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Gli auguri Indonapoletani

“Mo vene Natale, nun teng renare, mu fum na pipa e me vac a cuccà”

E’ Natale per tutti. Quest’anno, non è che mi interessi proprio molto, ma the show must go on. E così, visto che l’Indonapoletano ha due anime, quella napoletana e quella indiana, vi faccio gli auguri in un duplice modo, con una meditazione finale.

Il Natale Napoletano

Non potevo esimermi, come già fatto in passato, dal segnalarvi, dal sito dell’ottimo Luciano Pignataro, del quale posso con orgoglio definirmi amico, un interessante suggerimento di Raffaele Bracale sul cenone di Natale. Per i non addetti ai lavori, per noi il cenone è quello che si fa il 24 sera, attendendo che arrivi la mezzanotte per andare in Chiesa. So che molti pranzano soltanto il 25. Noi no, non ci facciamo mancare nulla. Di seguito, i consigli culinari per un autentico Natale napoletano.

A mezzogiorno:
Pizza di Scarole

IL CENONE

Antipasto:
Polipo all’insalata

Vermicelli a vongole

Spigola all’acqua pazza oppure cefalo in bianco o in alternativa frittura di gamberi e calamari.

Baccalà fritto oppure zeppole di baccalà

Broccoli baresi lessati all’agro

Capitone fritto o in umido

Insalata di rinforzo

Frutta fresca: mele – uva – mandarini- melone di pane

Scioccéle (cioè frutta secca): noci, mandorle, nocciole,fichi,datteri etc

Dolci natalizi: struffoli/stringhette, raffiuoli semplici e a cassata, susamielle, mostacciuoli, roccocò, pasta reale, sapienze, divino amore etc.

Rosolî e liquori dolci, spumante secco

Vini: secchi e profumati bianchi campani (Solopaca, Capri, Ischia, Falanghina, Fiano, Greco di Tufo) freddi di frigo.

Il Natale Indiano

Un divertente video pescato su Youtube.

Meditazione

Fr. Thomas Merton, OCSO

Infine, una meditazione di uno dei maestri spirituali che hanno segnato la mia vita, Thomas Merton.

“La maggior parte di noi, nonostante disagi e problemi vari, sta molto meglio di come crede di stare. Ma il cuore dell’uomo può essere oppresso dal dolore anche quando esteriormente “va tutto bene”: ed è un fatto sempre più difficile da comprendere, tanto siamo abituati a pensare che ci sia sempre una spiegazione per tutto. La maggior parte di quello che accade dentro il nostro cuore non ha una spiegazione, e ci sono cose di cui non riusciamo a farci una ragione. Il ricorso a tecniche di rilassamento mentale, spesso proposte anche dalle religioni, non è di nessuna utilità. La Fede deve essere qualcosa di più profondo, radicato nel nostro inconscio, e nell’abisso oscuro che è il fondo del nostro essere. Non serve a niente continuare a frugare nel buio, nella speranza di veder apparire qualche risposta. Ma se impariamo ad esercitare la virtù della pazienza interiore, vedremo che i problemi si risolvono spontaneamente, o se preferite vengono risolti da Dio, e non vi aspettate di capire in che modo. C’è soltanto da imparare ad aspettare, e fare quanto è nella nostra possibilità per aiutare il prossimo. Spesso aiutando qualcuno troviamo la forza di sopportare meglio le nostre pene.”
Thomas Merton. The Road to Joy, Robert E. Daggy, editor (New York: Farrar, Straus & Giroux, 1989): 94.

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