Il 25 settembre ho scritto questo post sulla questione dei turisti che nel mondo vanno in cerca di avventura e spesso si cacciano nei guai. Citavo, senza fare il nome, anche il caso di un povero ragazzo in galera qui in India, condannato in primo grado per essere stato trovato con 18 kg di droga. Il post è stato commentato da molte persone. Un eminente esponente della società civile italiana, che si firma con una serie di titoli che ci vorrebbe Totò con il suo “ma mi faccia il piacere”, mi ha scritto oggi un commento che mi lascia allibito. Oltre ad avergli risposto, metto qui il suo commento e la mia risposta perché delle due l’una: o io ho ragione, o io non capisco un cazzo! Aiutatemi voi a capire.
Scrive Luciano Ardoino
Gentile Nello Del Gatto,
navigando in rete, alla ricerca di notizie riguardanti un caso accaduto in India tempo addietro, ho letto la Sua datata 25 settembre 2008 in merito a “Turisti alla ricerca di emozioni e carcerati italiani all’estero” e mi sono un po’ preoccupato per le terminologie usate nella descrizione di quanto accade nell’Ambasciata di New Delhi nonché delle Sue supposizioni al in merito ad eventuali colpevolezze di alcuni cittadini italiani attualmente imprigionati in quel lontano paese.
Premetto che ho una buona conoscenza dell’AIRE, degli uffici consolari e quindi anche Ambasciate dislocate un po’ in tutto il mondo, India a parte, poiché ho svolto prevalentemente la mia attività operativa all’estero nel settore turistico per quasi 40anni contribuendo, in alcuni casi con i Governi locali, alla stesura delle leggi sul turismo e della sicurezza, per quelle nazioni che provvisoriamente mi ospitavano per lavoro.
Detto ha permesso una mia assidua frequenza negli uffici sopra menzionati con un riscontro molto favorevole all’indirizzo delle personalità che ci rappresentavano, Ambasciatori, Consoli, semplici immigrati o turisti italiani occasionali e alcune volte ho dovuto affrontare problematiche, anche se non di mia stretta pertinenza, per risolvere casi che erano da imputare esclusivamente alla corruzione locale, taluni, proprio come nel caso di Angelo Falcone da lei citato, riportavano esattamente le stesse causali; attualmente dispongo di circa una ventina di coincidenze per quanto riguarda l’India e per differenti nazionalità.
In tutte queste occasioni o solamente quelle che mi vedevano vagare in quei corridoi, a volte solo per un cortese saluto, non ho mai, ripeto mai, sentito apostrofare parziali sentenze vocali all’indirizzo di concittadini più sfortunati e tanto meno verso parenti o genitori che impossibilitati richiedevano un aiuto. Nel Suo caso, cortese Nello, le ho viste addirittura scritte in un blog, contribuendo esageratamente all’abbassamento morale dei genitori del sopraddetto che si è manifestato in un chiaro senso di rabbia e sconforto. Mi creda, non è un gran bel agire tenendo in considerazione che Sua moglie lavora in quel dipartimento che dovrebbe invece agire in supporto e cooperazione con i connazionali come, tanto meno il Suo, che in possesso di notevoli armi mediatiche può contribuire a rendere vano ogni nostro sforzo per la liberazione di Angelo Falcone.
La prego pertanto voler rivedere le Sue posizioni e certo di un favorevole riscontro Le invio i miei più cordiali saluti.
Con stima
Luciano Ardoino
Membro Assefa per i bambini in India
Responsabile turismo, Liguria (F. I.)
Multi General Manager
Rispondo io:
Gentile Ardoino, Lei sarà tutte le cose che scrive e avrà tutte le qualifiche e le esperienze che dice, ma Le manca una cosa fondamentale. La conoscenza e la comprensione della lingua italiana. Forse ai Multi General Manager la cosa non è richiesta. A noi poveri mortali si. Vado con ordine a rispondere a quello che dice.
1) Innanzitutto lei non sa di chi parla e non sa che esperienza ha. Posso dire di conoscere meglio di lei ambasciate e consolati, per il semplice fatto di aver lavorato all’ufficio stampa del MAE, lavorando con l’entourage del presidente del Suo partito, che ancora mi ricorda e mi apprezza.
2) Io non ho fatto nessun nome proprio per non offendere nessuno. Ma, dal momento che lo ha fatto lei, vengo a parlare del caso di Falcone. Dal signor Falcone io sono anni che ricevo telefonate. Mi sono messo sempre a disposizione. Anche nei giorni scorsi, di nuovo, mi ha contattato prima tramite un collega a me molto caro e poi personalmente. Non ho fatto altro che fare quello che ho sempre fatto. Dirgli che io mi potevo solo limitare a scrivere del caso ma lui sarebbe in primo luogo dovuto venire qui e in secondo luogo trovare un avvocato. Non ha fatto nè la prima nè la seconda cosa. L’avvocato che gli ho proposto io è un avvocato italiano che lavora in un primario studio indiano che serve le più grosse multinazionali. Non ce ne sono altri italiani, anche perchè non possono esercitare. Ogni volta, ultima la settimana scorsa, il sig. Falcone mi ha detto che costava troppo. Non è certo colpa mia. Fare le battaglie dall’Italia non serve a nulla. Suo figlio, poverino, rimarrà in galera se non si fa qualcosa da qui. E chi lo deve fare se non i genitori? Io, lo ribadisco, rispetto il dolore del signor Falcone e sono vicino al figlio per le condizioni nelle quali si trova in galera. Ma ribadisco che se non si viene qui e, soprattutto, se le cose non si fanno in prima persona, si risolve poco.
3) Se avesse una minima conoscenza della lingua italiana, avrebbe letto che io ribadisco che per me lui, come chiunque altro, è innocente fino a prova contraria. Mi resta però qualche dubbio sulla “modica quantità” di droga: 18 chili è qualcosa in più di uno spinello. Vede, caro signore-non-conosco-l’italiano-ma-sono-bravo-solo-a-sputare-sentenze, non metto in dubbio che il ragazzo possa essere stato coinvolto in una cosa della quale non sa nulla. Allora delle due l’una: o è stato un po’ sprovveduto a fare un viaggio del genere e a “farsi buttare dentro”, o c’è qualcosa di diverso, dal momento che per lui ci si limita a fare battaglie dall’Italia.
4) Signor Multi General Manager, mi spiega che c’entra l’ambasciata e soprattutto mia moglie in tutto questo? Mia moglie non lavora in nessun dipartimento dove si aiutano i connazionali. E comunque, quando imparerà a leggere l’italiano, vedrà che io ho scritto nel post che i funzionari e i dipendenti non fanno mai mancare il loro supporto ai connazionali in difficoltà, spesso ricorrendo anche a soldi propri. Ho infatti scritto di “fare una colletta”: se apre qualsiasi vocabolario, sa quel librone grande dove ci sono le parole in quella lingua che lei fatica a comprendere, fare una colletta significa “raccolta di offerte”.
5) Tra l’altro, signor MGM, io so bene come vanno queste cose. Nel 1995 fui arrestato per aver subito un incidente stradale in Montenegro. A differenza di Falcone, io, nonostante avessi chiamato e chiesto aiuto alle autorità diplomatiche italiane, non ho avuto nessun supporto da loro. Sono stato dalla polizia picchiato e imprigionato, poi processato e condannato a pagare in nero ad un giudice. Credo quindi di avere un po’ di esperienza su questioni legati ai cittadini stranieri all’estero.
6) Lei si dice “preoccupato per le terminologie usate nella descrizione di quanto accade nell’Ambasciata di New Delhi”. E chi ha parlato male dell’ambasciata di New Delhi? Non è che il basilico che ha usato nel suo ultimo pesto era qualcosa di diverso che provoca allucinazioni?
7) Mi viene da pensare che se la politica per il turismo del più grande partito italiano sia nelle sue mani, vedo tempi foschi per il nostro turismo.
Nell’attesa di poterla risentire dopo un corso, da parte sua, anche rapido di lettura e comprensione dell’italiano, La saluto e La ringrazio.
nello del gatto