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Hanno riaperto in parte il Taj e l’Oberoi

Sono tornati parzialmente alla normalità gli alberghi di Mumbai che il 26 novembre scorso furono sotto attacco dei terroristi. Il Taj Mahal Hotel, l’albergo storico dinanzi al Gate of India e il Trident, la parte moderna dell’hotel Oberoi che affaccia sul mare Arabico a Nariman Point, hanno riaperto i battenti accogliendo i primi ospiti. La parte vecchia del Taj e dell’hotel Oberoi, sono ancora in ristrutturazione. I primi a varcare le porte degli alberghi sono stati una trentina di ospiti del Tridenbt-Oberoi, mentre il Taj aprirà a pieno regime stasera. “Grazie per il vostro supporto”, c’era scritto su un foglio di carta consegnato al posto del conto, al primo cliente entrato al Trident. “Sono rimasto molto sorpreso – ha detto ai giornalisti Devendra Ksheer Sagar, il primo cliente del Trident – quando mi hanno dato questa carta con i ringraziamenti al posto del conto”. Sagar è un cliente affezionato del Trident e, come se non fosse successo nulla, dopo aver effettuato il check-in, ha fatto tutto quello che faceva di solito, mangiato al ristorante, bevuto the al bar. “È stato come – ha detto Sagar – se non fosse successo nulla. Dobbiamo lasciarci alle spalle questa brutta storia. Non potevo mancare qui, amo tropo questa città e questo albergo”. L’accoglienza nell’albergo è stata come quella solita: facce sorridenti, il tika (il puntino rosso disegnato con pasta di sandalo sulla fronte in mezzo agli occhi, ndr) messo come segno di benedizione dai dipendenti dell’albergo, una corona di rose intorno al collo. “Non appena sono entrato – ha detto Sagar – il manager dell’hotel è venuto a salutarmi e a ringraziarmi. Non sapevo di essere il primo cliente”. Ai giornalisti, Sagar ha detto di non essere spaventato dai terroristi. “Oramai siamo consci del problema e di come fermare i terroristi. non dobbiamo essere spaventati, ma noi spaventare loro e impegnarci a risolvere il problema”. Ma la riapertura degli alberghi non coincide con un abbassamento dell’allerta per terrorismo. Ieri il primo ministro dello stato di Goa ha vietato ogni manifestazione sulla spiaggia, come quelle che tradizionalmente vedono turisti aspettare la mezzanotte dell’ultimo dell’anno sulle bianche spiaggie dell’ex colonia portoghese. Inoltre tra India e Pakistan la tensione è ancora alta. I due paesi si cambiano accuse reciproche. Il Pakistan chiede le prove del suo, o di suoi esponenti e cittadini, coinvolgimento negli attentati di Mumbai. L’India dichiara, anche oggi per bocca del ministro degli esteri Pranab Mukherjee, di averne fornite anche troppe. New Delhi chiede al Pakistan di agire. E la normalizzazione dei rapporti sembra lontana. Al Trident-Oberoi, i terroristi uccisero 35 persone. La proprietà del grattacielo, attaccato per un corridoio allo storico hotel Oberoi, ha deciso di riaprire tutte le 550 stanze e i due ristoranti, il Frangipani, italiano, e il Pan India, indiano. In questo periodo, la torre del Trident-Oberoi è occupata per il 75%, mentre oggi solo il 35% dell’albergo è occupato. Ci sono già una ottantina di prenotazioni per le stanze e diverse invece per i ristoranti. Il general manager dell’albergo, Rattan Keswani, ha detto che saranno in grado in poco tempo a riaprire la struttura al 100%. Anche il primo ministro dello stato del Maharashtra, del quale Mumbai è capitale, Ashok Chavan, ha visitato il Trident alla sua riapertura. Sia Chavan che Keswani hanno invitato tutti a tornare a Mumbai, definendola una “destinazione sicura”. Uniche novità nell’albergo, l’aumento delle misure di sicurezza, con maggiori controlli all’ingresso, per le quali nessuno potrà entrare in albergo se non ha una prenotazione per camere o ristorante. La riapertura dei due alberghi è stata salutata da cerimonie interreligiose che hanno visto la partecipazione dei dipendenti e dei clienti, oltre che dei giornalisti e di politici. Sia la torre dell’Oberoi che quella del Taj sono state colpite in maniera lieve dagli attacchi, mentre le due strutture storiche dell’Oberoi e del Taj Mahal, hanno avuto grossi danni, tanto che ci vorranno mesi (si parla di sei mesi per l’Oberoi) per la riapertura. I due alberghi, inoltre, nonostante la riapertura parziale, in memoria delle vittime, hanno deciso di limitare i party, anche quelli natalizie e di ridurre le decorazioni delle prossime festività, di solito molto sfarzose.

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Gli USA con l’India bacchettano il Pakistan

L’India trova negli Stati Uniti un valido alleato nella lotta al terrorismo, al punto di portare dalla sua parte quello che è da anni invece il partner strategico del Pakistan, accusato in questi giorni da New Delhi di aver in qualche modo coperto il commando che ha attentato a Mumbai la settimana scorsa. È quanto emerge dalla visita lampo di Condoleeza Rice, segretario di stato americano, oggi a New Delhi, durante la quale ha incontrato il ministro degli esteri di New Delhi, Pranab Mukherjee e il primo ministro Manmohan Singh. La Rice ha avuto parole di vicinanza, non soltanto di solidarietà, con il governo indiano, anche in chiave antipachistana. Nono solo ha esortato Islamabad a prendere “azioni decise” contro il terrorismo, ma ha criticato in maniera indiretta il presidente Zardari. Quest’ultimo ieri aveva detto che “attori senza paese che vogliono tenere in ostaggio il mondo intero” avevano realizzato gli attentati. La Rice ha oggi detto in conferenza stampa congiunta con Mukherjee che “gli attori senza stato recitano dai confini dell’India e Islamabad deve prendere azioni decise, agire in maniera trasparente e urgentemente, dal momento che questi attori senza stato sono questione della responsabilità del Pakistan perchè in qualche modo relativa al suo territorio”. Una presa di posizione forte, soprattutto alla vigilia della visita che la Rice farà domani a Islamabad. Il ministro degli esteri indiano ha consegnato alla Rice le prove che gli attacchi sono giunti in qualche misura dal Pakistan. L’arrivo a Delhi del segretario di stato americano, era stato disegnato come il tentativo di pacificare le posizioni indiane e quelle pachistane, dopo che New Delhi aveva detto di avere le prove del collegamento dei terroristi di Mumbai con Islamabad e aveva chiesto al Pakistan di consegnare 20 terroristi, che in vece Islamabad ha rifiutato per bocca del presidente Zardari che si è impegnato a processarli e condannarli in patria semmai si dimostrasse la loro colpevolezza. Invece la Rice ha preso subito posizione nei confronti del Pakistan, ricevendo da Mukherjee le prove del coinvolgimento pachistano negli attentati e ribadendo l’appoggio americano sulle investigazioni. Questa posizione ha ringalluzzito anche Mukherjee che, dopo il rifiuto pachistano sui 20 terroristi, era stato silente. “La nostra azione dipenderà dalla risposta che riceveremo dal Pakistan”, ha detto il capo della diplomazia indiana, ribadendo, attraverso la formula diplomatica della “necessità di proteggere l’integrità territoriale indiana e la sicurezza dei suoi cittadini”, che non esclude l’utilizzo delle armi. E lo ha detto dinanzi alla Rice che ha chiesto all’India di valutare la propria reazione contro il Pakistan in modo da evitare “conseguenze indesiderate”, esortando comunque i due paesi a collaborare. Per la Rice inoltre, non si può escludere il coinvolgimento di Al Qaeda negli attentati di Mumbai perché, ha detto il segretario di stato americano, “questo è un tipo di terrorismo nel quale partecipa Al Qaeda”. A Islamabad, intanto, non stanno a guardare. Il governo pachistano, per il tramite del ministro degli esteri Qureshi, ha fatto sapere di essere anch’esso pronto a tutelare l’integrità territoriale del suo paese. La visita di domani a Islamabad della Rice è stata preceduta da quella di oggi dell’ammiraglio Mark Mullen, capo di stato maggiore americano. Mullen ha esortato oggi il Pakistan a rafforzare la lotta contro i gruppi della Jihad. Ed oggi, ad una settimana esatta dall’inizio dell’assedio di Mumbai, mentre centinaia di migliaia di cittadini indiani sono scesi in piazza in tutto l’India per manifestare solidarietà alle vittime e protestare contro il governo chiedendo maggiori azioni e meno parole, la polizia ha trovato una, forse due, sacche con dell’esplosivo nel Chhatrapati Shivaji Terminus, l’ex Victoria Station, la stazione più importante di Mumbai. Si pensa che si tratti di parte dell’arsenale dei terroristi che hanno assaltato la capitale economica indiana. Sul cui numero, però c’è un giallo perchè da alcune evidenze investigative, pare che siano più dei dieci da sempre annunciati dalla polizia indiana, per cui almeno 14 di essi sarebbero ancora in giro. Il ministro della difesa di Delhi, AK Anthony, riunendo lo stato maggiore, ha allertato di possibili nuovi attacchi terroristici che potrebbero essere portati da piattaforme marine, che ricalcherebbero quelli alle torri gemelle americane. È mistero intanto sul numero dei partecipanti al commando che esattamente una settimana fa ha preso d’assalto Mumbai facendo circa 200 vittime. La televisione americana ABC, riferendo di fonti di intelligence americana (che tramite l’FBI sta partecipando alle indagini in India), ha rivelato che oltre al terrorista sopravvissuto e arrestato, unico del commando di 10 che ha tenuto Mumbai in assedio per tre giorni, ce ne sarebbero altri 14 che potrebbero portare a termine un’altra azione questa volta a New Delhi. Il Times of India rivela che la giornata più calda sarebbe il 6 dicembre, sedicesimo anniversario della demolizione della moschea di Babri ad Ayodhya nel 1992, demolita dagli induisti perché ritenuta costruita sul luogo sul quale era nato il dio Rama e la cui demolizione provocò feroci scontri fra le due comunità religiose. A tal proposito, soprattutto nell’aeroporto di New Delhi sono state aumentate le misure di sicurezza. Il giallo dei terroristi mancanti, il cui numero sarebbe stato rivelato da Azam Amir Kasab,il terrorista nelle mani della polizia indiana, è venuto alla luce anche da un’inchiesta indiana e rivelata da giornali indiani e dal Times, secondo la quale a bordo della Kuber, la barca con la quale i terroristi sono arrivati a Mumbai, c’erano prove della presenza di molti più uomini, almeno una ventina. Da Karachi a Mumbai i terroristi hanno utilizzato due barche, uccidendone l’equipaggio, ma lasciando prove della presenza di molti più uomini di quelli che la polizia indiana ha identificato come i terroristi uccisi. Inoltre, il commando, nell’abbandonare una delle due imbarcazioni, ha lasciato anche un telefono satellitare dal quale si sarebbe risaliti al numero usato in Pakistan da Mohammed Muzzamil alias Yusuf alias Abu Gurera, uno dei comandanti del gruppo terrorista Lashkar-e-Taiba. Il nome di Muzzamil è stato fatto anche da Kesab agli investigatori indiani e americani, come il capo e coordinatore dell’ “Operazione VTS”, nome in codice dell’assalto a Mumbai, i cui partecipanti, secondo Kesab, sono stati addestrati tutti in Pakistan

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