Ecco una serie di articoli da Ginevra sul fallimento dei negoziati del WTO, dovuti principalmente alle posizioni di India e Cina.
29 luglio. I negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) non hanno resistito allo scontro tra il gigante indiano ed il colosso statunitense. Dopo nove lunghissimi giorni e notti di riunioni, fasi di stallo, progressi e tensioni, la persistente controversia sulle misure di salvaguardia nell’agricoltura che ha opposto negli ultimi giorni New Delhi e Washington ha costretto il Direttore generale della Wto Pascal Lamy a porre fine alla maratona negoziale di Ginevra. ”Avrei preferito annunciare un’intesa, ma i negoziati sono falliti”, ha deplorato in serata Lamy in un affollata conferenza stampa. Le ”divergenze inconciliabili” tra alcuni Stati membri hanno reso impossibile un accordo, ha detto Lamy, ma il Doha round, il ciclo negoziale per la liberalizzazione degli scambi lanciato nel 2001, non e’ chiuso. ”Dovremo discuterne con i Paesi membri, ma la mia prima reazione non e’ quella di gettare la spugna e potrei tentare di rilanciarli”, ha detto Lamy. Moltissimi risultati sono stati infatti conseguiti – ha sottolineato – da quando dal 21 luglio scorso piu’ di 30 ministri ed alti rappresentanti dei 153 Paesi membri si sono riuniti a Ginevra per trovare un’intesa sui tagli ai sussidi agricoli e la riduzione dei dazi per l’apertura dei mercati per i prodotti agricoli e per i prodotti industriali. ”C’erano venti problemi sul tavolo, ne abbiamo risolti 18 e siamo inciampati sul diciannovesimo. Abbiamo quindi accumulato materiale per il futuro. Il nostro campo base – ha detto – e’ ora molto piu’ alto e vicino alla vetta”, per quando ripartiremo. Come Lamy, anche i ministri di Usa, Brasile ed India si sono pronunciati in favore di rinnovati sforzi. Per Lamy il pacchetto di intese conseguito a Ginevra vale 130 miliardi di dollari al’anno di riduzioni tariffari,. L’annuncio del fallimento e’ giunto poco prima delle 18 a conclusione di una riunione tra i ministri di sette potenze commerciali (Usa, Ue, India, Cina, Brasile, Australia e Giappone) poi allargata ai 35 minisri. La causa: le divergenze tra India e Stati Uniti sulle modalita’ dei meccanismi di salvaguardia previsti per i Paesi in via di sviluppo per proteggersi con un aumento di dazi da un’impennata delle importazioni di un prodotto agricolo. La proposta iniziale fissava ad un aumento delle importazioni di un prodotto del 40% la soglia per far scattare la clausola di salvaguardia, ma la soglia era troppo alta per New Delhi. ‘Gli Usa vogliono favorire i loro interessi commerciali. L’India vuole invece proteggere il livello di vita e la sicurezza dei suoi contadini”, aveva affermato stamani il ministro del commercio indiano Kamal Nath. A piu’ riprese negli ultimi giorni, la Rappresentante Usa per il Commercio Susan Schwab aveva invece accusato India e Cina di porre in pericolo i progressi compiuti rimettendo in causa l’equilibrio del pacchetto di proposte messe sul tavolo venerdi’ scorso da Lamy. ”E’ un colmo che un round sullo sviluppo giunto all’ultimo miglio fallisca su una questione” che riguarda la protezione dei piu’ poveri, ha detto Nath stasera rivendicando l’appoggio di numerosi Paesi in via di sviluppo.”E’ veramente un peccato che dopo tutti i progressi fatti non siamo stati in grado di concludere. E’ incredibile che si fallisca per una sola questione”, ha deplorato il ministro degli esteri Celso Amorim esortando alla ripresa dei negoziati ”con una nuova squadra”. Anche Susan Schwab ha espresso profondo disappunto, ma ha ribadito l’impegno Usa in favore del negoziato. ”E’ ironico – ha osservato – che in un contesto di crisi alimentare mondiale il dibattito si sia focalizzato su come e quando innalzare barriere di fronte alle importazioni di derrate alimentari”. Per il commissario europeo al commercio Peter Mandelson l’esito della riunione di Ginevra si tratta di un ”fallimento collettivo. Ma l’impatto piu’ grave -ha deplorato – ricadra’ sui piu’ deboli. Commentando il collasso delle discussioni, Adolfo Urso, sottosegretario allo Sviluppo Economico e negoziatore italiano alla Wto, ha affermato che ”il negoziato di Ginevra, il piu’ lungo della storia della Wto, e’ fallito proprio al termine della maratona inciampando ancora una volta sul terreno agricolo”. Per Uso, ”l’Europa ha pero’ tutte le carte in regola avendo concesso molto su questo campo tutto quello che era possibile ed infatti sono altri a lanciarsi reciprocamente le accuse: Stati Uniti, Cina e India, Asia ed America. Il negoziato e’ fallito nel Pacifico, non certo nel Mediterraneo”.
30 luglio All’indomani del fallimento della riunione dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) , numerosi ministri si sono pronunciati per un’operazione di salvataggio per preservare i progressi conseguiti a Ginevra nel negoziato del Doha round per la liberalizzazione degli scambi. Anche il capo della Wto ha lanciato un appello a ”non tornare indietro e a capitalizzare” i passi avanti compiuti. Alcuni osservatori sottolineano tuttavia che non sara’ facile superare lo scontro tra gli Stati Uniti ed i giganti indiano e cinese che ha portato al collasso delle trattative. Parlando ai Paesi membri, il Direttore generale della Wto Pascal Lamy si e’ pronunciato per ”una riflessione collettiva per definire la prossima tappa. Tutti i membri devono ora riflettere su se e come. Servono nuove idee e soluzioni”, ha detto. Il capo della Wto ha inoltre lanciato un appello a non tornare indietro e a capitalizzare” i passi avanti compiuti. ”La situazione e’ complessa – ha detto – C’e’ un nuovo paesaggio mondiale nel quale le potenze emergenti come India, Cina e Brasile vogliono lasciare la loro impronta sul commercio mondiale”. Obiettivo della riunione ministeriale indetta da Lamy, e durata quattro giorni piu’ del previsto, era di fissare le modalita’ dei tagli ai sussidi agricoli, le percentuali e le flessibilita’ della riduzione dei dazi per l’apertura dei mercati agricolo e industriale. Dopo nove giorni di discussioni ed enormi progressi tra ministri ed alti rappresentanti dei 153 Paesi membri della Wto, la trattative e’ naufragata sullo scoglio dei meccanismi per le misure di salvaguardia speciali nel settore agricolo per i Paesi poveri. Il braccio di ferro che ha opposto gli Usa a India e Cina si e’ concentrato sul come e quando un’impennata delle importazioni di un prodotto agricolo far scattare misure di protezione con un aumento delle tariffe doganali. ”Siamo particolarmente delusi dell’assenza di un’intesa. Tutti i Paesi hanno dato prova di flessibilita’ tranne uno”, ha detto la rappresentante statunitense al commercio Susan Schwab in una conferenza stampa riferendosi chiaramente all’India. Ostacoli sono pero’ giunti anche dalla Cina, ha detto. Il pacchetto di compromesso presentato venerdi’ scorso dal Direttore generale della Wto Pascal Lamy era stato accettato da ”cinque su sette”, ha detto riferendosi ai negoziati a Sette tra Usa, Ue, Cina, India, Brasile, Australia e Giappone, il gruppo ristretto creato da Lamy per concentrare ed accelerare le discussioni. Poco dopo e’ toccato al ministro del commercio indiano Kamal Nath puntare il dito contro Washington, un altro compromesso era possibile ed era sul tavolo, ha detto Nath, ”solo un Paese lo ha rifiutato e vi lascio indovinare quale”, ha aggiunto. Sul suo blog, il commissario europeo Peter Mandelson evoca il tentativo infruttuoso di una mediazione europea, anche con toni critici nei confronti degli Usa. Susan Schwab ha affermato che malgrado il fallimento, l’offerta Usa resta sul tavolo, mentre Nath ha esortato il Direttore generale a considerare la ”situazione come una pausa e non un fallimento”. Mandelson si e’ detto pronto a tornare a Ginevra, ”non per ripartire da dove siamo rimasti, ma per essere sicuri che quel che e’ stato compiuto non e’ completamente perso”.
30 luglio. All’indomani del fallimento della riunione dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), gli Stati Uniti hanno ribadito il loro disappunto per il collasso della trattativa di Ginevra sulla liberalizzazione degli scambi e sono tornati ad accusare India e Cina. ”Siamo particolarmente delusi dell’assenza di un’intesa”, ha detto la rappresentante statunitense al commercio Susan Schwab in una conferenza stampa. ”Tutti i Paesi hanno dato prova di flessibilita’ tranne uno”, ha aggiunto riferendosi chiaramente all’India. Ostacoli sono pero’ giunti anche dalla Cina: il pacchetto di compromesso presentato venerdi’ scorso dal Direttore generale della Wto Pascal Lamy era stato accettato da ”cinque su sette”, ha detto Schwab riferendosi ai negoziati a Sette tra Usa, Ue, Cina, India, Brasile, Australia e Giappone, il gruppo ristretto creato da Lamy per concentrare ed accelerare le discussioni. Dopo nove giorni di discussioni tra ministri ed alti rappresentanti dei 153 Paesi membri della Wto, la trattativa e’ naufragata sullo scoglio dei meccanismi per le misure di salvaguardia speciali nel settore agricolo per i Paesi poveri. Per Schwab le richieste di alcuni Paesi in materia avrebbero di fatto creato ”uno strumento per chiudere i mercati”. Sul futuro dei negoziati, Schwab ha detto che l’offerta Usa resta sul tavolo e bisognera’ vedere come procedere per andare avanti tenendo conto dei risultati gia’ conseguiti.
30 luglio. Il ministro indiano del Commercio Kamal Nath ha chiesto oggi al Direttore generale della Wto (Organizzazione mondiale del commercio (Wto) Pacal Lamy di proseguire i suoi sforzi per giungere ad un accordo nei negoziati per la liberalizzazione degli scambi, dopo il fallimento ieri della riunione di Ginevra. “Esorto il Direttore generale a considerare la situazione come una pausa e non un fallimento e a tenere quel che c’é sul tavolo”, ha detto Nath in una conferenza stampa. Tornando sulle cause del collasso ed il braccio di ferro con gli Usa sui meccanismi della clausola di salvaguardia agricola per i Paesi in via di sviluppo, Nath ha difeso le richieste indiane criticate dagli Usa ed affermato che “erano in gioco la sicurezza mezzi di sopravvivenza di un miliardo di persone”.