
Esce oggi in libreria Il sari rosso, l’ultimo libro dell’ottimo Javier Moro, che racconta la storia di Sonia Maino Gandhi. Il libro è pubblicato da Il Saggiatore e costa 18.50 €. Ecco la presentazione dal sito
Cambridge, 1965. Due ragazzi si conoscono e si innamorano.
Lei è Sonia Maino, italiana nata da una famiglia semplice. Lui è Rajiv Gandhi, figlio di Indira e nipote del Pandit Nehru, il fondatore, insieme al Mahatma Gandhi, dell’India moderna. I due si sposano, Sonia indossa un sari rosso – il colore delle spose indiane –, quello stesso sari filato e tessuto in carcere da Nehru per le nozze della figlia Indira.
Nel 1984 Indira, al suo secondo mandato come primo ministro, perde la vita in un attentato. Le succede il figlio. La tragedia incombe: nel maggio del 1991 Rajiv viene assassinato da un commando delle Tigri Tamil. Nel 1995 avviene l’impensabile. Sonia, mai mossa da ambizioni politiche, vissuta sempre all’ombra del marito e della suocera, accetta il ruolo di leader del Partito del Congresso. Quattro anni dopo, verrà eletta in Parlamento e porterà alla vittoria il suo schieramento nelle elezioni del maggio 2004 e 2009.
Sonia Maino diventa una delle donne più influenti del pianeta, conservando il suo obiettivo iniziale: la lotta alla povertà. Si fonderà con il suo nuovo paese, e l’India prodigiosa, che adora milioni di divinità, che parla ottocento idiomi e vota cinquecento partiti politici, la trasformerà in una dea.
Con una scrittura epica e carica di sensualità, sulla scia di Stanotte la libertà di Dominique Lapierre e Larry Collins, Javier Moro ricostruisce nel suo Sari rosso la storia memorabile e appassionante dell’«italiana» diventata «figlia dell’India».

Conosco Javier, e questo è il suo unico difetto. Sono legato a lui e soprattutto a questo libro, che ci ha fatto conoscere quando lui è venuto a Delhi in cerca di notizie e mi contattò (grazie ad uno studioso italiano di India, o forse dovrei dire Lo studioso italiano di India) essendo stato io l’unico giornalista ad intervistare la vedova di Rajiv. Mi ha presentato Dominique Lapierre, altro grandissimo scrittore. Stimo molto Javier sia come persona (soprattutto per il suo impegno nei confronti di “ultimi”, come i cittadini di Bhopal e i tibetani) sia come scrittore. Conosco gli altri libri di Javier e vi consiglio vivamente di acquistarli. Dopo aver presentato “Il sari rosso” a Milano, Javier è oggi a Roma e parteciperà stamattina a Radio3mondo Di seguito la recensione del libro pubblicata dall’Ansa (non mia). .
Javier Moro va direttamente al cuore dell’India contemporanea nel suo nuovo romanzo, ‘Il sari rosso’, in uscita giovedì in italiano per il Saggiatore (pagine 588, 18,50 euro). Lo scrittore e giornalista spagnolo ha già raccontato il paese altre volte, facendone quasi una ‘patria letteraria’ (tra gli altri, ‘Mezzanotte e cinque a Bhopal’, del 2001, scritto con Dominique Lapierre; e ‘Passione indiana’, del 2006). Ma qui narra l’avventura personale di Sonia Gandhi affrontando così la saga della famiglia Nehru-Gandhi e l’epopea di un’intera nazione. Quella de ‘Il sari rosso’ è innanzitutto una straordinaria biografia e in fondo una storia anche tutta italiana, per quanto poco nota: quella di Sonia Maino, nata a Lusiana (Vicenza) e cresciuta a Orbassano (Torino), prima di andar sposa nel 1968 a Rajiv Gandhi, figlio di Indira e nipote di Jawahrlal Nehru. Il sari del titolo è quello indossato alle nozze da Sonia, dopo esser stato già l’abito da sposa di Indira, filato per lei da Nehru durante la prigionia. Dall’incontro tra Sonia e Rajiv a Cambridge nel 1965, nel corso degli anni questa biografia si intreccia così in modo indissolubile con la storia dell’India, attraverso le vicende di una donna e di una famiglia dove la politica è destino e anche tragico fato, replicato dopo la violenta morte di Indira (1984), anche da quella di Rajiv (1991), ucciso da un commando Tamil. “In tutta la mia vita mi sono sentito vicino ai Ghandi – racconta Javier Moro, in questi giorni a Milano per l’uscita del romanzo in Italia -, forse perché mio zio Dominique Lapierre mi parlava molto di Indira, erano amici. Ero a Delhi nel maggio del 1991 quando ci fu l’assassinio di Rajiv e vidi in diretta la prima scena del libro, quella dove racconto la cremazione di Rajiv. Mi commosse l’immagine di Sonia, questa vedova così giovane, così disperata, così triste che vedeva partire i suoi sogni, tutta la sua vita andar in fumo assieme alle ceneri di suo marito. Mi dissi che sarebbe stato bello raccontare la storia di questa famiglia dal punto di vista di Sonia, di un’italiana, un’europea, un’occidentale. Un punto di vista per capire meglio il complicato mondo dell’India. Ma in quel momento la storia non aveva finale, perché era così triste da non averne uno. Lasciai la storia da parte fino al 2004 quando Sonia vinse le elezioni generali e allora pensai che finalmente aveva un buon finale. Una italiana – continua Javier Moro – senza studi superiori, timida, riservata e che odia la politica, anche perché la politica ha portato via tutto quello che amava, finisce per vincere le elezioni in un Paese dove abita un sesto dell’umanità e si converte senza volerlo nella donna più potente dell’Asia, secondo la rivista Forbes la donna più potente del mondo”. Il testo è frutto di tre anni di pazienti ricerche, racconta con passione Javier Moro, svolte senza alcuna collaborazione da parte dei Gandhi, riservati e restii a parlar del privato. E anche di fortunate coincidenze, come l’incontro con la segretaria di Indira per oltre due decenni, Usha Bhagat, o con Christian von Stieglitz, l’amico che fece conoscere Rajiv Gandhi e Sonia Maino, scovato quasi per caso dallo scrittore. In futuro Javier Moro pensa a un romanzo ambientato in Brasile. Quanto all’India, “sono convinto che Rahul (figlio di Sonia e Rajiv, ndr) sarà il prossimo primo ministro e sarà la quarta generazione della stessa famiglia alla guida del paese”.