Archivi tag: usa

Du iu spik inglish?

L’India e’ il paese al mondo dove si parla di piu’ inglese dopo gli Stati Uniti. Gli anglofoni sono 125 milioni, anche se rappresentano solo il 10% circa della popolazione indiana. A tracciare oggi un quadro del groviglio di lingue parlate nel grande paese asiatico e’ l’edizione domenicale di The Times of India, che pubblica i dati dell’ultimo censimento su bilinguismo e trilinguismo nazionale. Dalle statistiche risulta che l’inglese e’ l’idioma piu’ diffuso dopo l’hindi, la lingua usata dal governo nei documenti ufficiali. L’hindi e’ parlato da ben 552 milioni di persone concentrate a New Delhi e negli stati settentrionali. La costituzione indiana riconosce altre 21 lingue nazionali, mentre i dialetti sono diverse centinaia. Secondo il rapporto 255 milioni di indiani parlano almeno due lingue, mentre oltre 87 milioni sono trilingue, ma quanti praticano l’inglese, lasciato in eredita’ dai colonizzatori britannici, sono 125 milioni di indiani, il doppio della popolazione del Regno Unito. Al terzo posto della Torre di Babele indiana si colloca il Bengali, parlato da 91 milioni di abitanti dello Stato orientale del Bengala Occidentale. Infine, circa 85 milioni di indiani parlano Telugu e lo stesso numero si esprime in Marathi, praticato a Mumbai.

fonte: ANSA

http://www.wikio.it/

Lascia un commento

Archiviato in india, Vita indiana

Più civili che terroristi uccisi dagli aerei americani in Pakistan

Per ogni terrorista talebano e di Al Qaeda ucciso da uno dei 44 attacchi missilistici dei droni americani nel nord ovest del Pakistan, 140 civili sono morti, con una media di 58 civili uccisi ogni mese, 12 ogni settimana, due ogni giorno. Lo rivelano le statistiche pubblicate oggi dal governo di Islamabad e diffuse dalla stampa pachistana. I 44 attacchi del 2009 da parte degli aerei senza pilota americani contro istallazioni talebane nel nord ovest del Pakistan, hanno fatto 708 vittime civili. Solo cinque attacchi, secondo le statistiche pubblicate, hanno raggiunto i loro obiettivi, uccidendo cinque leader tra Al Qaeda e talebani. I dati mostrano che il 90% delle vittime degli attacchi degli aerei americani di stanza in Afghanistan, sono civili, con un successo per le missioni di solo l’11%. La maggior parte degli attacchi colpivano obiettivi segnalati loro da spie pachistane e afghane, membri delle tribu’ dell’area nord occidentale, fedeli al governo pachistano. Dei cinque attacchi dei droni americani andati a buon fine, il primo in assoluto del 2009, il primo gennaio dell’anno scorso, uccise due leader di Al Qaeda, Usama al-Kin e Sheikh Ahmed Salim, ricercati dall’Fbi. Kin era capo delle operazioni di Al Qaeda in Pakistan. Il 5 agosto scorso, invece, in Sud Waziristan, in un altro attacco missilistico da parte di un drone americano, fu ucciso Baitullah Mehsud, il capo del Therik-e-Talkiban, il piu’ temuto gruppo terroristico pachistano, legato ad AL Qaeda, responsabile di una serie di attentati tra i quali quello nel quale perse la vita l’ex primo ministro Benazir Bhutto. Islamabad ha spesso criticato, senza successo nonostante le minacce di ritorsioni, Washington per gli attacchi dei droni.

http://www.wikio.it/

2 commenti

Archiviato in Diario dal subcontinente

Allarme attentati per i turisti in India

L’allarme attentato lanciato dal governo indiano nelle scorse settimane, relativo a possibili atacchi terroristici contro istallazioni militari e governative, ha spinto i governi di Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia ed altri paesi a lanciare avvisi ai propri cittadini di non viaggiare se non necessario per il paese del sub continente. Qualche giorno fa gli Stati Uniti avevano gia’ messo, sul sito dell’ambasciata in India e della segreteria di Stato, aveva gia’ chiesto ai cittadini americani di prestare attenzione in Andra Pradesh, lo stato meridionale al centro delle manifestazioni e scioperi per la formazione di un nuovo stato indipendente. Il nuovo avviso si riferisce invece a tutto il paese e riguarda possibili attacchi terroristici nei confronti di luoghi solitamente frequentati da turisti stranieri. Anche il Canada ha chiesto ai propri cittadini di evitare luoghi affollati e di prestare molta attenzione per il pericolo di attentati contro turisti e luoghi da loro frequentati. Stesso tono per l’avviso australiano e inglese. Il governo indiano ha respinto gli allarmi facendo dire al ministro degli esteri SM Krishna, che l’India e’ un paese sicuro anche nei confronti del terrorismo soprattutto verso gli stranieri e i turisti. Per Krishna, gli avvisi d’allarme dei paesi stranieri sono la risposta alle misure piu’ stringenti sui visti turistici indiani, decisi dal governo, e che ha scatenato le proteste degli altri governi, soprattutto di quei paesi nei quali vivono nutrite comunita’ indiane.

http://www.wikio.it/

Lascia un commento

Archiviato in india, Vita indiana

Finita operazione militare pachistana in Sud Waziristan

Le forze di sicurezza del Pakistan hanno concluso l’offensiva nel Waziristan meridionale cominciata a metà ottobre ed ora potrebbero trasferirsi in un altra zona calda alla frontiera con l’Afghanistan: l’Orakzay Agency. Lo ha dichiarato oggi il premier pakistano, Yousuf Raza Gilani. Parlando con i giornalisti a Lahore, capitale del Punjab e dove la polizia sta interrogando i cinque americani arrestati il 9 dicembre e sospettati di contatti con il terrorismo islamico, Gilani ha sostenuto che “l’operazione militare nel Waziristan meridionale si è conclusa e stiamo valutando l’opportunità di spostare l’esercito nella Orakzay Agency”. Questo perché, indica Dawn News Tv, il govern ritiene che molti talebani potrebbero essere fuggiti dal Waziristan meridionale per rifugiarsi in quello settentrionale o, appunto, in Orakzay. Le dichiarazioni di Gilani sembrano anche essere una risposta alle affermazioni del presidente statunitense Barack Obama, che ha chiesto al Pakistan, in una intervista alla Cbs, di “fare di più contro Al Qaeda”.

fonte: ANSA

Lascia un commento

Archiviato in Diario dal subcontinente

Attentato in moschea a Rawalpindi, 40 morti

Il Pakistan ha mostrato ancora una volta oggi la vulnerabilità della sua sicurezza quando un commando armato e accompagnato da due kamikaze, ha fatto irruzione a Rawalpindi in una moschea, piena di fedeli in preghiera e vicina al quartier generale dell’esercito, uccidendo almeno 42 persone, fra cui donne e bambini, e ferendone altre 80. Fra le vittime arrivate negli ospedali cittadini, si è appreso, vi sono molti militari, e perfino un generale in servizio. Testimoni oculari hanno riferito che “i terroristi hanno ucciso a sangue freddo alcune delle persone che si trovavano al riverse suolo”. L’attacco, che ha rianimato lo spettro di Osama Bin Laden e dei suoi uomini, ha avuto caratteristiche spettacolari perché nonostante le misure di sicurezza accuratissime attorno al luogo di culto che si trova nel quartiere di Westridge, sei uomini armati sono riusciti a penetrarvi. E ad operare in una zona dove si trovano vari uffici militari, fra cui il quartier generale dell’esercito, e che per questo è considerata la più icura della città. Un testimone oculare, citato dall’agenzia di stampa statale App, ha detto che il commando ha fatto irruzione fra i fedeli appena finite le preghiere della Jumma e, non appena l’Imam ha pronunciato la frase “Allah u Akbar”, ha lanciato due bombe a mano e cominciato a sparare all’impazzata. Subito dopo due kamikaze hanno attivato l’esplosivo che avevano indosso, fatto che ha contribuito a far crollare il tetto della moschea, come ha confermato il ministro dell’Interno, Rehman Malik. La reazione delle forze di sicurezza, che pure è stata tempestiva con l’uccisione di cinque assalitori, non ha potuto evitare l’enorme spargimento di sangue ed un altro colpo al prestigio del governo pachistano. E’ la sesta volta quest’anno che Rawalpindi, dove risiedono i comandi delle forze armate pachistane, è al centro di attacchi terroristici, con la perdita di almeno 120 vite umane. Sia il presidente Asif Ali Zardari sia il suo primo ministro Syed Yousuf Raza Gilani hanno duramente condannato “l’atto terroristico” chiedendo che “su di esso venga fatta la massima luce”. Da tempo il Pakistan è impegnato, su sollecitazione in particolare degli Stati Uniti, in una complessa offensiva contro i talebani, cominciata prima nella Calle dello Swat e proseguita poi nelle regioni confinanti con il Pakistan, fra cui il Waziristan del sud. Il presidente Zardari si trova in questo campo fra l’incudine rappresentata dai talebani ed il martello costituito da una opinione pubblica che vede con sempre più fastidio l’alleanza con Washington che per colpire i santuarì dell’estremismo islamico e di Al Qaida utilizza i droni, velivoli senza pilota che sparano razzi contro i nemici, colpendo però spesso civili incolpevoli. Un aumento dell’utilizzazione di questi droni, conosciuti anche come Predators, è stata autorizzata da Washington, ma questo sta trasformandosi in un motivo di frizione con Islamabad che, come ha dichiarato il premier Gilani al settimane tedesco Spiegel, li considera “controproducenti”. Comunque, incontrando oggi il premier della esplosiva Provincia della frontiera del nord-ovest (Nwfp) Ameer Haider Khan Hoti, il presidente Zardari ha assicurato che l’offensiva intrapresa contro i gruppi estremistici “continuerà fino alla loro completa eliminazione dal paese”.

fonte: ANSA

Lascia un commento

Archiviato in Diario dal subcontinente

Usa-India: tappeto rosso americano per Manmohan Singh

Gli Stati Uniti hanno messo il loro tappeto rosso piu’ bello per accogliere l’India a Washington. Il presidente americano, Barack Obama, ha riservato al premier indiano, Manmohan Singh, l’accoglienza che si riserva agli amici particolarmente graditi. Perche’ – ha detto Obama – Stati Uniti e India si fondano su valori comuni e possono costruire ”una partnership capace di definire il ventunesimo secolo”. Obama ha voluto che in onore del premier indiano e della sua signora, Kaur Gursharan, venissero prodigate tutte le attenzioni diplomatiche possibili. Culminanti nella prima cena di Stato ufficiale della sua amministrazione. In mattinata il presidente Usa e Singh si sono intrattenuti a colloquio per quasi un’ora e mezza nello Studio Ovale della Casa Bianca. Poi i temi del colloquio sono stati ulteriormente approfonditi in un incontro piu’ allargato con i vertici delle due delegazioni. E prima della cena ufficiale, ai Singh e alla loro delegazione gli Stati Uniti hanno offerto anche un pranzo ufficiale al Dipartimento di Stato, presenti il vicepresidente americano, Joe Biden, e il segretario di Stato, Hillary Clinton. Per nessuno dei presidenti finora ricevuti alla Casa Bianca Obama aveva riservato un’accoglienza tanto accurata, attenta e calorosa. ”E’ un onore per me accogliere a nome del popolo americano la prima visita ufficiale del premier Singh – ha detto Obama – Riflette il valore della nostra relazione, per una partnership che vuole definire il XXI secolo”. Singh dal canto suo lo ha ringraziato cosi’: ”India e Usa si fondano su valori comuni e hanno interesse a mettere a fuoco il loro immenso potenziale in una partnership strategica”. I due leader nella conferenza stampa congiunta hanno spiegato che dal nucleare alla lotta al terrorismo, dal clima all’energia, dalla ricerca alla lotta contro la poverta’, sono molteplici i settori in cui India e Stati Uniti intendono rafforzare la loro relazione. Per interessi interni, ma anche in funzione dei reciproci rapporti con la Cina. Alle ragioni di reciproco interesse tra i due Paesi si aggiungono poi quelle derivanti dalla mutua simpatia tra i due presidenti. Obama non ha mai fatto mistero di nutrire nei confronti di Singh una stima particolare. ”Ho avuto modo di intrattenermi con il premier Singh, e devo fare i complimenti ai cittadini indiani: hanno scelto come premier un uomo di grande valore e saggezza” disse Obama al termine di un G20 rispondendo alla domanda di una giornalista di New Dehli. Anche per questo Singh, 77 anni, e la moglie, 51 anni, hanno avuto il privilegio della prima cena di Stato ufficiciale. Per questo e’ stata in indiano la prima parola pronunciata da Obama nella conferenza stampa congiunta tenuta al termine del colloquio avuto con Singh: ”Namaste” (mi inchino a te). ”Il premier Singh – ha detto Obama – e’ un uomo di grande integrita’ che gode della mia stima e del mio rispetto”. ”Quanto Obama sta facendo e’ ammirevole – ha ribattuto Singh – Seppur separati da due oceani, i nostri Paesi sono vicinissimi nei valori su cui si fondano, e intendono adoperarsi insieme per farli crescere nel mondo”. E’ questa la partnership capace di ”definire il XXI secolo”. Dal clima al terrorismo, dall’energia al nucleare, India e Usa sono piu’ insieme che mai.

fonte: Ansa

2 commenti

Archiviato in india, Vita indiana

Usa-India: Hollywood e Bollywood per cena di stato

Hollywood e Bollywood a braccetto per la prima cena di stato di Barack Obama: ad assicurare la colonna sonora del banchetto in onore del premier indiano Manmohan Singh sotto una tenda nel South Lawn della Casa Bianca la First Lady Michelle ha scelto Jennifer Hudson, la star nera di Chicago premio Oscar per Dreamgirls, e A.R. Rahman, il compositore indiano che ha scritto la colonna sonora di Slumdog Millionaire. Menu’ a base di pesce per il vegetariano Singh: Michelle ha scelto per confezionarlo Marcus Samuelsson, uno chef nato in Etiopia e adottato in Svezia. Samuelsson e’ lo chef di Aquavit a New York, uno dei migliori ristoranti di pesce d’America. Ha affiancato Cristeta Comerford nella preparazione della cena. I preparativi hanno impiegato mesi, da quando il segretario di Stato Hillary Clinton ha consegnato a Singh l’invito a mano lo scorso luglio a New Delhi. Menu, fiori, porcellane, musica, abiti da sera. Per gli uomini di rigore lo smoking, alle donne e’ stato consigliato l’oro o comunque un arcobaleno di colori. Michelle ha raccolto il suggerimento fin di prima mattina intervenendo alla cerimonia dell’arrivo degli ospiti con un robe manteau d’arancione damascato. La cena con Singh e’ stata considerata da mesi l’invito piu’ ambito della capitale, quello che definisce una volta per tutto lo status di vip di serie ‘a’ tra i vip della capitale. Il cartoncino color avorio con sigillo presidenziale e’ stato recapitato una settimana fa a 320 eletti: leader del Congresso tra cui la Speaker della Camera Nancy Pelosi e il senatore John Kerry, presidente della Commissione Esteri, indiani-americani del mondo del business, della politica, dello spettacolo e dei media, tra questi il governatore repubblicano della Louisiana Bobby Jindal (convertito dall’induismo al cattolicesimo), il ‘medico’ della Cnn Sanjay Gupta. Nutrito il contingente di Hollywood: con David Geffen, Steven Spielberg e Jeffrey Katzenberg, l’ex trio di Dreamworks che ha da poco stretto un’alleanza finanziaria con il gruppo Reliance di Bollywood, c’e’ anche Ari Emanuel, il fratello del capo di gabinetto Rahm Emanuel e capo di Endevour, una delle maggiori agenzie di talenti della mecca del cinema. E da Bollywood Aishwarya Rai, ex Miss Mondo e una delle piu’ celebri star del cinema indiano.

fonte: Ansa

1 Commento

Archiviato in india, Vita indiana

Ma il muro, è caduto?

bl_wall

Sono stato per un mese da fine luglio a fine agosto a Berlino. Una piacevole scoperta, una bellissima città, anche se ho potuto visitarla, essendo impegnato per lavoro, solo tre ore in una mattina alla fine di agosto. Mi riprometto di tornarci, le poche cose che ho visto, anche la sera quando uscivo per la cena, mi hanno lasciato un’ottima impressione della città. Quello che sono riuscito a fare è stato parlare molto con i locali. Grazie agli amici afteriani, ero lì per i campionati mondiali di atletica e mi sono intrattenuto spesso con i volontari, tutti tedeschi, molti berlinesi. E li ho avuto impressione che la caduta del muro ha avuto una valenza più per noi che per loro. I giovani, quelli che non hanno vissuto quei momenti, se ne fregavano quasi, è stata una cosa come un’altra, un evento importante ma del quale hanno solo sentito parlare. Gli adulti invece erano divisi in due: quelli dell’est parevano contenti della riunificazione, quelli dell’ovest non così tanto. I contenti dell’est erano soprattutto quelli di Berlino, quelli che invece vivevano nelle altre città dell’ex DDR l’hanno vissuto, almeno quelli che ho incontrato io, con piacere, ma in maniera non così esaltante. Una signora di Berlino ovest, ad esempio, continuava a chiamare “loro” quelli di Berlino est. Mi ha detto, in perfetto italiano, quindi non posso non aver capito bene (certo, se lo avesse detto in napoletano sarebbe stato meglio), che quelli dell’ovest non si relazionano con quelli dell’est. “Sai – mi ha detto – una mia mica addirittura convive con uno dell’est. Io non potrei mai”. Una frase che ho sentito da più di una persona. Quelli dell’ovest, soprattutto, sono incazzati per gli aiuti piovuti all’est, per il deprezzamento del marco rispetto alla moneta dell’est. Si considerano comunque due germanie. Aveva ragione la Merkel a dire che la riunificazione succeduta alla caduta del muro non è stata completata. Verissimo. Io spero solo che la caduta di quel muro, evento sensazionale e commovente (anche girando per quei luoghi oggi si avverte una certa emozione), possa essere d’esempio e convivere ad abbattere quei muri, anche piccoli, che resistono, molti dei quali sono proprio nel sud est asiatico. Ultima notazione. Ho seguito la bella cerimonia e mi ha colpito l’assenza di Obama. Molto. Ad un evento del genere, di portata così storica, non si doveva mancare. Dopotutto si sapeva che c’era. Certo, forse ce ne sarà un altro fra 10 anni, auguro ad Obama di essere ancora al potere in quei giorni. Ma stasera doveva esserci. Non doveva mancare. Tanto più che il suo programma per quel giorno non mi pare prevedesse eventi di così vitale importanza. Non a caso il web si è risentito e basta googlare “obama berlin” o “obama absence berlin” che appiano newsgroup, giornali e blog che criticano il presidente americano. L’invio del video, poi, secondo me è stato di cattivo gusto. Perchè Obama non c’è andato? Sul web ci sono tante ipotesi. Io ne sposo una sola. Durante la sua campagna elettorale, ad Obama fu vietato, dal governo tedesco, di tenere un comizio dinanzi alla porta di Brandeburgo. Dovette ripiegare in un altro luogo, dinanzi alla Siegessäule, la colonna della vittoria di Wendersiana memoria, dove fu molto applaudito. Voleva imitare Regan, che nel 1987 dinanzi alla porta di Brandeburgo disse ”Mr. Gorbacev, butti giù questo muro”, oppure JFK, che dal balcone del municipio pronunciò la famosa “Ich bin ein Berliner”, “sono un berlinese”. Certe cose non si dimenticano e qualcuno se le lega al dito.

2 commenti

Archiviato in Cazzeggi in giro per il mondo, Diario indonapoletano

Tre attentati nella stessa mattina in Pakistan

Giornata di attentati nella parte settentrionale del paese. Nel primo, sette persone sono state ucciso da un kamikaze che si e’ fatto epslodere nei pressi della base dell’aeronautica pachistana a Kamra, nella provincia del Punjab pachistano, nella parte nord orientale del paese. L’attentato e’ avvenuto a pochi metri dal Pakistan Aeronautical Complex, una delle piu’ importanti basi dell’aviazione di Islamabad, nella quale e’ ospitato anche l’Air Weapon Complex, un centro dove si ritiene vengano conservate e assemblate testate nucleari. Secondo le informazioni, il kamikaze a bordo di una bicicletta, e’ stato bloccato da un posto di guardia mentre tentava di entrare nella base, che e’ la piu’ grande del paese in termini di parcheggio di aerei e manutenzione degli stessi. La presenza di testate nucleari nella base non e’ confermata dai vertici di Islamabad, ma e’ rivelata da esperti militari e osservatori sia pachistani che stranieri. Due agenti sono tra le vittime, mentre sono 13 i feriti. La base era stata gia’ attaccata nel dicembre del 2007, quando una autobomba si fece esplodere contro un autobus che trasportava bambini e aviatori. Cinque furono le vittime. L’attentato ha fatto rialzare la preoccupazione per la sicurezza dei siti nucleari pachistani, allarme lanciato dalla comunita’ internazionale, Stati Uniti in testa. Dopo qualche ora, un’auto e’ esplosa a Peshawar, il capoluogo della Provincia Frontaliera di Nord Ovest ai confini con l’Afghanistan, nel settore 2 del quartiere di Hyatabad. L’auto era esplosa dinanzi ad un ristorante e l’esplosione ha ferito dieci persone. C’e’ stata anche una sparatoria. Infine nel distretto di Mohmand, nel nord ovest del paese, un autobus con i partecipanti ad un matrimonio e’ esploso su una mina, facendo 18 morti. Per tutti e tre gli attentati, la polizia punta il dito contro i talebani, verso i quali e’ in corso una massiccia offensiva dell’esercito pachistano nel distretto del Sud Waziristan, sempre nella parte occidentale del paese.

1 Commento

Archiviato in Diario dal subcontinente

Offensiva antitalebana e attentato all’universita’

Continua l’offensiva antitalebana dell’esercito pachistano nel nord ovest del paese, nella regione del Sud Waziristan ai confini con l’Afghanistan, e tornano le bombe a Islamabad. Nel pomeriggio, due attentatori suicidi si sono fatti esplodere all’Università islamica della capitale pachistana facendo almeno sette vittime (cinque secondo altre fonti). Erano circa le 15.15 quando il primo kamikaze si è fatto esplodere nella caffetteria della sezione femminile, il secondo, a distanza di un minuto, nel campus della facoltà maschile di legge. Oltre 30 i feriti, la maggior parte donne, alcuni dei quali in gravi condizioni. Da qualche giorno si era diffuso il timore, in tutto il paese di attentati contro istituzioni scolastiche. In mattinata, la polizia aveva disinnescato due bombe in una scuola femminile a Peshawar, nel nord ovest del paese. Molte scuole da ieri erano chiuse proprio per timore di bombe, altre, in tutto il Pakistan, hanno annunciato oggi la chiusura per sette giorni. Anche se non c’é stata nessuna rivendicazione, la concomitanza con l’offensiva antitalebana nel nord ovest e soprattutto la circostanza che la maggior parte delle vittime sia femminile, fa propendere per una azione dei talebani, abili ad entrare in strutture supercontrollate come l’Università, oggi, e la sede dell’Onu, due settimane fa, dove un attentato fece 5 vittime. I talebani, soprattutto quelli del Therik-e-Taliban Pakistan (Ttp), avevano annunciato attentati in tutto il paese se il governo non avesse richiamato l’esercito. Gli stessi talebani in passato si sono resi responsabili di attentati contro istituzioni scolastiche femminili. L’attentato è stato condannato dal premier Yusuf Raza Gilani e dal presidente Asif Ali Zardari che in serata si sono riuniti per fare il punto sulla situazione di sicurezza nel paese. Entrambi hanno ribadito che l’esercito non tornerà indietro e che le operazioni antitalebane andranno avanti. Sul fronte militare, l’esercito ha annunciato di aver ucciso altri 20 talebani nelle aree di Makeen e Ladha, portando il bilancio ad oltre 100. Tra i soldati, dall’inizio dell’offensiva, ci sono 13 morti, secondo i dati dell’esercito. Continua anche l’esodo dei civili, che sono ora arrivati a 150.000, che però lamentano l’assenza di campi e strutture di accoglienza. Molti hanno trovato rifugio presso parenti ed amici in altre zone, ma sono tanti quelli accampati all’addiaccio. I talebani sono riusciti a conquistare la città di Koktai, che era stata presa ieri dall’esercito pachistano nell’ambito dell’offensiva antitalebana in Sud Waziristan, nella parte occidentale del Pakistan ai confini con l’Afghanistan. Koktai è il luogo di nascita di Hakemullah Mehsud, capo del gruppo terrorista Therik-e-Taliban Pakistan. Dopo la riconquista della città da parte dei talebani, l’aviazione pachistana ha bombardato la zona.

Lascia un commento

Archiviato in Diario dal subcontinente