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Il primo ministro giapponese visita l’India dopo 25 anni

Intensificazione dei rapporti reciproci nel campo del commercio e della difesa ma anche colloqui sul nucleare al centro della visita in India del Primo Ministro giapponese, Yukio Hatoyama. Spinta dal Giappone a firmare il CTBT (il trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari), l’India ha deciso di mantenere per il momento una posizione neutra, aspettando che siano Stati Uniti e Cina per primi a prendere posizioni sull’argomento per poi decidere se ratificare o meno il trattato. Dopo i suoi colloqui con la sua controparte indiana, il premier Manmohan Singh, il Primo Ministro giapponese in una conferenza stampa congiunta, ha detto che i due paesi hanno ancora ”visioni diverse” sulla questione del nucleare sebbene, ha poi aggiunto Yukio Hatoyama, potrebbe trattarsi di un importante argomento da mettere in agenda per il futuro. ”Il premier Singh -ha detto Hatoyama – ha detto chiaramente che se Usa e Cina firmassero il CTBT una nuova situazione potrebbe emergere”. Da parte sua Manmohan Singh ha detto che l’India e’ fortemente interessata a lavorare con il Giappone ”per promuovere la causa del disarmamento universale e non discriminatorio”. Singh ha poi specificato di aver spiegato al premier giapponese le circostanze che portarono l’India, nel 1998 a testare missili a testata nucleare. Non solo nucleare nell’agenda della visita. I due Paesi hanno infatti deciso di intensificare i loro rapporti in campo commerciale e in quello della difesa. I due leaders hanno annunciato anche di essere coinvolti, tra l’altro, nella progettazione e costruzione di un treno ad alta velocita’ che dovrebbe collegare le due principali metropoli indiane, Delhi e Mumbai. Giappone e india collaboreranno anche nella protezione delle proprie rotte marittime, minacciate dai pirati. Prevista anche una collaborazione in campo della difesa, soprattutto in contrapposizione al crescente potere militare della Cina. L’India e’ il primo paese visitato dal Premier giapponese dalla sua elezione, avvenuta lo scorso mese di settembre.

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Il Dalai Lama verso una nuova scelta?

Il Dalai Lama, il capo dei buddisti tibetani, ha lanciato oggi da Tokyo un grido d’allarme sul futuro del Tibet ” condannato a morte” dalla Cina evocando la necessita’ di un ripensamento della strategia del dialogo finora perseguita. ” I tibetani sono condannati a morte. Questa antica nazione e la sua eredita’ culturale stanno morendo… – ha detto incontrando i giornalisti a Tokyo e in un’intervista a Sky Tg24 – Oggi la situazione assomiglia a una occupazione militare di tutto il territorio. E’ come se fossimo sotto la legge marziale. La paura, il terrore e le campagne di rieducazione politica causano molte sofferenze”. Sono idee che il Premio Nobel peer la pace aveva gia’ espresso nei giorni scorsi, pur se poi aveva leggermente aggiustato il tiro quando, poco dopo, fu annunciata la visita in Cina di due inviati del governo tibetano in esilio per discutere della situazione con il governo cinese. La visita dei due inviati, confermata da un comunicato ufficiale del governo tibetano in esilio a Dharamsala nel nord dell’India, e’ pero’ coperta dal massimo riserbo, e dalla Cina non trapelano notizie. E’ cosi’ uscito di muovo allo scoperto il leader spirituale del Tibet. Ha detto che che occorre ora vedere che cosa decidera’ il parlamento tibetano in esilio il 17 novembre, quando sara’ convocato in seduta straordinaria, con la partecipazione di moltissimi fedeli buddhisati . In quella occasione, il Dalai Lama, che ha sempre seguito la ”via di mezzo” con i cinesi, chiedendo una piena autonomia per il suo Tibet e non l’indipendenza da Pechino, da raggiungere attraverso il dialogo e la non violenza, potrebbe, come ha piu’ volte annunciato, farsi da parte se il parlamento decidesse per una via piu’ decisa. La politica di mediazione del leader religioso e’ stata duramente criticata dai giovani tibetani, che sono per un intervento deciso nei confronti di Pechino, mentre molta parte della comunita’ internazionale continua a rimanere cauta sulla questione tibetana per non contrapporsi in maniera frontale con la Cina. Il 10 dicembre prossimo a Parigi e’ prevista una riunione dei premi Nobel per la Pace. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha fatto conoscere oggi la sua disponibila’ a incontrarsi con il Dalai Lama in questa occasione, nonostante che nella visita di due settimane compiuta dal leader religioso in Francia lo scorso agosto durante il periodo delle Olimpiadi di Pechino 2008, fu salutato solo dalla first lady Carla Bruni. Il Dalai Lama, tuttavia, ha reso noto l’Eliseo, non ha confermato per ora la sua presenza, ”per motivi di salute”. Anche l’interprete ufficiale francese del Dalai Lama, Mathieu Ricard, ha dichiarato a ‘Le Journal de Dimanche’ che il settantatreenne Premio Nobel non sara’ a Parigi, senza spiegarne pero’ i motivi. Secondo alcuni osservatori, solo dopo la riunione del Parlamento tibetano in esilio il 17 novembre, il Dalai sciogliera’ la riserva annunciando anche quella che potrebbe essere la sua nuova veste.

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