Circa 300 tibetani sono stati arrestati oggi dalla polizia nepalese mentre tenevano una marcia silenziosa tra le vie della capitale della repubblica himalayana, per protestare con l’occupazione cinese in Tibet. Con cartelli con le scritte ”Tibet libero” e ”liberta’ religiosa subito”, i manifestanti si sono fermati, sventolando bandiere tibetane, dinanzi all’ambasciata cinese a Kathamdnu che dal 14 marzo, da quando sono cominciati i moti a Lhasa, e’ stata quotidianamente oggetto di manifestazioni anticinesi. E’ intervenuta in massa la polizia nepalese che ha bloccato i manifestanti, tra i quali molti monaci e monache buddiste, arrestandoli. La polizia ha anche fatto uso di bastoni. Oggi intanto e’ arrivata a McLeond Ganji, la cittadina nei pressi di Dharamsala dove ha sede il governo tibetano in esilio e vive il Dalai Lama, la Torcia della Liberta’ Tibetana, la torcia che, in opposizione al percorso della fiamma olimpica, fa il giro delle citta’ dell’area e in occidente per protestare contro l’occupazione cinese in Tibet e la repressione tibetana. Ed oggi segna anche una settimana il digiuno di sei militanti del Tibetan Youh Congresso che stanno manifestando a New Delhi contro le olimpiadi di Pechino e la presenza cinese in Tibet. Sono oltre 20000 i profughi tibetani che vivono nella neonata repubblica himalayana, molti dei quali, da quando a marzo sono cominciati gli scontri a Lhasa, sono scesi in piazza per protestare contro la Cina e il governo nepalese colpevole di essere troppo sottomesso a quello di Pechino. Kathmandu ha vietato le manifestazioni anticinesi, nonostante la diaspora tibetana sia numerosa.
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Buon risultato i colloqui con Pechino, presto incontri formali
E’ cominciata a Dharamsala, nel nord dell’India, sede del governo tibetano in esilio, la conferenza stampa dei due inviati del Dalai Lama, Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen, tornati tre giorni fa dalla Cina dove hanno incontrato le autorità di Pechino per discutere di Tibet. Lodi Gyari ha detto che nonostante ci fossero grandi divergenze fra le parti, il dialogo è stato sereno. Gli inviati hanno chiesto a Pechino il rilascio dei prigionieri arrestati durante i moti di Lhasa del marzo scorso così da poter garantire loro assistenza medica, e hanno rigettato le accuse secondo le quali sarebbe il Dalai Lama a organizzare le manifestazioni anti cinesi, confermando che il leader tibetano sostiene le Olimpiadi di Pechino. Gyari e Gyaltesn hanno inoltre chiesto la fine della rieducazione culturale in Tibet che sta totalmente annullando la cultura e le tradizioni tibetane nella regione a scapito di quelle cinesi. Gli inviati hanno parlato di volontà espressa da entrambe le parti di risolvere la situazione. Presto verranno decise le date per altri incontri. Saranno formali i prossimi incontri tra il governo tibetano in esilio e il governo cinese. Lo scrivono in un comunicato i due inviati del Dalai Lama che hanno incontrato lo scorso fine settimana a Shenzen esponenti del goveno di Pechino in colloqui informali, sulla situazione in Tibet dopo i fatti di Lhasa del marzo scorso. ”Nonostante divergenze sostanziali – scrivono Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen – le parti hanno dimostrato volonta’ di trovare un approccio comune. Abbiamo entrambi fatto proposte concrete che faranno parte dell’agenda futura. Come risultato dell’incontro, abbiamo deciso di incontrarci nuovamente per un giro formale di discussioni. La data per il settimo giro di consultazioni sara’ finalizzata presto”. Dal 2002 al 2007 il governo tibetano in esilio e quello cinese si sono incontrati sei volte in modo formale senza giungere a risultati. Intanto il governo cinese è “onesto e sincero” nei colloqui sul futuro del Tibet con i rappresentanti del Dalai Lama, che sono ripresi domenica scorsa dopo un anno di interruzione. Lo ha affermato oggi il portavoce cinese Qin Gang. aggiungendo che Pechino si augura che il leader tibetano mostri “la stessa sincerità”. In un comunicato sull’ incontro avvenuto domenica nel sud della Cina i due inviati del Dalai Lama, Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen , scrivono che “nonostante divergenze sostanziali le parti hanno dimostrato volontà di trovare un approccio comune”. Da quasi due mesi è in corso in Tibet una rivolta anticinese che in alcuni casi è sfociata in violenze. Gli esuli tibetani affermano che almeno duecento persone hanno perso la vita mentre il governo di Pechino parla di 22 vittime, in grande maggioranza cittadini uccisi dai rivoltosi. La stampa cinese ha continuato a rivolgere pesanti attacchi al leader tibetano, accusandolo di aver organizzato le proteste e di puntare, al contrario di quello che dichiara, all’ indipendenza del Tibet.
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La fiaccola sull’Everest e’ una mossa politica
La scalata con la fiaccola olimpica sulla cima dell’Everest è stata denunciata oggi come “una mossa politica per riaffermare il controllo della Cina sul Tibet” dal gruppo tibetano in esilio Students for a Free Tibet (Stf). In un documento inviato via fax ai mezzi d’informazioni stranieri in Cina, Tenzin Dorjee, vice direttore di Stf, aggiunge che “l’ossessione del governo cinese di mettere la fiaccola delle Olimpiadi sulla cima dell’Everest (che è in territorio tibetano) tradisce l’insicurezza della sua presa sul Tibet, che tanto chiaramente è stata sfidata dai tibetani in marzo e aprile”. La fiaccola è stata portata oggi sulla cima più alta del mondo, a 8.848 metri, da un gruppo di 36 alpinisti cinesi, alcuni dei quali di etnia tibetana. Secondo il programma del Bocog, il Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Pechino, la fiaccola tornerà a passare dal Tibet il 20 e 21 giugno prossimi. La rivolta tibetana è iniziata il 10 marzo scorso con manifestazioni a Lhasa, capitale della Regione Autonoma del Tibet, e poi si è estesa ad altre zone a popolazione tibetana della Cina. Gli esuli tibetani affermano che almeno 200 persone hanno perso la vita mentre il governo di Pechino parla di 22 vittime, in grande maggioranza cittadini uccisi dai rivoltosi. Fonti tibetane affermano che circa 5.000 persone sono state arrestate, mentre le autorità cinesi non hanno fornito cifre.
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La torcia è arrivata sull’Everest
La torcia olimpica è arrivata alla sommità dell’Everest. E’ stata accesa alle 9 ora di pechino agli 8848 metri della vetta più alta del mondo. Spero illumini la speranza di un mondo libero. Ma temo che non sia così.
Ecco il lancio dell’Ansa
La fiaccola olimpica e’ stata portata oggi sulla cima piu’ alta del mondo, quella del monte Everest (Qomolangma in tibetano), a 8.848 metri di altezza. Le fasi finali dell’ascesa di un gruppo di alpinisti cinesi sono state trasmesse dalla televisione di Stato cinese, la Cctv. Per compiere l’impresa la fiaccola e’ stata divisa in due, e gli alpinisti hanno atteso per due settimane al campo base sul versante cinese della montagna che si verificassero le opportune condizioni atmosferiche. Il viaggio della fiaccola per il mondo, che, secondo le autorita’ cinesi, avrebbe dovuto essere un ”viaggio dell’armonia” e’ stato segnato dalle contestazioni degli attivisti dei gruppi per i diritti umani. La fiaccola sta ora viaggiando per tutte le province della Cina e arrivera’ a Pechino nel giorno dell’apertura delle Olimpiadi, l’8 agosto.
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