari non ha battuto ciglio. L’unica dichiarazione dal vedovo di Benazir Bhutto e co-presidente del Partito del Popolo Pachistano, e’ di stamattina, ed e’ stata indirizzata all’ex alleato al quale sono arrivate le scuse. Zardari ha chiesto ”scusa a Nawaz Sharif se ha avvertito che abbiamo fatto qualche errore”, ribadendo che lui, il Ppp e il governo sono seriamente impegnati nel reintegro dei giudici rimossi. Il vedovo di Benazir Bhutto ha aggiunto che i giudici saranno rimessi al loro posto e che ”non ci sono due opinioni in merito”. Zardari ha anche detto che il suo partito intende ancora avere come partner la Pml-N di Sharif per rafforzare il processo democratico nel Paese. Concetti ribaditi anche dal primo ministro Gilani. Il capo dell’esecutivo, che non ha mai accettato le dimissioni dei parlamentari del PML-N di Sharif che a maggio hanno lasciato il governo, ha detto che dopo le elezioni presidenziali del 6 settembre ci sara’ un rimpasto di governo e spera che il PML-N possa rientravi. Gilani ha confermato l’intenzione del governo a rimettere al loro posto i giudici rimossi e, per la prima volta, ha fatto anche il nome dell’ex capo della corte suprema Iftikhar Muhammad Chaudhry, il cui rinvio del reintegro, e’ stato il motivo scatenante dell’abbandono da parte di Sharif dell’esecutivo e della maggioranza. Domani verra’ deciso il reintegro di 8 giudici della provincia del Sindh. Il ministro dell’Informazione Rehman ha intanto detto alla stampa che il PPP non teme la nascita di altre coalizioni. Ma su Zardari, oltre alla questione del terrorismo interno che continua a far sentire forte la propria voce, si abbatte anche un’altra tegola. Secondo il Financial Times, Zardari avrebbe problemi mentali. Al vedovo della Bhutto, secondo documenti medici in possesso del quotidiano, sono state diagnosticate nel corso di due anni diverse malattie, tra cui demenza, profonda depressione, disordine da stress post-traumatico, derivanti dagli undici anni di prigionia e tortura subite a seguito di numerose condanne. Le cartelle cliniche esaminate da uno psichiatra interpellato dal Financial Times, mostrerebbero un uomo turbato emotivamente che non sarebeb in grado di guidare il paese. Nessun commento dal Pakistan a riguardo. A difesa di Zardari e’ intervenuto l’ambasciatore pachistano in Inghilterra che ha parlato di problema che non esiste in quanto successivi esami clinici avrebbero dimostrato che Zardari gode di ottima forma psicofisica. Zardari pero’ ha altro su cui gioire. Una corte svizzera, infatti, ha deciso il non luogo a procedere nel caso che lo vede coinvolto per frode e appropriazione indebita. A questo punto il vedovo di Benazir Bhutto, grazie anche alla cosiddetta ”Ordinanza di Riconciliazione” voluta da Musharraf, non ha nessuna causa pendente, ne in Pakistan ne’ all’estero. La notizia e’ arrivata alla vigilia della scadenza della presentazione delle candidature per la presidenza del Pakistan. Sette i candidati che hanno chiesto di partecipare alle elezioni del 6 settembre per succedere a Musharraf. Oltre a Zardari e al candidato del partito di SHarif, l’ex gidice Saeed-uz-Zaman Siddiqui, spicca anche un candidato del partito che sosteneva Musharraf, la Lega Pachistana Musulmana-Q. Il 28 si conoscera’ chi potra’ partecipare alle elezioni e i candidati avranno di tempo fino al 30 per ritirare la candidatura. Un altro spiraglio sul possibile ritorno di fiamma tra Sharif e Zardari.

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Sharif abbandona la maggioranza e sbatte la porta

Nawaz Sharif, leader del secondo partito di maggioranza in Pakistan Lega Musulmana Pachistana-N (PML-N), ha deciso di passare all’opposizione rendendo ancora piu’ confusa la vita politica del paese e piu’ difficile il processo democratico nel paese. Quello che doveva diventare un momento di aggregazione degli oppositori a Musharraf, cioe’ l’uscita di scena del presidente ex generale, si e’ invece risolto in un groviglio politico che ha portato alla scissione della maggioranza di governo, uscita vincitrice dalle elezioni del 18 febbraio scorso. L’ex primo ministro destituito da Musharraf nel 1999, aveva gia’ ritirato a maggio i suoi ministri dal governo. Sharif ha sbattuto la porta della coalizione a brutto muso, accusando il Partito del Popolo Pachistano (PPP), guidato da Asif Ali Zardari e da suo figlio Bilawal Bhutto, di non rispettare gli impegni. ”Che senso ha – ha detto Sharif in conferenza stampa stasera ad Islamabad – essere in una coalizione quando un partito decide per tutti?”. Il dissidio tra i due partiti e’ nato soprattutto sul reintegro dei giudici rimossi da Musharraf e sui cambiamenti costituzionali. Da mesi Sharif chiede che i giudici vengano rimessi ai loro posti subito. Secondo quando riferito da Sharif alla stampa, il leader della Lega Pachistana Musulmana-N aveva avuto diversi incontri con la coppia Bhutto-Zardari durante il loro esilio e avevano raggiunto accordi precisi sui giudici. Inoltre Sharif ha anche mostrato ai giornalisti un accordo firmato da Zardari con il quale il PPP si impegnava a rimettere i giudici al loro posto dopo l’uscita di scena di Musharraf. ”Ma per Zardari – ha detto Sharif – l’accordo non e’ ne’ il Corano ne’ la Sunna e tutto puo’ essere cambiato”. Ma Sharif non si ferma qui. Oltre a nominare, contro Asif Ali Zardari, come candidato del suo partito per le elezioni presidenziali del 6 settembre prossimo, l’ex giudice Saeed-uz-Zaman Siddiqui, ha tenuto una riunione con i suoi avvocati. Sul tavolo, la possibilita’ di bloccare la candidatura di Zardari a causa di sue accuse pendenti. I legali di Sharif hanno parlato di possibilita’ di un ”secondo impeachment” dopo quello che stava per essere formulato contro Musharraf. Il partito di Sharif teme inoltre che Zardari non voglia emendare la costituzione riportandola a quella del 1973, facendo restare in piedi le modifiche volute a novembre da Musharraf che concedono al presidente ampi poteri. La reazione del PPP non si e’ fatta attendere. Farhatullah Babur, portavoce del partito, ha detto che la decisione del PML-N ”e’ stata presa in fretta” e che la coalizione ha solo lavorato ”nell’interesse del paese”. Fino ad ora, nessun commento da Zardari. Il co-presidente del partito e candidato alle presidenziali, che oggi ha ricevuto il sostegno alla candidatura da alcuni partiti e due provincie (tra le quali quella del nord ovest al centro di attacchi terroristici), stamattina in una intervista alla BBC aveva detto che il paese ”sta perdendo la guerra con i talebani”. Zardari, che per motivi di sicurezza da giorni lavora nell’ufficio del ‘suo’ primo ministro Yousuf Raza Gilani, ha detto che non si tratta solo ”di previsioni pessimistiche riguardanti il Pakistan o l’Afghanistan”, ma ”il mondo intero ne sara’ colpito”. Il vedovo della Bhutto ha fatto della lotta al terrorismo uno dei punti fondamentali del suo programma. La prima mossa e’ stata la messa al bando del gruppo Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP), responsabile, tra l’altro, degli attentati degli ultimi giorni oltre che, per mano del suo capo Baitullah Mehsud, vicino ad Al Qaeda, dell’uccisione di Benazir Bhutto.

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Zardari candidato alla presidenza del Pakistan

Sara’ Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto, il candidato del Partito del Popolo Pachistano (Ppp) a succedere a Pervez Musharraf nelle elezioni presidenziali che la commissione elettorale oggi ha stabilito si terranno in Pakistan il 6 settembre. Lo ha annunciato il ministro dell’informazione, Sherry Rehman, spiegando il comitato centrale del Ppp lo ha nominato all’unanimita’. Zardari si e’ preso 24 ore di tempo per sciogliere la riserva, anche se pare probabile che accetti. Il suo nome circolava gia’ da tempo negli ambienti politici pachistani e stamattina la televisione indiana IbnLive, citando fonti Ppp, l’ ha data per certa. Zardari ha tempo fino al 30 agosto per ritirare la sua candidatura. Il 6 settembre dalle 10:00 (le 07:00 in Italia) nell’aula del parlamento di Islamabad, l’ Assemblea Nazionale (camera bassa) e il Senato (che rappresenta le regioni) si riuniranno per votare il successore di Musharraf, dimessosi cinque giorni fa. Se Zardari, conferma la sua candidatura, taglierebbe la strada alle altre due possibili nel Ppp: quella la sorella di stesso Zardari, che in parlamento ha preso il posto che fu di Benazir Bhutto, e quella del candidato della provincia di Nord- Ovest, pensata per riavvicinare quella parte infuocata del Paese dove i ribelli Taleban combattono contro l’esercito. A questo punto, bisogna vedere cosa faranno gli alleati, Nawaz Sharif e la sua Lega Musulmana Pachistana-N (Pml-N) in primis. Il Ppp, infatti, ha gia’ occupato sia la poltrona di primo ministro (Yusuf Raza Gilani) che quello del presidente dell’Assemblea nazionale (Fehmida Mirza), mentre la Pml-N, secondo partito di maggioranza, al momento e’ fuori dal governo per la questione dei giudici rimossi da Musharraf. Per il momento Sharif non ha parlato. Ha solo fatto sapere di accettare il rinvio della decisione sui giudici a mercoledi’. Ieri l’ex primo ministro aveva minacciato di lasciare il governo se oggi non si fosse deciso di rimettere i giudici al loro posto. Tra Sharif e Zardari c’e’ un accordo scritto che prevede il reintegro dei giudici 24 ore dopo l’uscita di scena di Musharraf. Mentre non c’e’ nessuna obiezione sul reintegro dei magistrati, che sara’ richiesto da una mozione all’assemblea nazionale presentata lunedi’ prossimo e votata mercoledi’, il problema riguarda Iftikhar Chaudhry, il capo della Corte suprema diventato il simbolo, lo scorso ano, della lotta a Musharraf. Sharif lo vorrebbe subito reintegrato, mentre il Ppp vorrebbe limitarne i poteri e riammetterlo dopo un cambio costituzionale. La paura di Zardari e’ che il giudice Chaudhry possa cancellare alcune ordinanze di Musharraf, come quella che ha permesso a lui e alla moglie Benazir Bhutto di rientrare in Pakistan senza essere giudicati e condannati. Per Chaudhry si profila la prospettiva di un ruolo onorifico. Ma su tutto grava l’ombra del terrorismo. Ieri l’attentato che ha fatto 70 vittime, oggi 11 militanti taleban sono stati uccisi dalle forze dell’esercito pachistano ad Hangu, nei pressi della Kurram Agency, nel nord-ovest del paese ai confini con l’Afghanistan. L’esercito ha intimato l’alt a due veicoli che pero’ non si sono fermati. Il conflitto a fuoco, ha provocato lo scoppio delle due vetture che, secondo l’esercito, erano cariche di esplosivo. Il movimento dei taleban pachistani ha fatto sapere di aver inviato kamikaze in tutte le grandi citta’ del paese, pronti a colpire istallazioni civili e militari.

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Ancora bombe in Pakistan

Non si placa l’ondata di terrore in Pakistan mentre il paese attraversa un difficile momento di incertezza legata alla situazione politica. Nel pomeriggio due kamikaze si sono fatti esplodere all’esterno dei una fabbrica di armi, facendo 70 vittime, poche ore dopo l’annuncio di Nawaz Sharif, leader del partito di governo Lega Musulmana Pachistana-N (PML-N), di essere pronto a lasciare la maggioranza e andare all’opposizione se entro venerdi’ non si trovera’ l’accordo sul ‘dopo Musharraf’. Era il momento del cambio del turno nella fabbrica di armi a Wah Cantt, a 30 chilometri da Islamabad, quando due kamikaze si sono fatti esplodere simultaneamente dinanzi ai cancelli. La Pakistani Ordnance Factories di Wah e’ un insieme di circa 20 unita’ industriali che producono artiglieria, munizioni anti aerei e munizioni anti carro destinate all’esercito pachistano. Nella fabbrica sono impiegati dai 25.000 ai 30.000 operai. L’attentato e’ stato rivendicato dal gruppo talebano Tehreek-e-Taliban, attivo soprattutto nella zona del nord ovest dove, da mesi, e’ in atto una guerra tra esercito pachistano e estremisti locali che vogliono imporre la sharia, la legge islamica, nell’area. A maggio e’ stato decretato un cessate il fuoco che pero’ e’ durato molto poco e gli attentati sono ripresi in maniera cruenta, facendo registrare il picco negli ultimi giorni, dal 12 agosto. Da allora oltre 50 attentati sono stati portati a termine dai taleban contro istallazioni militari e civili. Il gruppo e il portavoce, Maulvi Omar, che ha rivendicato l’attentato di oggi, sono gli stessi che hanno rivendicato l’attentato di due giorni fa, quando furono 23 le vittime dello scoppio di una bomba nel compound dell’ospedale Dera Ismail Khan, nei pressi di Peshawar, nell’0area nord orientale del paese. Omar, oggi come due giorni fa, ha detto che ci saranno nuovi e potenti attentati in tutto il paese, militanti sono stati gia’ inviati nelle maggiori citta’ pachistane e colpiranno obiettivi militari e civili, se il governo non interrompera’ le operazioni nel nord ovest del paese. Il consigliere agli interni del primo ministro pachistano, Rehmand Malik, ha detto di avere importanti prove sull’attentato di ieri l’altro all’ospedale e presto saranno effettuati degli arresti. Malik ha anche detto che una mano straniera sarebbe dietro agli attentati e che il 25 agosto si terra’ a Karachi una importante riunione per fronteggiare la ‘talebanizzazione’ del paese. L’escalation di attentati e’ aumentata con il periodo di incertezza politica legato alle sorti di Musharraf e che poi e’ culminato con le dimissioni del presidente, lunedi’ scorso. Il governo e la maggioranza non sono ancora riusciti a raggiungere un accordo su questioni ritenute fondamentali, come il futuro dell’ex presidente, il candidato a succedergli ma soprattutto il reintegro dei giudici. Oggi Nawaz Sharif ha fatto sapere di essere pronto a passare all’opposizione se i giudici non saranno reintegrati al loro posto subito. Il Partito del Popolo Pachistano di Bilawal Bhutto Zardari e Asif Ali Zardari intende invece procedere con calma al reintegro, per assicurarsi che non vengano cancellate dai giudici ordinanze emesse da Musharraf, in particolare quella che ha permesso a Benazir Bhutto e a suo marito Zardari di rientrare in Pakistan. Sharif ha lanciato un ultimatum che dovrebbe scadere domani per raggiungere un accordo anche se, fonti di stampa, ritengono che l’ondata di attentati potrebbe far estendere questo termine.

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